XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano
a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose
loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere
un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque
l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse
loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio
verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette
adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li
rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i
bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene
il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo
accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li
benediceva, imponendo le mani su di loro. Parola del Signore.
Gesù cambia scena (Mc 10,1): va in Giudea. Espone con autorità messianica - non a un gruppo ma al popolo - l'indissolubilità del matrimonio come un principio universale. San Marco non entra nelle discussioni dei rabbini sulla legislazione del divorzio. Coglie con fedeltà le parole di Gesù, senza tener conto della clausola eccezionale trasmessa da (Mt 19,9). Marco, rivolgendosi a comunità di gentili, e andando al di là del mondo giudaico, ricorre alla Genesi (Gen 1,27 e 2,24): nell'unione indissolubile del matrimonio brillano, folgoranti, l'immagine e la somiglianza poste da Dio nell'uomo e nella donna. Gesù spiega e chiarisce la volontà del Creatore.
L'atteggiamento di Gesù con i bambini fa trasparire la fiducia con la quale bisogna ricevere Dio come Padre (Abbà), la protezione e la sicurezza della paternità divina. Alcune tradizioni patristiche hanno scoperto nell'atteggiamento di Gesù con i bambini un'allusione implicita al battesimo dei bambini.
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Lunedì della XXVII
settimana del Tempo Ordinario Anno B
San Francesco D`Assisi
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-30)
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti
e le hai rivelate ai piccoli.
4 Ottobre 2021
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». Parola del Signore.
Dio è Padre e ci è sempre vicino, una verità che moltissimi cristiani tralasciano e non considerano come determinante per la loro esistenza. Non è lo stesso ricevere ogni giorno una protezione infinita dal Creatore o non riceverla affatto e rimanere schiacciati sotto le tempeste della vita.
L'ho detto molte volte che siamo noi a decidere il nostro futuro, ma prima delle opere bisogna conoscere bene Gesù.
Il Vangelo ci spiega che solo i piccoli ricevono illuminazioni e sentono con maggiore facilità la voce di Dio.
Il motivo è dato proprio dalla loro piccolezza interiore, una sincera consapevolezza dei loro limiti e dell'illimitatezza di Dio. Arrivare a questa condizione è un percorso di lotta contro il proprio orgoglio, quell'atteggiamento naturale che illude di essere migliori e fa compiere giudizi verso tutti.
È vero che siamo come una bottiglia chiusa che galleggia sempre nell'oceano, senza che vi entri una sola goccia d'acqua. La "piccolezza evangelica" ci salva da questo pericolo, perché opera in noi un duplice movimento: toglie da questa bottiglia "il tappo" dell'orgoglio, e la immerge, con abbandono fiducioso, nell'immensità dell'Amore di Dio.
Non è mai automatico il miglioramento spirituale, è un cammino giornaliero, silenzioso ed interiore, come una piantina che cresce lentamente ma sotto gli occhi di chi la cura e la protegge dalle intemperie.
La piccolezza a cui ci chiama Gesù è assolutamente determinante per la crescita spirituale, se non si conosce il modo per entrare in questa piccolezza o, addirittura, non si compie nulla per vincere l'orgoglio e vivere con i piedi per terra, si rimane sempre con gli stessi vizi e possono peggiorare. A tutti è possibile cambiare stile di vita e compiere solo ciò che è giusto davanti a Dio.
Si può vivere con i piedi per terra ma non con la testa fra le nuvole, semmai con il cuore rivolto al Cielo.
Gesù afferma che "chi non si fa piccolo" non può capire nulla "delle sue cose": "Ti benedico, o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".
Solo i "piccoli" sono i veri "sapienti" e i veri "intelligenti", perché si lasciano "rivestire" della sapienza e dell'intelligenza di Dio stesso. Essi hanno abbandonato la propria volontà al pensiero e alla Volontà del Signore. Nei "piccoli" tutto è secondo Dio: Ogni particolare della loro vita combacia coi suoi disegni, ogni loro movimento è sincronizzato col suo Volere.
