IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
LA TUA PAROLA SIGNORE E' VITA PER NOI
IL VANGELO DEL GIORNO XXV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato Della XXV
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,43-45)
Gesù annuncia ai Suoi discepoli la Sua Passione.
Essi però non capivano.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,43-45)
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva,
Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio
dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che
non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo
argomento. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Essi però non
capivano queste parole
Nessuno può comprendere le cose di Dio e neanche quelle della terra, se il
Signore non lo riempie di sapienza, saggezza, intelligenza. Per avere questi
santissimi doni divini è necessario che noi eleviamo al Signore una preghiera
incessante, ininterrotta. Non appena abbiamo ricevuto la sapienza, di nuovo
essa va richiesta senza mai smettere. Salomone la chiese, poi non la chiese più
e fu la sua rovina. Si perdette nella sua stoltezza. Divenne idolatra. Lui
innalzò la preghiera una sola volta.
Sapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo, se Dio non me
l'avesse concessa - ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono -,
mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il mio cuore: «Dio dei
padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, e
con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu
hai fatto, e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il
giudizio con animo retto, dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e
non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio
della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la
giustizia e le leggi. Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della
sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla. Tu mi hai prescelto come re
del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie; mi hai detto di
costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua
dimora, immagine della tenda santa che ti eri preparata fin da principio.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi
il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi
decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi
assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. Ella
infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie
azioni e mi proteggerà con la sua gloria. Così le mie opere ti saranno gradite;
io giudicherò con giustizia il tuo popolo e sarò degno del trono di mio padre.
Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il
Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre
riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda
d'argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le
cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha
investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non
gli avessi dato la sapienza e dall'alto non gli avessi inviato il tuo santo
spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini
furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della
sapienza» (Sap 8,21-9,18).
Chi vuole conoscere il mistero di Cristo Gesù, nel quale è racchiuso tutto il
mistero di Dio e dell'uomo, del tempo e dell'eternità, non pensi che gli basti
la vicinanza con Gesù Signore. La vicinanza fa vedere, non fa comprendere.
Anche se si vede non si comprende. La visione e le parole, i miracoli e i fatti
sono di Gesù, la comprensione è sempre frutto dello Spirito Santo. È un suo
dono da chiedere senza interruzione. Chi vuole comprendere Dio e l'uomo deve
avere gli occhi fissi su Gesù e il cuore piantato nello Spirito Santo. Avendo
noi tolto Cristo dai nostri occhi e lo Spirito di Dio dal nostro cuore, mai
conosceremo chi è Dio e mai chi è l'uomo. Ogni non vera conoscenza di Dio si
trasforma in non vera conoscenza dell'uomo. La negazione di Dio diviene
negazione dell'uomo. L'idolatria è vero cannibalismo spirituale.
Gli Apostoli non comprendono. Non possono comprendere. Vedono, manca loro
l'intelligenza per capire. Sono ancora privi dello Spirito Santo. È Lui la
sola, eterna, perenne comprensione del mistero di Cristo Gesù. Anche quando lo
Spirito del Signore si sarà posato su di essi, loro non devono cadere
nell'errore di Salomone, pensando che esso basti. Questo errore possono anche
commetterlo Vescovi, Presbiteri, Diaconi, Cresimati. Lo Spirito va ravvivato
giorno dopo giorno, chiesto in ogni istante.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a ravvivare lo
Spirito.
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Venerdì
Della XXV Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-22)
Gesù domanda: Le folle, chi dicono che io sia?
Ma voi, chi dite che io sia?
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli
erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io
sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno
degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo
di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo -
disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei
sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Egli ordinò loro
severamente di non riferirlo ad alcuno.
Il mistero che avvolge Gesù, che è la sua stessa vita e che racchiude tutto
il cielo e tutta la terra, il tempo e l'eternità, Dio e l'uomo, il presente, il
passato, il futuro, la vita e la morte, la vittoria sulla morte e il trionfo
sulla vita, lo si può conoscere solo per illuminazione dello Spirito Santo.
Nulla avviene istantaneamente. Ma secondo una gradualità proporzionata alla
nostra crescita in sapienza e grazia.
