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        IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO C            IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Partecipando al sacrificio della Messa, noi ascoltiamo ogni volta le parole di Cristo che si rivolge agli apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace". Inoltre, imploriamo il Signore di concederci "unità e pace secondo la sua volontà" e di donare "la pace ai nostri giorni".
Ogni volta che apparve agli apostoli Cristo, dopo aver vinto la morte, augurò la pace, sapendo quanto tutti loro la desiderassero. Nel conferire agli apostoli il potere di rimettere i peccati, Cristo ha portato la pace nell'anima inquieta dell'uomo. L'anima creata da Dio ha nostalgia di Dio. La pace con Dio è il fondamento della pace tra gli uomini. Liberato dalla schiavitù del peccato, l'uomo è in pace, ha l'anima in festa, in pace. La pace regna sui cuori puri. È partendo dalla pace interiore, quella del cuore, appoggiandosi ad essa, che si può stabilire la pace esteriore: in famiglia, fra vicini, in seno alla Chiesa, tra i popoli. Dio chiama tutti gli uomini ad unirsi al suo popolo unico. Il suo desiderio, che è di riunire tutti gli uomini in seno ad un'unica comunità per salvarli, è già espresso nell'Antico Testamento.
Gli Ebrei capirono di essere un popolo unico nella lontana notte di Pasqua in cui Dio li separò dagli Egiziani ed indicò loro la Terra promessa.
La Pasqua viene per ricordare questo avvenimento alle generazioni successive: in questo giorno ogni ebreo ha il sentimento di essere di nuovo condotto fuori dall'Egitto per essere salvato. Allo stesso modo, il nuovo popolo di Dio è nato il giorno di Pasqua, quando la concordia eterna fu rinnovata e suggellata dal sangue del Figlio di Dio. Questo popolo creato da Cristo è precisamente la Chiesa.
Gli uomini assomigliano a piccoli universi, chiusi e segreti. Dio li ha creati così. Ciò nonostante, il Creatore ha dato agli uomini anche il gusto di riunirsi in gruppi, di vivere, di lavorare, di creare in comune. Dio ha voluto allo stesso tempo assicurare loro la salvezza in quanto comunità, la salvezza del suo popolo. Accettare la salvezza promessa da Dio significa nello stesso tempo integrarsi al nuovo popolo riunito da Cristo, in seno al quale tutti usano i medesimi strumenti della grazia, cioè i sacramenti, scaturiti dalla Passione di Cristo.
In diversi momenti, il Nuovo Testamento designa Cristo come il volto visibile di Dio, l'immagine del Padre, il suo segno (Col 1,15; Gv 1,18). Cristo è come un sacramento che significa e trasmette l'amore del Padre. È un segno carico di significato e di forza di salvezza; in lui si trovano riuniti il perdono del Padre e la filiazione. In questo senso, Cristo appare come il primo sacramento nato dall'amore di Dio, la fonte di tutti i sacramenti. I sacramenti possono esistere solamente perché in loro Cristo stesso è presente ed agisce.
Come una madre premurosa, la Chiesa si sforza di spiritualizzare tutta la vita dei suoi figli e delle sue figlie. Vivere la spiritualità, provare la pace dell'anima è tentare di dare un carattere divino al quotidiano attraverso il flusso di grazie, di sapienza, di sentimenti, di consolazione che viene da Dio. Per ottenere la salvezza, egli ci fa pervenire, in un modo o nell'altro, a raggiungere Cristo. Ci fa camminare la mano nella mano con i figli del popolo di Dio, ci dirige verso un destino comune sotto l'egida di Cristo che si occupa di noi, ci perdona, ci santifica e ci concede la pace.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Lo Spirito Santo ha ispirato questa sequenza con queste parole, dal versetto 25 in poi, che sono ardenti e appassionate rivolte al Padre, per ringraziarlo dei "piccoli" che aveva trovato nella sua missione. Troviamo nel Vangelo l'unione di una desolante osservazione di Gesù dinanzi alle città corrotte, un'umanità che Lo rifiutava e disprezzava, che si dirige inesorabilmente verso la perdizione, alla consolante realtà di tutto un popolo di "piccoli", "affaticati e oppressi".