Dio può condurli dove vuole, può manovrarli come vuole, può servirsene quando vuole...
È davvero Dio che opera in coloro che si fanno piccoli con l'umiltà e il rinnegamento.
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Mt.11,25-30
"Le hai rivelate ai piccoli"
Oggi,
Il Vangelo,
inizia con una stupenda e meravigliosa preghiera di Gesù,
che ringrazia il Padre,
perché rivela le Sue cose ai piccoli.
Si dice che "questi piccoli",
sono gli amici di Dio,
i suoi confidenti.
Non è forse così da sempre?
Mi viene in mente il re Davide,
scelto mentre era intento a pascolare il gregge.
Mi vengono in mente i pastori,
a cui per primi é stata annunciata
la nascita del Salvatore.
O a San Simeone,
al quale lo Spirito aveva fatto presagire che non
sarebbe morto senza prima aver visto il conforto d'Israele.
E cosa non dire della piccola Maria,
e del piccolo Giuseppe.
E quanti ancora nella storia.
E nonostante i tempi,
anche oggi.
I piccoli sono gli amici di Dio.
Sono coloro che lo capiscono,
e con cui Lui si trova a Suo agio,
perché sono simili a Lui.
Nella storia si parla sempre dei grandi personaggi.
Mai dei piccoli.
Ma solo Dio ci rivelerà,
un giorno,
quanto bene nella storia dell'umanità hanno portato
i tanti piccoli che nel silenzio della loro stanza hanno recitato il Santo
Rosario,
pregato,
offerto e sofferto,
per il bene di tutti.
Solo Dio un giorno potrà farci sapere quante anime,
la silenziosa preghiera dei piccoli,
ha salvato in punto di morte,
o ha portato a conversione in questa vita.
Fra questi ultimi,
forse,
anche me e te.
A volte noi ci scoraggiamo,
pensando : "Io prego,
ma niente cambia.
Dio non mi ascolta".
Credo succeda un po' a tutti.
Ma se succede,
e' perché ancora non siamo sufficientemente
"piccoli",
da avere una fede "grande".
Un giorno Dio ci farà vedere che magari,
per mezzo della nostra preghiera
"piccola" e "povera",
qualcuno ha versato una lacrima in meno.
O forse una guerra e' durata anche solo un minuto
in meno,
o una sciagura è stata evitata.
Un giorno magari scopriremo quanto,
quella preghiera che abbiamo ritenuto inascoltata
ha fatto "meraviglie" nella nostra famiglia.
Il mondo quando ci sono delle crisi,
si affida a "grandi mediatori".
Dio invece,
si affida alla preghiera dei "piccoli".
Oggi,
in modo particolare,
di questi piccoli ne festeggiamo uno.
Credo che questa pagina del Vangelo sia perfetta
per parlare di S.Francesco.
Tanto "piccolo",
eppure gigante,
La sua memoria sta' cavalcando i secoli.
Persino i non credenti lo rispettano.
Perché il mondo dimentica i piccoli.
Ma Dio, no.
E li esalta al punto di farli sempre ricordare
San Francesco carissimo,
prega per noi,
per l'Italia,
L'Europa,
il mondo intero.
Un abbraccio.
Buon onomastico a tutti i Francesco,
Francesca,
Franco e Franca.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna,
di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore,
ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi
abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le
rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa
sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore.
Le due sorelle sono simboli della vita attiva e della vita contemplativa. Non bisogna però contrapporre queste due forme della vita cristiana l'una all'altra. Oggi, un buon numero di persone uniscono - anche vivendo nel mondo - lavoro e preghiera, vita attiva e contemplazione.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi
discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha
insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione». Parola del Signore.
