IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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                  IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA E SETTIMANA DI QUARESIMA ANNO C                                   IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Lode e onore a te, Signore Gesù! 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L'uomo non è stato creato per rovinarsi la vita. Non si può neanche immaginare che, fornito di ragione, egli lo desideri. E tuttavia tutto sembra svolgersi in modo che ciò avvenga, a tale punto che si arriva a dubitare dei propri desideri di pienezza e perfino a negare la loro possibilità. Un fatto nuovo è accaduto nella storia, che "molti profeti e re hanno voluto vedere e non hanno visto, e udire e non hanno udito". Una Presenza inevitabile, provocatoria, di un'autorità fino ad allora sconosciuta, che ha il potere di risvegliare nel cuore dell'uomo i suoi desideri più veri; un Uomo che si riconosce facilmente come la Via, la Verità e la Vita per raggiungere la propria completezza. Il momento è quindi decisivo, grave. Quest'uomo chiama tutti quelli che sono con lui a definire la propria vita davanti a lui. Ma c'è un'ultima e misteriosa resistenza dell'uomo proprio davanti a colui di cui ha più bisogno.
Bisogna quindi ingaggiare una battaglia definitiva perché l'uomo ritrovi il gusto della libertà. E Cristo lotterà fino alla morte, per dare "una dolce speranza e per concedere dopo i peccati la possibilità di pentirsi" (cf. Sap 12,19).
Ma non tentiamo di ingannarci. Ci troviamo nelle ultime ore decisive. Cristo può, in un ultimo momento di pazienza, prolungare il termine, come fa per il fico della parabola, ma non lo prolungherà in eterno!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio
Guidata con mano invisibile dal Creatore dell'universo, la storia cammina verso il compimento di ogni parola, promessa, oracolo, giuramento del Signore del cielo e della terra. Quando sembra che le potenze infernali diano alla storia una direzione verso la sua piena distruzione e annientamento sotto il peso dell'idolatria e dell'immoralità, il Signore interviene con il suo braccio potente e dona ad essa la giusta direzione. Non vi sono né sulla terra, né negli inferi, né nei cieli potenze che possano impedire la realizzazione di una sola parola proferita dal Signore dell'uomo.
La Parola di Dio non si compie secondo le attese, i pensieri, i desideri, le interpretazioni degli uomini, ma secondo la verità posta in essa dallo Spirito Santo. Da quando il serpente tentò Eva nel Giardino dell'Eden vi è nel cuore dell'uomo una falsità che sempre fa pensare che l'uomo sia Dio. La storia ci attesta che questa tentazione sempre travolge l'uomo. Travolge re, imperatori, prìncipi, presidenti, capi di governo e di nazioni, ma anche travolge la gente più semplice. Ognuno a modo suo si crede un Dio. Oggi, tutti coloro che stanno stravolgendo la stessa natura dell'uomo, non si pensano Dèi? Non si sono fatti uguali a Dio? Non decidono essi la nuova creazione dell'uomo? Non hanno stabilito che l'antica creazione debba essere rottamata?
Difficile, se non impossibile, pensare invece che Dio si possa fare uomo e ancora più difficile credere in un Dio Crocifisso dall'uomo. Eppure oggi, in questo giorno, nella casa di Nazaret questo avviene,. L'Angelo annunzia ad una giovanissima vergine che nel suo grembo il Figlio di Dio sarebbe divenuto uomo, se Lei avesse acconsentito alla realizzazione di questo evento unico nella storia. Ma facendosi Uomo, Dio si fa anche Crocifisso, perché il Messia promesso da Dio è il suo Servo Sofferente, è il Dio Inchiodato dall'uomo sul legno, è il Condannato per le nostre iniquità, è il Grande Espiatore dei nostri peccati. Dal sì di questa umile donna che per la storia è l'assoluta inesistenza, perché essa ha altri parametri di grandezza - per la storia valgono gli uomini che si fanno dèi e questa donna è l'umilissima serva del Signore - nasce il Dio incarnato dal quale è la benedizione, la redenzione, la salvezza, la vita eterna.
Con il sì della Vergine Maria, la storia se cammina di peccato in peccato, non ha più scusanti. Nel Figlio della Vergine, Crocifisso e Risorto, Il Signore ha tolto all'antico serpente ogni potestà e ogni potenza. L'uomo, accogliendo Cristo e divenendo una cosa sola con Lui, può vincere con il bene il male. Può liberarsi da ogni disobbedienza. Può camminare verso la luce, ma per questo deve imitare il suo Dio Crocifisso. Anche Lui deve annientarsi della sua falsa divinità - Cristo Gesù si è annientato nella vera - e iniziare il viaggio per l'acquisizione della vera umanità, che consiste nella piena, totale, universale sottomissione della sua volontà a quella del suo Signore e Dio. Maria ci dona l'esempio: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la sua Parola".
