IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. (Gv 6,51)
IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
DOMENICA SANTISSIMO
CORPO E SANGUE DI CRISTO ANNO A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,51-58)
Questo è il pane disceso dal cielo
Chi mangia questo pane vivrà in eterno.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia
carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui
darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come
quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in
eterno». Parola del Signore.
Sequenza
[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra.Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l'esito!Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell'intero.È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev'essere gettato.Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.
RIFLESSIONI
Oggi festeggiamo il sacramento dell'Eucaristia che il Signore
ci ha lasciato come segno della sua presenza, della sua realtà corporale, del
suo sacrificio sulla croce e della vita eterna di cui ci ha reso partecipi.
Gesù ce ne parla in termini di corpo e di cibo. La realtà del dono del Padre
alla nostra umanità si esprime, dall'inizio alla fine, sotto forma di corpo. Si
tratta dapprima della realtà carnale del corpo fatto di carne e sangue, che
soffre e muore sulla croce. È questo corpo ferito che risorge e che Gesù dà da
vedere e da toccare agli apostoli. Ma Gesù non si ferma qui. Suo corpo è anche
la Chiesa (Col 1,18), corpo mistico di cui Cristo è la testa. Ed è infine
questo corpo sacramentale che nutre coloro che lo mangiano: "Prendete e
mangiate: questo è il mio corpo!" (Mt 26,26).
Già i primi cristiani paragonarono il corpo spezzato di Cristo al grano,
macinato in farina per diventare pane, dopo essere stato mischiato all'acqua
della vita e passato nel fuoco dello Spirito.
Questo pane spirituale, fatto dal grano del campo che è Gesù (Gv 15,1),
divenendo, come il vino dell'Eucaristia, nostro cibo, nutre in noi la vita
divina, che è vita eterna. E Gesù, ancora una volta, afferma: "Io sono". Qui
dice: "Io sono il pane". Gesù costituisce il solo nutrimento che possa dare la
vita divina. Chi non mangia di questo pane non avrà la vita in lui (Gv 6,53).
Ecco perché noi celebriamo oggi la realtà umana e divina del Verbo fatto carne
e anche quella del corpo risorto; ed ecco perché ci dà davvero quanto promesso.
Attraverso lui, siamo concretamente in comunione con il nostro Dio. Bisogna
essere presenti alla sua presenza reale.
IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della IX
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra,
tu pórgigli anche l'altra.
***
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra,
tu pórgigli anche l'altra.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al
malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli
anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Paolo, un temperamento amante del contrasto,
dell'opposizione, perché è insieme un lottatore e un uomo ipersensibile. Spesso
i suoi scritti sono difficili da capire proprio per questa insistenza sui
contrasti, che mette in evidenza l'aspetto sconcertante del mistero di Cristo e
anche della vita dell'Apostolo. Qui i contrasti si susseguono: "Siamo
ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo
notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma
facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!".
Sono tutti aspetti della vita apostolica. Dio ha scelto un temperamento come
quello di Paolo perché la situazione dell'Apostolo e di ogni cristiano, una
situazione straordinaria, fatta tutta di opposti, fosse espressa nella
Scrittura in modo più vivo.
Nel Vangelo odierno anche Gesù invita i suoi discepoli a vivere in modo
sconcertante. Invece di rispondere al male con il male, che è la risposta
naturalmente più spontanea e che anche l'Antico Testamento aveva codificato
("Occhio per occhio, dente per dente"), essi devono contrapporre al
male il bene; ed è il contrasto fondamentale. "Se uno ti percuote la
guancia destra, tu porgigli anche l'altra". Sembra una cosa stupida, ed è
l'atteggiamento più profondamente cristiano; san Paolo lo vede come cosa
divina.
Noi non prendiamo dalla nostra ricchezza per dare agli altri, ciò che potrebbe
fomentare la nostra superbia ma attingiamo alla nostra povertà e per la grazia
di Dio possiamo aiutare molti. Questo è il paradosso della vita apostolica e
spirituale: il Signore ci lascia poveri, ci lascia nelle difficoltà e proprio
in esse la sua grazia si manifesta, il suo amore risplende. "Poveri, ma
facciamo ricchi molti" se nella nostra povertà lasciamo agire Dio.
