VI DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Nessuno ha un Amore più grande di questo: dare la sua vita
per i propri amici.
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche
Io ho amato voi. Rimanete nel mio Amore. Se osserverete i miei Comandamenti,
rimarrete nel mio Amore, come Io ho osservato i Comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo Amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e
la vostra gioia sia piena. Questo è il mio Comandamento: che vi amiate gli uni
gli altri come Io ho amato voi. Nessuno ha un Amore più grande di questo: dare
la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che Io vi
comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo
padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi e vi
ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio Nome, ve lo conceda. Questo
vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore.
Molti sono convinti di amare veramente qualcuno/a ma si bloccano quando sorge una difficoltà e si teme di entrare in una fase negativa o di dover iniziare una salita impegnativa, così ciò che consideravano amore, era altro e si abbandona quella persona o anche più persone.
Era vero amore?
L'amore inteso nel Vangelo richiama la bontà, l'affetto sincero, una premura amorevole e mai irritata verso le persone che si amano.
Amare significa desiderare il meglio dell'altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all'altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro. Amare è un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore.
Rimane determinante l'assimilazione del significato di amare. Gesù ci invita ad elevarci nell'amare gli altri e di amare tutti come Lui ci ha amati, per questo non solo ci necessita il suo Spirito, dobbiamo anche lottare serenamente contro i vizi che ci disturbano.
Non siamo noi ad avere accolto i vizi o ad averli cercati, ci sono sempre stati in ogni essere umano, ma noi possiamo controllarli e limitarli, fino a diminuire la loro crescita. Questo comporta il cammino spirituale, esso ci facilita principalmente il controllo dei vizi e soavemente addolcisce il nostro carattere, proprio per la diminuzione dell'orgoglio e della superbia.
La preghiera leviga e calma la nostra vita, fa diminuire l'eccessiva sicurezza e aiuta a riflettere quotidianamente su se stessi. Quante volte in un anno ci si mette dinanzi alla propria coscienza e si interroga per individuare gli errori, i comportamenti avventati, la mancanza del dominio dell'orgoglio?
Chi pecca di orgoglio e continua a pregare, constaterà nel tempo una migliore disposizione interiore e comincerà ad amare in modo autentico e genuino, senza cadere come in passato nella gelosia e nell'ira.
L'amore che ci chiede Gesù è più elevato di quello umano, e l'amore umano ha mille sfaccettature che non si risolvono in uno scritto e che solo il Signore conosce perfettamente. Noi riusciamo ad individuare solo qualcosa del significato del termine amore, ma è sufficiente per capire che la sua graduazione è incommensurabile.
L'amore di cui parla Gesù è un esclusivo bene che il cristiano deve elargire a tutti e questo riesce a farlo se possiede l'Amore di Dio. Per capire se si ama davvero il prossimo, va verificato il sentimento improvviso che sorge dinanzi a qualsiasi situazione. Non è facile giungere alla condizione superiore a quella umana e la strada passa per la carità, l'altruismo, la compassione verso tutti.
Chi dona questo amore perché desidera il bene di tutti, avverte una rinnovata gioia interiore, la pace interiore è sempre stabile e inonda l'anima.
Ogni persona desidera amare (ma a modo suo) ed essere amata, quando non si riesce ad amare e ad essere amati come vorremmo, scatta la sofferenza. È comprensibile ma perché non cercare la cura? È Gesù Cristo la medicina, chi non è vicino a Lui non riesce ad amare veramente, non ha sincerità ed è solo convenienza.
Qualsiasi amore tra persone non credenti è sempre suggellato da interessi, talvolta anche corretti ma se crolla quell'unico interesse, finisce l'amore. Chi ama Gesù invece riesce a superare la fine di un sentimento perché continua ad amare quella persona.
Cos'è allora l'amore? Innanzitutto è accogliere l'Amore di Dio, amare Dio e amarsi. Ci vuole consapevolezza nel corrispondere all'amore, solo così diventa sentimento, coinvolgimento ed entusiasmo. Quando il cristiano non avverte l'Amore di Dio e lo cerca, esiste una difficoltà ed è la mancata autostima.
