TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia
carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui
darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come
quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in
eterno». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In natura, non ci può essere vita senza nutrimento. Il cibo, di origine
vegetale o animale, di cui ci nutriamo, è stato vivente prima di essere
consumato per mantenere in vita un altro essere, cioè noi.
Oggi, nel brano del Vangelo secondo Giovanni, Gesù affronta questo dato di
fatto essenziale della nostra condizione umana, rovesciandone l'ambito di
applicazione: noi dobbiamo nutrirci di lui stesso, della sua carne e del suo
sangue, se vogliamo cominciare a conoscere la pienezza della vita. Mangiando la
sua carne e bevendo il suo sangue, noi ci nutriamo come non si potrebbe fare
nell'ambito fisico.
Noi viviamo così per sempre: il cibo è diverso, così come diversa è la vita che
esso ci dà. Questo nuovo tipo di cibo ha, sul credente, un effetto immediato
("ha la vita eterna") ed è, nello stesso tempo, una promessa per il futuro ("e
io lo risusciterò nell'ultimo giorno").
Quando ci nutriamo del cibo naturale, siamo integrati nel ciclo biologico; per
mezzo della trasformazione delle leggi biologiche, invece, riceviamo la vita
divina, siamo introdotti nella vita stessa di Dio. Come ciò che mangiamo e
beviamo, assimilato, diventa parte di noi, così, ricevendo nel sacramento la
carne e il sangue di Cristo, veniamo "incorporati" in lui.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di
buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che
è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non
testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come
te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro
mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte
ricchezze. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dopo aver benedetto alcuni bambini Gesù partì dal luogo dov'era, e mentre era
per strada gli si avvicinò un giovane che, gettandosi in ginocchio, gli
domandò: "Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?". Una
domanda legittima e a prima vista spirituale, poi arrivava anche da un giovane,
quindi c'erano segnali di una conversione.
Apparentemente si può avere una opinione ma noi non dobbiamo fermarci mai
all'apparenza o alle parole dette in scioltezza.
È opportuno avere una maggiore conoscenza di una persona, senza nutrire
pregiudizi o formarsi un'idea troppo ottimistica. La prudenza non è mai
abbastanza nelle relazioni amichevole, nelle conoscenze, nel linguaggio e nelle
azioni. Naturalmente e senza pregiudizi una persona può formarsi mentalmente
una idea della persona che ha davanti, con cui lavora e senza cadere nel
giudizio.
Non c'è la necessità di arrivare al giudizio quando si ascoltano dai familiari
o dai conoscenti parole cattive o si vedono azioni sbagliate.
È quella persona a fornire i dati della sua spiritualità, presente o assente,
buona o deviata.
Ascoltando le parole del giovane che si inginocchiò davanti a Gesù, qualsiasi
persona lo avrebbe ammirato, apprezzato, considerato quasi perfetto. L'errore
si trova nell'avventatezza del giudizio, infatti ciò che guida è quanto si
ascolta o si vede.
Oltre la naturale imperfezione dell'opinione umana, và considerato anche in che
modo si esprime la persona che parla o opera. È sincera o falsa? Ha un
atteggiamento spontaneo improntato all'inganno e a mostrare ciò che non è
realmente? Ma non possiamo giudicare senza prove, quindi bisogna attendere i
frutti buoni o cattivi, le opere che compie.
Nessuno di voi che legge deve però cadere nel panico se alle volte maschera
qualche cosa o non sempre è sincero/a. Nessun Santo è nato tale, per tutti c'è
un cammino di conversione e di santificazione personale da compiere. Il cammino
è difficoltoso, lo sappiamo, senza la Grazia di Dio diventa addirittura
impossibile proseguire nella Via del Vangelo.
È importante sforzarsi di purificare la mente, c'è una lotta da compiere contro
i pensieri di giudizio e altri che non sono buoni. È una lotta gioiosa perché
compiuta nella preghiera, inoltre Gesù e la Madonna intervengono sempre quando
si invocano.
Il Vangelo ci mette dinanzi una verità indispensabile per vivere nella Grazia
di Dio e ricevere aiuti nei pericoli e nelle malattie: "Osserva i
Comandamenti". Questo disse Gesù al giovane ricco pieno di fervore non
autentico, era come esaltato dall'idea della salvezza eterna, sganciata però
dai mezzi per conseguirla.
