IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL21° SECOLO
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL21° SECOLO
Sabato Della
XXIX Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei.
No, io vi dico.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei
Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro
sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei
fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle
diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che
fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma
se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella
sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al
vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma
non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello
gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato
attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se
no, lo taglierai"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Cristo vuole che il massacro dei Galilei e l'incidente della
torre di Siloe commuovano veramente il cuore degli uomini che gli parlano,
mentre essi desiderano solamente sapere se coloro che sono morti erano puniti
da Dio per i loro grandi peccati.
Queste persone rischiano di rinchiudersi nelle loro idee troppo umane su Dio,
mentre Gesù è venuto per aprire loro la via ad una vera comunione con Dio, in
una nuova vita. È vero che essi non troveranno una nuova spiegazione
semplicistica alla sofferenza, ma attraverseranno gli avvenimenti, anche i più
crudeli, in modo diverso, con un'altra prospettiva.
Gesù soffre a non essere capito. Eppure è come quel vignaiolo, che fa
l'impossibile per salvare il fico sterile. Sa che attraverso di lui deve essere
salvato ciò che è perduto.
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Venerdì Della XXIX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (12,54-59)
Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo.
Come mai non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (12,54-59)
In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia",
e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade.
Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo
tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca
di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e
il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.
Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo
spicciolo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Hai perfettamente ragione, Signore: siamo degli ipocriti. Fingiamo di non vedere, di non accorgerci cosa sta succedendo, giochiamo davanti agli eventi che ci obbligano a capire e a credere. Facciamo come se nulla dovesse cambiare, come se la Chiesa fosse inamovibile, come se tutto fosse scontato. Teniamo la testa sotto la sabbia, accusiamo quelli che non vengono in Chiesa, i genitori che sbuffano durante le riunioni (quasi sempre inutili e noiose!) e ci stringiamo forte attorno al gruppetto dei sopravissuti cattolici. No, non vediamo proprio i segni dei tempi, non capiamo nemmeno la forza travolgente del gesto di un Papa che lascia le chiavi ad un altro per rispetto e onore del ruolo di Pietro, senza pensare a se stesso, e di un altro papa Francesco, che si mette al timone con umiltà e mitezza spingendo tutti noi a chiederci se stiamo assolvendo al mandato del Signore di raccontare il vangelo dove viviamo. Hai ragione Signore, troppi giocano con le paure delle persone e predicono - anche fra i cristiani! - eventi catastrofici e profezie spaventando i deboli invece di incoraggiarli ad aprirsi allo stupore di un tempo consegnato alla immensa tenerezza del Padre. Hai ragione Signore, dobbiamo proprio svegliarci.
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Giovedì Della XXIX Settimana
del Tempo Ordinario Anno C
Dal
Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra,
e quanto vorrei che fosse già acceso!
***
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro
nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Pensate che io
sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione."
Come vivere questa Parola?
Se ancora in Pietro e negli apostoli poteva esserci l'idea che stare con
Gesù fosse un privilegio, credo che queste sue parole abbiano dissipato ogni
dubbio e aperto l'orizzonte su una sequela autentica. Gesù predica la pace, la
beatitudine, la comunione... ma porta la divisione: il Regno di Dio è connotato
da una violenza che non ha nulla a che fare con la guerra e le sopraffazioni di
cui sono pieni i libri di storia. È la violenza dello scegliere, della radicalità
delle prese di posizione. È la non accettazione di compromessi, venissero
chiesti anche da chi ci è più caro e a cui andrebbe la nostra obbedienza. Non è
esattamente una parabola quella di Gesù in questo paragrafo: egli descrive in
modo plastico, con metafore, il suo desiderio ("Sono venuto a gettare il
fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!"), dopodiché usa un
paio di immagini frequenti nell'antico testamento per dare corpo al fuoco che
accenna.
Tutto per dire che la sua pace, la sua beatitudine non sono da scambiare con
melense immagini che nascono più da pigrizia e superficialità. Si basano sulla
integra volontà di esprime l'immagine di Dio in noi e di rispettare, amare e
far emergere l'immagine di Dio impressa negli altri.
Signore, fa' che non abbiamo timore a dichiarare la nostra appartenenza a te.
Custodisci chi ancora oggi perde la vita per te, nelle tante persecuzioni che
oggi si realizzano nel nostro mondo.
La voce di Papa Francesco
"Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere
gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra
riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità,
Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi.
Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all'egoismo e scegliere il bene, la
verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri
interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti.
Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se
stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al
proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di
contraddizione» (Lc 2,34)."
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Mercoledì Della XXIX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.
A chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il
padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non
immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per
tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il
padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora
che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli
infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le parabole del ritorno del padrone sono per chi non crede,
per chi non è discepolo, o per noi? La domanda, solo apparentemente ingenua, è
gravida di conseguenze. Pietro, e noi con lui ci aspettiamo una risposta
negativa: no, non è per voi che già credete, non è per voi che meditate tutti i
giorni la Parola, non è per voi che siete già discepoli! È per gli altri che
non sanno, per i cristiani tiepidi, per quelli che snobbano l'annuncio... Noi,
in fondo, modestamente, qualcosa abbiamo capito, ci siamo attivati, cerchiamo
di custodire la fede. No, amici, non è così. L'invito alla vigilanza è
anzitutto per noi che pensiamo di essere già a posto. E lo siamo,
oggettivamente, siamo nella condizione di potere accogliere in pienezza il
Signore. Come i farisei. E i sadducei. E i dottori della Legge. La provocazione
di Gesù è urticante: a volte sono proprio gli uomini e le donne di religione, i
devoti a non essere presenti quando Dio viene. Possiamo drammaticamente passare
la vita in chiesa senza mai conoscere Dio. Non scoraggiamoci, allora, ma
cresciamo nel desiderio e nella vigilanza, non diamo mai nulla per scontato,
con un cuore libero che sa attendere.
Gesù è esplicito, nel brano di Vangelo che abbiamo letto, e si rivolge proprio
a chi, come noi, è diventato discepolo. Ci dice amichevolmente: ti ho cercato,
mi sono rivelato, ho aperto il tuo cuore, l'ho inondato di luce, ti perseguito
con i miei benefici, mi sei prezioso, ti circondo di segni, sappilo. Che ne
facciamo del tesoro scoperto nel campo, come gestiamo la nostra vita
spirituale? Abbiamo poco tempo? È passata la crisi mistica? È troppo difficile
credere nella mia città e accampo mille scuse per non dedicare del tempo
all'essenziale? Il Signore dona tutto se stesso. Ma chiede altrettanto. Dona
senza misura. Ma chiede lo stesso afflato, lo stesso desiderio, la stessa
generosità... Questo perché il nostro Dio è un amante passionale e geloso come
ha potuto sperimentare Israele, buono ma non bonaccione, un Padre e non un
Babbo Natale, un fuoco divorante, non una tiepida cenere. Stiamo attenti e
desti a non gettare alle ortiche la nostra dignità, non facciamoci prendere da
inutili ansie, ovvio, ma rispondiamo con verità e gioia alla chiamata del
Signore perché a chi ha ricevuto sarà chiesto molto di più; la fede non diventi
un nido in cui rifugiarci, né un paravento dietro cui nasconderci aspettando un
premio, ma un pungolo e uno stimolo per prendere sul serio un Dio che ci prende
sul serio.
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Martedì
Della XXIX Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
In qualunque casa entriate, prima
dite:
Pace a questa casa!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due
davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque
il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il
regno di Dio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
I tuoi amici, Signore,
annunciano il tuo regno.
Oltre la missione dei dodici, Luca riferisce nel suo Vangelo anche quella dei
settantadue discepoli. Nel racconto degli Atti degli Apostoli poi avrà modo di
tramandarci pure le memorie relative alla missione di Pietro, di Paolo, di
Stefano, di Filippo e di altri discepoli del Signore. Gesù manda dinanzi a sé i
discepoli nelle città e villaggi dove stava per recarsi, dicendo loro: "La
messe è molta, gli operai sono pochi, pregate dunque il padrone della messe,
perché mandi operai per la sua messe". La preghiera, che viene ingiunta
prima dell'azione, è fondamentale e non va intesa solo come un sostegno alla
missione, ma anche e soprattutto come parte integrante della missione. L'unione
con Dio è il primo e il più efficace mezzo apostolico. Altrimenti per chi si va
e come si va? L'esistenza del missionario è contraddistinta dalla dedizione
totale al compito che Cristo gli affida: "Andate, ecco io vi mando come
agnelli in mezzo a lupi", l'immagine è inconfondibile. Come Gesù si è
fatto agnello, si è consegnato per amore nelle mani dell'umanità, così ogni
discepolo deve essere disposto a farsi agnello, pronto per il sacrificio. Il
messaggio poi che Gesù stesso mette sulla bocca dei suoi discepoli: "Dite
così, è vicino a voi il regno di Dio", proclama la sua presenza: "li
manda dove stava per recarsi". Il regno di Dio è accogliere la pace e chi
la porta, è prendere cura dei malati, è gioia vissuta nell'incontro con Cristo
risorto nell'attesa della beata speranza. In questo annuncio c'è la presenza di
Gesù in mezzo ai suoi, con la sua volontà salvifica universale. L'evangelista
Luca, ci riporta alla necessità di essere non solo lettori attenti e devoti del
Vangelo, ma di esserne anche Apostoli. La radice battesimale consente di
conformarci alla storia di Gesù, divenendone testimoni. Ci rende capaci di
essere e di sentire come lui nel mondo.