La gente non è illuminata dallo Spirito Santo e per questo vive nell'ignoranza
del mistero di Cristo Signore. Alcuni pensano che Lui sia Giovanni il Battista,
altri dicono che è Elia. Infine c'è chi sostiene che Lui è uno degli antichi
profeti che è risorto. Come si può constatare non solo senza lo Spirito Santo
non si conosce chi è Gesù, neanche il mistero dell'uomo si conosce secondo
verità. Lo si vive falsamente.
Oggi il mondo - ed anche molti figli della Chiesa si stanno allontanando dallo
Spirito del Signore - il risultato è uno solo. Il mistero di Dio non brilla su
di loro secondo verità pura e anche il mistero dell'uomo risulta sbiadito. Non
si conosce più chi è l'uomo. Si fa di lui una macchina come tutte le altre
macchine da vendere, comprare, alienare, rottamare, smembrare, vendere a pezzi
o per intero, trafficare. Molti lavoratori non sono trattati peggio che le
macchine? Non si offre loro solo quella "benzina" necessaria per
lavorare e poi li si abbandona a loro stessi? Anzi, le macchine spesso vengono
trattate con più cura e più attenzione. Se una macchina si ammala, per essa vi
è l'officina. Se si ammala un uomo, per lui non c'è ospedale. Deve guarire da
sé.
I mali della nostra società sono mali di un ateismo che sta avanzando nei cuori
e sta creando un vero deserto del vero Dio da essi. Questa desertificazione non
risparmia nessuno. Cattolici e non cattolici, credenti in un solo Dio o
politeisti, sono tutti esposti alla perdita di Dio dal cuore. La malvagità di
molti cuori è il frutto di questo ateismo, empietà, idolatria. Si adora un Dio
personale. Che sia il denaro, il profitto, il sesso, l'ideologia, la crudeltà,
l'odio, la vendetta, il terrore, il profitto, la guerra, l'ira, la faziosità, non
fa nessuna differenza. È l'idolo che viene adorato, anche se a questo idolo si
dona un nome diverso. Che sia idolatria lo attesta la non vera scienza
sull'uomo. Chi adora il vero Dio subito si mette a servizio dell'uomo.
Pietro, per mozione e ispirazione del Padre, confessa che Gesù è il Cristo di
Dio, il suo Messia. Però non conosce la verità secondo la quale il messianismo
va vissuto secondo Dio. Lui conosce ciò che pensano gli uomini del Messia. Non
sa ancora cosa pensa Dio, cosa insegna lo Spirito Santo. Gesù, sotto la guida
potente dello Spirito del Signore, sa che è giunto il momento per rivelare le
modalità del suo essere il Cristo di Dio e le dice ai suoi discepoli con parole
semplici, inequivocabili. Il Figlio dell'uomo non ascende presso Dio attraverso
la via della gloria. Per Lui il Padre ha stabilito un'altra via: quella della
grande sofferenza, del rifiuto degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli
scribi. Costoro non solo lo rinnegheranno, lo rifiuteranno come Messia di Dio,
lo condanneranno a morte. Lui a Gerusalemme sarà ucciso. Risusciterà il terzo
giorno. Gesù ai discepoli raccomanda il silenzio assoluto su queste
rivelazioni. Sono per il loro cuore. In esse vanno custodite, sigillate come in
una tomba. Nessuno dovrà sapere che Lui è il Messia di Dio. Questo perché il
popolo nessuno lo potrà controllare e potrebbe mettere a repentaglio la
riuscita del piano di Dio. Sempre le cose del Signore vanno trattate con molta
saggezza, infinita sapienza, prudenza illimitata.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il santo
silenzio.
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Giovedì
Della XXV Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,7-9)
Erode diceva: ; Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?
E cercava di vederlo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,7-9)
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e
non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai
morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi
profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del
quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Erode, tetrarca della Galilea, venne a sapere quanto
accadeva e non sapeva che cosa pensare... Nel suo animo sorgevano pensieri
contraddittori sull'identità e sulla missione di Cristo. La comparsa di Cristo
nella sua vita lo sconvolge e lo devia. Non capisce e vorrebbe invece conoscere
la verità. Gli piacerebbe anche capire: sa, sente che la verità gli è vicina,
ma lui non riesce ad afferrarla.