La richiesta più importante della preghiera del Signore è costituita da queste parole: "Venga il tuo regno". Esse costituiscono il filo conduttore della predicazione di Gesù e il fine della sua azione. Chi compie la volontà di Dio e si impegna a diffondere il suo regno sulla terra, può chiedere il pane quotidiano, simbolo del pane eucaristico e di quel nutrimento che tutti gli uomini salvati mangeranno alla mensa comune, nella casa del Padre. Ora, ciascuno di noi è debitore e peccatore nei confronti di Dio, completamente affidato alla sua misericordia. Dio ci perdona, ma esige che noi proviamo verso gli altri questa stessa misericordia che sa perdonare. Consapevoli dei rischi, preghiamo Dio di guidarci attraverso tutte le prove e tutte le tentazioni. Quando verrà il regno di Dio, tutte le nostre aspirazioni umane saranno soddisfatte, le nostre domande esaudite, e saremo liberi da tutti i pericoli.
La preghiera del Signore è la sintesi del Vangelo, e riassume, sotto forma di domanda, tutta la Rivelazione. Ecco perché è diventata la preghiera ufficiale della Chiesa, il modello e la fonte di tutte le altre preghiere.
Signore, insegnaci a
pregareL'uomo è povero, anzi privo di tutto. La sua vita è dagli altri, è interamente
dall'Altro, cioè da Dio, dal suo Signore e Creatore, dal suo Redentore e
Salvatore, dal suo Ispiratore e Santificatore. L'uomo non è vita, non è fonte
di vita, non ha in sé le radici del suo essere, del suo operare, del suo
divenire, del suo tempo, della sua eternità. Dio è colui che è. "Io sono
colui che sono". L'uomo è colui che non è, perché se vuole essere, dovrà
esserlo sempre da Dio e dai fratelli.
L'uomo può essere definito con una sola parola: "Mendicante eterno di
vita". Sulla terra e nel Cielo, nel tempo e nell'eternità lui sempre dovrà
mendicare la vita, altrimenti precipita oggi e domani, in una morte eterna. Come
ogni albero se vuole vivere deve essere ben piantato nella terra, così ogni
uomo se vuole vivere, dovrà essere saldamente piantato in Dio e nei fratelli.
Non solo in Dio, ma anche nei fratelli, che sono la via attraverso cui la vita
di Dio scende e si riversa su di lui.
Oggi l'uomo ha smarrito questa verità. Pensa di essere da se stesso e per se
stesso. È duro di cuore e tardo di mente. Ha reciso il legame sia con la
sorgente divina del suo essere e sia con quella umana. È come se si fosse
chiuso in una torre inviolabile di egoismo. Solo da se stesso. Solo per se
stesso. È questa la vera morte. È questo il peccato dei peccati. È questa la
superbia che avvelena l'umana convivenza. Se non riallaccia il vero legame con
la Sorgente eterna e storica della sua vita, l'uomo si inabisserà sempre più
nella sua morte eterna.
Chi può aiutare l'uomo ad uscire da questo fuoco di morte è solo la Chiesa una,
santa, cattolica, apostolica. Può aiutarlo, ad una condizione: che essa stessa
rinnovi secondo pienezza di verità i suoi vincoli di amore e di grazia con Dio
Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Se essa, al pari degli uomini da
redimere, si fa da se stessa e non più dal Signore e Creatore, dal suo
Redentore e Salvatore, dal suo Ispiratore e Santificatore, mai potrà dare vita.
Anch'essa ne è priva e mai potrà giovare agli altri.
La preghiera è l'ininterrotta richiesta di vita a Dio che è la Sorgente eterna
della vera vita. Essa è comunione perenne con la Fonte del nostro essere e del
nostro divenire. Essa è legame indistruttibile con il Creatore della nostra
quotidiana esistenza. Per questo dobbiamo rivestirci di santa umiltà,
prostrarci dinanzi a Lui, confessarlo come il solo Autore della nostra vita e a
Lui chiedergli ogni grazia, ogni aiuto, ogni assistenza perché possiamo essere
ciò che Lui ha stabilito nel suo decreto eterno che noi siamo. Questa preghiera
dovrà scandire i secondi, i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni. Mai un
solo istante senza la nostra profonda prostrazione dinanzi al Dio della vita.
