IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO IV DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Acclamate il
Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco
ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno
e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più
grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre
siamo una cosa sola». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Poche parole
racchiudono Verità da conoscere e approfondire con molto interesse. È
l'interesse per la Parola di Dio a contraddistinguere i veri seguaci cristiani
dai superficiali. L'interesse indica una particolare attrazione verso qualcosa
o qualcuno.
In tutte le cose utili bisogna trovare un interesse particolare, inteso come
coinvolgimento e attrattiva, per il valore della persona o di un oggetto. Il
distacco manifestato da molti cristiani da Gesù e dal Vangelo, manifesta la
mancanza di interesse.
Ciò che si ama veramente si segue con molta attenzione, si conosce
profondamente, si obbedisce a colui che ha autorità.
Gesù oggi inizia con queste parole: "Le mie pecore ascoltano la mia voce".
L'ascolto è il primo atteggiamento che si deve manifestare quando bisogna
stabilire un dialogo, perché non si deve solo parlare o chiedere, davanti a Dio
è più vantaggioso ascoltare.
Quando si ascolta qualcuno significa dirgli: tu sei importante, meriti tutta la
mia attenzione. Questa considerazione però ci lascia amareggiati considerando
il poco ascolto che l'umanità presta a Dio. Anche tra i cristiani non va
meglio.
Questo dato indica che oggi Dio interessa poco, o forse interessa solo quando
c'è un bisogno e ci si ricorda della sua esistenza.
Così agiscono molti cristiani e si scoraggiano quando cercano di pregare ma con
difficoltà e non riescono ad entrare nella preghiera. Per pregare bene è
indispensabile stabilire un contatto spirituale, ma se non si è esperti e non
si riesce ad aprire il cuore, non c'è gioia e tutto diventa pesante.
In questa società crudele e divoratrice dei valori umani, esiste in minima
parte l'ascolto di Dio, mentre è pressoché assente un servizio importante e di
estrema delicatezza che è l'ascolto degli altri. Neanche tra familiari c'è la capacità
di ascoltare l'altro, e molti arrivano ad ascoltare solo dopo molti fallimenti
o iniziative sbagliate.
Lo stesso avviene con Gesù: Lui parla da duemila anni ma l'uomo prima di
ascoltarlo deve compiere molti errori e sbattere la testa!
L'aspetto incredibile è che Gesù ci dona quanto è indispensabile per la nostra
realizzazione, per vivere sempre nella gioia e nella pace interiore, nonostante
le dure prove della vita. Tutto possiamo superare insieme a Lui, mentre l'uomo
da solo può raggiungere gratificazioni umane che non danno la vera felicità.
Dovremmo restare ad ascoltare Gesù ogni giorno con grande premura, invece si
corre, corre, corre, e per Lui non c'è mai tempo per andarlo a trovare ogni
giorno davanti al Tabernacolo e ringraziarlo. Niente e nessuno potrà mai darci
quanto ci dona Gesù in un istante!
Per arrivare ad ascoltare Gesù dobbiamo chiederci se Lui merita di essere
ascoltato. Approfondiamo questo importante aspetto. Non solamente il Vangelo ma
la storia di duemila anni di Cristianesimo ci dicono che il Signore ha compiuto
miliardi di miracoli e che Lui è in modo assoluto Dio.
Un Dio Amore che può tutto, interessato ad ognuno di noi come mai nessuno ha
fatto e ha sempre il desiderio di aiutarci e renderci felici.
Gesù è veramente l'unico a meritare il nostro ascolto insieme all'obbedienza.
Gli uomini dobbiamo ascoltarli, almeno nelle cose giuste e moralmente sane, ma
a Gesù dobbiamo obbedienza e per non sbagliare è opportuno conoscere i
Comandamenti. https://www.gesuemaria.it/files/I__DIECI__COMANDAMENTI.pdf
Quando preghiamo, noi ascoltiamo Dio, molto spesso però la sua voce non la
percepiamo per il poco interesse che prestiamo alla preghiera stessa. Pregare è
parlare con Gesù e la Madonna, le Loro risposte forse non arrivano subito, ma
se Li ascoltiamo operando bene e praticando le virtù, sarà facile ottenere
quanto desideriamo.