Gesù vide subito che la richiesta espressa era buona ma l'intenzione bisognava
purificarla. A lui fece una proposta particolare e che non riguarda chi vive in
famiglia e non è un Consacrato: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel Cielo; e vieni! Seguimi!".
Gesù chiedeva una prova al giovane sulla richiesta fatta, lo metteva alla prova
per mostrargli qual era la sua reale convinzione.
Quindi, non sempre quando si parla o si prega c'è una autentica convinzione.
Spesso non si fa in malafede, c'è un trasporto naturale.
"Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte
ricchezze".
Il giovane passò dall'euforica esaltazione alla tristezza, perché non aveva
ottenuto quanto era convinto di ottenere.
Gesù non si riferisce solamente alle ricchezze economiche, ci sono ricchezze
che in realtà sono debolezze, frutti scaturiti dai cattivi comportamenti e
dalla ripetizione dei vizi. C'è anche la ricchezza dell'orgoglio e della
superbia. Con l'esame di coscienza ognuno scopre queste debolezze ed inizia a
lottarle, si impegna per eliminare questi sentimenti negativi che fanno stare
molto male.
Non c'è vera gioia quando si pensa o si parla per danneggiare gli altri.
L'anima è triste e c'è molta agitazione.
Gioiscono invece quanti non pensano male e dicono bene di tutti.
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Martedì Della XX
Settimana Del Tempo Ordinario Anno B
San
Bernardo
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
E' impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile.
20 Agosto 2024
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile
che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di
Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può
essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma
a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Allora, chi può essere salvato?
L'uomo ricco per dei miseri beni effimeri, di un istante, rifiuta il grande
bene eterno. Le parole di Gesù sono ritenute dai discepoli senz'appello: In
verità io vi dico. Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo
ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio. Anzi, essi le estendono ad ogni uomo: Allora, chi può
essere salvato? La risposta di Gesù è ancora più sorprendente: Questo è
impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile. Il discorso di Gesù è
limpido. Le ricchezze imprigionano il cuore. Se in un primo momento esso è
onesto e santo, a poco a poco inizierà a divenire disonesto e malvagio. Nella
disonestà e malvagità del cuore non c'è salvezza eterna.
Dalla malvagità e disonestà si può tornare indietro? Ci si può convertire? Ci
si può pentire e iniziare una nuova vita? Gesù attesta che si può. Non però con
le forze dell'uomo, ma con la potente grazia di Dio. Il Signore però non sempre
agisce in modo diretto. Normalmente agisce per via indiretta, attraverso i suoi
ministri. Spetta ad essi liberare i cuori dagli affanni della ricchezza, perché
si dedichino al servizio di Dio, nella verità, nella giustizia, nella grande
carità e se è richiesto, anche nella grande rinunzia. Accanto a Gesù troviamo
uomini ricchi e facoltosi. Vi sono donne che assistono il Maestro e i discepoli
con i loro beni. Gesù stesso ha convertito Levi e Zaccheo. Lazzaro e le due
sorelle, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo erano persone non povere.
Il principio teologico che necessariamente va messo in luce esige che si dica
che la salvezza è il frutto della grazia di Cristo e della grazia del Corpo di
Cristo che è la Chiesa. Se la Chiesa, come Cristo Gesù, produce grazia, con
essa il Padre celeste potrà convertire molti cuori. Se invece essa non produce
alcuna grazia, non speri che qualcuno si possa convertire, né ricco e né
povero, perché anche la salvezza del povero è il frutto della grazia del Corpo
di Cristo che è la sua Chiesa. Allora è giusto che ognuno si chieda: Ma io,
parte del Corpo di Cristo, sua Chiesa, cammino di verità in verità, di grazia
in grazia, di sapienza in sapienza, divengo ogni giorno più grande fiume di
salvezza per i miei fratelli? Se non sono fiume di grazia, nessuno per me si
convertirà e l'uomo rimane imprigionato nella sua miseria spirituale,
indipendentemente che sia ricco o povero, dotto o non dotto, potente o debole,
facoltoso o misero.
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco
entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i
discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?».
Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è
possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Pietro e gli altri hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Cosa riceveranno loro
in cambio? La risposta Gesù l'ha già data nell'invito fatto all'uomo ricco:
Avrai un tesoro nei cieli. Raggiungerai la più alta perfezione. Ora il Maestro
vi aggiunge altre due ricompense: Nei cieli siederanno su dodici troni a
giudicare le tribù di Israele. Saranno messi sopra tutti gli altri. Sulla terra
avranno cento volte quanto hanno lasciato". Nulla mancherà in vita sulla
terra e nulla mancherà in gloria nei cieli. Sulla terra la loro vita sarà sopra
ogni altra vita. Nei cieli la loro gloria sarà sopra ogni altra gloria. Sono messi
in alto, sopra tutti, sulla terra e nei cieli. L'uomo dona il suo niente
terreno a Dio, Dio gli dona il suo tutto eterno. Chi guadagna è l'uomo. Riceve
il tutto sulla terra e nei cieli.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dono totale a
Cristo Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi".
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma
anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano
contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il
caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Non posso fare delle mie cose quello che voglio?
Le regole del regno dei cieli non sono stabilite dall'uomo. A nessun uomo è
stato dato questo potere. Esse sono tutte date dal Signore, da Dio e da nessun
altro. Non solo vengono dal cielo, ma sono anche immodificabili in eterno.
Anche le modalità della loro applicazione nel tempo, lungo il corso dei secoli,
deve venire dallo Spirito Santo. Nello Spirito le regole si conoscono, nello
Spirito si insegnano, nello Spirito si applicano. Chi è senza lo Spirito del
Signore, nel quale è obbligato a crescere di giorno in giorno, sempre
sostituirà la volontà di Dio con la propria e le regole divine con precetti
umani. È questo il rimprovero che il Signore rivolge al suo popolo per mezzo di
Isaia. Ripreso tutto da Cristo Gesù e rivolto agli scribi e ai farisei che
sempre lo contrastavano.
Dice il Signore: «Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e
mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la
venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani, perciò,
eccomi, continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà la
sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l'intelligenza dei suoi
intelligenti». Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per
dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: «Chi ci
vede? Chi ci conosce?». Che perversità! Forse che il vasaio è stimato pari alla
creta? Un oggetto può dire del suo autore: «Non mi ha fatto lui»? E un vaso può
dire del vasaio: «Non capisce»? Certo, ancora un po' e il Libano si cambierà in
un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i
sordi le parole del libro; liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi
dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più
poveri gioiranno nel Santo d'Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà
l'arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola
rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e
rovinano il giusto per un nulla (Is 29,13-21).
La prima regola del regno dei cieli vuole che in esso si entri per chiamata.
Tutta la storia della salvezza da Noè fino a Cristo Gesù è per chiamata. Tutta
la vita di Gesù fu una missione per chiamare. Tutta la storia della Chiesa deve
trasformarsi in un andare per il mondo a chiamare perché si entri nel regno di
Dio. Se la Chiesa non chiama, il regno muore ed essa stessa muore. Essa esiste
per chiamare sempre. Chiama, è Chiesa di Cristo Gesù. Non chiama, non è Chiesa
di Gesù Signore. La missione è essenza della vita di Cristo, deve essere
essenza della vita della Chiesa.
La seconda regola del regno annunzia l'insindacabile azione del Signore nel
retribuire coloro che hanno accolto l'invito e sono andati a lavorare nella sua
vigna. La volontà di Dio nel dare ministeri, carismi, responsabilità, missioni
particolari, retribuzione finale è solo dalla sua eterna sapienza. La mente
umana mai potrà entrare in questo mistero.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci le regole del
regno.
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Giovedì Della XX
Settimana Del Tempo Ordinario Anno B
Beata Vergine Maria Regina
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,1-14)
Molti sono chiamati, ma pochi eletti.
22 Agosto 2024
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il Regno dei Cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Tutti siamo chiamati al banchetto nuziale, ognuno di noi in peculiari
circostanze, ma la chiamata a vivere il Vangelo riguarda proprio tutti.
Oggi Gesù ci parla di un re che preparò un banchetto per celebrare le nozze di
suo figlio, e inviò i suoi servi a chiamare gli invitati.
Dal racconto leggiamo che molte volte alla generosità di Dio corrispondiamo con
freddezza e indifferenza. Inviò i suoi servi a chiamare gli invitati ma questi
non risposero all'invito. Quante volte Dio chiama alla conversione con
ispirazioni e con avvenimenti che fanno riflettere, ma si rimane insensibili,
aggrappati all'unica certezza che è l'orgoglio?