Oltre l'esaltazione del Padre, Gesù si rivolge all'umanità e mostra l'infinita bontà del suo Cuore, la sua disponibilità ad aiutare tutti, nessuno escluso. I versetti dal 25 al 30 li divido in due sezioni, come due sono le direzioni della lode e del richiamo:
1) Ti rendo lode, Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
2) Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e Io vi darò ristoro.
La prima parte è una lode rivolta al Padre, non era comunque la prima volta che il Figlio manifestava tutto il suo Amore a Colui che Lo aveva inviato in mezzo a noi. Gesù godeva ininterrottamente della visione beatifica e fruiva del gaudio del Paradiso perché vedeva Dio direttamente, non c'era e non poteva esserci un solo istante di non comunione con il Padre.
In questo ringraziamento al Padre coinvolge i "piccoli", esprime la sua gioia per le rivelazioni di Dio agli umili e ai buoni.
A questa lode Gesù aggancia l'invito rivolto all'umanità di ricorrere a Lui per trovare ristoro, la pace, la forza per proseguire nella verità e non più nella corruzione. "Venite a me Io vi darò ristoro".
Questa seconda parte è quella che dobbiamo esaminare meglio, perché solo attuando la seconda parte si può godere delle rivelazioni enunciate da Gesù nella prima parte. "Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli".
Solo i buoni e i veri seguaci del Vangelo ricevono la Luce dello Spirito Santo e con i suoi doni vivono una straordinaria spiritualità.
Quindi, dobbiamo diventare "piccoli", questa chiamata alla piccolezza è rivolta indistintamente a tutti, inoltre più si ricoprono incarichi ecclesiali prestigiosi, maggiormente deve evidenziarsi la piccolezza del Vangelo. I segni dei "piccoli" come l'intende il Signore, sono l'umiltà, la mitezza, la bontà, la verità, la giustizia, la gioia, la pazienza, la fedeltà piena alla Parola di Dio.
Queste caratteristiche si riscontrano nei "piccoli", quindi per riconoscere i "piccoli" del Vangelo bisogna vedere queste virtù.
Il dono massimo, insuperabile, la grandezza dell'amore di Gesù per alcune creature umane è la sua volontà di rivelare il Padre ad esse.
Sono coloro che rispondono senza condizione alla volontà di Dio, e Gesù li farà suoi e li trasfigurerà, diventeranno membra del suo Corpo, parte di sé. Gli "affaticati e oppressi" devono vedere in Lui il modello di mitezza e di umiltà di Cuore.
Veniamo adesso alla frase che non trova spiegazioni in molti casi. "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
Il giogo è un dispositivo, concepito fin dall'antichità per la trazione animale, che, applicato alla parte anteriore del corpo di uno o più animali da tiro, ne permette la sottomissione. Si tratta di un attrezzo in legno, con accessori in metallo e in cuoio, in forma di barra trasversale sagomata applicato al collo degli animali.
Il giogo di Gesù che dobbiamo prendere è il suo Vangelo, non ci vuole dare pesi insopportabili da portare o da trainare a causa della stanchezza. Il Signore è venuto per darci ristoro, sollevarci dall'affanno e dall'oppressione delle sofferenze e di una società senza Dio.
Non viene a dirci di sovraccaricarci, invita prima ad abbandonare i pesi insostenibili dei vizi e dei peccati, sono questi pesi brutali a deformare l'anima e a trasformare il volto di rabbia, odio, sregolatezza.
È impossibile prendere su di noi il dolce carico del Vangelo di Gesù senza l'abbandono della vita corrotta, solo dopo questa decisione il Signore ci dona una forza soprannaturale superiore alle sofferenze e trasforma il dolore in gioia.
