IL VANGELO DEL GIORNO VII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente". Ma io vi
dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia
destra, tu porgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e
toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad
accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da' a chi ti chiede, e a chi
desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico". Ma
io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo
sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate
perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù Cristo, Dio-con-noi e umanità nuova, insegna ai suoi
discepoli il comandamento dell'amore, la nuova legge del
Vangelo che sostituisce per sempre la legge pagana del vecchio uomo: "Amerai il
tuo prossimo e odierai il tuo nemico".
Il nostro spirito trema sentendo le esigenze di questo nuovo comandamento. Non
è forse più facile aggredire chi ci aggredisce e amare chi ci ama? Forse è a
questo che ci spingerebbero i nostri sensi, è questa la voce dell'anima
umiliata non ancora raggiunta dalla luce del Dio di Gesù Cristo, del solo vero
Dio. Ecco perché l'amore di carità è un precetto insolito, che apre ad un nuovo
orizzonte antropologico la civiltà antica e ogni civiltà umana possibile.
Visto da questo orizzonte, l'uomo, ogni uomo, appare creato a immagine e
somiglianza di Dio e non più formato secondo una natura disuguale e arbitraria,
come invece credevano i pagani. Liberato dai suoi peccati grazie all'azione
redentrice di Cristo e rinnovato dall'azione dello Spirito, l'uomo, ogni uomo,
è il tempio in cui risplende lo Spirito di Dio. Dio ama l'uomo per se stesso, a
tal punto che consegna alla morte suo Figlio.
Dal momento che Dio ci ama in questo modo e ci ha fatti partecipi del suo
amore, noi non possiamo che perdonare il nostro prossimo e aiutarlo perché viva
e si sviluppi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,14-29)
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e
arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi
che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a
salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla
folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno
spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i
denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci
sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando
sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo
portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed
egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da
quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso
lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi
qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è
possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce:
«Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli:
«Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più».
Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto,
sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed
egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non
siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non
si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Possiamo paragonare il nostro mondo a questo ragazzo
posseduto dallo spirito maligno; in realtà esso è sovente in preda alle
convulsioni. "Lo butta nel fuoco e nell'acqua", nel fuoco della
violenza e della guerra, nell'acqua della facilità, della frenesia di godere. E
questo mondo noi abbiamo il dovere di guarirlo. Il Signore ci ha detto che
siamo il sale della terra e la luce del mondo, dobbiamo dunque strapparlo dalla
follia, dalle convulsioni. Ma come? Ci sentiamo così incapaci, così impotenti!
Gesù ci ha indicato i mezzi: la fede e la preghiera. Bisogna credere veramente,
allora si può fare qualcosa anche nelle circostanze più difficili. E con la
fede si può pregare in modo efficace.
Perché anche la preghiera è necessaria? Nel Vangelo di oggi vediamo che il
rimedio è una morte che si apre a una risurrezione. San Marco ha condotto il
suo discorso in modo da evocare la morte per la risurrezione.
Questo ragazzo per guarire deve passare attraverso la morte: "Il fanciullo
diventò come morto, sicché molti dicevano: E morto. Ma Gesù, presolo per mano,
lo sollevò ed egli si alzò in piedi". Morte e risurrezione.
E anche il nostro mondo, scosso da tante convulsioni, ha bisogno di una morte,
ma non di una qualunque morte: di una morte preparante la risurrezione, di un
rinnegamento che conduca alla risurrezione. Per questo la preghiera è
necessaria. Avviene come per Gesù. Egli stesso, per accettare di morire per
risorgere, ha dovuto pregare a lungo e intensamente durante la sua agonia e
così ha trovato, attraverso la morte, la strada della risurrezione.
Questa è l'imperscrutabile sapienza divina, dalla quale dobbiamo sempre
chiedere di essere illuminati.
Domandiamo dunque il dono della fede e della preghiera, perché tutto il mondo
trovi attraverso la morte la via della risurrezione.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non
voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva
loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo
uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non
capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate
discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano
discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro:
«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi
accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo ci dà una luce chiara: la prova è una partecipazione al mistero di morte e di risurrezione di Gesù. Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni risusciterà". Camminiamo nella vita senza illusioni: le prove, le tribolazioni ci saranno sempre, ma sono già illuminate dalla luce della risurrezione, sono rese feconde per noi e per tutto il mondo da questa meravigliosa luce.
IL VANGELO DEL GIORNO VII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì
Della VII Settimana Del Tempo Ordinario Anno A
Cattedra Di San Pietro Apostolo
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 16,13-19)
Gesù disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai
suoi discepoli: «La gente, chi dice che
sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista,
altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone,
figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre
mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra
sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei
cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La liturgia di oggi è
illuminata dal pensiero della paternità di Dio. Gesù stesso afferma che
Pietro ha parlato per ispirazione del Padre, riconoscendo in lui il Messia, il
Figlio di Dio: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il
sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli". È dal
Padre che viene ogni cosa buona, e in particolare è dal Padre che viene la vita
soprannaturale, il cui inizio e fondamento è la fede in Gesù.