Rimanendo poveri in tutti i sensi accogliamo veramente in noi la ricchezza di
Dio, che è di un altro genere, per trasmetterla agli altri.
Chiediamo al Signore che aumenti la gioia del nostro essere poveri, afflitti,
incompresi di fronte al mondo, perché possiamo arricchirlo dei beni di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della IX
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,43-48)
Il Signore fa sorgere il suo sole
sui cattivi e sui buoni.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e
fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Il modo con il quale Paolo incomincia il discorso che la
liturgia ci propone oggi è veramente degno di attenzione.
Scrive: "Vogliamo farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle
Chiese della Macedonia". Ora, questa grazia che Dio ha dato è la loro
generosità. A prima vista noi diremmo: "Non è Dio che ha dato, ma sono
loro, questi cristiani che, pur essendo poveri, hanno dato generosamente per
sollevare altri cristiani!". Paolo invece chiama questo grande sforzo di
generosità una grazia concessa da Dio, rovesciando in un certo senso la
situazione. Ed è proprio questa la lettura più profonda di questo gesto, come di
ogni azione generosa, per due motivi. Il primo è che ciò che hanno dato lo
hanno ricevuto da Dio: Dio ha dato loro la possibilità di essere generosi,
passando ad altri in dono ciò che Dio aveva loro donato. Poter dare è una
grazia di Dio; lo slancio di dare è anch'esso grazia di Dio. Il secondo motivo,
più profondo, è che dando con amore disinteressato ricevono veramente il dono
di Dio.
Scrive san Giovanni nella sua prima lettera: "Se uno ha ricchezze di
questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio
cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (1 Gv 3, 17). La generosità è
condizione indispensabile perché l'amore di Dio rimanga in noi, per rimanere
nell'amore di Dio.
La grande grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia è proprio questa:
vivere nell'amore di Dio, ricevere l'amore di Dio, partecipare attivamente al
suo amore. L'amore di Dio non si può ricevere senza trasmetterlo; chi lo
trasmette vive veramente in esso e lo riceve sempre di più.
Questo è il senso cristiano della generosità: unione all'amore di Dio,
condizione perché questo amore ci sia donato con sempre maggiore munificenza,
con quella munificenza di cui Gesù parla nel Vangelo, che fa sorgere il sole
sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli
ingiusti.
Pensando a questo amore che ci viene di continuo dal Padre celeste, apriamo il
nostro cuore alla generosità verso chi si trova nel bisogno: bisogno di pane,
bisogno di una parola fraterna, bisogno di essere aiutato a credere all'amore
del Signore.
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Mercoledì della IX
settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Luigi Gonzaga
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,1-6.16-18)
Non sappia la tua sinistra
ciò che fa la tua destra.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la
vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti
non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno
gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In
verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai
l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua
elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli
angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente.
In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu
preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono
un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la
testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il
Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Tu, quando preghi, entra nella tua stanza e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà». Mt 1, 6
Spesso ascolto confidenze intorno a quello che, per certuni,
è la difficoltà del pregare. Effettivamente nella società chiassosa (per tanti
motivi) in cui viviamo la preghiera non è la realtà più facile del mondo.
Gesù stesso ha invitato a "pregare sempre" però qui ci indica una
modalità che consente al cuore di entrare di un'atmosfera di calma, di
silenzio.
L'invito di Gesù è molto concreto: se entri nella camera, provvedi a chiudere
la porta. Se no si infilano da te i rumori, le voci: tutto un succedersi di
richiami a ciò che con la preghiera non c'entra affatto.
"Prega il Padre tuo nel segreto". Com'è bello e umanissimo anche
questo invito. La preghiera ha a che fare con l'amore. E l'amore, quando è
comunicazione intensa e profonda, vuole riservatezza e niente e nessuno
intorno.
