IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO VI DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Beati
voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,17.20-26)
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di
suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e
dal litorale di Tiro e di Sidone,
Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché
vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora
piangete, perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e
v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del
Figlio dell'uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è
grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti
facevano i loro padri con i falsi profeti.» Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Beati voi
poveri, perché vostro è il Regno di Dio"
Questa gioia di dimorare nell'amore di Dio incomincia fin da quaggiù. È quella
del Regno di Dio. Ma essa è accordata su di una via scoscesa che richiede una
totale fiducia nel Padre e nel Figlio, e una preferenza data al Regno. Il
messaggio di Gesù promette innanzi tutto la gioia, questa gioia esigente ; non
si apre essa attraverso le beatitudini ? "Beati, voi poveri, perché vostro
è il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati
voi che ora piangete, perché riderete". Misteriosamente, il Cristo stesso,
per sradicare dal cuore dell'uomo il peccato di presunzione e manifestare al
Padre un'obbedienza integra e filiale, accetta di morire per mano di empi, di
morire su di una croce. Ma ...d'ora innanzi, Gesù è per sempre vivente nella
gloria del Padre, ed è per questo che i discepoli furono stabiliti in una gioia
inestinguibile nel vedere il Signore, la sera di Pasqua (Lc 24, 41). Ne deriva
che, quaggiù, la gioia del Regno portato a compimento non può scaturire che
dalla celebrazione congiunta della morte e della risurrezione del Signore. È il
paradosso della condizione cristiana, che illumina singolarmente quello della
condizione umana: né la prova né la sofferenza sono eliminate da questo mondo,
ma esse acquistano un significato nuovo nella certezza di partecipare alla
redenzione operata dal Signore, e di condividere la sua gloria. Per questo il
cristiano, sottoposto alle difficoltà dell'esistenza comune, non è tuttavia
ridotto a cercare la sua strada come a tastoni, né a vedere nella morte la fine
delle proprie speranze. Come lo annunciava il profeta: "Il popolo che
camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra
tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la
letizia" (Is 9, 1-2).
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO VI DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
18 Febbraio 2019
Lunedì Della VI Settimana Del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,11-13)
A questa generazione non sarà dato alcun segno.
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l'altra riva.
A questa generazione non sarà dato alcun segno.
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l'altra riva.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,11-13)
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù,
chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un
segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l'altra riva. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La cattiveria spinge i farisei a tentare Gesù per trovare
una accusa e denunciarlo ai Romani. I tentativi sono ripetuti, essi non hanno
pace e nei loro discorsi maliziosi travisano le parole corrette del Signore, e
non essendo capaci di comprendere il significato di quanto afferma il Signore,
rimangono nell'atteggiamento astioso con l'intenzione di colpirlo.
Non solo loro non comprendono le parole di Gesù, anche gli Apostoli mostrano
una grande difficoltà a capire la nuova dottrina, soprattutto quanto riguarda
l'antica Legge ebraica. La differenza comunque è notevole, gli Apostoli non
comprendono per incapacità e non diffamano Gesù ripetendo parole prive di
senso.
I farisei non comprendono gli insegnamenti di Gesù e quasi ne provano gioia per
poterlo accusare e sperare nella sua condanna.
Gli Apostoli non chiedono un segno al Signore, sanno bene che il segno è Lui e
le prove sono moltissime. Tra essi si nasconde Giuda, non sta con i farisei in
questo momento e nemmeno con gli Apostoli, è astuto nel mimetizzarsi restando
con loro ma tutto è ben chiaro al Maestro. Perché lo lascia tra i Dodici?
Perché si adempisse la profezia, e lui sempre contrario alle decisioni di Gesù,
cerca di sviarlo dal bene e di farlo alleare con gli scribi.
I farisei non comprendono per odio naturale verso Gesù, gli Apostoli per
incapacità e Giuda per malvagità e interessi personali.
Quanti di loro si sono rinnegati per cercare la Verità nelle parole di Gesù?
Ovviamente solo gli Apostoli e in modo approssimativo. Questo loro
atteggiamento è comprensibile. Ma la cattiveria dei farisei prova che senza la
morte del proprio Io si rimane orgogliosi e superbi, illusi di poter spiegare tutto
e di avere sempre pronta la risposta su ogni cosa.
I veri seguaci del Signore sanno di non sapere qual è la Volontà di Dio su
tutto quanto li riguarda e pregano con umiltà e fiducia per poter comprendere e
trovare l'equilibrio della vita. Non improvvisano e non danno libero sfogo alle
loro ossessioni e fantasie, non hanno bisogno di chiedere un segno per capire.