Gesù ha dato la sua Vita per ognuno di noi, non dimentichiamo di mettere la
nostra vita nella sua volontà e nel suo Cuore!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 10,1-10)
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel
recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un
brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue
pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte
le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono
la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui,
perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava
loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la
porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e
briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra
attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto
perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il buon pastore dà la
propria vita per le pecore
Dio, il nostro Dio, ha nel cuore un solo desiderio, che in Cristo, per Cristo,
con Cristo, ogni uomo diventi e si faccia, secondo i suoi carismi e i suoi
ministeri, ordinati e non, pastore, custode, datore di vita per ogni altro suo
fratello. Gesù si fa fratello di ogni uomo e perché fratello dona la vita in riscatto
per tutti i suoi fratelli. Come vero fratello si prende cura di ogni suo
fratello per condurlo nei pascoli eterni del cielo. Esempio di cattivi fratelli
possiamo ricordare: Caino, il figlio maggiore, il fariseo al tempio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche
Io ho amato voi. Rimanete nel mio Amore. Se osserverete i miei Comandamenti,
rimarrete nel mio Amore, come Io ho osservato i Comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo Amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e
la vostra gioia sia piena. Questo è il mio Comandamento: che vi amiate gli uni
gli altri come Io ho amato voi. Nessuno ha un Amore più grande di questo: dare
la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che Io vi
comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo
padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi e vi
ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio Nome, ve lo conceda. Questo
vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore.
Mattia, testimone del ministero apostolico e della risurrezione di Cristo, fu aggregato al collegio apostolico dopo la defezione e la morte di Giuda. Fu ristabilito così, tra l'Ascensione e la Pentecoste, il numero di dodici che simboleggia il nuovo Israele convocato da tutte le genti (At 1, 15-26). Il suo nome si trova nel secondo elenco dei santi del Canone Romano.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 12,44-50)
In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che
mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel
mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché
non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che
ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me
stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare
e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose
dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Chi vede me, vede
colui che mi ha mandato
Gesù chiude il suo insegnamento nel Discorso della Montagna dichiarando solennemente
che Lui riconoscerà come suoi discepoli e accoglierà nel regno eterno del Padre
solo coloro che avranno ascoltato le sue Parole e le avranno osservate,
mettendole in pratica con perfetta e ininterrotta obbedienza. La salvezza
eterna è dall'obbedienza alla sua Parola. Non vi sono sulla terra altre Parole
di vita eterna.
Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui
che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi
diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo
nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse
compiuto molti prodigi?. Ma allora io dichiarerò loro: Non vi ho mai
conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!. Perciò chiunque
ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio,
che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i
fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde,
perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le
mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa
sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si
abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt
7,21-27).
Poiché noi oggi diciamo che la vita eterna è data a tutti dal Padre e che tutti
saremo accolti nel suo Paradiso, avendo noi anche dichiarato la non esistenza
dell'inferno o della perdizione eterna, dobbiamo necessariamente concludere che
le Parole di Gesù non servono per la vita eterna. Ma se non servono per la vita
eterna, a cosa servono? Se l'empio e il giusto avranno lo stesso dono, se il
Crocifisso e i crocifissori saranno, senza alcuna conversione e pentimento da
parte di questi ultimi, seduti alla stessa mensa del cielo, le Parole di Cristo
si rivelano mentitrici e ingannatrici. A che serve obbligare e obbligarsi
all'obbedienza, se a nulla serve quanto alla vita eterna?
Nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù conclude la sua vita pubblica affermando una
solenne verità che rende ragione del perché occorre obbligarsi ad ogni sua
Parola. Quanto Lui dice non è Parola sua, ma del Padre. Quanto Lui ha insegnato
è insegnamento del Padre. Lui nulla ha messo di suo, neanche una sola virgola o
un solo trattino. Ora è giusto che ognuno di noi si chieda: nel mio
insegnamento, poiché sono discepolo del Signore, quanto viene dal mio cuore e
quanto dal cuore di Cristo Gesù? Posso con infallibile certezza ripetere, attestare,
confessare la stessa verità di Cristo Signore? Nulla è venuto da me, tutto è
riferito nel nome del mio Maestro?
