IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO NATALE DEL SIGNORE E SETTIMANA ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)
In
principio era il Verbo,e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In principio, prima della creazione,
era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio. Con queste tre
brevi affermazioni, eccoci condotti al mistero stesso della Trinità. Ci è stato
concesso di vedere che il Verbo divino ha origine nell'eternità di Dio, vive in
un'unione particolare e ineffabile con Dio, è Dio stesso, uguale al Padre e non
subordinato o inferiore. E questo Verbo, personale e trascendente, è sceso
dalla sua dimora celeste perché Dio fosse presente, in carne ed ossa, sulla
terra e per insegnarci a conoscere direttamente il Padre, che lui solo aveva
visto. Perché il Verbo è da sempre e per sempre il Figlio Unigenito e
prediletto di Dio. In Cristo si trovano unite la divinità e l'umanità. In
Cristo vediamo la gloria di Dio brillare attraverso la sua umanità. Ma
l'identità del Figlio col Padre è espressa nella dipendenza, nell'obbedienza
completa rivelata nel sacrificio, nel dono totale di sé. Si intravede qui
l'umiltà della Trinità, così come è manifestata nella carne mortale di Cristo.
Parlandoci del suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di
noi i suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve
riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, la vita di Dio
stesso, se desideriamo ricevere i suoi doni apportatori di salvezza.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi
flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e
re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte,
perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a
parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si
alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a
causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di
potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della
sinagoga detta dei Liberti... si alzarono a discutere con Stefano, ma non
riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui parlava. E così
sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo
catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio... Ma egli, pieno di Spirito
Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di
Dio... Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono
tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a
lapidarlo... E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: Signore Gesù, accogli
il mio spirito. Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: Signore, non
imputare loro questo peccato. Detto questo, morì». At 6, 8-10; 12; 55-60
Abbiamo appena celebrato ieri il grande mistero della nascita di Gesù e oggi la
liturgia ci fa contemplare la nascita al cielo di santo Stefano, che è stato
chiamato dalla tradizione il primo martire', il Protomartire. Egli, infatti, è
il primo frutto maturo della predicazione del Vangelo dell'amore. In questi
giorni dell'Ottava di Natale, attraverso la memoria di tre testimoni che fanno
come corona a Gesù Bambino, la Chiesa ci vuol mostrare qual è lo scopo del
Natale di Gesù: portare tutti nel cielo dell'Amore che non ha confini.
Di lui è scritto che era pieno di grazia e di potenza e di Spirito Santo (vv.
5; 55); è il primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli per il servizio
della carità ai poveri; è un eccellente predicatore del Vangelo di Cristo,
tanto che i suoi avversari non riuscivano a resistere alla sapienza e allo
Spirito con cui parlava (v. 10)...
È il Protomartire di Gesù! Infatti, durante la sua lapidazione fuori della
città Stefano si comporta esattamente come Gesù, che in croce prega e chiede
perdono per i suoi carnefici: Signore, non imputare loro questo peccato (v 60).
Con il suo perdono egli insegna che il vero martire non odia nessuno, ma dona
la sua vita perché tutti, compresi i suoi carnefici, possano accogliere il
messaggio di Gesù.
Primo martire del cristianesimo, Stefano guida il corteo innumerevole di tutti
coloro che, in ogni luogo e in ogni tempo, hanno testimoniato e continuano a
testimoniare oggi il Vangelo fino al sacrificio estremo della loro vita.
Donaci, o Padre, di esprimere con la vita il mistero che celebriamo nel giorno
natalizio di santo Stefano primo martire e insegnaci ad amare anche i nostri
nemici sull'esempio di lui che morendo pregò per i suoi persecutori. Amen
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,2-8)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon
Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno
portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro
e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e
osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non
posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e
vide e credette. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Allora entrò anche l'altro discepolo
Basta a Giovanni e alla Chiesa il sepolcro vuoto per credere nella
risurrezione? Per sapere che Cristo è risorto il sepolcro senza il corpo di
Cristo è sufficiente. Per vivere la fede nella risurrezione, per camminare
nella storia da risorti con Cristo, in Cristo, per Cristo, il sepolcro vuoto
non è più sufficiente. Occorre che il discepolo sia insieme sostenuto dalla
verità di Cristo ma anche da Cristo sua verità, sua vita, sua luce, sua parola
di vita eterna, suo corpo, sua risurrezione, sua perenne guida e sostegno.
Questa duplice via ci è rivelata dall'Apostolo Giovanni nella sua Prima Lettera
e nell'Apocalisse. Alla verità di Cristo sempre si deve aggiungere il Cristo
verità, vita, via.
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo
veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani
toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo
veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era
presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito,
noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E
la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste
cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1Gv 1,1-7).
Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che
è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e
da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei
re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il
suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a
lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi
e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le
tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io
sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente! Io,
Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella
perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della
parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno
del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva:
«Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a
Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa». Mi voltai
per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri
d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito
lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli del suo
capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come
fiamma di fuoco. I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato
nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella
sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio
taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la
sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero
morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi
dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in
seguito. Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra,
e dei sette candelabri d'oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle
sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese (Ap 1,4-20).