Gesù ha preso su di sé i nostri peccati, tutto il male di uomini e donne di tutti i tempi. L'esempio del Signore è unico.
Ma noi che Lo seguiamo, siamo in grado di alleggerire gli altri dei loro pesi?
Gesù è venuto a liberare gli uomini dai pesi più gravosi, prendendoli su di sé. Se vogliamo imitare Gesù senza sopraccaricarci di altri pesi, quantomeno possiamo evitare di scaricare preoccupazioni inutili sugli altri, aiutandoli invece a portare quelle che hanno.
Se è possibile, li sosterremo nei loro impegni, nei doveri che la vita comporta, nella stima da manifestare, portando sollievo e serenità, consapevoli però di non fare mai abbastanza. Con la nostra vicinanza a chi soffre, alleggeriamo i loro pesi soprattutto per mezzo della preghiera che si recita con fervore ogni giorno.
Alleggerire gli altri sempre nella verità, senza dire menzogne e difese false. Non si aiuta così chi sbaglia, si copre stupidamente.
Gesù sceglie nei vari periodi della storia tanti Santi come Santa Caterina da Siena San Pio e San Giovanni Paolo, che prendono letteralmente i pesi degli altri e li espiano con una vita eroica, con rinunce incredibili, continue preghiere anche notturne, rinnegamenti continui, penitenze e digiuni per ottenere miracoli dal Cuore di Gesù per intercessione della Vergine Maria.
Se incontrate nella vita qualcuno che prega e si sacrifica per voi, ringraziate la Madonna e pregate sempre per chi vive per voi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,7-15)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore.
 

RIFLESSIONI

Così è chiunque è nato dallo Spirito
Di notte Gesù riceve una singolare visita. Si reca da Lui, quando è buio, un capo dei farisei, Nicodemo. Quest'uomo, dai segni operati dal Maestro, ha maturato nel suo cuore un profondo convincimento di fede: Dio è con Gesù. Gesù è con Dio, allo stesso modo che Mosè era con Dio e Dio con Mosè. Gesù è vero Inviato, vero uomo di Dio in mezzo a Israele. Questo ha visto e questo testimonia. Lo fa di notte per paura dei Giudei. Teme la loro violenza, cattiveria, malvagità. Lui è di animo nobile. Gesù neanche ascolta quello che Nicodemo gli dice, perché deve fargli una grande rivelazione. Se Nicodemo vuole appartenere al regno di Dio deve nascere di nuovo.
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito (Gv 3,1-6).
Nicodemo prende alla lettera le parole di Gesù. Per lui si tratterebbe di ritornare nuovamente nel seno della madre e nascere di nuovo. Per Gesù la nuova nascita è da acqua e da Spirito Santo. A Nicodemo viene annunziato il mistero del Battesimo. Chi viene immerso nelle acque, non nasce dalle acque, nasce dallo Spirito Santo, riceve una natura spirituale, viene formato di Spirito Santo allo stesso modo che Adamo fu formato con la polvere del suolo. È questo il grande prodigio che si attua nelle acque di questo sacramento di salvezza, assai, anzi infinitamente differente dal battesimo che dava Giovanni. Con lui non si nasceva. Si ci si lavava in modo figurato solo dai peccati.
Per appartenere al regno di Dio, che non è di natura materiale, ma spirituale, è necessario divenire essere spirituali. Chi nasce dalla carne è carne, chi nasce dallo Spirito è spirito. Ora Gesù invita Nicodemo a non meravigliarsi se è necessario nascere dall'alto, cioè dallo Spirito Santo. Chi nasce dallo Spirito, è mosso dallo Spirito, è guidato da Lui, è governato da Lui. Si entra in una dimensione nuova dell'esistenza. Non ci si trova più dinanzi ad una Parola da interpretare, comprendere, e neanche dinanzi ad una muta Legge da osservare. Chi è mosso dallo Spirito, è sempre guidato dallo Spirito e neanche lui sa dove lo condurrà lo Spirito del Signore fra un istante. Quando si nasce dallo Spirito, quando si diviene spirito, si è come granelli di polvere nelle sue mani. Lui muove come vuole. Conduce dove vuole. Porta dove vuole.