Se osserviamo bene, tra la Parola del Padre dell'Antico Testamento e quella di
Gesù nel Nuovo Testamento non esiste alcuna contraddizione, alcun contrasto,
alcuna contrapposizione, alcuna negazione. Gesù porta a compimento, ma non
abolisce, non demolisce, non tradisce, non trasforma, non cambia, non abroga.
Tra Gesù e moltissimi suoi discepoli oggi vi è sostanziale non differenza, ma
contrapposizione, negazione, alterazione, modifica sostanziale di Parola. Gesù
dice una cosa e i suoi discepoli dicono l'esatto contrario. Di sicuro vi è
qualcosa che non funziona, tanto da spingerci a chiedere loro: voi, discepoli
di Gesù, che attestate l'opposto di quanto dice il nostro Maestro, su quale
fondamento eterno date verità alle vostre parole?
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci un solo pensiero e una sola verità con
Cristo Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 13,16-20)
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né
un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati
se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la
Scrittura: "Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo
calcagno". Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà
avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie
me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Chi accoglie me,
accoglie colui che mi ha mandato
Il Padre manda il suo Figlio unigenito nella potenza dello Spirito Santo. Il
Figlio accoglie tutto il Padre e lo Spirito nel suo cuore, nella sua mente, nei
suoi desideri nella sua volontà. Viene a noi con la Parola del Padre e la
verità, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza dello Spirito Santo. Viene
pieno di Dio e del suo Santo Spirito. Dopo aver rivelato il Padre nello Spirito
Santo e compiuta la redenzione per la salvezza dell'umanità, affida la sua
missione ai suoi Apostoli. Essi dovranno andare nel mondo con nel cuore Cristo
Gesù, che è pieno del Padre e dello Spirito, colmandosi essi stessi ogni giorno
sempre più del Padre e dello Spirito Santo e conformandosi a Cristo Signore
fino ad essere perfetta sua immagine in mezzo ai loro fratelli, allo stesso
modo che Cristo era vera presenza del Padre in mezzo agli uomini. Gli Apostoli
sono mandati in mezzo a tutti i popoli, presso tutte le gente. Come Cristo ha
portato il Padre e ha dato il Padre perché fosse accolto, così i discepoli
devono portare Cristo e dare Cristo perché venga accolto. Cristo si accoglie,
accogliendo i discepoli come veri portatori di Cristo, veri datori della sua
Parola, della sua grazia, della sua verità.
Questo grande mistero di accoglienza oggi sembra essersi capovolto. Non è più
l'uomo che deve accogliere Cristo portato dal discepolo, ma è il discepolo che
deve accogliere l'uomo che viene a Lui, ma non per ricevere Cristo, ma un
qualche bene materiale necessario per la sua vita. Si comprende che così agendo
ci si pone fuori della vera accoglienza evangelica. Questa è finalizzata ad
accogliere il discepolo che porta Cristo, perché, accogliendo Cristo che porta
il Padre, si accolga il Padre nel suo mistero e volontà di salvezza eterna per
ogni uomo. Se il Padre non viene accolto, a nulla serve ogni altra accoglienza.
L'uomo rimane senza alcuna salvezza eterna. Se ogni altra accoglienza la
possono fare gli altri uomini, l'Apostolo del Signore, dovendo vivere di
purissima obbedienza a Colui che lo ha mandato, sempre prima deve farsi
precedere da Cristo e poi giungere lui. Significa che mai dovrà omettere il
dono di Cristo Gesù. Questo dono va dato in modo esplicito, chiaro, invitando
alla conversione e alla fede nel Vangelo. Chiedendo che ci si lasci battezzare
per nascere da acqua e da Spirito Santo in modo da entrare nel regno dei cieli.
L'Apostolo del Signore sempre deve sapere che per lui mai potrà esistere né
misericordia, né pietà, né compassione, se non sono mirate al dono di Cristo.