Se si trattasse di Giovanni Battista, mandato a morte da lui, che ora è
risorto, Erode non potrebbe evitare la propria condanna. Se si trattasse,
invece, di Elia, la posizione di Erode non sarebbe comunque migliore: Elia fu
profeta di Dio, le sue parole devono essere considerate parole di Dio. Erode si
chiede allora come potrebbe giustificarsi davanti a Dio. Se, infine, si
trattasse di un altro degli antichi profeti tornato nella persona di Gesù,
ancora una volta Erode si troverebbe in una situazione delicata, perché, in
ogni modo, dovrebbe rendere conto delle sue azioni nel nome della verità.
L'interesse di Erode nei confronti di Cristo è risvegliato e guidato dalla
curiosità, ma anche dal timore che si scopra la sua responsabilità
nell'assassinio di Giovanni Battista. Egli ne serba sempre un certo rimorso;
del resto come potrebbe liberarsene?
L'irruzione di Cristo nella nostra vita provoca anche in noi delle domande
fondamentali. La sua vita e, soprattutto, il suo insegnamento, le sue leggi, i
suoi principi, le sue esigenze morali non possono lasciare nessuno indifferente
e insensibile. Cristo ci interpella e ci spinge a cercare la nostra verità. Ci
incita ad un esame di coscienza severo riguardo la nostra posizione e il nostro
comportamento di fronte a lui e al suo insegnamento. Noi non possiamo rimanere
inattivi e muti.
Prima di formulare una risposta, dobbiamo sapere se vogliamo rimanere
nell'ambito di una curiosità puramente intellettuale, teorica, o se vogliamo
andare più a fondo nelle cose cercando di scoprire, dietro il
legislatore-filosofo, il Figlio di Dio venuto fra noi a portare il lieto
messaggio, promotore di una Nuova Alleanza, ma anche costruttore del regno di
Dio, fondato sulla pietra angolare dell'amore. Siamo capaci di seguirlo su
questa via?
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Mercoledì Della XXV
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
Come mai Gesù mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?
Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
Mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco
delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori
e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i
farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme
ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i
malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non
sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Sopraggiunsero molti
pubblicani e peccatori.
Ogni azione che Gesù compie sconvolge la religione dell'uomo, fondata su
pensieri della terra, dalla quale sono esclusi i pensieri di Dio. Per la
religione dell'uomo ogni pubblico peccatore era uno scomunicato, un reietto, un
abbandonato da Dio, un lebbroso spirituale, dal quale si doveva stare a
distanza. Gesù invece non solo non se ne sta lontano, passa, vede Matteo seduto
al banco delle imposte e lo chiama per fare un suo discepolo: "Seguimi!".
Il chiamato si alza, lascia tutto, lo segue, si mette a servizio di Gesù.
Accoglie l'invito che vuole fare di lui un missionario di verità tra gli
uomini. Non più un esattore di denaro, ma un datore del vero Dio.
Matteo accoglie Gesù nella sua casa. Il gesto di Gesù sconvolge molti altri
pubblicani e peccatori. Essi vengono e si mettono a tavola con Gesù e con i
suoi discepoli. Vengono non per rimanere pubblicani e peccatori, ma perché
anche loro vogliono essere accolti da Gesù nel suo regno. La sua religione è
ottima. Non esclude, accoglie. Non allontana, chiama. Non respinge, attrae.
Questa religione dona speranza, non crea disperazione. Costituisce gli uomini fratelli,
non li pone gli uni contro gli altri. In essa tutti ci si siede allo stesso
tavolo. Non vi sono tavoli separati: quelli per i sani e quelli per i malati,
quelli per i santi e gli altri per i peccatori.
Ognuno di noi diffonde e fa propaganda della sua religione. Come i farisei
avevano la loro propria religione, gli scribi, i sadducei, i sommi sacerdoti,
gli anziani del popolo, così anche Gesù diffonde la sua propria religione. Qual
è la differenza che distingue quella di Gesù da tutte le altre che sono nel
mondo? Quella di Gesù è la sola religione vera, perché in essa Dio si pone a
servizio di ogni uomo per la sua salvezza e redenzione. Perché è la sola
religione nella quale è chiesto all'uomo di mettersi al servizio dell'uomo per
portargli la vera salvezza, la vera redenzione e giustificazione. Questo
servizio va fatto offrendo al Padre la propria vita per il perdono dei peccati.