E anche Gesù è docile al Padre. Non sceglie di sua iniziativa il primo fra gli
Apostoli, ma aspetta che il Padre manifesti la sua scelta e soltanto dopo,
quando il riconoscimento di Pietro indica la scelta del Padre, dice a Simone, a
Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".
C'è dunque un riconoscimento reciproco, basato sull'iniziativa del Padre.
Simone riconosce in Gesù il Figlio di Dio, Gesù riconosce in Simone la pietra
fondamentale della sua Chiesa.
Anche nella sua bellissima lettera Pietro rivela la sua docilità
all'ispirazione del Padre e la sua riconoscenza verso di lui.
Nei primissimi versetti parla della prescienza del Padre: tutto si compie per
iniziativa di Dio, che sceglie i suoi eletti "mediante la santificazione
dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo". E all'opera il Dio Trinitario.
E subito dopo erompe in una acclamazione: "Sia benedetto Dio e
Padre", per i benefici che già ci ha elargito e per quelli che ci ha
preparati: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore Gesù Cristo: nella sua
grande misericordia egli ci ha rigenerati". Dio si è di nuovo
manifestato Padre per noi; già ci aveva dato la vita, ora ci ha nuovamente
generati, "mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti". Il
Padre si è di nuovo rivelato tale donandoci una vita al di là della morte, una
vita, dunque, eterna.
Questa generosità che il Padre ci ha dimostrato nel passato è evidentemente
promessa di una altrettanto grande generosità per il futuro. Infatti Pietro
continua: "Ci ha rigenerati per una speranza viva". Già possediamo la
vita eterna, ma in germe, un germe colmo di speranza, teso verso il perfetto
compimento. Pietro non ha parole abbastanza belle per descrivere quello che Dio
ci darà: "Una eredità che non si corrompe, non si macchia, non marcisce,
conservata nei cieli...".
È una prospettiva estremamente positiva. Pietro vede la grande bontà di Dio nel
passato, vede la grande bontà di Dio per il futuro.
E fra questi due spazi immensi di gioia c'è un piccolo momento di prova:
"Perciò siete ricolmi di gioia anche se ora dovete essere per un po' di
tempo afflitti da varie prove".
Realmente tutte le difficoltà, le contrarietà, le tribolazioni della vita, che
spesso occupano tutto il nostro orizzonte soffocandoci, Pietro le vede come
qualcosa quasi trascurabile, un breve momento di afflizione fra due
manifestazioni indescrivibili della bontà e generosità divine.
E anche queste prove sono lette in maniera molto positiva sono necessarie per
purificare la nostra fede, come l'oro si purifica nel fuoco.
È molto consolante per noi questa visione della vita cristiana, la vita che noi
viviamo giorno per giorno e che san Pietro ci presenta con tanto entusiasmo.
Chiediamo a lui che ci aiuti ad essere docili al Padre e pieni di fiducia nel
suo amore.
TRSTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,41-50)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di
Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio
per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel
mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella
vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco
inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio
per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere
gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via:
è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due
occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non
si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale
diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e
siate in pace gli uni con gli altri». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoliUn solo scandalo o di parola o di opera può distruggere un'intera generazione
senza più rimedio. Più in alto, più influente, più nota, più universale è la
persona e più universale sarà la sua azione o parola di scandalo. Lo scandalo
di un papa può distruggere la Chiesa. Lo scandalo di un vescovo più annientare
un'intera Diocesi. Quello di un parroco può mandare in rovina la parrocchia.
Quello di una madre o di un padre l'intera famiglia. Quello di un professore
una generazione di alunni. Per tutti vale la pena ricordare il nobile
ragionamento di una persona insigne per amore verso le nuove generazioni.
Questo esempio ci rivela tutta la potenza di luce che è in un cuore.
Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e
molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca
e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita
ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e
comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto
non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati
dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data
che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere
la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di
mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo,
sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell'antica
amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno
della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda
canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma
specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo
mandassero pure alla morte.
«Poiché - egli diceva - non è affatto degno della nostra età fingere, con il
pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato
alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena
un po' più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e
macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo
degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani
dell'Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò
degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano
affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi».
Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. he ve lo trascinavano,
cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole
da lui pronunciate fossero una pazzia. Mentre stava per morire sotto i colpi,
disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che,
potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli,
ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». In tal
modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di
virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione (2Mac
6,18-31).
Se non si è pieni di Spirito Santo, non si vede la potenza devastatrice dello
scandalo. A volte anche una sola parola può rovinare un cuore, lo può orientare
verso il male. Di questa parola di scandalo siamo responsabili per l'eternità.
Per noi uno si è perso.
