TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre
mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni
tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri,
a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso
se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come
il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete
e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nei discorsi di addio del Vangelo secondo san Giovanni (capitoli 13-17)
l'evangelista prende spunto dalle parole di Gesù per riflettere, con il carisma
che gli è proprio, sulla vita dei credenti dal tempo dell'Ascensione al ritorno
del Signore. Egli si riconosce talmente legato al Signore attraverso lo Spirito
di Dio che parla ai suoi ascoltatori e ai suoi lettori usando l'"io" di Cristo.
Per mezzo della sua voce, il Signore rivela a coloro che credono in lui qual è
la loro situazione, ordinando loro di agire in modo giusto.
È durante la festa liturgica delle domeniche che vanno da Pasqua alla
Pentecoste che la Chiesa propone alla lettura questi discorsi, per mostrare ai
credenti cos'è infine importante per la loro vita. Attraverso un paragone, il
Signore ci rivela oggi che tutti quelli che gli sono legati mediante la fede
vivono in vera simbiosi. Come i tralci della vite, che sono generati e nutriti
dalla vite stessa, noi cristiani siamo legati in modo vitale a Gesù Cristo
nella comunità della Chiesa. Vi sono molte condizioni perché la forza vitale e
la grazia di Cristo possano portare i loro frutti nella nostra vita: ogni tralcio
deve essere liberato dai germogli superflui, deve essere sano e reagire in
simbiosi fertile con la vite.
Per mezzo del battesimo, Cristo ci ha accolti nella sua comunità. E noi siamo
stati liberati dai nostri peccati dalla parola sacramentale di Cristo. La
grazia di Cristo non può agire in noi che nella misura in cui noi la lasciamo
agire. La Provvidenza divina veglierà su di noi e si prenderà cura di noi se
saremo pronti. Ma noi non daremo molti frutti se non restando attaccati alla
vite per tutta la vita. Cioè: se viviamo coscienziosamente la nostra vita come
membri della Chiesa di Cristo. Poiché, agli occhi di Dio, ha valore duraturo
solo ciò che è compiuto in seno alla comunità, con Gesù Cristo e nel suo
Spirito: "Senza di me non potete far nulla". Chi l'ha riconosciuto, può pregare
Dio di aiutarlo affinché la sua vita sia veramente fertile nella fede e
nell'amore.
V DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Lunedì Della V
Settimana Di Pasqua Anno B
Santa Caterina da Siena
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt11,25-30)
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti
e le hai rivelate ai piccoli.
29 Aprile 2024
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto
queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Mt 11, 25
Le cose nascoste ai dotti sono da Dio rivelate ai piccoli. "Piccoli"
che nella storia della Chiesa abbiamo più volte visto trasformarsi ed ergersi
come giganti, ricostruendo l'opportunità di tornare a Dio, di comprendere,
interpretare più profondamente il Vangelo nel loro oggi.
Santa Caterina, patrona d'Italia. Una santa lontana nel tempo e nella nostra
sensibilità, vissuta in un medioevo pieno di luce e di ombre che ancora molto
può dirci. Caterina: donna di religione, cioè consacrata alla preghiera e
all'azione nel neonato ordine domenicano, scelta ritenuta sconveniente per una
così giovane donna. Donna interventista, cosa del tutto inusuale per un'epoca
dominata da imperante maschilismo, ha agito nella vita politica del tempo con
inattesa efficacia, richiamando tutti (anche il papa!) all'essenzialità. Contro
il rischio di una Chiesa troppo compromessa e timorosa nell'agire politico
Caterina richiama il papa al suo dovere di restare nella propria Diocesi - Roma
- abbandonando la provvisoria anche se più sicura Avignone. Abbiamo bisogno di
donne del genere, la Chiesa ha bisogno di lasciare più spazio (e molto!) al
carisma femminile della Parola di Dio, di profetesse che richiamino la Chiesa e
la nazione italiana alle proprie origini, dicendo ancora e ancora che solo la
fede e la preghiera e il silenzio possono plasmare caratteri e situazioni.
Affidiamo la nostra nazione, un tempo terra di santi poeti e navigatori, oggi
sempre più omologata ad un pensiero globale dominante gretto ed egoista. Santa
Caterina, col suo piglio deciso di donna toscana, ci richiami all'essenziale!
Caterina da Siena offre nei suoi scritti uno dei più fulgidi modelli di quei
carismi di esortazione, di parola di sapienza e di parola di scienza, che san
Paolo mostrò operanti in alcuni fedeli presso le primitive comunità cristiane.