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Lunedì Della XXIX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,13-21)
Riposati, mangia, bevi e divertiti!
Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello
che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché,
anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un
raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove
mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne
costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi
dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni;
riposati, mangia, bevi e divertiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che
hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si
arricchisce presso Dio». Parola del Signore.
RIFESSIONI
Nelle tre virtù
teologali la speranza si trova tra la fede e la carità: si appoggia alla fede
e dà slancio alla carità. Avere molta speranza è come orientarsi verso la cima
di una montagna: chi vuole raggiungerla desidera superare tutti gli ostacoli
per poter contemplare il meraviglioso panorama che si gode dall'alto.
Nella lettera agli Efesini san Paolo attribuisce alla mancanza di speranza tutta
l'immoralità del mondo pagano: non avendo speranza, si sono abbandonati ai loro
desideri impuri, che li trascinano in basso. I cristiani invece sono uomini e
donne ricchi di una grande speranza, sanno di essere cittadini del cielo
"e di là aspettano come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale
trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo
glorioso".
Anche il Signore, nel Vangelo di oggi, ci anima a una grande speranza: la
speranza di conservare la nostra vita per la vita eterna, di essere con lui
dove egli e, cioè nella gloria del Padre, di essere onorati dal Padre: "Se
uno mi serve, il Padre lo onorerà". "Chi ha questa speranza dice san
Giovanni si conserva puro". E la speranza a dare la forza di resistere alle
tentazioni, a dare il coraggio di resistere nelle difficoltà.
Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto".
San Paolo scrive ripetutamente, dovremmo poter dire: "Noi ci vantiamo
anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce la pazienza,
la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza". Ed è una
speranza che non delude.
«Stolto, questa notte
stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?"»
Lc 12,20
Come vivere questa Parola?
Gesù ci invita ad essere vigilanti a non preoccuparci eccessivamente del
nostro denaro: con la morte non si porta nulla con se stessi, se non le buone
opere (e purtroppo anche le cattive. Egli rifiuta di farsi mediatore tra un
uomo e il suo fratello per una questione di eredità: sciaguratamente la voglia
di avere più denaro e più beni spesso inquina anche le relazioni parentali più
strette: in tal modo si vive nell'egoismo, nell'isolamento e si nega la
condivisone con gli altri.
La morte, che sopraggiunge senza che noi ci accorgiamo (o quasi), rivela il
valore delle nostre ricchezze (materiali e spirituali): o servono per
acquistare meriti aiutando gli altri, dimostrando di praticare la vera carità,
o ci portano alla perdizione, se ci asteniamo dal soccorrere gli altri e se non
condividiamo quanto possediamo.
Sapendo essere destinati a divenire "cittadini del cielo", non
poniamo la nostra fiducia nei beni terreni, ma in quelli del cielo. "E'
meglio essere che sembrare cristiani".
Signore, fa' che nella mia vita prevalga il tuo amore per te e per il prossimo,
che io non ponga le mie speranze nei beni terreni, ma nell'adempimento fedele
della tua parola e del tuo vangelo.
E Gesù ci dice di non avere fiducia nella pace delle ricchezze, perché con
grande realismo ci dice: "Guardate che ci sono i ladri... I ladri possono
rubare le tue ricchezze!". Non è una pace definiva quella che ti danno i
soldi. E il metallo si arrugginisce, no?
IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL21° SECOLO
XXIX DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
"Fammi giustizia contro il mio avversario".
"Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, le farò giustizia.
***
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
"Fammi giustizia contro il mio avversario".
"Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, le farò giustizia.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità
di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per
alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva:
"Fammi giustizia contro il mio avversario".
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio
e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le
farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non
farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?
Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.
Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Cristo si definisce
di fronte ad un mondo diviso in due: quello degli oppressori senza Dio e
senza cuore, e quello degli oppressi senza protezione. Egli scopre un peccato:
il peccato sociale, più forte che mai, antico quanto l'uomo; ed egli lo
analizza in profondità nell'ingenuità di una parabola dalla quale trae un
duplice insegnamento. Quello del clamore che sale verso Dio gridando l'ingiustizia
irritante in una preghiera fiduciosa e senza risentimento, tenacemente serena e
senza scoraggiamenti, con la sicurezza che verrà ascoltata da un giudice che
diventa il Padre degli orfani e il consolatore delle vedove. D'altro canto,
Gesù stesso prende posizione, rivoltandosi come una forza trasformatrice
dell'uomo su questa terra deserta di ogni pietà, per mezzo della risposta
personale della sua propria sofferenza, agonizzante, in un giudizio vergognoso,
senza difesa e senza colpa. Neanche lui viene ascoltato, ma si abbandona
ciecamente a suo Padre, dalla sua croce, che ottiene per tutti la liberazione.