A Dio dobbiamo chiedere che scenda in noi e diventi il nostro unico e solo
alito di vita. Sia Lui il nostro respiro, la nostra anima, il nostro spirito.
Sia Lui nostra verità, grazia, bontà, misericordia, perfetta giustizia,
autentica e vera santità. Sia Lui il nostro pane quotidiano, il nostro perdono,
la liberazione da ogni male. Sia Lui a custodirci perché non cadiamo nella
tentazione. Sia Lui non vita della nostra vita, ma la nostra stessa vita. Può
pregare chi possiede questa fede purissima nel suo spirito e nella sua anima.
La fede la si riceve da altri. È ogni discepolo di Gesù che deve essere un vero
datore di fede. Dalla fede è la salvezza di ogni uomo, è la redenzione del
mondo, è la vita della terra. Se noi Chiesa non ci rivestiamo di una purissima
fede, il mondo rimarrà per sempre senza vita. Non conosce il Signore e non sa
che la sua vita è interamente da Lui e per Lui, in Lui e con Lui. Aiuta la vita
chi dona la vera fede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di fede forte, solida.
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Giovedì Della XXVII
Settimana del Tempo Ordinario Anno B
Beata Maria Vergine del Rosario
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,5-13)
Chi chiede riceve, chi cerca trova
e a chi bussa sarà aperto.
7 Ottobre 2021
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,5-13)
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a
mezzanotte va da lui a dirgli: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me
un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli", e se quello dall'interno
gli risponde: "Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini
siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani", vi dico che, anche se non
si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà
a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi
sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà
aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al
posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi
dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più
il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola del Signore.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci insegna a perseverare nella preghiera e traccia una meravigliosa immagine di Dio, nostro amico e Padre.
«Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Lc 11, 11-13
L'insegnamento della preghiera è per Gesù di massima importanza. Egli infatti sa con assoluta certezza che chi "chiede cerca bussa" alla porta del Padre Celeste, otterrà troverà, gli sarà aperto.
Proprio per dimostrare l'assolutezza di questa verità, Gesù narra la parabola di un Padre in normale rapporto di affettuosa comunicazione con il Figlio amato.
La bellezza del racconto sta tutta nei forti contrasti su cui si impianta la domanda: può forse un padre dare una pietra in risposta al figlio che gli sta chiedendo un pane?
Altro icastico contrasto; quello della serpe invece del pesce.
Immaginiamo la paura del ragazzo che, al padre forse pescatore di buon pesce, ne ha chiesto per sfamarsi; gli viene invece presentato un serpente.
Infine un contrasto ancora più forte: quello tra un semplice ma salutare uovo chiesto dal figlio quel velenosissimo animale che vien dato: uno scorpione.
Con questa cornice di forte colore narrativo che stimola l'immaginazione, Gesù più decisamente sospinge l'attenzione in Alto. In che senso? Perché se è impensabile per Gesù che un padre si abbrutisca nel dare risposte cattive di fronte al reale bisogno del figlio affamato, tanto più è impensabile che il Padre del Cielo ricusi il dono per eccellenza: lo Spirito Santo a chi glielo chiede pregando.
Signore, a volte sperperiamo la preziosità della preghiera in richieste stupide o di poco conto, o tutte riguardanti l'ambito delle cose materiali o quello soltanto della nostra famiglia. Ti prego, sveglia il nostro cuore, perché soprattutto chiediamo che sia acceso vivificato guidato dal tuo Spirito Santo: il dono per eccellenza.