Ed invero, quanti raggi di sovrumana sapienza, quanti urgenti richiami
all'imitazione di Cristo in tutti i misteri della sua vita e della sua
Passione, quanti efficaci ammaestramenti per la pratica delle virtù, proprie
dei vari stati di vita, sono sparsi nelle opere della Santa! Le sue Lettere
sono come altrettante scintille di un fuoco misterioso, acceso nel suo cuore
ardente dall'Amore Infinito, ch'è lo Spirito Santo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,27-31)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia
pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto:
"Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre,
perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga,
perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di
me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il
Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ad Auschwitz, nel campo di concentramento, c'era un carcere: il famigerato
Blocco II. Là, in una cella sotterranea san Massimiliano Kolbe è morto
d'inanizione dopo una lunga e penosa agonia, attorniato da ogni tortura e
miseria umana. Fuori c'era il cortile in cui circa ventimila uomini furono
assassinati; di fianco, l'"ospedale" in cui si praticava la vivisezione su
esseri umani, mentre, in fondo alla strada, si trovava il forno crematorio.
Eppure, nel cuore di padre Kolbe regnava quella pace che Cristo aveva promesso
di dare ai discepoli che, seguendo il suo esempio, sarebbero morti per la vita
di altri.
In circostanze simili, san Tommaso More pregava nella torre di Londra: "La
perdita dei beni temporali, degli amici, della libertà, della vita e di tutto
il resto non è nulla se si guadagna Cristo".
Il potente di questo mondo regna per mezzo della paura e dell'intimidazione. Ma
Cristo dice: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore".
Ci dà in dono la pace, non la pace del mondo, cioè la pace della sazietà e
della noia, la pace nata dal compromesso, la pace dei morti viventi, ma la pace
dell'unione con Dio, nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Una tale pace, nata nel perdono dei peccati e nutrita dall'amore, l'amore di
Dio per noi, aumenta in proporzione a ciò che soffriamo per Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la
gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama
Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle,
non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era
per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in
casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Cerchiamo le meraviglie sempre lontano: in paesi remoti, in luoghi sconosciuti.
Quanto è vicino a noi ci appare sempre banale, ovvio, perfino deludente e un
poco irritante.
E, invece, c'è di che stupirsi anche guardando dalla finestra. O perfino dentro
casa.
Pure le persone - quelle che accostiamo ogni giorno - ci si rivelano scialbe,
insignificanti, perfino urtanti.
E, invece, a saperle guardare con attenzione, nascondono drammi, sofferenze,
lembi di poesia. Possiamo vivere accanto a uomini e donne la cui esistenza non
si sorregge senza la fede, e non accorgerci di nulla: nemmeno sospettare.
E per il Signore?
Lo vorremmo sempre vedere nelle grandi opere, nei fenomeni strabilianti, nelle
vicende maestose e magari un poco eccentriche.
E invece egli si è rivelato in un uomo come noi. Straordinarissimo, poiché era
il Verbo di Dio, ma come noi, fuorché nel peccato.
E ci è prossimo nella selva di segni che ci sta attorno, nella sua parola, nei
suoi sacramenti, nelle persone più comuni, e sicuramente in quelle più povere.
L'importante è saper intuire il mistero dentro il più ovvio quotidiano.
Ci sta cercando. Ci sta sollecitando a rispondere.
Occorrono semplicemente gli occhi della fede.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. ()Gv 15,9-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche
io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho
osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Se un uomo e una donna sono davvero marito e moglie - dice un proverbio cinese
- allora è dolce anche essere mendicanti. In altre parole, se ci si ama, si può
essere felici anche nelle circostanze più difficili.
La gioia è il segno del vero credente, che ama Dio e che resta nell'amore di
Cristo. Chiuso e diffidente, il cuore dell'uomo fa fatica ad accettare di
essere infinitamente amato da Dio, nonostante i suoi peccati e i suoi rifiuti.
Accettare l'amore non meritato di Cristo, accettare il fatto che egli ci ama di
un amore eterno, significa provare una gioia senza limiti, quella gioia che si
esprime nelle lacrime del pentimento e negli inni di lode e di ringraziamento.