Verità di Cristo e Cristo verità sono una cosa sola. Avendo noi oggi perso il
Cristo verità ci stiamo condannando a vivere senza più alcuna verità di Gesù
Signore.
Oggi urge alla Chiesa che ogni suo figlio ritrovi la verità di Cristo per
divenire sua verità nella storia, ma anche che ritrovi il Cristo verità per
essere immagine visibile di Lui, il Crocifisso in cammino verso la gloria
eterna dei cieli. Cristo è tutto per la Chiesa.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con
Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,13-18)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in
Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il
bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e
mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo
territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso
con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più». Parola del Signore.
Il primo pensiero che sorge nel cuore, nel ricordare la strage di tanti bambini innocenti a Betlemme, è quello di orrore e di sgomento dinanzi a una crudeltà inaudita, segno di un animo imbarbarito. Purtroppo, quando l'uomo è dominato dalla passione del potere, come Erode, tutto crede lecito pur di mantenere sicuro il suo dominio tirannico, annientando, senza pietà, ogni avversario vero o supposto. E' la storia che si ripete in ogni tirannìa. E' davvero riprovevole questo tiranno che non risparmiò nemmeno i figli. Sono ancor più riprovevoli tutti coloro che, anche nei tempi presenti, si macchiano di sangue innocente, per assicurarsi la poltrona. Ma noi, la nostra società è forse migliore di Erode? Non si sta perpetrando nel mondo e anche in Italia una guerra spietata contro bambini mai nati? Stando alle statistiche, vengono fatti circa 50 milioni di aborti ogni anno, circa 150 mila in Italia, registrati nelle strutture pubbliche. Dinanzi a questa carneficina la strage di Erode ci appare sfumata. Rimane questa vergogna della nostra società che non risparmia nemmeno i piccoli e si sfoga contro gli inermi. E questo sistema non è soltanto frutto di un momento di smarrimento o di scoraggiamento che potrebbe comprendersi, ma viene sancito dalla legge che anziché proteggere gli inermi, incoraggia a incrudelire contro di essi. Ma la narrazione evangelica ci offre anche un'altra letture: Matteo scrive il suo vangelo per gli ebrei, e nella strage di Erode vede punti d'incontro tra la storia di Mosè e quella di Gesù volendolo presentare ai suoi lettori come il nuovo Mosè promesso da Dio. Alla loro nascita, strage di bambini in Egitto, strage di bambini a Betlemme, ambedue sono in Egitto, entrambi attuano la parola "dall'Egitto ho chiamato mio figlio". Entrambi comunicano la legge che porta a salvezza: Sul monte Sinai, le dieci Parole, sulla montagna, il discorso programmatico di Gesù. In entrambi i messaggi suonano come esigenza fondamentale il progresso della civiltà, il rispetto alla vita, la difesa dei più deboli e indifesi. La nostra preghiera, anche per intercessione dei santi bambini di Betlemme, perché si rispetti la vita in ogni suo stadio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-35)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo
la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme
per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni
maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una
coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che
aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo
Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio
e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge
prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse
Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e
anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di
molti cuori». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dopo l'incontro dei primi tre giorni dell'Ottava di Natale
(con il Protomartire Santo Stefano, con San Giovanni Evangelista e con i Santi
Martiri Innocenti) il brano evangelico di questo V giorno dell'Ottava ci porta
alla contemplazione dell'incontro stupendo del vecchio Simeone con Gesù
Bambino: un vecchio e un bambino, l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento,
l'attesa e il compimento. Cominciamo innanzitutto con l'assaporare anche noi la
gioia profonda del vecchio Simeone, che vede compiersi una lunga attesa, di chi
finalmente ha raggiunto lo scopo di tutta una vita, non solo per sé, ma anche
per tutto il popolo. Simeone infatti contempla e accoglie fra le sue braccia il
Messia d'Israele, colui che porta la salvezza e la luce a tutti: Ora puoi
lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a
tutti i popoli; luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
Si noti come il verbo principale usato da Simeone non è più al futuro, come
facevano i profeti antichi, ma è al passato: i miei occhi hanno visto la tua
salvezza.
Un atro elemento importante che attira la nostra attenzione è la presenza
determinante dello Spirito Santo sul vecchio Simeone. Infatti, lo Spirito è
nominato per ben tre volte a distanza ravvicinata nell'episodio: Lo Spirito
Santo era su di lui... Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe
visto la morte... Mosso dallo Spirito, si recò al tempio... È una triplice epiclesi
dello Spirito che scende su Simeone! Senza lo Spirito Santo non è possibile riconoscere
la presenza di Gesù.
Simeone intravede infine anche un ultimo aspetto rivolgendosi alla madre,
Maria: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e
come segno di contraddizione, e anche a te una spada trafiggerà l'anima. Il
bambino sarà «segno di contraddizione»: luce, non accolta; cercato e rifiutato;
amato e crocifisso; sconfitto e vittorioso. Una contraddizione' che coinvolgerà
la madre, come una spada che la trafigge.
Invito tutti, in questo Natale, a fare nostra la preghiera del vecchio Simeone,
riportata qui sotto.
Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua
parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te
davanti a tutti i popoli; luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo
popolo, Israele (Lc 2,29-32).