IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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         IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO NATALE DEL SIGNORE E SETTIMANA ANNO C                IL VANGELO NEL 21° SECOLO

TESTO:-

Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

In principio, prima della creazione, era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio. Con queste tre brevi affermazioni, eccoci condotti al mistero stesso della Trinità. Ci è stato concesso di vedere che il Verbo divino ha origine nell'eternità di Dio, vive in un'unione particolare e ineffabile con Dio, è Dio stesso, uguale al Padre e non subordinato o inferiore. E questo Verbo, personale e trascendente, è sceso dalla sua dimora celeste perché Dio fosse presente, in carne ed ossa, sulla terra e per insegnarci a conoscere direttamente il Padre, che lui solo aveva visto. Perché il Verbo è da sempre e per sempre il Figlio Unigenito e prediletto di Dio. In Cristo si trovano unite la divinità e l'umanità. In Cristo vediamo la gloria di Dio brillare attraverso la sua umanità. Ma l'identità del Figlio col Padre è espressa nella dipendenza, nell'obbedienza completa rivelata nel sacrificio, nel dono totale di sé. Si intravede qui l'umiltà della Trinità, così come è manifestata nella carne mortale di Cristo.
Parlandoci del suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di noi i suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, la vita di Dio stesso, se desideriamo ricevere i suoi doni apportatori di salvezza.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti... si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio... Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio... Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo... E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: Signore Gesù, accogli il mio spirito. Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: Signore, non imputare loro questo peccato. Detto questo, morì». At 6, 8-10; 12; 55-60
Abbiamo appena celebrato ieri il grande mistero della nascita di Gesù e oggi la liturgia ci fa contemplare la nascita al cielo di santo Stefano, che è stato chiamato dalla tradizione il primo martire', il Protomartire. Egli, infatti, è il primo frutto maturo della predicazione del Vangelo dell'amore. In questi giorni dell'Ottava di Natale, attraverso la memoria di tre testimoni che fanno come corona a Gesù Bambino, la Chiesa ci vuol mostrare qual è lo scopo del Natale di Gesù: portare tutti nel cielo dell'Amore che non ha confini.
Di lui è scritto che era pieno di grazia e di potenza e di Spirito Santo (vv. 5; 55); è il primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli per il servizio della carità ai poveri; è un eccellente predicatore del Vangelo di Cristo, tanto che i suoi avversari non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui parlava (v. 10)...
È il Protomartire di Gesù! Infatti, durante la sua lapidazione fuori della città Stefano si comporta esattamente come Gesù, che in croce prega e chiede perdono per i suoi carnefici: Signore, non imputare loro questo peccato (v 60). Con il suo perdono egli insegna che il vero martire non odia nessuno, ma dona la sua vita perché tutti, compresi i suoi carnefici, possano accogliere il messaggio di Gesù.
Primo martire del cristianesimo, Stefano guida il corteo innumerevole di tutti coloro che, in ogni luogo e in ogni tempo, hanno testimoniato e continuano a testimoniare oggi il Vangelo fino al sacrificio estremo della loro vita.
Donaci, o Padre, di esprimere con la vita il mistero che celebriamo nel giorno natalizio di santo Stefano primo martire e insegnaci ad amare anche i nostri nemici sull'esempio di lui che morendo pregò per i suoi persecutori. Amen