Molto spesso non si riesce ad amare nessuno per una percezione sbagliata che la persona ha di sé, quindi non ha autostima per passate esperienze negative ed ancora non superate perché le autopercezioni non sono regolari. L'insieme dei giudizi valutativi che l'individuo dà di se stesso sono sempre negativi a causa di una sbagliata convinzione.
Ci sono stati Santi convertiti in età matura che avevano commesso numerosi errori e si consideravano falliti, vivevano tristi e sconfitti.
L'incontro con Gesù e la conversione ha dato ad essi la convinzione che dagli apparenti fallimenti era possibile e facile costruire una solida e profonda spiritualità. Sono diventati Santi perché hanno abbandonato i pensieri negativi dei fallimenti e li hanno sostituiti con la certezza che Gesù e la Madonna li amavano così come erano. Sono rinati a nuova vita!
Chi si lascia amare da Dio, comprende come amarsi e come amare gli altri. Riesce ad accettarsi per la convinzione che Dio l'ama infinitamente.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,26-16-4)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io
vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà
testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin
dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno
dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di
rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né
me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne
ricordiate, perché io ve l'ho detto». Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,5-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha
mandato e nessuno di voi mi domanda: "Dove vai?". Anzi, perché vi ho detto
questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne
vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla
giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me;
riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al
giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». Parola del
Signore.
Gesù, noi siamo fatti di terra, siamo attaccati a ciò che vediamo, percepiamo, tocchiamo. I distacchi ci fanno paura e sentirci dire che "te ne vai", ci smarrisce. Aiutaci a fidarci di Te e a credere che la vita non è solo quello che teniamo sotto controllo, noi siamo anche "altro". Aiutaci a fidarci, Signore!
"E' bene per voi che vi venga sottratta la presenza fisica, affinché mi possiate cercare e amare di un amore più libero e più maturo. Così crescerete e non rimarrete bambini." S. Agostino
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma
per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché
non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le
cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da
quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.
Purtroppo molti chiedono consigli quando il danno è avvenuto e quello che rimane è pregare. La convinzione sottile dell'autosufficienza e la testardaggine conduce molti lontano dalla verità e i loro sbagli ricadono anche sugli altri.
Questo ci dice che non è sufficiente pregare, andare a Messa, recitare il Rosario, ma è indispensabile aprire il cuore a Gesù e diventare docili, pronti al rinnegamento se qualche iniziativa non corrisponde alla volontà di Dio.
Per conoscere la Verità c'è un percorso spirituale da compiere, non si ottiene lo Spirito di Verità che cita Gesù con facilità, e non è un dono obbligatorio. "Quando verrà Lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la Verità". Ma quando verrà? E chi dice che verrà nei cristiani tiepidi, che pregano poco e non corrispondono alla Grazia di Dio?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,16-20)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un
poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos'è questo che ci
dice: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete", e: "Io me ne
vado al Padre"?». Dicevano perciò: «Che cos'è questo "un poco", di cui parla?
Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi
perché ho detto: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete"? In
verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si
rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in
gioia». Parola del Signore.
Gesù parla di emozioni. Quelle di cui a volte ci vergogniamo, mettiamo in secondo piano, reprimiamo oppure lasciamo agire sfrenatamente, pur non riconoscendole. La gioia e la tristezza. Sembra che ci voglia dire che esse non possono dipendere dalle circostanze esterne, dall'approvazione che riceviamo dagli altri, dai risultati che il nostro agire raggiunge. Sembra che la radice di queste debba risiedere altrove. I discorsi di addio di san Giovanni preludono la mancanza di Gesù, preparano gli apostoli a stare senza di lui. Ma valgono anche per noi che Gesù non lo abbiamo mai visto. Essere felici, perché? Da dove nascono tristezza e gioia? Maturare nella vita potrebbe implicare divenire più sensibili a cosa dia la vera gioia e potrebbe rendere meno volubili nella ricerca di questa. Meno preoccupati di vincolare questa a risultati o benefici, ma radicarla nella vitalità della resurrezione, dell'esperienza vitale di Gesù che fa nuove tutte le cose. Il discorso delle beatitudini sintetizza un cammino concreto verso la gioia, che passa attraverso la fame di giustizia, la mitezza, la pace, il distacco. Un cammino di gioia che è immediatamente cammino di santità.