Scoprono la Volontà di Dio e sono felici quando iniziano il cammino di
rinnegamento, anche a piccoli passi ma devono muoversi.
I farisei chiedono un segno a Gesù e Lui non lo dà, è inutile darlo ad essi, la
stessa richiesta contiene una premeditazione.
La fiducia che si ripone in Gesù non ha bisogno di segni, è il nostro amore che
apre il suo Cuore e ottiene quanto necessita. Chiedere dei segni è come
chiedere una prova d'amore o la prova della sua esistenza o se rimane sempre
vicino a noi.
Non è contento Gesù quando si dubita in qualche modo della sua presenza, ed è
vero che il dubbio e l'atteggiamento umano Lo allontanano, Egli agisce dove c'è
vera speranza in Lui e lo sforzo del rinnegamento per lasciare la mentalità
vecchia e pagana.
Molti cristiani non riescono a comprendere molto della vita spirituale, sono
rimasti bloccati alla vecchia mentalità e si illudono di capire tutto e di
poter dare lezioni anche a Dio. Lo fece il fariseo nel tempio: "Il fariseo,
stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli
altri uomini, ladri,
ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la
settimana e pago le decime di quanto possiedo" (Lc 18,11-12).
Non si potrà mai comprendere l'agire di Dio se prima non si inizia e persegue
un cammino di rinnegamento!
Questo succedeva anche ai cristiani tiepidi o lontani dalla conversione, che
andavano a confessarsi da Padre Pio e non comprendevano la sua reazione quando
li ammoniva o addirittura li allontanava gridando dal confessionale.
Gli umili capivano che dovevano correggersi e che erano lontani dalla vera
conversione, mentre gli altri non accettavano Padre Pio, pretendevano come il
fariseo che si comportasse secondo la loro mentalità non convertita. In Padre
Pio però agiva lo Spirito Santo mentre nei suoi accusatori agiva qualcun altro.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,14-21)
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non
avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo:
«Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».
Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non
capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non
vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i
cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?».
Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila,
quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse
loro: «Non comprendete ancora?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gli Apostoli sono inquieti perché pensano di non aver pane a
sufficienza e Gesù li rimprovera: "Non intendete e non capite
ancora?". Dio non ha bisogno di una abbondanza materiale per fare ciò che
vuole: quando non c'è quasi niente, come nella moltiplicazione dei pani, Dio
può realizzare la nostra salvezza. "Non vi ricordate quando ho spezzato i
cinque pani per i cinquemila, i sette pani per i quattromila?". Devono
comprendere che non è aver molto che importa, ma avere con loro "il pane
di Dio", che è Gesù stesso.
Nella storia della Chiesa è la stessa cosa: opere grandi incominciano
nell'umiltà, nella insignificanza delle persone agli occhi del mondo, e Dio ne
trae grandi frutti. Chiediamo al Signore di renderci capaci di accettare nella
nostra vita anche grandi sacrifici, pur di rimanere uniti a lui e di conservare
in noi l'unico Pane, che è Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,22-26)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli
condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli
messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi
qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come
degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu
guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua
dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo vediamo la semplicità del Signore Gesù e anche
la sua umiltà. Per compiere il miracolo si nasconde, conducendo il cieco fuori
del villaggio per non essere visto. Questa semplicità ci meraviglia: Gesù qui
sembra un operaio che fa una cosa e non vuole che sia vista finché non è
completata. il Signore mette della saliva sugli occhi del cieco gli impone le
mani e gli domanda: "Vedi qualcosa?". Si direbbe che il miracolo è
compiuto a metà: "Vedo gli uomini; infatti vedo come degli alberi che
camminano". Di nuovo Gesù gli impone le mani e il miracolo è completo:
"Vedeva a distanza ogni cosa".