Molti oggi intravedono il passaggio di Gesù nella loro vita, attraverso la
sofferenza o di prove che tutti incontriamo prima o poi, ma non fermano il
Signore e non Lo invitano a casa loro, nelle loro anime. E Gesù passa oltre...
Nel Vangelo vediamo che gli invitati al banchetto nuziale rifiutano di lasciare
i loro impegni per onorare il re, come quelli che non riconoscono la regalità
di Cristo e non Lo adorano, non Lo seguono. Però Dio continua ad invitare anche
i non credenti, fino a quando ribadiscono il definitivo rifiuto.
"Quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri
affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero".
Gesù ha raccontato questa parabola con grande dolore, considerando quante scuse
avrebbe ricevuto lungo i secoli I cibi preparati con tanta cura rimangono sulla
mensa e la sala resta vuota, perché Gesù non costringe nessuno.
Dio è però un Padre paziente e rinnova fino a un certo limite l'invito a
prendere parte alla festa nuziale di suo Figlio, invia nuovamente i suoi servi
a convocare gli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e
gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!".
Gli invitati, però, non prestarono la minima attenzione all'invito che
equivaleva la salvezza eterna e al miglioramento della loro condizione in
questa vita: se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari.
Così vivono quelli che hanno dimenticato Dio e si illudono di rimanere in
questa valle di lacrime per millenni.
Non riescono a riflettere minimamente che tutto passa, solo Dio rimane
eternamente e vuole renderci felici qui e beati in Cielo.
Gli altri invitati non si limitarono a respingere l'invito: si rivoltarono
contro il re. Risposero con la violenza e sappiamo che questa profezia
riguardava Gesù. Oggi nella Chiesa ci sono anche quelli che reagiscono alla
Parola di Dio con atteggiamenti di rifiuto, come se si trattasse di una parola umana
e cercano di stravolgerla.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo
interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande
comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
Soprattutto nei momenti di sconforto o quando qualche avvenimento induce a
riflettere, molti si chiedono qual è il loro destino e la stessa ragione della
presenza in questo mondo. Sicuramente è salutare riflettere su Dio e sulla
propria vita, si acquisisce maggiore convinzione spirituale e la Fede si
irrobustisce.
Molti non abbandonano la domanda sulla loro presenza sulla terra. Perché
viviamo? Cosa dobbiamo fare qui sulla terra?
Non è solo la noia a produrre questi strani pensieri esistenziali, non sono
neanche le sofferenze che un po' tutti affrontiamo, non è qualche fallimento
che si patisce, dovuto a diversi fattori. La vera ragione è la mancanza di
amore verso Dio, verso se stessi e verso il prossimo.
Come possiamo identificare l'amore presente in una persona?
La parola amore può intendere un'ampia varietà di sentimenti anche di
atteggiamenti differenti, che comprendono segni di affetto, fino a riferirsi a forti
manifestazioni di affetto, espressi con attrazione interpersonale e legame, una
vicendevole dedizione tra persone.
L'amore cristiano indica un interesse profondo nei confronti di tutti gli
esseri umani
Per amore si compiono azioni straordinarie, lecite ovviamente, in cui il
sacrificio è spesso superiore alla capacità umana.
L'amore spinge a rinnegarsi, a cambiare comportamento, a compiere opere buone,
a lavorare con intensità per soddisfare le preoccupazioni dei familiari, a
compiere scelte di vita non molto gradite pur di salvare l'amore dei familiari.
Il più grande esempio di vero amore lo ha dato il Padre, inviando il Figlio per
dare la vita a tanti infelici.
Lo ha dato il Figlio, accettando la volontà del Padre e assumendo un Corpo
umano per rendersi visibile, subendo infamità e violenze.
Solo da Dio ci arriva l'esempio perfetto per comprendere il significato
dell'amore, che comporta una donazione senza pensare mai a tornaconti
personali. Donarsi significa dare spiritualmente il meglio di sé, anche prestando
gratuitamente una disponibilità per piccoli lavori, che poi si scambiano
vicendevolmente.
l'amore è donazione della parte spirituale migliore di sé, è la bontà che si
espande di continuo dall'intera persona, è la dolcezza che accoglie tutti, la pazienza
che sopporta, la pace che non si agita, la gioia che si esprime dal volto e da
ogni opera esteriore.