La sua unica forza viene dal potere di una accettazione, certa, ma profetica,
denunciante. Ci chiede, dalla sua croce: quando ritornerò a voi troverò tutta
questa fede, che prega nella rivolta?
Sono le ultime parole del Vangelo a stimolare
la nostra riflessione: ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede
sulla terra? Questa domanda lascia sconcertati e interroga in profondità il
nostro animo su come fare a mantenere viva la fede: se addirittura Cristo
dubita, che cosa possiamo fare noi? Noi poveri cristiani che conosciamo alti e
bassi nella nostra relazione con Dio siamo stati dunque investiti di
generazione in generazione di un compito così importante ed essenziale? È
evidente che la risposta dipende dall'uomo, da quanto ognuno di noi considera
importante e interessante avere a che fare con Dio.
Come si può gestire la relazione con Dio e mantenere viva la nostra fede?
Gli strumenti necessari per dare risposta a questa domanda.
Servono dunque:
- la preghiera. Anche se noi non lo vediamo Egli ci parla attraverso le sue
opere, di questo ne siamo consci. La preghiera è il nostro modo di riconoscerlo
e di entrare in relazione con lui. È richiesta la nostra piena partecipazione e
totale coinvolgimento, per questo è più semplice e spontaneo pregare quando
siamo in difficoltà o ci sentiamo profondamente coinvolti da qualcuna delle
nostre vicende umane: la nostra preghiera diventa tanto più intensa e partecipata,
quanto più ci sentiamo incapaci e impotenti di fronte alle cose della vita.
Coinvolgere altri, ed essere coinvolti
da un altro, rende più forte la preghiera.
- la costanza. Come nelle relazioni umane più intense non basta essere
superficiali, opportunisti e interessati, ma è necessaria la conoscenza, la
frequentazione e il reale interesse per l'altro. Bisogna dunque aggiungere la
dimensione del tempo alla relazione con Dio, cosa che costa a noi fatica, ma
che è fondamentale perché nei tempi buoni rischiamo di dimenticarci di Lui.
Mosè conobbe la stanchezza del suo essere preghiera vivente e si fece aiutare
da Aronne e Cur a sostenere questo incarico. Anche a noi può capitare di
sentirci stanchi o di essere semplicemente distratti dalle vicende della nostra
vita e di passare Dio in secondo piano. La nostra preghiera quotidiana e la
partecipazione all'Eucarestia domenicale servono a mantenere viva nel tempo la
nostra relazione con Lui, a cercarlo e conoscerlo attraverso le Scritture e la
Parola, rinnovando il nostro interesse.
- la giustizia. Dio ama e ascolta coloro che sono giusti e agiscono con
giustizia. Dobbiamo imparare ad essere giusti, cioè ad agire con amore cercando
di vedere gli altri e le situazioni con lo sguardo di Dio. La Parola ci aiuta a
distinguere e ad imparare a scegliere. Anche la nostra preghiera deve essere
giusta. Questo forse è il motivo per cui a volte ci sembra di non essere
ascoltati: la nostra richiesta non è giusta oppure non abbiamo compreso che il
piano di Dio su di noi è diverso. La vedova del vangelo supplica il giudice ed
ottiene ascolto da lui sia perché "disturba" il suo quieto vivere,
sia perché egli sa che la causa è giusta e che se non le desse soddisfazione
ella tornerebbe alla carica con maggiore veemenza.
- la Parola. Gesù è il nostro esempio e la nostra guida. Egli ci ha insegnato
come pregare, che cosa sia la giustizia ed ha dedicato la sua vita a seguire la
volontà del Padre, fino all'estremo sacrificio. San Paolo indica la strada:
cercare, conoscere la Scrittura e la Parola, insegnarla, diffonderla perché
attraverso di essa si educhi alla vera giustizia e rimanere saldi in quel che
si crede.
Per riflessione personale e di coppia:- Come vivo la mia relazione con Dio, attraverso la preghiera? Quali momenti
della mia giornata o della mia settimana riesco a dedicare a Lui "in
esclusiva"?- Gli sposi cristiani ben conoscono la fatica e la bellezza del "tutti i
giorni della mia vita": come ci aiutiamo a vicenda nel mantenere con
costanza la nostra relazione con Dio? Riusciamo a pregare insieme?- Come e quando mi sento di agire con giustizia? Quale differenza c'è tra
l'essere "buoni" ed essere "giusti"