Questa semplicità divina, che può destare il nostro stupore, la troviamo anche
nel racconto della Genesi, dove Dio cambia la sua decisione: "Non maledirò
più il suolo a causa dell'uomo, né colpirò più ogni essere vivente come ho
fatto". Eppure in un altro passo della Scrittura è detto che Dio non si
pente, che egli non è un uomo, per cambiare opinione. I filosofi insistono
molto su questa immutabilità di Dio, dicono che Dio, essendo la perfezione
assoluta, non può cambiare. C'è qui qualche contraddizione, ma è una
contraddizione che deriva dalla nostra limitatezza, che non può comprendere
Dio. Dice sant'Agostino che è una grande felicità poter comprendere qualche
cosa di Dio, ma che non è possibile all'uomo comprendere Dio; se l'uomo lo comprendesse,
non sarebbe più Dio. Infatti noi abbiamo bisogno di mettere insieme cose
contraddittorie per farci un 'idea meno imperfetta di Dio. Se vogliamo fare
come i filosofi, e insistere sulla immutabilità di Dio, avremo un'idea di Dio
molto molto povera. Dio sarebbe per noi come un mucchio di pietre, che non si
muove, non cambia, non ha sentimenti, non vive. Se invece leggiamo con
semplicità la Bibbia, vediamo che Dio pensa, ha dei sentimenti, ama profondamente,
va in collera per i peccati del suo popolo, cambia le sue decisioni... E
abbiamo l'idea di un essere vivente, pieno di movimento, di ricchezza, e questo
è più vero dell'idea dei filosofi. Nella Bibbia si parla di Dio piuttosto come
di un uomo, che è vivo, che riflette, prova delle emozioni, cambia parere, fa
dei progetti... Questo è il modo più usato nella Bibbia. Talvolta anche la
Bibbia fa delle osservazioni nella direzione dei filosofi, dicendo che Dio è
perfetto, non muta, non si pente; generalmente però mostra Dio a nostra
immagine, perché questo è più utile. Dobbiamo sapere che la perfezione divina è
una perfezione di pienezza, non una perfezione di immobilità; che questa
immutabilità contiene in sé tutti i movimenti; che Dio non ha emozioni umane,
ma è al di sopra delle nostre emozioni. E' vero che Dio non ama come noi, ma
egli ama più di noi, in un modo che noi non possiamo comprendere.
La rivelazione di Dio è avvenuta in modo pieno nella umanità di Gesù. Gesù vero
uomo, che ha sofferto, ha amato, ha riflettuto, ha fatto dei progetti nella sua
vita, che è stato ingannato, tradito, è la rivelazione del modo di essere di
Dio.
Domandiamo al Signore Gesù di aprire i nostri occhi perché possiamo avere di
Dio non una idea povera, ma vera, ricca, che metta in noi un senso di
adorazione, di ammirazione, di gratitudine.
Comprendere qualcosa di Dio è una grande felicità. E anche capire che non
possiamo comprenderlo è felicità, perché ci mette nella fede davanti al
profondo mistero di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,27-33)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a
Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed
essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei
profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi
dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu
sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed
essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire
ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a
rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò
Pietro e disse: «Va' dietro a me,
Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Chi è Gesù? È la domanda che soggiace a tutto il vangelo di Marco costruito esattamente intorno a questa domanda. Chi è davvero quest'uomo? Marco e i discepoli hanno dato la loro risposta.: Gesù è il rivelatore del Padre, colui che manifesta pienamente il volto di Dio, è il Messia atteso. Ma per giungere a questa professione di fede ci vuole tempo. Tanto. E occorre non avere troppa fretta. Pietro, illuminato dallo Spirito, giunge a manifestare la propria convinzione. E che coraggio ha dovuto avere per giungere a tale affermazione! Chi si immaginava un Messia se lo rappresentava come un eroe, un guerriero, un nuovo re Davide. I profeti che ne avevano parlato, certo, ma sempre come l'arrivo di un vendicatore, l'eroe che avrebbe riportato Israele agli antichi splendori del passato. Insomma: nulla a che vedere con un falegname della Galilea! Pietro osa, nel proclamare che Gesù è il Cristo. Ma appena Gesù svela in che modo egli vuole essere Messia, disposto a morire pur di proclamare con coerenza il volto autentico di Dio, prende da parte Gesù per spiegargli come deve fare... Come facciamo noi quando spieghiamo a Dio come deve fare a fare Dio!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt (16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai
suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero:
«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei
profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né
sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli
inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli:
tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che
scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Quando San Paolo stava per giungere al tramonto della sua
vita, scrisse a Timoteo queste parole: "Ho combattuto la buona battaglia, ho
terminato la mia corsa, ho conservato la Fede" (2 Tm 4,7). Oltre alla certezza
di non avere corso invano nella sua vita per arrivare al traguardo, era sicuro
di avere conservato la Fede in Cristo.
In San Paolo troviamo le grandi qualità dell'autentico apostolo di Gesù e
potente servitore della sua Parola. Non si risparmiò né si preoccupò delle sue
cose, anzi mise da parte ogni interesse personale per lasciare vivere Cristo
nella sua vita.
"Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).
La sicurezza di non avere corso invano nella sua vita, almeno dopo la
conversione sulla via di Damasco, lo rendeva felice anche dinanzi a
persecuzioni spaventose. Lo scriveva a Filemone: "Allora nel giorno di Cristo,
io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato" (Fil
2,16).