Sei a tu per tu con il Tuo Creatore Padre della vita. Serra anche la porta del
cuore, perché il mondo non vi entri come distrazione e insensato richiamo a
cose, situazioni e persone. Solo da ultimo entrerà nella tua preghiera il mondo
intero. Solo allora potrai prenderlo con te per consegnarlo al Padre in una
preghiera, forte d'intercessione, viva d'affetto per tutti.
Signore, Tu lo sai, quanto siamo derubati del tempo, delle forze, di tutto. Fa' che non ci scoraggiamo ma ad ogni costo cerchiamo il nostro spazio di "deserto" per l'intimità di una preghiera che purifichi e ravvivi il nostro cuore. Fa' che non cediamo e cerchino la stanza con la porta ben chiusa o qualcosa di simile. Soprattutto fatti incontrare da ciascuno nel silenzio del cuore.
"Dio ci dà volentieri appuntamento nella casa del silenzio".
IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della IX
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
Pregando,
non sprecate parole come i pagani.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole
come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate
dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima
ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei
cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Parlandoci della preghiera e insegnandoci come bisogna
pregare Gesù ci chiama ad una conversione della nostra preghiera. Ci dice
dapprima di non essere come i pagani, che credono che nella preghiera le loro
parole siano la cosa più importante. La cosa più importante è l'azione di Dio,
molto più della nostra, e perciò è essere molto semplicemente in profondo
rapporto con Dio. Non contano le parole, non contano i bei pensieri ed è
un'illusione credere che, più sono le idee che abbiamo saputo mettere bene in
ordine nella preghiera, più essa abbia valore. Non è quello che facciamo noi,
ma quello che Dio fa in noi che conta.
Poi Gesù ci dà una preghiera che veramente converte la nostra, la cambia forse
alla radice e così ci mette in condizione di "esaudire Dio". Noi
chiediamo a Dio di esaudirci, ma più ancora quando preghiamo esaudiamo Dio, che
desidera trasformarci se lo lasciamo agire in noi. Se preghiamo come ci ha
insegnato Gesù, noi esaudiamo Dio e la nostra è una preghiera che può veramente
trasformare la vita.
E certamente una profonda educazione alla preghiera quella che Gesù ci dà
incominciando con domande tutte riferentisi a Dio: "Sia santificato il tuo
nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà". E chiaro che
spontaneamente, cioè nel nostro istintivo egoismo, noi non cominceremmo mai le
nostre preghiere in questo modo, che è mettersi davanti a Dio, è contemplare
Dio e desiderare che egli sia conosciuto, amato, che si realizzino i suoi progetti
e non i nostri, così limitati e senza futuro.
Gesù ci ha dato l'esempio di una simile preghiera quando in circostanze
angoscianti, la sua prima preghiera è stata: "Padre, glorifica il tuo
nome!". Più esattamente dovrei dire che è stata la seconda preghiera,
perché ha incominciato con una domanda: "Ora l'anima mia è turbata; e che
devo dire? Padre, salvami da quest'ora?" e ha rifiutato di pregare così,
per dire invece: "Padre, glorifica il tuo nome" (Gv 12,2728).
Anche le preghiere concernenti direttamente la nostra vita sono educative per
noi.
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano". E una preghiera nello stesso
tempo fiduciosa e limitata. Non si chiede la ricchezza, o di essere assicurati
per tutto il resto della vita: si domanda per oggi il pane di oggi. Nel testo
greco c'è un aggettivo che non si sa bene come tradurre e alla fine lo si
traduce abitualmente "il nostro pane quotidiano" ispirandosi
all'"oggi" immediatamente precedente. Ma è probabile che Gesù,
qualificando il pane che ci fa chiedere, abbia pensato sia un pane necessario
per la nostra vita, ma per la nostra vita spirituale.
