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   IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO IV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B         IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Se ascoltaste oggi la voce del Signore! «Non indurite il vostro cuore»   

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù inizia il suo ministero annunciando il vangelo del regno di Dio (Mc 1,15). Si ha un regno quando c'è un popolo governato da un'autorità sovrana che esercita il suo potere per mezzo della legge.
Dio è Santo ed esercita il suo dominio per mezzo della potenza dello Spirito Santo; la sua unica legge è l'amore. Vive nel regno di Dio chi, nella libertà dell'amore, si sottomette all'azione potente del suo Spirito che "è Signore e dà la vita". Adamo ed Eva con il peccato si sono ribellati a Dio sottraendosi alla sua sovranità, ed a causa loro tutti gli uomini sono stati costituiti peccatori (Rm 5,12) per cui "giacciono sotto il potere del Maligno" (1Gv 5,15), il quale regna sull'uomo con la forza della menzogna e con la legge del peccato.
Gesù Cristo, nuovo Adamo, inizia la sua missione instaurando il regno di Dio con autorità. I demoni si sottomettono a lui, manifestando così che il loro potere sull'uomo ormai volge al termine e che il regno di Dio è entrato nel mondo. La parola di Gesù, al contrario di quella degli altri maestri del tempo, non tende a diffondere delle opinioni dottrinali, chiama invece gli uomini all'obbedienza a lui (1Pt 1,2) per mezzo della fede (cf. Rm. 1,5; 6,16-17), la pratica dei suoi comandamenti (Gv 14,21) e la guida del suo Santo Spirito. Oggi è compito della Chiesa, cioè di ogni cristiano, far arrivare il regno di Dio ad ogni uomo su questa terra.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest'uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione - gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo episodio misterioso della liberazione di un posseduto è una parabola vivente che ci porta a riflettere sul posto che diamo ai beni materiali nella nostra vita.
In questo passo del Vangelo, per tre volte, incontriamo il verbo "supplicare" usato nel rivolgersi a Gesù. In primo luogo sono gli spiriti malvagi - essi sono molte legioni - a supplicare Gesù di non cacciarli via da quella regione. In effetti, nel paese dei Geraseni, paese pagano, essi regnano padroni. Supplicano dunque Gesù di mandarli via sotto le sembianze di un branco di porci. E Cristo li esaudisce, perché per lui la liberazione di una persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, è molto più preziosa dell'eventuale perdita di un branco. Duemila porci si precipitano nel mare: una tragedia per i Geraseni.
Essi inviano dunque una delegazione a supplicare Gesù di andarsene dalla loro regione. Essi non sono disposti a sacrificare i loro beni materiali come riscatto per la liberazione di un uomo. Gesù, che predica che non si possono servire due padroni - Dio e il denaro -, è per loro un guastafeste. Essi preferiscono i loro beni a Gesù: lo supplicano di lasciare il loro paese. È triste vedere Gesù messo alla porta. Molto educatamente, ma messo alla porta. È vero che essi hanno una scusa: non sanno ciò che fanno, poiché sono pagani. È ancora più triste vedere oggi Gesù messo alla porta in un paese "cristiano", da famiglie "cristiane", da persone che si dicono cristiane, ma che non sono disposte ad amare Dio più delle ricchezze. Noi siamo tra queste?
Alla fine è il posseduto, una volta guarito, a supplicare: egli chiede a Gesù di poterlo seguire. Ma il Signore non accetta; lo manda in missione, a casa sua. Poiché non tutti coloro che hanno incontrato Cristo hanno la stessa vocazione. Ma tutti devono annunciare la misericordia del Signore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Di fronte alla malattia e alla morte, tutte le differenze si attenuano. Ci sentiamo tutti uguali: ricchi e poveri, potenti e meschini, ebrei e pagani. È questa l'esperienza che fanno i due personaggi del vangelo di oggi. Giairo, capo della sinagoga, vede sua figlia morire senza poter fare nulla. La donna pagana, che soffre di emorragie, nonostante spenda tutti i suoi beni, non ha nessun miglioramento. La perdita della salute, la morte di un essere caro ci mettono di fronte alla nostra impotenza, alla nostra piccolezza, ai nostri limiti. Fortunati, dunque, coloro che si rendono conto di essere semplicemente delle "creature" che hanno bisogno del loro Creatore.
Giairo e la donna pagana sanno farlo. Essi si rivolgono a Gesù, lo cercano e, ognuno a suo modo, compiono un gesto pieno d'umiltà. Il capo della sinagoga cade ai piedi del Maestro; la donna si accontenta di toccare leggermente il suo vestito. In entrambi i casi, il Signore commosso dalla loro fiducia vuole confermare questa fede. "Chi mi ha toccato?", chiede Gesù. E la donna, che avrebbe ben preferito restare nell'anonimato della folla, si presenta, si getta ai suoi piedi: "La tua fede ti ha salvata". A Giairo, che apprende all'improvviso che sua figlia è appena morta, egli dice: "La bambina non è morta, ma dorme". Il Signore non si accontenta di essere gentile con due persone disperate; egli vuole molto di più. Egli vuole la loro fede in lui, salvatore del mondo.
Entrambi devono credere, avere la fede, nel bel mezzo dell'indifferenza e della incredulità. Essi devono credere controcorrente. Poiché gli stessi discepoli non comprendono perché Gesù possa essere "toccato" in modo diverso. E la folla si burla del Signore quando egli dice che la bambina dorme.
I momenti di sofferenza e di dolore possono diventare momenti di grazia. Essi ci allontanano dalle nostre false certezze, dalla fiducia troppo grande in noi stessi e nei nostri mezzi umani. Ci ricordano la nostra condizione di creature, di figli di Dio, di redenti. Possono risvegliare la nostra fede e la nostra fiducia. Ci aiutano non solo a cercare di strappare una guarigione al Signore, ma soprattutto a rimetterci alla sua volontà, nelle mani del Padre.
In questo senso l'"alzati" di Cristo alla piccola figlia di Giairo è un invito a superare il semplice fatto del miracolo che si compie in lei. Questo "alzati" si indirizza a noi: "Offrite voi stessi a Dio come vivi, tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio" (Rm 6,13).