San Paolo ha creduto pienamente in Gesù, ha meditato lungamente il Vangelo, ha
obbedito e vissuto gli insegnamenti del Signore.
L'unica sua certezza era Cristo, nel suo Nome non aveva timori di predicare e
la sua predicazione era sommamente coerente con il Vangelo, senza preoccuparsi
del rispetto umano ed annunciava Cristo come Verità assoluta, sapendo di
contrariarsi gli ebrei e tante fazioni pseudo religiose.
Così agiscono i seguaci di Gesù, sono i veri apostoli del Signore che non
temono di affermare parole diverse dalle altre religioni, dai loro predicatori
spesso fanatici, annunciatori di dottrine inventate dagli uomini e smaliziati
nell'ingannare con abilità e menzogne illogiche.
La differenza tra un seguace di Cristo come San Paolo e un seguace delle
religioni inventate dagli uomini, oltre ai valori che separano e li rendono
inconciliabili, sta nell'amore, nel perdono, nella Verità che solo il cristiano
possiede.
San Paolo subì persecuzioni indescrivibili per difendere Gesù Cristo e
scriveva: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella Fede del Figlio di
Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20).
È il progetto di vita abbracciato con grande fervore da quanti amano davvero
Gesù e non si lasciano dominare dagli istinti, dall'amor proprio, dalla visione
materialista della vita. Sono quelli che obbediscono alla Volontà di Dio e sono
docili anche quando devono compiere qualcosa che umanamente fa provare
avversione. Obbediscono. Leggiamo cosa ha scritto San Paolo sulle dolorose
prove che ha affrontato per rimanere nel Cuore di Gesù:
"In quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi
anch'io. Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo?
Anch'io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di
loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente
di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato
battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto
naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi
innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali,
pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul
mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza
numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.
E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte
le Chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io
non ne frema?" (2 Cor 11,22-29).
È questa la vita che affronta il Prelato e il Sacerdote che hanno promesso
piena fedeltà al Vangelo e con coraggio rinnovato perseguono esclusivamente la
Volontà di Dio.
Chi invece si discosta di una parola dall'insegnamento di Gesù, non sta dalla
parte di Dio, non è fedele al Vangelo e dovete stare accorti, senza lasciarvi
soggiogare dalla simpatia o da comportamenti che appaiono sdolcinati e
artatamente studiati per nascondere i cattivi insegnamenti.
San Pietro fu una delle colonne della Chiesa nascente e dopo un chiarimento con
San Paolo sull'apostolato da intraprendere, obbedì solo a Gesù.
Superò con impegno la sua irruenza e la testardaggine per la costanza
nell'amare Gesù.
L'amore facilita l'obbedienza al Signore e gradualmente c'è una elevazione
spirituale. Si può cadere per debolezza ma San Pietro si è rialzato nelle
lacrime, nel pentimento sincero e non era ancora nata la Chiesa. Da Papa lottò
strenuamente nell'annunciare che solo Gesù Cristo è Dio e che solo in Lui vi è
salvezza.
Gesù ha promesso a Pietro che la Chiesa non sarà mai distrutta, anche se tra
breve sarà come disgregata, Essa però risorgerà più bella di prima!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,2-13)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse
su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le
sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra
potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con
Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una
per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano
spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato:
ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù
solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che
avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed
essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai
morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta
scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io
però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto,
come sta scritto di lui». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare
ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse
risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse
dire risorgere dai morti. Mc 9, 9
Gli apostoli hanno già sperimentato Gesù in molti modi. Pietro lo ha
riconosciuto come Cristo. La fatica è stata pensare questo Cristo non solo come
un uomo mandato da Dio, ma come il Figlio di Dio venuto a compiere la
rivelazione di Dio stesso e a salvare l'umanità. Sul monte Tabor i tre apostoli
prediletti vedono Gesù tra Mosè ed Elia, sentono la voce di Dio che conferma che
Egli è il Figlio prediletto.
Un'esperienza mistica, della trascendenza che essi non si aspettavano. Una
possibilità riservata a loro solo di toccare con mano la divinità di Gesù. Una
chiave di interpretazione che li aiuterà a penetrare il mistero della
resurrezione. Quello che non vedranno alla resurrezione lo hanno avuto in
anticipo qui, nella trasfigurazione. Solo per poter accedere al mistero e
renderlo un annuncio.
Signore, noi crediamo anche contando sull'esperienza e sulla fede di Pietro,
Giacomo e Giovanni. Aiutaci a contemplare il racconto della trasfigurazione
perché la sua bellezza trasformi la nostra esistenza, o meglio orienti il
nostro vedere a riconoscere la tua esistenza, la tua vita