La vera religione di Gesù scandalizza i farisei. Loro vogliono la religione
della distinzione, della differenza, della separazione tra giusti e peccatori.
Il peccatore dovrà in eterno rimanere peccatore. Non vi è per lui grazia di
salvezza. Gesù ribatte che Lui proprio per questo è venuto: per offrire al
peccatore la grazia della salvezza. Così come il medico si reca dall'ammalato
per offrirgli la medicina della guarigione. Un medico a servizio dei sani di
certo non è medico. Chi è sano non ha bisogno di lui. Ha bisogno di lui chi è
ammalato. Chi è per Gesù. Loro, i farisei, sono sani, non hanno bisogno di
alcuna grazia. I peccatori invece hanno bisogno di tutta la grazia perché si
possano convertire ed entrare nel regno della luce.
Gesù è venuto per offrire a tutti la grazia e la verità, non solamente la
verità, non unicamente la grazia, ma la grazia e la verità insieme. Lui non fa
sconto a nessuno sulla verità, sulla luce nella quale si deve camminare. Sa
però che per camminare nella verità si ha bisogno della grazia. La prima grazia
è il perdono dei peccati. Lui perdona i peccati non perché il peccatore rimanga
tale, ma affinché passo dopo passo, momento dopo momento, si liberi da ogni
peccato e cammini di luce in luce, di verità in verità. Questa religione è
stupenda, perché non priva l'uomo della speranza del perdono, neanche però lo
illude che possa rimanere peccatore. Lo inonda però di grazia perché possa
camminare nella verità. Questa religione è divina. Essa non è fatta da un uomo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci della religione di
Gesù.
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Martedì
Della XXV Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,19-21)
Mia madre e miei fratelli sono questi.
Coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,19-21)
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano
avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano
vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che
ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
E andarono da lui la
madre e i suoi fratelli.
La libertà di Gesù è grande. La sua non è però libertà da tutto e da tutti per
essere solo di se stesso. È invece libertà da tutto l'universo creato, animato
e inanimato, per essere tutto e interamente dell'universo animato e inanimato,
ma solo per compiere in esso la volontà del Padre suo. Gesù è come Dio
all'inizio della creazione. Dio governa ogni cosa, è libero da ogni cosa, ma
per dare vita buona ad ogni cosa. Così è Gesù. È libero da ogni cosa, ogni
persona, fare dare vita buona ad ogni cosa, ad ogni persona. Questa sua libertà
Lui l'ha manifestata a tutti coloro che vogliono seguirlo. Chi vuole seguirlo
deve vivere questa sua stessa libertà.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu
vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo
i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro
disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a
seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro
morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò,
Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù
gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è
adatto per il regno di Dio» (Lc 9,57-62).
Anche il discepolo di Gesù, se vuole dare vita buona, alle cose e alle persone,
deve essere come Gesù: libero da tutti e da tutto. Prima di scegliere di
seguire Gesù, tutti sono chiamati ad interrogarsi se sono capaci di costruire
questa libertà per tutti i giorni della loro vita. Se non ne sono capaci, Gesù
consiglia alla non sequela. La sequela esige questa libertà, perché essa deve
produrre veri frutti di vita eterna. Gesù mai ha nascosta questa esigenza di
libertà all'uomo. Sempre gliel'ha predicata.
Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene
a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i
fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere
mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a
calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare
che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro
che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a
costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". Oppure quale re,
partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può
affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no,
mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio
discepolo (Lc 14,25-33).
Anche dalla Madre sua e dai suoi parenti Gesù vive questa sublime libertà. Lui
è solo e tutto da Dio. È della Madre e dei parenti, ma in Dio. È della
creazione intera, ma in Dio e da Dio. È dell'uomo, di ogni uomo, ma sempre
secondo la volontà di Dio. Il Vangelo ci rivela che già a dodici anni Gesù
ricorda alla Madre questa sua esigenza di essere solo dal Padre. Nel Padre e
dal Padre, per il Padre è di ogni altra cosa e persona.