Signore, aiutaci ad essere felici. Beati. Santi.
La voce di Papa Francesco (Gaudete et exultate)
Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche
Io ho amato voi. Rimanete nel mio Amore. Se osserverete i miei Comandamenti,
rimarrete nel mio Amore, come Io ho osservato i Comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo Amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e
la vostra gioia sia piena. Questo è il mio Comandamento: che vi amiate gli uni
gli altri come Io ho amato voi. Nessuno ha un Amore più grande di questo: dare
la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che Io vi
comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo
padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi e vi
ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio Nome, ve lo conceda. Questo
vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore.
Mattia, testimone del ministero apostolico e della risurrezione di Cristo, fu aggregato al collegio apostolico dopo la defezione e la morte di Giuda. Fu ristabilito così, tra l'Ascensione e la Pentecoste, il numero di dodici che simboleggia il nuovo Israele convocato da tutte le genti (At 1, 15-26). Il suo nome si trova nel secondo elenco dei santi del Canone Romano.
Per tutti quelli che hanno preso coscienza dell'importanza di questo dono divino, conta una sola cosa: mostrarsi degni dell'amore che ci viene nell'amicizia del Figlio di Dio. "Rimanete nel mio amore".
Per Gesù Cristo, ciò che è importante innanzitutto è che tutti i suoi amici si amino gli uni gli altri come egli stesso ha amato i suoi discepoli nel corso della sua vita terrena. La più viva espressione di questo amore è stata la sua morte sulla croce per i peccatori (cf. Gv 1,36; 19,34-37). L'amore perfetto del Padre celeste è la felicità e la gioia di suo Figlio. E questa gioia, il Figlio risuscitato la trasmette ai suoi amici nel giorno di Pasqua. "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi!". Ricevete lo Spirito Santo!" (Gv 20,21-22). Egli offre senza sosta la gioia a tutti quelli che credono nella sua parola e per mezzo del battesimo si uniscono a lui e alla sua cerchia di amici, la Chiesa. Chi entra nell'amore di Dio per mezzo di suo Figlio ha ormai una ragione essenziale per essere sempre felice.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,23-28)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico:
se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non
avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia
sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l'ora in cui non vi parlerò
più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno
chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre
stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono
uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e
vado al Padre». Parola del Signore.
Il verbo greco aitéo indica la preghiera di richiesta, una richiesta fatta nel nome di Gesù, uniti a Lui.
In questo brano evangelico Gesù ci suggerisce di chiedere al Padre nel Suo Nome, di pregare attraverso di Lui. Ecco anche perché le preghiere liturgiche terminano sempre con l'invocazione per Cristo Nostro Signore, alla quale noi rispondiamo: Amen!
"Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà". Quante volte noi dubitiamo che le nostre preghiere vengano ascoltate. Ma Gesù ce ne dà la conferma: non solo le preghiere vengono ascoltate, ma esaudite. Per questo dobbiamo chiedere al Padre. Chi chiede al Padre è il Figlio, è colui che si sente figlio. Noi molte volte trattiamo Dio da Padrone, e ci dimentichiamo che Dio Padre ascolta la preghiera del bambino, del povero, dell'ammalato, di colui che si fa piccolo, umile e si nasconde nel palmo della sua mano, certo di venire esaudito. Questo è l'atteggiamento che dobbiamo far crescere: la certezza di essere esauditi... che si chiama fede!
Signore aumenta la mia fede!
Papa Francesco Messa S. Marta, 11 maggio 2013
"La preghiera verso il Padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e viene. Ma la vera preghiera è uscire da noi stessi verso il Padre in nome di Gesù, è un esodo da noi stessi".