Il dono di Cristo va fatto secondo le regole date da Cristo, mai per
immaginazione, pensiero, fantasia, volontà del proprio cuore. Oggi purtroppo si
è abolita l'obbedienza alle regole di Cristo e si accoglie secondo regole
antropologiche senza nessun riferimento né alla salvezza, né a Cristo, né al
Padre.
L'Apostolo mai si dovrà presentare da uomo tra gli uomini. Lui è presenza
visibile di Cristo, come Cristo è presenza visibile del Padre. Come Gesù è
presenza visibile del Padre perché Lui è pieno del Padre, la sua vita è tutta
data al Padre perché il Padre si manifesti al mondo per mezzo di Lui, così la
vita dell'Apostolo deve essere data tutta a Cristo, perché Cristo si manifesti
e si riveli, si doni, converta, salvi per mezzo di lui. Quando la vita
dell'Apostolo non è più tutta di Cristo, neanche è sotto la conduzione e
mozione dello Spirito Santo. È allora che lui, privo del vero Cristo, adoratore
di un falso Cristo e un falso Dio, si presenta al mondo da uomo tra gli uomini.
È questa vera caduta nella più nera e triste tentazione. L'Apostolo del Signore
non ha dato la vita agli uomini, ma a Cristo. L'obbedienza alla Parola di
Cristo è la verità del suo dono.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci pieni di Cristo, per dare Cristo vita del
mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,1-6)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore.
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi
sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò
con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado,
conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la
via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al
Padre se non per mezzo di me». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'annuncio della
propria partenza fatto da Gesù nel contesto dell'ultima cena ha profondamente
scosso i discepoli.
Lo sconforto provato, però, può essere vinto dalla fiducia. Devono affidarsi al
Padre continuando ad affidarsi al Figlio, trasformando la loro fede vacillante
in qualcosa di compiuto.
Le parole di incoraggiamento rivolte ai discepoli sono inquadrate da Giovanni
nella tradizione che vedeva il mondo composto da due ambiti (dimore): quello
terreno e quello divino.
Gesù annuncia che lascerà questo mondo ma la sua dipartita è un'ottima notizia,
perché è il preludio al suo ritorno (da intendersi come quello definitivo, alla
"fine dei tempi").
Questa seconda venuta corrisponderà al trasferimento dei discepoli («vi
prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi») nella piena e perfetta
comunione con Dio (la «casa del Padre»), dove saranno liberati dalla precarietà
e dalla insicurezza terrene.
La morte di Gesù non chiude l'esperienza dell'essere suoi discepoli, anzi, apre
lo spazio a un nuovo tratto di percorso in cui vivere un rapporto eterno e
indistruttibile con la sua persona. Ciò che intendiamo come "salvezza".
La domanda di Tommaso ha la funzione retorica di spingere per un
approfondimento del discorso, che infatti avviene, regalandoci alcune delle
espressioni più tipiche, profonde e complesse del Vangelo di Giovanni.
Nel momento in cui Gesù si separa dai suoi, non indica una «via» da percorrere
e su cui continuare a seguirlo, lui stesso «diventa la Via».
La metafora allude al tema del senso dell'esistenza e Giovanni la utilizza per
affermare, dunque, che la questione del significato fondamentale della vita si
risolve solo nella persona di Cristo e nel rapporto con lui.
Egli è colui che possiede il senso dell'esistenza poiché in lui c'è «verità»,
che nel linguaggio di Giovanni rappresenta la realtà divina.
Gesù è presenza di Dio e, proprio per questo, è anche l'unico luogo della vita
vissuta in pienezza.
Non c'è modo di accedere al Padre se non per mezzo di lui.
Non c'è possibilità di pienezza di vita se non con lui.
Non c'è strada per comprendere il senso delle cose se non in lui.
Se prometto, poi mantengo
Tra le tante crisi di cui siamo testimoni in questo nostro tempo forse dovremmo
aggiungere la crisi della «promessa».
Anziché essere sinonimo di garanzia e di sicurezza mi pare stia assumendo pian piano
il senso contrario.
Una "promessa" sembra ormai essere ciò che, con buona probabilità, non si
realizzerà.