Gesù è esigente verso i suoi discepoli. Chiede ad ognuno di evitare ad ogni
costo che diano scandalo. Un solo scandalo potrà rovinare la sua stessa Croce.
Il suo mistero di salvezza può andare in frantumi per una sola parola fuori
luogo, fuori tempo, fuori contesto. Il discepolo di Gesù eviterà ogni scandalo
se è nella comunione dello Spirito.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci una prudenza
somma.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al
di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli
insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù
se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che
cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di
ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque
l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse
loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio
verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette
adulterio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
San Pietro ci invita,
nel versetto prima del Vangelo: "Amatevi intensamente, di vero cuore,
perché siete stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale".
Immortalità e fedeltà vanno insieme. E' una lezione che gli uomini non
capiscono facilmente, perché concepiscono l'amore in maniera troppo naturale,
mischiato all'interesse proprio. E vero che nell'amore umano c'è una certa
mescolanza di interesse proprio e di generosità ed è questo il motivo che rende
necessario educare il nostro amore ad essere sempre più fedele e
disinteressato.
Anche nel matrimonio l'unione vera non può fondarsi sulla passione e
sull'incostanza del sentimento, ma sulla fedeltà. E non è facile, perché
ciascuno è tentato di cercare la propria felicità e di pensare che questo sia
amore. In particolare, se l'amore non è purificato, l'impulso verso la
soddisfazione dell'istinto sessuale ha il sopravvento e quando questa
soddisfazione non la si trova o si pensa di poterla trovare meglio altrove,
avviene la rottura.
Ma il progetto di Dio è un altro: "I due saranno una carne sola. Sicché
non sono più due, ma una sola carne". Gesù ricorda questo progetto divino,
che l'uomo fa proprio quando non cerca la propria soddisfazione, la propria
felicità, ma la felicità dell'altro, anche a prezzo della propria abnegazione.
Così ciò che Dio ha congiunto non sarà mai separato. È un comando divino ed è
nello stesso tempo un dono divino, come il Siracide dice dell'amicizia.
Leggiamo nel bellissimo testo del Siracide: "Un amico fedele è un balsamo
di vita, lo troveranno quanti temono il Signore", quanti cioè hanno verso
di lui quel rispetto profondo fatto di docilità e di amore che la Bibbia chiama
"timore di Dio".
Se una persona è aperta alla docilità verso Dio, porterà nella sua amicizia la
generosità che viene solamente da lui; per questo "chi teme il Signore è
costante nella sua amicizia". Fondato sul Signore, che è amore generoso,
anch'egli sarà generoso e fedele e troverà un amico come lui, "perché come
uno è, così sarà il suo amico".
Il versetto petrino che abbiamo citato dà, per noi cristiani, la ragione più
profonda della fedeltà nell'amicizia: "Amatevi intensamente..., perché
siete stati rigenerati da un seme immortale: dalla parola del Dio
vivente". La nostra vita spirituale è fondata sulla parola di Dio che ci
dà una vita nuova, che durerà per sempre e i nostri affetti, se sono penetrati
dal soffio divino della parola di Dio, dell'amore di Dio, non c'è ragione
perché non debbano anch'essi durare per sempre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,13-16)
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i
discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è
come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo
accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La Sacra Scrittura
esalta la grandezza dell'uomo:
"Secondo la sua natura il Signore li rivestì di forza e a sua immagine
li formò... Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché
ragionassero, li riempì di dottrina e di intelligenza e indicò loro anche il
bene e il male". E, ciò che è più prezioso: "Stabilì con loro
un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti". Parla,
evidentemente, dell'alleanza con Mosè e della legge delle due tavole. Quanto
più possiamo ora ammirare la bontà divina, pensando all'alleanza nuova conclusa
nel sangue di Cristo e alla legge nuova scritta nei nostri cuori, che ci fa
vivere nello Spirito Santo da figli di Dio! Nel Vangelo, a quest'uomo così
grande per i doni di Dio, Gesù ripete più volte l'invito a diventare "come
un bambino": è la condizione per entrare nel regno del Padre. E per
diventare "bambini" abbiamo una via: essere figli di Maria, che è
stata piccola ed è stata contenta di esserlo: "il mio spirito esulta in
Dio, perché ha guardato l'umiltà della sua serva". È difficile essere
contenti dei propri limiti! Il segreto è essere umili e magnanimi, per questo
Maria ha potuto parlare per sé di grandezza e di umiltà.
Maria è stata adulta nella fede, ha usato, come dice il Siracide, il
discernimento per ragionare: all'Angelo annunciante ha fatto domande essenziali
per risposte precise. Ed è stata piccola, docile e fiduciosa nell'abbandonarsi
a Dio. Leggiamo ancora nel Siracide:
"Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue
opere". E Maria nella visita ad Elisabetta ha cantato le lodi del Signore:
"Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome".
Ringraziamo il Signore di averci dato in Maria un modello e una madre che ci aiuta
a capire la necessità della piccolezza evangelica e a crescere in essa per
ricevere le grazie divine.