Verso Gesù non deve esserci alcun desiderio umano. Deve esserci invece
desiderio secondo Dio, avvolto di divina verità, secondo la volontà del Padre
celeste. Anche la Madre deve lasciare libero Cristo Signore di essere solo e
sempre del Padre. Lo esige il mistero della salvezza. Lo richiede la missione
di redenzione che Lui è venuto a portare a compimento. Cosa è infatti la
missione di salvezza se non il riportare ogni uomo nella più pura e santa
volontà di Dio? Come fa un uomo ad essere operatore di salvezza e di redenzione
se è dalla sua volontà, dalla sua parola, dal suo cuore, dai suoi desideri e
sentimenti? A volte anche un solo minuto sottratto alla volontà di Dio può
ostacolare, impedire, ritardare la salvezza di un cuore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci liberi per il
Regno di Dio.
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Lunedì Della XXV
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,16-18)
Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso.
Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato.
***
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 8,16-18)
Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso
o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda
la luce. Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto
che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come
ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò
che crede di avere». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Oggi leggo questa frase che senz'altro piace a quelle
persone che sono rimaste vittime di persecuzioni o di false accuse: "Non
c'è nulla di segreto che non sia manifestato". Parole che dispiacciono a
quanti non hanno la coscienza serena, sono invece di grandissimo conforto e
motivo di gioia a coloro che desiderano la giustizia e chiedono nella preghiera
che quanto è nascosto sia svelato e la verità conosciuta dalle persone
coinvolte.
Moltissime persone per varie ragioni sperano e pregano perché ottengano
giustizia al più presto. Anche per diatribe familiari o nell'ambiente lavorativo
attendono nella sofferenza e chiedono la realizzazione della frase sopracitata,
che si completa in questo modo
"Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato. Nulla di nascosto che
non sia conosciuto e venga in piena luce".
Luce.
Parola semplice, parola
meravigliosa. Per ognuno di noi è una parola carica di ricordi... Il lampo
nella notte fa paura, i primi raggi del sole all'alba ridanno coraggio e
speranza. C'è forse uno spettacolo più bello, un momento più esaltante di
quando si raggiunge la cima di una montagna mentre spunta il sole?
Come ogni avvenimento importante anche questo è preceduto da alcune prove.
Dapprima la notte, una notte buia e fredda, a volte glaciale, resa ancora più
penosa dai venti. Il momento tanto atteso tarda a giungere, bisogna aspettare,
bisogna saper aspettare. Mentre le stelle sbiadiscono lentamente, l'orizzonte
lontano si copre dolcemente di un alone chiaro, che si fa rosa col passare del
tempo. Il momento atteso arriva, infine, quando una riga rossa sottile si
staglia nel cielo e si ingrandisce a vista d'occhio verso l'est. Si leva il
giorno.
La luce della fede, questa luce preziosa, si accende nelle nostre anime allo
stesso modo, se sappiamo aspettarla, sollecitarla con la preghiera. E la grazia
segue la luce, la luce diventa grazia. Dio è presente.
Con il battesimo noi abbiamo ricevuto questa piccola luce nel nostro cuore,
nell'intimo della nostra anima. Ma può capitare che, col passare degli anni, la
fiamma di questa piccola torcia diminuisca e tenda a spegnersi. Dobbiamo allora
fare molta attenzione, vegliare e non accettare che si spenga definitivamente.
Dobbiamo ravvivarla e conservarla sempre al centro della nostra vita in balia
di dubbi e domande. Dobbiamo proteggerla e tenerla sempre accesa affinché possa
illuminarci, guidarci nelle nostre scelte, nelle nostre decisioni o nelle
nostre azioni, ed inondi tutta la nostra vita.
Dobbiamo proteggerla e tenerla sempre accesa affinché la nostra vita sia essa
stessa una luce per tutti quelli che incontriamo e che, come noi, cercano
Cristo, fonte di ogni vera luce grazie al suo Amore infinito.
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XXV
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)
Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta.
Perché, quando mancherà, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
***
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 16,1-13)
Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi
fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse:
"Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non
potrai più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie
l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci
sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi
al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la
tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu
quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua
ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con
scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più
scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché,
quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è
disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se
dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà
l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete
servire Dio e la ricchezza». Parola del Signore.