Nicodemo aveva detto a Gesù qual era la sua fede. Era la sua una fede per deduzione. La fede per deduzione ci fa intravedere alcune cose. Non ci svela tutta la realtà della Persona o della cosa. La fede per deduzione ha sempre bisogno della più alta, profonda, vera rivelazione. Ora Gesù rivela perché Dio è con Lui.. Lui è Persona che sale al cielo e che discende dal Cielo. Lui era nel Cielo, è disceso dal Cielo. Lui è sulla terra e di nuovo sale al Cielo. Lui è nella sua Persona vero Dio e vero uomo, vero Figlio di Dio per generazione eterna e vero Figlio dell'uomo per generazione, per opera dello Spirito Santo, nel seno della Vergine Maria. Lui è sempre nel seno del Padre.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità piena di Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Cerchiamo le meraviglie sempre lontano: in paesi remoti, in luoghi sconosciuti. Quanto è vicino a noi ci appare sempre banale, ovvio, perfino deludente e un poco irritante.
E, invece, c'è di che stupirsi anche guardando dalla finestra. O perfino dentro casa.
Pure le persone - quelle che accostiamo ogni giorno - ci si rivelano scialbe, insignificanti, perfino urtanti.
E, invece, a saperle guardare con attenzione, nascondono drammi, sofferenze, lembi di poesia. Possiamo vivere accanto a uomini e donne la cui esistenza non si sorregge senza la fede, e non accorgerci di nulla: nemmeno sospettare.
E per il Signore?
Lo vorremmo sempre vedere nelle grandi opere, nei fenomeni strabilianti, nelle vicende maestose e magari un poco eccentriche.
E invece egli si è rivelato in un uomo come noi. Straordinarissimo, poiché era il Verbo di Dio, ma come noi, fuorché nel peccato.
E ci è prossimo nella selva di segni che ci sta attorno, nella sua parola, nei suoi sacramenti, nelle persone più comuni, e sicuramente in quelle più povere.
L'importante è saper intuire il mistero dentro il più ovvio quotidiano.
Ci sta cercando. Ci sta sollecitando a rispondere.
Occorrono semplicemente gli occhi della fede.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,31-36)
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Vangelo presenta in modo molto realistico le difficoltà dei testimoni della fede: per questo lo si legge nella festa di sant'Atanasio, quattro volte esiliato, costretto a fuggire e a nascondersi proprio per la sua fede nella divinità di Gesù. Gesù Figlio di Dio non è al nostro livello, ci è infinitamente superiore, in un modo che possiamo appena intravedere nel racconto della trasfigurazione, e accettare nella fede. Ma nella storia della Chiesa sorgono ogni tanto uomini che vogliono ridurre Gesù alla misura umana, alla nostra statura di creature. Così è accaduto ai tempi di sant'Atanasio, con l'eresia di Ario, affermante che Gesù era semplicemente un uomo, grande, santo, adottato da Dio, ma non Figlio di Dio. E molti, anche vescovi, anche imperatori, accettavano questa teoria, perché è più facile, non esige l'adesione ad un mistero ineffabile, incomprensibile.
Atanasio difese questa verità di fede: è un mistero da cui dipende la nostra salvezza, perché se Gesù non è Figlio di Dio, noi non siamo né redenti né salvati, essendo la salvezza opera di Dio. Certo è una esistenza travagliata, una condizione penosa quella del fedele, e in più senza nessuna evidenza di vittoria. E' difficile credere che Gesù abbia vinto il mondo quando si subiscono persecuzioni. Ma la vittoria non ci può essere senza lotta, senza essere passati attraverso la passione del Signore. Crediamo nel mistero "totale" di Gesù: il mistero di una morte sfociata nella risurrezione. Un cristiano non può meravigliarsi troppo di essere, come Gesù, perseguitato, perché solo a queste condizioni si giunge alla vittoria della fede.