La voce del Santo Padre
"Lo Spirito, è il nostro compagno di strada, un vero e grande amico. Senza di lui ci è impedito di conoscere Gesù"
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,15-26)
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È
per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi,
per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va
in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche Satana è diviso in se
stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i
demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di
Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno
loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora
è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che
possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa
via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall'uomo, si aggira per luoghi deserti cercando
sollievo e, non trovandone, dice: "Ritornerò nella mia casa, da cui sono
uscito". Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette
spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l'ultima condizione
di quell'uomo diventa peggiore della prima». Parola del Signore.
Immediatamente prima di questa forte asserzione, Gesù aveva affermato qualcosa di altrettanto forte: "Chi non è con me è contro di me".
Ancora prima aveva risposto all'accusa che gli era stata fatta dai soliti oppositori: quella di cacciare i demoni con la forza di Belzebù, il loro capo. Quel dire poi senza vibrazione d'ira ma con piena consapevolezza, che col "dito di Dio" (cioè con l'onnipotenza divina) Egli lo allontana, è per noi la premessa di quest'altra parola che vogliamo oggi comprendere.
Sì, la vera realizzazione del nostro essere persona, dipende dal vivere in Gesù, così come Egli sempre quaggiù rimaneva orientato al Padre.
Ecco, il vero cristiano, sia che trascorra i giorni da scienziato ricercatore davanti all'ultimo modello di macchina elettronica, sia che lì viva davanti ai fornelli in cucina, è sempre in compagnia di Gesù.
Proprio questo suo essere in Cristo e con Cristo davanti al Padre nell'amore infinitamente unitivo dello Spirito Santo, lo aiuta a raccogliere positività dal suo buon operato.
Al contrario, chi vive immemore di questa realtà centrale della spiritualità cristiana che è L'essere inabitato dal Signore, disperde. Penso alla pula in balìa del vento, e a quella manciata di sterpi che questa mattina quassù ostruiva la strada.
Signore, io voglio, con la tua grazia, vivere Te, la tua presenza d'amore; so con certezza di fede che il risultato sarà poi "vita eterna" già iniziata qui e ora.
"Credere è fidarsi di Qualcuno, assentire alla chiamata di Dio che invita a rimettere la propria vita nelle mani di un Altro infinitamente potente nel volere soltanto il bene"
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,27-28)
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli
disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la
osservano!». Parola del Signore.
La vera beatitudine di ogni uomo mai potrà essere di origine umana. Anche perché la natura umana giace nella morte. Se è nella morte potrà solo generare frutti di morte per la morte. Mai essa potrà generare un solo frutto di vita. Essa è invece un dono di Dio fatto a coloro che osservano la sua Parola, camminano per le sue vie, obbediscono ad ogni suo comando, ascoltano la sua Parola e la mettono in pratica. Questa verità è la stessa preghiera del giusto, elevata a Dio attraverso i Salmi.
Una donna sente parlare Gesù. Resta ammirata dalla sua sapienza. Loda la madre, ritenendola la sorgente del suo essere e del suo operare. Gesù grida a sua volta alla folla che la vera beatitudine non viene dalla carne, anche se la carne della Madre sua è santa e Lei è beata nel suo cuore e nella sua anima per aver obbedito al Signore. Essa è il frutto dell'ascolto della Parola di Dio e della sua osservanza. Si ascolta, si osserva, si è beati nel tempo e nell'eternità. Non si ascolta, si possono anche godere gioie effimere, ma esse sono tutte avvelenate, conducono alla morte. Niente è dalla carne.
Ad ogni uomo che cerca la beatitudine nella ricchezza, nella corruzione, nel malaffare, nelle ingiustizie, nelle cose di questo mondo, la Chiesa deve gridare che né la carne, né il sangue, né la terra, né tutto ciò che la terra produce, potrà mai essere fonte di vera beatitudine. La sola vera beatitudine, che sarà sulla terra e continuerà nei cieli eterni, è quella che fruttifica sulla Parola di Dio ascoltata e osservata. La gioia è dalla Parola ed è una gioia eterna. Anche la povertà più povera vissuta nella Parola di Gesù dona gioia eterna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a vivere di Parola.