Forma breve
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 10-13)
Gesù diceva ai discepoli: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele
anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto
anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza
disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella
ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà
l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete
servire Dio e la ricchezza». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Vi è prima una parabola e poi una serie di ammonimenti che
commentano un elemento della parabola stessa e cioè l'uso del denaro. La
parabola, come è ovvio, non loda il fattore perché è disonesto, ma perché ha la
chiarezza e la decisione di imboccare l'unica via di salvezza che gli si
prospetta. Si sa che l'arte di cavarsela è molto applicata nelle ambigue
imprese di questo mondo. Lo è molto meno nella grande impresa della salvezza
eterna. Perciò Gesù ci rimprovera di essere più pronti a salvarci dai mali
mondani che dal male eterno, lui che da parte sua ha fatto di tutto perché
fossimo salvati, fino a salire in croce per noi. Non ci decidiamo a credere
che, se non portiamo il nostro peccato davanti a Dio, siamo perduti. Cominciamo
le nostre Messe confessando i peccati che abbiamo commessi, ma usciti di chiesa
ricominciamo a parlare di quelli altrui.
Un "test" decisivo dell'autenticità della nostra decisione cristiana è proprio
l'uso del denaro.
Non è disonesta la ricchezza in sé, né maledizione la ricchezza esteriore. Ma
lo è la ricchezza come idolo, innamoramento e progetto, come deformazione
interiore del cuore e della mente, che vogliono a tutti i costi essere
produttori di potenza e quindi di potere economico.
Occorre decidersi a scegliere: o mammona o Dio; cioè: o essere il signore per
signoreggiare o servire il Signore e godere della sua onnipotenza d'amore.
C'è un solo modo di liberarsi dalla schiavitù della ricchezza: farsi "amici"
per mezzo di ciò che si ha, cioè con l'impegno della solidale condivisione.
Il padrone lodò
quell'amministratore disonesto.
Gesù vuole discepoli pieni di Spirito Santo e di saggezza. Li vuole con quella
sapienza "fluida", "duttile", capace di trasformare in
grazia di salvezza e di redenzione anche la polvere del suolo. Non li vuole di
sapienza rigida, ferrea, cementata, legalizzata, imprigionata in delle norme
vecchie e antiquate. Questa sapienza non piace a Gesù. Non è quella dello
Spirito Santo, non è il suo dono. È una sapienza umana, non divina.
In lei c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile,
penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto,
libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e
tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri,
anche i più sottili. La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la
sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. È effluvio della potenza di
Dio, emanazione genuina della gloria dell'Onnipotente; per questo nulla di
contaminato penetra in essa. È riflesso della luce perenne, uno specchio senza
macchia dell'attività di Dio e immagine della sua bontà. Sebbene unica, può
tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso i secoli,
passando nelle anime sante, prepara amici di Dio e profeti. Dio infatti non ama
se non chi vive con la sapienza. Ella in realtà è più radiosa del sole e supera
ogni costellazione, paragonata alla luce risulta più luminosa; a questa,
infatti, succede la notte, ma la malvagità non prevale sulla sapienza (Sap
7,22-30).
Il padrone non loda l'amministratore disonesto per la sua disonestà, ma per la
scaltrezza con la quale aveva pensato al suo futuro. Usa i beni non suoi per
procurarsi un avvenire sereno e senza intoppi, dal momento che a suo giudizio
nessun'altra via è percorribile per lui. Anche Gesù vorrebbe lodare i suoi
discepoli, i figli della luce, per la loro sapienza nel procurarsi il regno
eterno, con i beni che non appartengono ad essi, perché ogni bene di questo
mondo è del Signore ed è solamente dato loro in uso per potersi procurare la
vita eterna. Invece Gesù vede che quasi tutti sciupano i beni di Dio donando ad
essi un fine che di certo non è di vita eterna. I suoi discepoli mancano di
vera sapienza. Eppure essi sono stati dotati, corazzati, armati di Spirito
Santo e lo Spirito del Signore è sapienza, intelletto, consiglio, fortezza,
scienza, pietà, timore del Signore. È lo Spirito che ha guidato Lui, il Messia,
e gli ha fatto trasformare in vita eterna anche la polvere che si attaccava ai
suoi sandali lungo il cammino.
Le Parole di Gesù sono chiare: o i suoi discepoli sapranno trasformare tutto in
vita eterna, anche le suole dei loro sandali, oppure il cuore si affezionerà
alle cose di questo mondo e per loro sarà la fine. Dalle cose del mondo saranno
divorati e consumati, fino a divenire idolatri. O libertà piena o schiavitù
piena.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci pienamente liberi.
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