L'amore cristiano non è solamente una virtù umana che esprime la gentilezza e
la compassione, l'amicizia disinteressata, la fedeltà e la amorevole preoccupazione
nei confronti di altri esseri viventi. Qui possiamo trovarci su una dimensione
prettamente umana e non soprannaturale.
Tutto quello che facciamo deve scaturire dalla Parola di Gesù, per questo
dobbiamo conoscere molto bene il Vangelo.
L'amore autentico desidera il bene di tutte le altre persone.
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Sabato Della XX
Settimana Del Tempo Ordinario Anno B
San Bartolomeo
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto
Mosè, nella Legge, e i Profeti.
24 Agosto 2024
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del
quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di
Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di
buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco
davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi
conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto
quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto
che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Filippo incontra Natanaele e comunica all'amico di avere trovato il Messia
nella persona di Gesù. L'annuncio di Filippo è una professione di fede che si
fonda sulla Scrittura. Egli riconosce in Gesù l'Atteso di Israele (cfr Dt
18,18-19).
La reazione di Natanaele esprime il suo scetticismo: il Messia non può avere la
sua patria in un villaggio insignificante come Nazaret.
Filippo non tenta di chiarire o risolvere il dubbio dell'amico, ma cerca di
invitarlo ad un'esperienza personale con il Maestro, la stessa da lui vissuta
in precedenza e che ha cambiato la sua vita.
Solo la fede è capace di far superare i motivi di scandalo e di autosufficienza
umana. E Gesù la suscita in ogni uomo che si mette in ascolto della sua parola,
come ha fatto Natanaele, che acconsentì ad accogliere il mistero che Filippo
gli proponeva con il semplice invito: "Vieni e vedi" (v. 46).
Gesù, che legge nel cuore dell'uomo, riconosce la prontezza, la ricerca sincera
e il desiderio di Natanaele di incontrarsi con lui. E Gesù, vedendolo arrivare
così aperto e disponibile, lo previene e lo saluta come un autentico
rappresentante d'Israele in cui non c'è falsità. Secondo la spiegazione di
qualcuno, Natanaele sarebbe chiamato da Gesù "israelita", cioè degno
del nome di Israele, perché questo nome significa "colui che vede
Dio" e a Natanaele viene promessa la visione degli angeli che scendono e
salgono sul figlio dell'uomo (v. 51).
Gesù conosce bene Natanaele, anche se lo incontra per la prima volta, perché
egli conosce tutti (2,24) e sa cosa c'è nell'uomo (2,25). E Gesù dà a Natanaele
una prova di conoscerlo bene: egli l'ha visto quando era sotto il fico. Sedere
sotto il fico significa meditare e insegnare la Scrittura. Natanaele, dunque, è
un uomo applicato allo studio della Scrittura che cerca e attende la venuta del
Messia. Anche mentre ascoltava la spiegazione delle Scritture, era accompagnato
e sostenuto dallo sguardo amoroso di Dio.
Natanaele, toccato nell'intimo del suo cuore per la conoscenza che Gesù ha di
lui (nota solo a Dio), riconosce in Gesù il Messia ed esclama: "Tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele" (v. 49).
Con la sua fede nel Messia, Natanaele è già disposto ad un'ulteriore
rivelazione di Gesù, che gli dice: "Vedrai cose maggiori di queste!"
(v. 50). Gesù parla di una rivelazione continua del Padre, di un movimento di
salita e discesa degli angeli, richiamando la scena di Giacobbe, nella quale il
patriarca "fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua
cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su
di essa" ( Gen 28,12). Il salire e scendere è un richiamo alla realtà
umana e divina di Gesù.
Egli, pur essendo tra gli uomini, è in comunione col Padre, è il
"luogo" dove si manifesta il Padre, è la "casa di Dio", è
la "porta del cielo"(cfr Gen 28,17).
Gesù è la rivelazione del Padre, è il punto di unione tra cielo e terra, è il
mediatore tra Dio e gli uomini, è la nuova scala di Giacobbe di cui Dio si
serve per dialogare con l'uomo. In Gesù l'uomo trova il luogo ideale per fare
esperienza di Dio che salva. La piena e definitiva rivelazione di Dio si avrà
solo in Gesù risorto e seduto
alla destra del Padre nei cieli, dove salgono e scendono gli angeli di Dio.
Natanaele è stato trasformato dall'incontro con Gesù perché in lui non c'è
falsità; si è accostato a Gesù con cuore sincero e semplice.