IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
Sabato Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,9-15)
Nessun servitore può servire due padroni.
Non potete servire Dio e la ricchezza.
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,9-15)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la
ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano
nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è
disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se
dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra?
Nessun servitore può servire due padroni,
perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e
disprezzerà l'altro. Non potete servire
Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si
facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono
giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli
uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Le prime parole del
Vangelo di oggi ricavano una morale dalla parabola dell'amministratore
infedele. Gesù ci chiede di usare bene il denaro e la ricchezza. Il termine
stesso "mammona", un calco greco di origine ebraica, è legato all'idea di
"fedele", "contare su". Il Signore guarda al nostro fine ultimo. Le ricchezze
devono essere usate per "le dimore eterne". Soltanto allora, come Gesù insegna
ai discepoli, la speranza che affidiamo all'iniqua ricchezza produrrà come
frutti l'eternità e la fedeltà.
Nei versetti che seguono, vediamo Gesù esigere da noi, nel nostro rapporto con
le ricchezze nostre e altrui, che ci prepariamo ai beni eterni e che ne diamo
una prima prova nel campo propriamente socio-economico. Una dichiarazione
davvero stupefacente sulle labbra del Signore, dato che le cose di questo mondo
abitualmente non lo interessano. Qui non predica in alcun modo indifferenza
verso il creato: esorta piuttosto a essere integri in ogni occasione.
Così, quando il Signore parla delle vere ricchezze, non vuole cancellare la
differenza fra quanto appartiene a me e quanto, invece, appartiene a te. I beni
altrui non devono in alcun caso essere loro sottratti. La prospettiva
escatologica è ricordata non perché nei nostri rapporti con le ricchezze
terrene regni in certo qual modo l'arbitrario, ma perché il denaro può avere
sull'uomo un potere fascinatorio. E il Vangelo in questo senso si rivela
estremamente attuale. Il fascino che esercita il possesso materiale ha al
giorno d'oggi una forza raramente raggiunta in passato.
Ciò è probabilmente una conseguenza del nostro sistema economico, in cui alla
mano d'opera corrisponde un costo preciso in denaro, e in cui si finisce per
dare un valore maggiore alle cose materiali che all'attività e al sapere umano.
Soltanto la prudenza ci potrà preservare dal pericolo di una nuova schiavitù.
Senza contare che tutte le reti televisive, tutti gli altoparlanti spingono gli
uomini a cedere a bisogni sempre nuovi e a cercarne soddisfazione con
l'acquisto di beni materiali. Tale mercato stimola costantemente le nostre
attitudini materialistiche. Una tendenza che, del resto, è confermata da teorie
filosofiche tipo il "Sono ciò che possiedo" di Jean-Paul Sartre.
I beni non vengono più subordinati alla persona. L'uomo che li possiede non è
più totalmente libero, ma gli oggetti che egli possiede costituiscono il suo
essere stesso.
Non ci si deve allora stupire se anche i "grandi" comincino a vacillare. Fino
ai governi occidentali, eletti democraticamente, che sono scossi da scandali e
corruzione. Il mondo politico conosce sempre arricchimenti disonesti e repentini.
E quando il privato perpetra una frode al fisco, ciò viene da molti considerato
al massimo un delitto di gente onesta.
"Non potete servire a Dio e a mammona". I continui errori dell'uomo moderno,
che si ripercuotono su scala mondiale, giustificano pienamente l'avvertimento
che il Signore ci dà, senza usare mezzi termini, riguardo il denaro. Perché il
denaro è così pericoloso? Perché colui che se lo procaccia con successo si
ritrova solo, con se stesso e con tutte le preoccupazioni che il suo denaro gli
dà. È preoccupato delle porte che il denaro sembra aprirgli; pensa ad
assicurazioni e conti in banca; il suo domani gli si presenta al sicuro da ogni
problema. Gli piacerebbe poter dire a se stesso: "Hai a disposizione molti
beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia" (Lc 12,19). Ma
Dio è ormai per lui un'idea priva di ogni importanza. Tutte le preoccupazioni e
le gioie della sua esistenza non tengono più conto di Dio.

IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
Venerdì Della XXXI
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,1-8)
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari
sono più scaltri dei figli della luce.
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 16,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di
sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie
l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci
sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi
al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la
tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu
quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua
ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con
scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri
dei figli della luce». Parola del
Signore.

RIFLESSIONI
Come vivere questa
Parola?
La parabola riferisce il caso di un amministratore incapace che,
denunciato, non cerca scusanti e, costretto a pensare al futuro della sua vita,
si dà subito da fare per non restare travolto. Per questo, si converte un poco
anche all'amore del prossimo, ma perché gli conviene, non per altruismo. E lo
mette in atto con mezzi assai discutibili, condonando debiti ingenti, e pure
imbrogliando il suo padrone. Il padrone passa sopra alla disonestà del suo
dipendente e ne loda invece la scaltrezza. Ed è appunto la scaltrezza o
avvedutezza l'insegnamento che Gesù ricava dalla parabola per i discepoli,
avvertendo però subito che quella domandata ai figli della luce dovrebbe essere
maggiore e soprattutto diversa da quella dei figli di questo mondo, nei
rapporti con i loro simili.
Nel momento della crisi, questo amministratore anzitutto dimostra capacità di
accettazione della realtà, della nuova situazione prodottasi. Dunque,
l'esemplarità di quest'uomo corrotto non sta certo nel suo agire senza
scrupoli, ma nel suo discernere realisticamente la situazione critica in cui si
viene a trovare e nel saper agire di conseguenza. Anche per Gesù costui è un
«figlio di questo mondo» (Lc 16,8). La domanda di Gesù però riguarda i figli
della luce: come mai non sanno discernere l'ora, la vicinanza del Regno e
mettere in atto prontamente i gesti di conversione che sono essenziali per la
salvezza? L'amministratore viene lodato, dunque, per la scaltrezza e l'astuzia.
E a questa scaltrezza non applaude soltanto il padrone, ma anche il Signore
stesso, quando dice: I figli di questo mondo sono più avveduti dei figli della
luce. Quelli sono avveduti nel male più di quanto questi ultimi lo siano nel
bene. E chi può dire a quanta scaltrezza e astuzia ricorrano per ingannarsi a
vicenda i figli di questo mondo? Ascoltino dunque i figli della luce e
arrossiscano di lasciarsi vincere dai figli di questo mondo. Queste cose sono
state scritte perché, ascoltandole, diventino più avveduti.
"O Padre, che ci chiami ad amarti e servirti come unico Signore, abbi
pietà della nostra condizione umana, salvaci dalla cupidigia delle ricchezze, e
fa' che alzando al cielo mani libere e pure, ti rendiamo gloria con tutta la
nostra vita.

IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
Giovedì
Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 15,1-10)
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo:
«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde
una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta,
finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle
spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con
me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico:
così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per
novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada
e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla
trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho
trovato la moneta che avevo perduto". Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli
angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Costui accoglie i
peccatori e mangia con loro.
Nella Scrittura Santa vige una legge che obbliga in eterno: il fratello è il
salvatore, colui che deve riscattare il fratello. È un obbligo verso la propria
carne, il proprio sangue. Cristo Gesù per questo si è fatto nostro fratello,
per poterci redimere, riscattare, liberare, pagando il prezzo del riscatto al
posto nostro. Così la Lettera agli Ebrei.
Per questo bisogna che ci dedichiamo con maggiore impegno alle cose che abbiamo
ascoltato, per non andare fuori rotta. Se, infatti, la parola trasmessa per
mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza
ha ricevuto giusta punizione, come potremo noi scampare se avremo trascurato
una salvezza così grande? Essa cominciò a essere annunciata dal Signore, e fu
confermata a noi da coloro che l'avevano ascoltata, mentre Dio ne dava
testimonianza con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito
Santo, distribuiti secondo la sua volontà. Non certo a degli angeli Dio ha
sottomesso il mondo futuro, del quale parliamo. Anzi, in un passo della Scrittura
qualcuno ha dichiarato: Che cos'è l'uomo perché di lui ti ricordi o il figlio
dell'uomo perché te ne curi? Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli, di
gloria e di onore l'hai coronato e hai messo ogni cosa sotto i suoi piedi.
Avendo sottomesso a lui tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse
sottomesso. Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui
sottomessa. Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo
vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto,
perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le
cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo
delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica
e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per
questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annuncerò il tuo nome ai
miei fratelli, in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi; e ancora: Io metterò
la mia fiducia in lui; e inoltre: Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato.
Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo
stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la
morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così
quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la
vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo
si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per
diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che
riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio
per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in
grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova (Eb 2,1-18).
Farisei e scribi peccano contro la legge della fratellanza. Il Verbo Eterno per
salvare l'uomo si è fatto suo fratello. Non lo era. Lo è divenuto,
incarnandosi. Essi invece sono fratelli, ma si fanno non fratelli. Si
dichiarano estranei. Si rinnegano nella loro natura.
Quello degli scribi e dei farisei è un peccato di vero rinnegamento della loro
natura umana. È il peccato contro la verità del loro stesso essere. Cristo ha
assunto ciò che non era per amore. loro hanno dismesso ciò che erano per non
amare. Dio si fa uomo per redimere. Loro si fanno non uomini per non salvare.
Il loro è vero peccato contro l'umanità. Quanta differenza tra Dio e loro! Dio
per amore si fa carne, loro si rinnegano!
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri fratelli dei
fratelli.

IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
Mercoledì
Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,37-40)
Questa è la volontà del Padre mio:
Chiunque crede in me abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno.
***

(1°) TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,37-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo
caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la
volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di
quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede
in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Parola
del Signore.
(2°) TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui,
siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i
popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore
dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del
Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione
del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".
Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e
ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai
ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E
il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli,
perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi
avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete
vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".
Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o
assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?".
Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete
fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita
eterna». Parola del Signore.
(3°) TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché
grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Dopo aver celebrato l'apoteosi dei santi, la liturgia ci richiama alla commemorazione dei defunti, quasi a ricordarci il nostro destino e a incoraggiarci verso la via del Paradiso aperta solo alla Santità alla quale, peraltro, tutti dobbiamo tendere. Pregare oggi per coloro che ci hanno preceduti è anche agevolarli verso quella via di perfezione che li attende, ben consapevoli, come ci dice il Signore nell'odierno Vangelo, che "chi viene a me non lo caccerò fuori". Il Figlio è venuto per fare la volontà del Padre e "la volontà di colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma che lo resusciti nell'ultimo giorno".
Siamo chiamati alla vita e alla vita eterna, questo è il dono di quanti incontrano il Cristo e gli credono. Questo è il volere del Padre, che "chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e lo resusciti io nell'ultimo giorno". Al di là della forza di quell'io che resuscita, sul quale si ancora la fede, c'è quell'espressione di vedere il Figlio che nel Vangelo si articola e si declina in vario modo, a dimostrazione che il Salvatore può essere sempre visto e incontrato, come sappiamo, nei poveri, nei malati, nei carcerati, ecc., comunque in chiunque versi in uno stato di bisogno. In altre parole, chiunque debba essere accolto, proprio come Gesù ci accoglierà nell'ultimo giorno: "Chi viene a me non lo caccerò fuori".
Paolo ha capito questo mistero, ispirato dallo Spirito Santo, come nessun altro. Questo annuncio è "speranza che non delude". Ha mostrato un amore senza misura per noi facendo quanto nessuno osava pensare: "è morto per gli empi". Quale uomo sarebbe disposto a fare un'azione simile? Forse "solo per un uomo buono si oserebbe anche affrontare la morte", ma chi darebbe la vita per gli iniqui? Eppure questo è quello che ha fatto il Cristo. In questo ha mostrato tutto il suo amore. Incommensurabile in quanto, "ora che siamo stati riconciliati nel suo sangue, saremo salvi dall'ira divina per suo merito". Grazie a questa riconciliazione, "saremo salvi nella sua vita".
Tutto questo lo aveva già intravisto mirabilmente Giobbe, con parole che sarebbero rimaste come "scolpite per sempre sulla roccia". La bontà di Dio sarebbe stata mostrata al mondo intero per portare il messaggio di resurrezione e di salvezza dalla morte. Già in modo profetico poteva dire: "vedrò Dio. Lo vedrò io, proprio io". La resurrezione mi riguarda è per me. Anche "dopo che si sarà straziata la mia pelle", potrò stare al cospetto di Dio e "lo mireranno i miei occhi".
Pure il salmo inneggia a questa vita paradisiaca che ci attende, purché lo vogliamo. È solo grazie a Dio che "nulla mi potrà mancare". In lui troverà ristoro la mia anima e poi anche il mio corpo: "In verdi pascoli mi fa riposare, sopra acque tranquille mi guida". Le sue vie sono vie di giustizia, perché questa è la sua essenza e la sua natura e sempre saremo con lui. Per questo, seppure "dovessi andare in valle tenebrosa non temerei alcun male". La grazia e la bontà del Signore ci assistono e la sua casa sarà la nostra dimora "per la distesa dei giorni".

IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
Martedì Della XXXI Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
Le beatitudini. Rallegratevi ed esultate.
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
***

TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del
Signore.

RIFLESSIONI
Gesù sale sul monte, cioè entra nel cuore di Dio, nel cuore
di Dio porta anche i suoi discepoli, dal cuore di Dio dona la nuova legge, le
Beatitudini. Esse però sono per l'uomo più incomprensibili dei geroglifici
dell'antica scrittura. Anche se una persona è riuscita a decifrare qualcosa di
esse, la sua decriptazione non serve a nessuno. Vale solo per essa. Ogni altro
ha bisogno della sua personale interpretazione e della sua attuale, momentanea,
odierna traduzione. Nessuno può leggerle per un altro e neanche le può vivere
come le ha vissute o comprese un altro.
Maestro capace di interpretare i geroglifici delle Beatitudini, che le può
decriptare, tradurre, adattarle ad ogni anima è lo Spirito Santo. Lui viene,
legge ogni beatitudine e con saggezza eterna indica ad ogni cuore come viverle
nell'attualità del tempo, nelle mutate circostanze storiche, nella variabilità
dei luoghi, nelle situazioni concrete in cui esso verrà a trovarsi. Ogni
beatitudine ogni giorno dallo Spirito Santo va letta e ogni giorno applicata all'anima
secondo perfetta attualità, nel rispetto della purissima volontà di Dio, dal
cui cuore esse sono sgorgate.
Come unico è il cuore, unica la vita, unico il carisma, unica la persona, così
unica sarà la lettura e l'applicazione che lo Spirito del Signore farà per ogni
anima. La storia attesta che nessuno di quanti sono stati condotti, guidati,
ammaestrati dallo Spirito di Dio ha vissuto le Beatitudini uguale ad un altro.
Attesta altresì che anche quanti hanno deciso di seguire le orme tracciate dal
loro maestro umano, questo o quell'altro santo, ognuno ha vissuto, vive e vivrà
le beatitudini donando ad esse sempre una modalità personale. L'imitazione
nella forma è solo per quanti non sono condotti e guidati dallo Spirito Santo.
Non vi è alcuna ripetizione nella vita secondo le Beatitudini.
Il primo che ha decriptato le Beatitudini è stato lo stesso Gesù, con il
Discorso della Montagna. Esso però non risolse il nostro problema della
quotidiana decriptazione. Al negativo esso è chiaro. Quando però si tratta di
superare la giustizia degli scribi e dei farisei, allora solo lo Spirito di Dio
può farci da maestro. Nessuno potrà da solo leggere, spiegare, applicare alla
sua vita questa nuova legge di Gesù Signore. Essa è troppo alta da essere
consegnata allo spirito dell'uomo e alla sua intelligenza. Troppo profonda
perché vi si possa immergere lo sguardo. Troppo divina per essere spiegata da
un cuore umano. Noi siamo fatti di terra e per di più di terra di peccato.
Sempre dovrà essere invocato lo Spirito Santo perché illumini gli occhi a
vedere il visibile per noi. La personalizzazione delle Beatitudini è la sua
opera perenne.
Le Beatitudini non proibiscono qualcosa perché non la si faccia. Manifestano
invece un nuovo modo di essere. Si tratta di una modalità senza modalità, di un
limite senza limite, di un'opera senza alcuna opera, perché è l'essere stesso
che è chiamato a vivere, ad esprimersi, manifestarsi, rivelarsi in tutto il suo
nuovo splendore. Quali opere deve compiere il povero in spirito, il mite, quelli
che sono nel pianto? Le Beatitudini portano l'uomo dal mondo della carne a
quello dello spirito, dal mondo dell'uomo al mondo di Dio, dalla terra lo
portano nel cielo. La vita nuova delle Beatitudini è vita che inizia ma che mai
potrà giungere ad un termine, perché il termine è infinito. Le Beatitudini ci
chiedono di essere perfetti in tutto come Dio è perfetto e misericordioso.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci miti e umili come
Gesù.

IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
Lunedì Della XXXI
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,12-14)
Gesù disse al capo dei farisei che l'aveva invitato: Invita i poveri.
Riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti.
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l'aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi
fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti
invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola
del Signore.

RIFLESSIONI
Il Vangelo è scuola
di convivialità. Gesù non vuole impedirci di ricevere persone care:
parenti, amici, conoscenti. Ma, nel discorso al suo ospite, egli insiste sulla
gratuità del dono. Da coloro che conosciamo bene, che amiamo e che ci riamano,
noi abbiamo già la nostra ricompensa: l'affetto e la stima di chi appartiene
alla nostra cerchia familiare.
È necessario non dimenticare coloro che ci sono più lontani per distanza o
condizione sociale (senza tetto, immigrati, isolati, ecc). Tutti loro, tesi
verso di noi, rappresentano l'immagine e la condizione di Cristo. È attraverso
il nostro atteggiamento nei loro confronti che saremo giudicati nella
"risurrezione dei giusti". Ed anche qui, in quest'ultima prospettiva, risiede
la gratuità. Se dobbiamo tradurre in gesti l'amore verso gli uomini nostri
fratelli, non è per guadagnare più tardi una retribuzione; ma è in risposta
alla grazia di essere stati accettati e accolti da Dio. In altri termini, il
Vangelo di oggi è un richiamo a vivere fin dal presente la vita dell'amore
attivo. Più tardi, e fin d'ora, vi è una ricompensa, quella di comportarsi come
figli dell'Altissimo, figli di colui che è buono anche nei confronti degli
ingrati e dei peccatori.

IL VANGELO DEL GIORNO XXXI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEI 21° SECOLO
XXXI DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 19,1-10)
Gesù alzò lo sguardo e gli disse:
«Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
***

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 19,1-10)
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando,
quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di
vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era
piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un
sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo
sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa
tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti
mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò
che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte
tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa
è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio
dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola
del Signore.

RIFLESSIONI
A Gerico si trovava
un posto di controllo doganale dell'amministrazione romana. Zaccheo era il capo
dei controllori.
Egli aveva sulla coscienza non solo le estorsioni e le malversazioni
finanziarie abituali fra i "doganieri" dell'epoca, ma era considerato anche
traditore politico e religioso, perché collaborava con i detestati oppressori
della Palestina e, anzi, li sosteneva. Non sappiamo quali motivazioni
spingessero Zaccheo nel desiderio di vedere Gesù. Nessuno tra la folla degli
Ebrei pii gli fa posto in prima fila, né gli permette di salire sul suo tetto e
perciò Zaccheo deve salire su un albero. Vedendolo, Gesù, di sua iniziativa, si
invita a casa sua. Non solo Zaccheo è pieno di gioia, ma Gesù stesso è felice
di poter perdonare il peccatore pentito e di accoglierlo come un figlio
prodigo. Gesù esprime la sua gioia con queste parole: "Oggi la salvezza è
entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo". Gesù esprime così
il suo amore e il suo completo dedicarsi ai peccatori: sono essi che si sono
allontanati, eppure è lui che è venuto a cercarli.