"Promesse elettorali" è diventato sinonimo di qualcosa che tutti sanno che non
verrà mai attuato.
"Promettere un pagamento fa correre un brivido lungo la schiena del creditore
che già intuisce di non incassare più."
Promettere un'assunzione è l'escamotage diffuso per estorcere stage e tirocini
gratuiti.
La promessa di un amore eterno più che una sicurezza viene quasi presa come una
minaccia.
Mi chiedo se il senso di precarietà che sperimentiamo sempre più
insistentemente in questo tempo non sia una conseguenza della perdita di
consistenza e di significato del promettere.
Perché la promessa è qualcosa che proietta nel futuro, che prolunga già la vita
al di là dell'immediato presente, che fa avvertire la possibilità di porre il
prossimo passo perché il terreno sarà solido.
Forse tutto ciò accade perché ogni promessa richiede di com-promettersi. Ogni
parola data è un pezzo della propria libertà offerta all'altro, un pezzo di
vita dato perché la vita futura dell'altro sia garantita.
Ci vuole coraggio.
A pensarci bene, quel senso di precarietà non è l'assenza di qualcosa di solido
su cui poggiare la vita. È la mancanza di qualcuno che si com-prometta per la
nostra vita.
Bello che Gesù, mentre invita alla fede i discepoli, accompagni
l'incoraggiamento con una promessa: «Quando sarò andato e vi avrò preparato un
posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche
voi».
Ecco il com-promettersi: lui per loro, ma soprattutto lui con loro.
La sicurezza del futuro per i discepoli non è il posto garantito, ma Gesù
garante, il suo volere per loro la vita piena, la gioia eterna.
I discepoli di Cristo sono chiamati ad essere "promettenti" nel loro stare
dentro le relazioni, le situazioni, i contesti esistenziali.
Ad essere, cioè, una presenza che lotta perché la vita dell'altro sia piena,
senza temere di mettere in gioco qualcosa della propria.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,7-14)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me,
conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto,
Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il
Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi
dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue
opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere
che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E
qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia
glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù considera se
stesso la Via per conoscere il Padre.
Sono parole chiarissime, indicano che solo attraverso Lui si rimane in
comunione con Dio.
"Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora Lo
conoscete e Lo avete veduto". Gesù desidera donare tutte le Grazie che
chiediamo ma spesso chiediamo continuando a peccare... oppure si chiede senza
Fede, cioè senza sentirlo vicino. Così viene meno la fiducia e si blocca la
preghiera stessa.
La promessa che ha fatto Gesù è esplicita: "Se mi chiederete qualche cosa nel
mio Nome, Io la farò".
Chiedere è un atto di umiltà, ognuno di noi chiede qualcosa di lecito agli
altri, come un aiuto, una cortesia, un consiglio. Noi ci soffermiamo sempre su
qualcosa di lecito, non guardiamo gli altri che chiedono e ottengono molto di
illecito.
Chiedere a Gesù quello che ci necessità è una grande dimostrazione di fiducia
in Lui, un segno di speranza.
C'è la speranza umana del contadino che semina, del marinaio che compie una
traversata, del commerciante che intraprende un affare. Si vuole conseguire un
bene, un fine umano; ottenere un buon raccolto, approdare nel porto per il
quale si è salpati, realizzare ricchi guadagni...
Ed esiste la speranza cristiana. Essa è essenzialmente soprannaturale, e,
pertanto, supera di gran lunga il desiderio umano di essere felici e la fiducia
naturale in Dio. Con la speranza aspiriamo alla vita eterna, a una felicità
soprannaturale che è possesso eterno di Dio, a vedere Dio come Egli stesso si
vede, ad amarlo come Egli si ama.
In questo modo ogni nostra richiesta viene accolta da Gesù, è Lui a volerci
riempire della sua gioia, la quale è concreta quando è condivisa con gli altri.
Chiedete a Lui la gioia anche per i vostri familiari, la pace nei cuori e nella
famiglia.
"E qualunque cosa chiederete nel mio Nome, la farò, perché il Padre sia
glorificato nel Figlio".