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Ed era per loro motivo di scandalo
Ogni uomo viene dalla non esistenza. Secondo la Scrittura la sua grandezza è il nulla o la polvere del suolo. È il Signore che lo chiama all'esistenza. Ma è anche Lui che lo innalza secondo il suo volere. Possiamo affermare che nulla è nell'uomo che sia dell'uomo, ma in Lui tutto viene per volontà del suo Dio. Che il Signore sceglie i piccoli, i fragili, i deboli per edificare il suo regno lo rivela lo stesso Gesù Signore. La rivelazione di Gesù viene assunta da Paolo e applicata alla comunità di Corinto, i cui membri si erano lasciati catturare dalla tentazione della grandezza umana.
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo (Mt 11,25-27).
Gesù si meravigliava della loro incredulità perché non è possibile che persone che leggono, meditano, discutono sulla Parola di Dio vivano di pregiudizi e di pensieri contrari ad essa. A che serve leggere la Parola, se essa non cambia la mente?
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, vegliate sulla nostra fede.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,7-13)

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

RIFLESSIONI

Gesù, per la prima volta, invia i suoi apostoli in missione di evangelizzazione. Egli vuole che essi facciano, sotto la sua direzione, l'esperienza di quella che sarà la loro vita di pescatori di uomini. Egli pensa che essi abbiano capito che ciò che egli ha condiviso con loro non è destinato solo a loro.
L'insegnamento che essi hanno ricevuto non è per un piccolo gruppo di iniziati privilegiati. Un giorno essi dovranno "andare per tutto il mondo e predicare il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).
Questa evangelizzazione deve sgorgare dall'abbondanza del cuore, dal bisogno di condividere le "ricchezze" che hanno ricevuto. Poiché essi non sono dei propagandisti, ma dei testimoni. Non sono degli stipendiati, ma dei volontari: "Ciò che avete ricevuto gratuitamente, datelo gratuitamente" (Mt 10,8).
Ecco perché il Signore insiste sulla povertà: una sola tunica, un solo paio di sandali, il bastone del pellegrino. Essi devono essere accolti non a causa dei loro abiti eleganti, ma a causa della convinzione che mostrano le loro parole e la loro condotta.
Quanto alla loro sussistenza, ci sarà sempre un credente in ogni città che vi provvederà. Uno solo è sufficiente, non bisogna andare ogni giorno in una casa diversa. Non cadano nella tentazione di essere ospiti d'onore ogni giorno in una casa.
Ciò potrebbe distrarli dalla loro missione. Abbiamo sempre la tentazione di farci coccolare... E se nessuno ci ascolta, è molto semplice: bisogna scrollare la polvere dai sandali e ripartire, a digiuno, verso il prossimo villaggio.
La nostra grande tentazione oggi nell'evangelizzazione è di puntare troppo sui mezzi piuttosto che sul contenuto, su una presentazione piacevole piuttosto che sulla convinzione interiore. Gesù non condanna i mezzi, ma ci ricorda che la fede, la generosità, la dimenticanza di sé, la convinzione personale dell'apostolo sono il canale attraverso il quale può penetrare nei cuori il messaggio di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