Che cosa significa "vittoria della fede"? Significa continuare a credere, nelle tribolazioni, che Dio ci ama e ci prova per un maggiore bene.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Gv 14, 8-9
"Mostraci il Padre". Il desiderio di Filippo è il nostro anelito più profondo: "«Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto". Il tuo volto Signore io cerco"» (Sl 26). Non abbiamo altro bisogno che vedere il Padre: mostracelo Gesù, perché solo in Lui riconosciamo noi stessi!
Ma Gesù ci dice: "Chi ha visto me, ha visto il Padre"!
Il volto dell'uomo Gesù, è "il Volto". Il Vangelo ci manifesta Gesù Volto del Padre: questa è la rivelazione cristiana! L'uomo Gesù però, per non avere alibi, ci ha suggerito un'altra apertura per superare se stessi ed incontrare il volto di Dio, non in alternativa, ma in continuità: il volto del fratello: Nel volto del fratello siamo chiamati a riconoscere il Volto di Gesù nel quale risplende il Volto del Padre! Che Gesù non dica anche a noi come a Filippo: "Da tanto tempo sono con te e tu non mi hai conosciuto?".
Donaci di uscire da noi Signore per poterti riconoscere nei fratelli che vivono con noi e guardando quei volti, vedere brillare nei loro occhi la luce di Dio.
La voce di Papa Francesco
Sì, cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi "vedere" da noi. "E come?" - mi potrete domandare. Anche santa Teresa d'Avila, nata in Spagna proprio 500 anni fa, già da piccola diceva ai suoi genitori: «Voglio vedere Dio». Poi ha scoperto la via della preghiera come «un intimo rapporto di amicizia con Colui dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita, 8, 5). Per questo vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico? E non un amico qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato amico! Provate a farlo, con semplicità. Scoprirete quello che un contadino di Ars diceva al santo Curato del suo paese: quando sono in preghiera davanti al Tabernacolo, «io lo guardo e lui mi guarda»

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,16-21)
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l'altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti». Gv 6,19-21 Anzitutto stupisce quel camminare nel mare. È Gesù pienamente uomo ma anche Signore del cosmo, dunque veramente Dio. Però per quei poveri pescatori che erano i suoi discepoli, la familiarità col mare era di altro genere e mai fuori di ogni misura e limite. Si può dunque capire l'esperienza di paura che ebbero quelli della barca.
Penso che quando Gesù disse "Sono io", fu come se il grande "IO SONO" (nome stesso dell'Altissimo Dio che Gesù altrove riservò per sé), "Il lago" stesso si increspò di onde più candide che mai. Ma qui ciò che colpisce è il saldarsi dell'espressione rivelatrice "SONO IO" con quel tenero: "NON TEMETE" che rassicurò i discepoli: gente semplice e buona ma non colta e ben lontana dall'avere un coraggio da leoni. Il cuore si era ormai pacificato, così che "lo accolsero nella barca" liberi dalla paura.
Signore, anche nella mia vita a volte si levano ondate paurose di contrarietà d'ogni genere. È la vita: non una bella gita ma un impegno e un esercizio d'amore. L'importante - fammelo capire a fondo - è "prenderti nella barca" cioè familiarizzare col pensiero della tua Presenza nel mio cuore: una Presenza che mi rassicura, mi dà pace, mi abilita ad essere concreta e coraggiosa nel gestire l'amore.
San Francesco di Sales (Francia, 1567-1622) "Il mondo è nato dall'amore, è sostenuto dall'amore, va verso l'amore ed entra nell'amore".