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci secondo la Parola di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-35)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Pietro immaginava di fare una gran bella figura proponendosi di perdonare fino a sette volte. Mettetevi nei suoi panni: immaginate che qualcuno sparli di voi e, pentito, venga a chiedervi scusa. Ovviamente lo perdonate... ma se subito dopo torna a sparlare di voi che fate? Appunto... Essere disposti a perdonare fino a sette volte è un grande gesto di generosità. Ma Gesù rilancia: occorre perdonare sempre. Come è possibile? La parabola ci aiuta a capire questa esigenza così estrema. Possiamo perdonare sempre perché a noi Dio perdona sempre. Come al servo malvagio della parabola, anche a noi il padrone condona un debito enorme. Perciò cambiati, convertiti, stupiti da tanta generosità, diventiamo capaci di perdonare qualunque torto. Come una fontana che viene riempita dall'acqua di sorgente e, quando è colma, lascia fluire l'acqua nel ruscello, anche noi possiamo perdonare e amare perché perdonati e amati. Se fatichiamo a perdonare qualcuno che ci ha fatto del male, possiamo riflettere di fronte a Dio, chiedendogli di aiutarci a capire la logica del perdono che cambia. Che cambia noi prima degli altri.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Matteo è un ebreo e scrive il suo Vangelo per una comunità di ebrei che hanno seguito il maestro Gesù ma che ancora sentono di appartenere profondamente al popolo ebraico. Quando Gesù raccomanda di non trasgredire nessuna prescrizione della Legge si avverte la preoccupazione di Matteo che intravvede il rischio di rappresentare Gesù come un rottamatore, un anarchico che si contrappone all'esperienza di Israele. Non è così. Gesù, come dice espressamente, è venuto per portare a compimento o, meglio, per riportare all'origine, l'alleanza tra Dio e il suo popolo. Patto che, come spesso accade a noi uomini, è stato stravolto aggiungendo alle poche e chiare indicazioni di Dio una selva infinita di prescrizioni e norme derivanti dalla tradizione umana. Norme che Gesù contesterà pubblicamente nel durissimo discorso della montagna in cui difende a spada tratta l'intuizione originale di quelle parole. Anche noi oggi rischiamo, talvolta, di sovrapporre alla parola semplice e luminosa del Vangelo 1000 complicazioni, 1000 sfumature, 1000 precetti... Torniamo all'essenziale, allora: questa Quaresima ci riporti al cuore dell'annuncio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,14-23)

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
"Chi non raccoglie con me disperde". Lc. 11,23b
Questa parola di Gesù appartiene a un momento duro della sua vita, continuamente assediata dalle malelingue dei suoi avversari.
Sono arrivati a dire che quei miracoli (suscitatori in loro di tanta invidia) erano frutto di una segreta intesa con Belzebul, capo dei demoni!
Gesù non si scompone, ma fa' chiarezza sulla sua identità dicendo la verità incontestabile della Sua persona di natura divina. Dio è Verità: fonte di ogni vero; dunque voltare le spalle a Gesù Verità del Padre, vuol dire voltare le spalle a ciò che sostanzialmente è vero.
Quale senso dunque può avere una vita che abbandona la strada della "Verità tutta intera", espressa da Gesù e dal suo Vangelo?
L'Immagine che ho in mente è quella di chi ha trovato una perla d'inestinguibile valore. Potrebbe, vendendola o barattandola, arricchirsi incredibilmente. Invece la prende e non si dà pensiero di ritrovarla. Dico: quell'uomo è un pazzo, un buono a nulla: dissipa in un momento tutto ciò che possiede.
Così è nella vita. Com'è facile purtroppo disperderla, dissiparla, fare dei nostri giorni un non senso riempiendola di preoccupazioni, di azioni da nulla, a volte cattiva.
Guidami Tu, afferrami nel cuore e nella volontà perché i miei giorni siano riscattati costantemente dalla tua Verità, illuminati, abbracciati, valorizzati dal Tuo essere Amore.
Sono questi, dunque, i criteri per rispondere alle sfide poste dalla presenza del diavolo nel mondo: la certezza che «Gesù lotta contro il diavolo»; «chi non è con Gesù è contro Gesù»; e «la vigilanza». C'è da tener presente, che «il demonio è astuto: mai è scacciato via per sempre, soltanto l'ultimo giorno lo sarà». Ecco perché è necessario vigilare. «La sua strategia è questa: tu ti sei fatto cristiano, vai avanti nella tua fede, e io ti lascio, ti lascio tranquillo. Ma poi, quando ti sei abituato e non sei molto vigile e ti senti sicuro, io ritorno. Come dice S. Pietro il demonio è come un leone feroce che gira intorno a noi».