FORMA BREVE

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-32):
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Con la festa della Presentazione al Tempio di Gesù si chiudono idealmente le ricorrenze legate al Natale. Il brano di Vangelo da cui trae fondamento la festa di oggi fa parte dei vangeli dell'infanzia redatti da Luca.
Giuseppe e Maria vengono presentati come degli israeliti pienamente osservanti che portano il bambino al tempio quaranta giorni dopo la sua nascita, per essere riscattato come ogni primogenito. Questa pratica non era più diffusa tra i giudei ai tempi di Gesù, e non era più necessario portare il bambino nel tempio.
Questa presentazione al tempio assume un significato teologico: il Signore entra nel suo tempio, riprende il suo posto per eccellenza.
Riguardo alla famiglia di Gesù, Luca la presenta in piena consonanza con le usanze ebraiche. Gesù è venuto a portare qualcosa di nuovo, ma non di totalmente separato, inaudito, piuttosto la sua novità si inserisce all'interno delle usanze e delle aspettative del suo popolo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù vuole fare il punto della situazione con i suoi discepoli al ritorno dalla loro prima missione apostolica. Si interessa a ciò "che avevano fatto e insegnato". Poiché l'apostolo deve trasmettere fedelmente la parola che gli è stata affidata e con la sua condotta deve rendere testimonianza alla verità che insegna. Essi hanno faticato molto e hanno bisogno di riposarsi. Gesù dice loro: "Venite in disparte in un luogo solitario, e riposatevi un po'".
Ma essi devono imparare altre lezioni. Innanzi tutto che l'apostolo non è uno stipendiato, a ore fisse, con vacanze pagate e premi per le ore di straordinario. No, l'apostolo è un volontario, una persona assolutamente "donata". La gente arriva; aspetta una parola: "Non avevano più neanche il tempo di mangiare", nota san Marco.
Essi devono soprattutto imparare ad avere lo "sguardo apostolico".
Lo sguardo di Gesù sugli uomini e le donne che si stringono attorno a loro. "Gesù si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore". Lo spirito missionario nasce da un certo sguardo sulle persone. Uno sguardo che non si ferma alle apparenze. Uno sguardo che indovina i bisogni nascosti. Non solamente i bisogni materiali, la sete d'amore, le angosce segrete, ma anche e soprattutto il bisogno di Dio e della sua salvezza.
Possono esserci molti modi di guardare una folla. Gli uomini d'affari vi vedono dei consumatori; i politici dei sostenitori o semplicemente una scheda elettorale; i commercianti dei clienti; gli sportivi dei tifosi; gli operatori dei mass-media dei lettori, degli ascoltatori, degli spettatori; le vedettes dei fans...
Tutti sguardi superficiali che riducono gli altri al profitto che si può ricavare da loro.
L'apostolo vede "l'uomo nella sua singolare realtà, che ha una propria storia della sua vita e, soprattutto, una propria storia della sua anima... L'uomo nella piena verità della sua esistenza... Quest'uomo è la via della Chiesa..." (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis , 14). Cioè, ogni persona nella sua individualità.
Quante persone nel mondo sono oggi delle pecore senza pastore! Dare loro del pane è relativamente facile; offrire loro servigi, soprattutto se ci si sente ripagati con una affettuosa riconoscenza, è altrettanto facile. Ma donare Dio è il privilegio di colui che si sa amato da Dio e che ama gli altri in Gesù. Cioè colui che, come Gesù, ha lo sguardo di Dio.