Perché questa gioia raggiunga la pienezza, l'anima deve restare nel suo amore,
deve sforzarsi di fare sempre la sua volontà, essere pronta a portare la
propria croce quotidiana, sopportare l'assenza di ogni altra gioia, anche se
legittima e persino l'esperienza orrenda del non riconoscere la presenza di
Dio, quella notte dell'anima che precede l'alba della gioia eterna, ora e nel
mondo futuro.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me,
conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto,
Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il
Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi
dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue
opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere
che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E
qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia
glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la
farò». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli
rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto,
Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci
il Padre"? Gv 14, 8-9
"Mostraci il Padre". Il desiderio di Filippo è il nostro anelito più
profondo: "«Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto".
Il tuo volto Signore io cerco"» (Sl 26). Non abbiamo altro bisogno che
vedere il Padre: mostracelo Gesù, perché solo in Lui riconosciamo noi stessi!
Ma Gesù ci dice: "Chi ha visto me, ha visto il Padre"!
Il volto dell'uomo Gesù, è "il Volto". Il Vangelo ci manifesta Gesù
Volto del Padre: questa è la rivelazione cristiana! L'uomo Gesù però, per non
avere alibi, ci ha suggerito un'altra apertura per superare se stessi ed
incontrare il volto di Dio, non in alternativa, ma in continuità: il volto del
fratello: Nel volto del fratello siamo chiamati a riconoscere il Volto di Gesù
nel quale risplende il Volto del Padre! Che Gesù non dica anche a noi come a
Filippo: "Da tanto tempo sono con te e tu non mi hai conosciuto?".
Donaci di uscire da noi Signore per poterti riconoscere nei fratelli che vivono
con noi e guardando quei volti, vedere brillare nei loro occhi la luce di Dio.
La voce di Papa Francesco
Sì, cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi "vedere" da
noi. "E come?" - mi potrete domandare. Anche santa Teresa d'Avila,
nata in Spagna proprio 500 anni fa, già da piccola diceva ai suoi genitori:
«Voglio vedere Dio». Poi ha scoperto la via della preghiera come «un intimo
rapporto di amicizia con Colui dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita,
8, 5). Per questo vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù,
con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico? E non un amico
qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato amico! Provate a farlo, con
semplicità. Scoprirete quello che un contadino di Ars diceva al santo Curato
del suo paese: quando sono in preghiera davanti al Tabernacolo, «io lo guardo e
lui mi guarda»
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,18-21)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che
prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;
poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il
mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo
padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno
osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto
questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'aspetto che focalizza Gesù è la mancata conoscenza da parte degli ebrei di
Colui che Lo ha mandato. Il suo ragionamento è ovviamente logico e
perfetto: voi mi attaccate e mi diffamate perché non avete capito che quel Dio
che voi dite di adorare mi ha mandato qui, in mezzo a voi a predicare Lui, a
farvi conoscere il suo Amore.
"Non conoscono Colui che mi ha mandato".
Succede anche a molti non trovare accoglienza in qualche luogo perché gli altri
non conoscono la sua onestà, o la famiglia di appartenenza. Quello che è
successo a Gesù rimane scandaloso per la cecità degli ebrei, essi non hanno
voluto accettare la provenienza Divina del Signore, nonostante i miracoli e gli
insegnamenti fondati sulla misericordia e sul perdono.
Molti cristiani di oggi sono doppiamente responsabili della superficialità del
loro cammino spirituale, causato dal mancato riconoscimento di Gesù e del
Padre. Riconoscere significa accettare Gesù e il Padre, ma quanti cristiani
compiono la volontà di Dio? Riconoscere significa identificare in Dio il
Creatore e dare gloria solamente a Lui, adorare Lui, servirlo con umiltà e
dedizione.
Riconoscere Gesù e il Padre significa affermare con la vita l'adesione ad una
morale che si oppone alla corruzione del mondo.
Riconoscere è comprendere che senza Gesù la vita non vale nulla, si rimane
sballottati dalle assurde mode del tempo, dai capricci di molti personaggi
vuoti e rovinati da ogni forma di corruzione. Si perde il controllo della vita
e ogni pensiero si scambia come verità assoluta.
Nel Vangelo di oggi Gesù spiega come raggiungere la pace interiore: "Se il
mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me".
Spiega come raggiungere la gioia: "Se hanno osservato la mia parola,
osserveranno anche la vostra".
Spiega come raggiungere la fiducia totale in Lui: "Un servo non è più grande
del suo padrone".
Tutti noi credenti e seguaci di Gesù siamo stati scelti dal mondo, siamo
benedetti per il grande dono della Fede ma abbiamo maggiori responsabilità,
perché chi più conosce più deve dare. Gesù conta su ognuno di noi per fare
conoscere il Vangelo ai peccatori incalliti, ai lontani che non si sono mai
posti il problema della Fede.