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,2-8)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Allora entrò anche l'altro discepolo
Basta a Giovanni e alla Chiesa il sepolcro vuoto per credere nella risurrezione? Per sapere che Cristo è risorto il sepolcro senza il corpo di Cristo è sufficiente. Per vivere la fede nella risurrezione, per camminare nella storia da risorti con Cristo, in Cristo, per Cristo, il sepolcro vuoto non è più sufficiente. Occorre che il discepolo sia insieme sostenuto dalla verità di Cristo ma anche da Cristo sua verità, sua vita, sua luce, sua parola di vita eterna, suo corpo, sua risurrezione, sua perenne guida e sostegno. Questa duplice via ci è rivelata dall'Apostolo Giovanni nella sua Prima Lettera e nell'Apocalisse. Alla verità di Cristo sempre si deve aggiungere il Cristo verità, vita, via.
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1Gv 1,1-7).
Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente! Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa». Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d'oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese (Ap 1,4-20).
Verità di Cristo e Cristo verità sono una cosa sola. Avendo noi oggi perso il Cristo verità ci stiamo condannando a vivere senza più alcuna verità di Gesù Signore.
Oggi urge alla Chiesa che ogni suo figlio ritrovi la verità di Cristo per divenire sua verità nella storia, ma anche che ritrovi il Cristo verità per essere immagine visibile di Lui, il Crocifisso in cammino verso la gloria eterna dei cieli. Cristo è tutto per la Chiesa.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
I Santi Innocenti
Il primo pensiero che sorge nel cuore, nel ricordare la strage di tanti bambini innocenti a Betlemme, è quello di orrore e di sgomento dinanzi a una crudeltà inaudita, segno di un animo imbarbarito. Purtroppo, quando l'uomo è dominato dalla passione del potere, come Erode, tutto crede lecito pur di mantenere sicuro il suo dominio tirannico, annientando, senza pietà, ogni avversario vero o supposto. E' la storia che si ripete in ogni tirannìa. E' davvero riprovevole questo tiranno che non risparmiò nemmeno i figli. Sono ancor più riprovevoli tutti coloro che, anche nei tempi presenti, si macchiano di sangue innocente, per assicurarsi la poltrona. Ma noi, la nostra società è forse migliore di Erode? Non si sta perpetrando nel mondo e anche in Italia una guerra spietata contro bambini mai nati? Stando alle statistiche, vengono fatti circa 50 milioni di aborti ogni anno, circa 150 mila in Italia, registrati nelle strutture pubbliche. Dinanzi a questa carneficina la strage di Erode ci appare sfumata. Rimane questa vergogna della nostra società che non risparmia nemmeno i piccoli e si sfoga contro gli inermi. E questo sistema non è soltanto frutto di un momento di smarrimento o di scoraggiamento che potrebbe comprendersi, ma viene sancito dalla legge che anziché proteggere gli inermi, incoraggia a incrudelire contro di essi. Ma la narrazione evangelica ci offre anche un'altra letture: Matteo scrive il suo vangelo per gli ebrei, e nella strage di Erode vede punti d'incontro tra la storia di Mosè e quella di Gesù volendolo presentare ai suoi lettori come il nuovo Mosè promesso da Dio. Alla loro nascita, strage di bambini in Egitto, strage di bambini a Betlemme, ambedue sono in Egitto, entrambi attuano la parola "dall'Egitto ho chiamato mio figlio". Entrambi comunicano la legge che porta a salvezza: Sul monte Sinai, le dieci Parole, sulla montagna, il discorso programmatico di Gesù. In entrambi i messaggi suonano come esigenza fondamentale il progresso della civiltà, il rispetto alla vita, la difesa dei più deboli e indifesi. La nostra preghiera, anche per intercessione dei santi bambini di Betlemme, perché si rispetti la vita in ogni suo stadio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-35)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI

Dopo l'incontro dei primi tre giorni dell'Ottava di Natale (con il Protomartire Santo Stefano, con San Giovanni Evangelista e con i Santi Martiri Innocenti) il brano evangelico di questo V giorno dell'Ottava ci porta alla contemplazione dell'incontro stupendo del vecchio Simeone con Gesù Bambino: un vecchio e un bambino, l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento, l'attesa e il compimento. Cominciamo innanzitutto con l'assaporare anche noi la gioia profonda del vecchio Simeone, che vede compiersi una lunga attesa, di chi finalmente ha raggiunto lo scopo di tutta una vita, non solo per sé, ma anche per tutto il popolo. Simeone infatti contempla e accoglie fra le sue braccia il Messia d'Israele, colui che porta la salvezza e la luce a tutti: Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli; luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele. Si noti come il verbo principale usato da Simeone non è più al futuro, come facevano i profeti antichi, ma è al passato: i miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Un atro elemento importante che attira la nostra attenzione è la presenza determinante dello Spirito Santo sul vecchio Simeone. Infatti, lo Spirito è nominato per ben tre volte a distanza ravvicinata nell'episodio: Lo Spirito Santo era su di lui... Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte... Mosso dallo Spirito, si recò al tempio... È una triplice epiclesi dello Spirito che scende su Simeone! Senza lo Spirito Santo non è possibile riconoscere la presenza di Gesù.
Simeone intravede infine anche un ultimo aspetto rivolgendosi alla madre, Maria: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, e anche a te una spada trafiggerà l'anima. Il bambino sarà «segno di contraddizione»: luce, non accolta; cercato e rifiutato; amato e crocifisso; sconfitto e vittorioso. Una contraddizione' che coinvolgerà la madre, come una spada che la trafigge.
Invito tutti, in questo Natale, a fare nostra la preghiera del vecchio Simeone, riportata qui sotto.
Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli; luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele (Lc 2,29-32).