"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori". Gesù continua ad educare la nostra preghiera mostrandoci che
l'amore che Dio ci dà è legato al nostro amore per il prossimo. E subito dopo
insisterà: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre
vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe". "Non indurci in tentazione
ma liberaci dal male". Le ultime domande ci mantengono sempre al livello
della vita spirituale. Non chiediamo di essere liberati dalla sofferenza, ma
dal
male. E vero che si può considerare un male anche la sofferenza, ma non è la
stessa cosa. Nella misura in cui essa è un male, domandiamo di essere liberati
anche dalla sofferenza, ma accettiamo di soffrire fisicamente se questo serve
al nostro bene. L'importante è che siamo liberati dal peccato, da tutto ciò che
nuoce al nostro rapporto con Dio. Per questo domandiamo di essere liberati
dalla tentazione e dal male, il male spirituale.
Siamo riconoscenti al Signore che ci ha così educati alla preghiera e cerchiamo
di essere fedeli al suo insegnamento, per crescere nell'amore suo e dei
fratelli.
IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della IX
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Sacratissimo Cuore Di Gesù
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,35-30)
Venite a me, voi tutti
che siete stanchi e oppressi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,35-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella festività del Sacro Cuore, ricordiamo quanto nostro
Signore sia "cordiale": il suo cuore dolce e umile è sensibile alle nostre
difficoltà e alle nostre fatiche, alle nostre angosce e alle nostre paure.
Una tale compassione da parte di un altro essere umano ci dà conforto, ma noi
abbiamo bisogno di qualcosa di più. Abbiamo bisogno della redenzione, della
guarigione, cioè, dalle nostre sofferenze e della trasformazione delle nostre
volontà, che rimangono, come del resto le nostre risorse, molto al di qua delle
esigenze poste dalla nostra esistenza.
Ecco che il Vangelo ci libera, perché il cuore di Gesù, il cuore di colui che è
Dio, è "sacro". Gesù, così mite e umile, afferma che la sua conoscenza del
Padre è unica e che la sovranità conferitagli dal Padre è totale. Il
Pantokrator, il Signore di ogni cosa, ha un cuore: è l'amore che governa il sole
e gli astri.
In questo senso, la festività di oggi realizza i sogni di molte culture e le
speranze istintive di molte anime. Offre infatti la promessa che tutto andrà
bene e che ogni cosa sarà ben governata. L'intelligenza onnipotente che creò il
mondo ha la forza di un cuore che ama questo mondo.
IL VANGELO DEL GIORNO CORPUS DOMINI XI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della IX settimana del Tempo Ordinario Anno A
Natività di San Giovanni Battista
Dal Vangelo secondo Luca, (Lc 1,57-66.80)
«Giovanni è il suo nome».
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca, (Lc 1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I
vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua
grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con
il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà
Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con
questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli
chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono
meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava
benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa
della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano,
le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero
la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte
fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Per bocca del profeta Dio annunciò: "Per voi...
cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi
uscirete saltellanti come vitelli di stalla" (Ml 3,20). L'inno di Zaccaria è il
mirabile sviluppo di questa profezia. Quando, obbedendo all'ingiunzione
dell'angelo, diede a suo figlio il nome di Giovanni (che significa: Dio è
misericordioso), avendo fornito la prova di una fede senza indugi e senza
riserve, la sua pena finì. E, avendo ritrovato la parola, Zaccaria cantò un
inno di riconoscenza contenente tutta la speranza del popolo eletto. La prima
parte, in forma di salmo, è una lode a Dio per le opere da lui compiute per la
salvezza. La seconda parte è un canto in onore della nascita di Giovanni e una
profezia sulla sua futura missione di profeta dell'Altissimo. Giovanni sarà
l'annunciatore della misericordia divina, che si manifesta nel perdono concesso
da Dio ai peccatori. La prova più meravigliosa di questa pietà divina sarà il
Messia che apparirà sulla terra come il sole nascente. Un sole che strapperà
alle tenebre i pagani immersi nelle eresie e nella depravazione morale,
rivelando loro la vera fede, mentre, al popolo eletto, che conosceva già il
vero Dio, concederà la pace. L'inno di Zaccaria sulla misericordia divina può
diventare la nostra preghiera quotidiana.