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Nel Vangelo leggiamo che Gesù risponde allo scriba spiegando che è possibile amare Dio sopra ogni cosa. "Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza".
Non si tratta di pensare per 24 ore a Dio, ma di compiere tutto per amore suo, e diventa automatico agire virtuosamente pensando a Gesù che ci ama infinitamente, che ci vede sempre e vuole ricolmarci di Grazie.
Nella giornata si trova il tempo da dedicare esclusivamente a Dio, partecipando alla Messa, recitando varie preghiere e invocandolo con amore e fiducia. In queste preghiere sincere e amorevoli si apre il cuore a Lui. Con la ripetizione di queste preghiere si assaporerà con facilità l'Amore di Dio e si avvertirà la dolcezza della sua presenza. La preghiera piena di sincerità, rende presente Dio in ogni cosa che facciamo, nelle opere e nel linguaggio.
Così, la nostra vita diventa preghiera!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore.

Gesù conosce i nostri cuori, noi non ci conosciamo bene e esaltiamo o minimizziamo molte cose senza discernimento. La parabola di oggi anche se breve è molto profonda, gli insegnamenti che vi troviamo sono indispensabili per la vita spirituale. Ogni cristiano può comportarsi come il fariseo, il quale si illude di essere giusto, perfetto, pronto per la canonizzazione.
Nel fariseo non c'è solo la mancanza della conoscenza personale, in lui risiede un orgoglio smisurato, un delirio di onnipotenza che lo illude di poter discutere con Dio sulle offerte che ha fatto. Il suo ragionamento vuole convincere Dio e quasi pretende atti di riverenza per le decime che paga e il digiuno che osserva
Quanta insensatezza quando si è convinti di poter dettare ordini a Dio o di mettersi al suo stesso livello!
Nella esaltazione di sé, non troviamo un briciolo di umiltà nel fariseo, non espone le problematiche della sua vita spirituale, non si preoccupa dei vizi di cui è schiavo, non si riconosce peccatore. Questa è la gravità del suo discorso. Al contrario, condanna un pubblicano senza avere motivi validi per farlo. Gesù dice in un altro passo:
"Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello" (Mt 7,3-5).
È molto facile giudicare, condannare anche senza motivi sufficienti, questa è una gravissima carenza spirituale e paralizza la preghiera.
Noi mostriamo a Gesù nella preghiera chi siamo veramente, solo quando preghiamo apriamo il nostro cuore al Signore.
Ma il nostro cuore è davvero umile e riconoscente verso Gesù? Oppure adora molti vizi e lo spazio è minimo per l'azione di Dio?
Cerchiamo di capire la grandezza e la profondità di amare del nostro cuore. Se a determinati vizi, peccati vari, diletti non spirituali, si dona quasi il 100% della capacità che ha il cuore di amare, cosa potrà dare a Gesù?
È chiaro che non può dare nulla a Gesù e lo vediamo anche nel comportamento del fariseo tracotante che nel tempio si auto glorifica e dimentica completamente che Dio esiste e che Lo deve adorare. Sorvola sul fatto più importante, che è Dio a guidare la storia e che bisogna fare la sua volontà.
Il fariseo invece con un giro di parole ambiguo, cerca di indurre Dio ad accettarlo per come vive e per quello che compie.
È evidente che la preghiera del fariseo è superba, meschina, empia, invidiosa del pubblicano in fondo al tempio, è debole, stolta.
Che brutta bestia è la presunzione, tremenda è la convinzione di stare nel giusto mentre si vive male, di adorare Gesù quando nel cuore non c'è posto per Lui. Che confusione in molti cristiani colpiti da un eccessiva superbia e non riescono più a sentire Dio nel cuore. Pregano e vanno a Messa ma è tutto inutile, essi sono attratti pienamente da altro e non c'è spazio per Gesù.
Il pubblicano in fondo al tempio insegna a parlare con Dio, non si giustifica e mostra le sue mancanze, ma chiede perdono. Si riconosce debole e peccatore, questo comportamento rallegra Gesù ed entra in comunione con Lui. Il pubblicano pur essendo considerato un pubblico peccatore qui è un maestro di spiritualità, insegna che l'umiltà è la chiave che apre il Cuore di Gesù.
Il pubblicano consapevole dei suoi peccati non osava accostarsi di più, ma proprio per questo Dio gli si avvicinò più facilmente.
Dio si avvicina a chi mostra il suo amore in umiltà.
Dal pubblicano possiamo imparare anche le caratteristiche della buona preghiera: deve essere umile, raccolta, fiduciosa.
«Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro (il fariseo), tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».