IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.

Gesù interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?».
«Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo».

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 8,27-35)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Anche oggi si sentono le voci e i giudizi più contrastanti su Gesù: c'è chi lo ritiene un saggio, un generoso moralista, un protagonista della storia, e c'è anche chi lo calunnia, chi lo odia. Ma la sola, la vera identità di Gesù è quella proclamata da Pietro: "Tu sei il Cristo". Se riduciamo la fede cristiana al chiuso di un orizzonte umano, per quanto nobile, siamo in errore: Cristo è venuto a portare la salvezza eterna, la speranza soprannaturale, non una dottrina per rendere più tollerabile la convivenza umana, anche se è interessato alla redenzione di tutte le realtà terrene, sempre in funzione della felicità eterna. Non basta riconoscere Gesù come Figlio di Dio: bisogna imitarlo in ciò che egli ha di più specifico, cioè nell'amore alla croce che non è il fine, ma il mezzo necessario per compiere la redenzione. Se vogliamo essere corredentori non possiamo rifuggire la croce, perché solo attraverso di essa, perdendo la nostra vita, la ritroveremo nell'eternità, partecipando alla risurrezione di Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,1-10)
Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano -, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa».
All'udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto
Pensiamo spesso di essere super uomini, parliamo con Dio permettendoci di brontolarlo perché ha lasciato che accadesse una guerra, un terremoto, un omicidio. Lo insultiamo quando non ci concede immediatamente tutto quello che chiediamo. Non ci rendiamo conto che piccoli esseri imperfetti e pieni di peccati siamo. Dovremmo ringraziare Dio per ogni cosa che ci dona e capire che con i nostri limiti non saremmo nemmeno degni di alzare gli occhi al cielo. "Non saremmo" se non fosse che il Signore misura con parametri ben diversi dai nostri. Per noi una persona degna di stare alla presenza di Dio è chi non fa peccati, chi compie il proprio dovere con rettitudine, chi prega tutti i giorni e va sempre in chiesa, anche se poi se ne vanta e fa pesare la sua grande rettitudine morale. Ma Gesù ci ripete spesso nel Vangelo che ama coloro che sono umili, che capiscono i propri difetti e chiedono perdono, chi ha il coraggio di chinarsi davanti a Lui e dire "sia fatta la Tua volontà" credendo fermamente che basti una Parola di Dio, un Suo cenno, per cambiare ogni situazione, per ottenere ciò che chiediamo, specie quando preghiamo per gli altri, per coloro che soffrono.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,13,17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
L'esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall'ingratitudine dell'uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d'amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l'uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un'occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio.
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d'amore e seme di gloria per ciascuno di noi.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 19,25-27)
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. Parola del Signore.


Sequenza

Stabat Mater dolorosa
iuxta Crucem lacrimosa,
dum pendebat Fílius.

Addolorata, in pianto
la Madre sta presso la Croce
da cui pende il Figlio.

Cuius animam gementem,
contristátam et dolentem,
pertransívit gládius.

Immersa in angoscia mortale
geme nell'intimo del cuore
trafitto da spada.

O quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigeniti!

Quanto grande è il dolore
della benedetta fra le donne,
Madre dell'Unigenito!

Quae maerebat, et dolebat,
Pia Mater, dum videbat
Nati poenas íncliti.

Piange la Madre pietosa
contemplando le piaghe
del divino suo Figlio.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si videret
in tanto supplício?

Chi può trattenersi dal pianto
davanti alla Madre di Cristo
in tanto tormento?

Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
dolentem cum Fílio?

Chi può non provare dolore
davanti alla Madre che porta
la morte del Figlio?

Pro peccátis suae gentis
vidit Iesum in tormentis,
et flagellis súbditum

Per i peccati del popolo suo
ella vede Gesù nei tormenti
del duro supplizio.

Vidit suum dulcem natum
moriendo desolátum,
dum emísit spíritum.

Per noi ella vede morire
il dolce suo Figlio,
solo, nell'ultima ora.

Eia Mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.

O Madre, sorgente di amore,
fa' ch'io viva il tuo martirio,
fa' ch'io pianga le tue lacrime.

Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.

Fa' che arda il mio cuore
nell'amare il Cristo-Dio,
per essergli gradito.

Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.

Ti prego, Madre santa:
siano impresse nel mio cuore
le piaghe del tuo Figlio.

Tui nati vulneráti,
Tam dignati pro me pati,
poenas mecum dívide.

Uniscimi al tuo dolore
per il Figlio tuo divino
che per me ha voluto patire.

Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolere,
donec ego víxero.

Con te lascia ch'io pianga
il Cristo crocifisso
finché avrò vita.

Iuxta Crucem tecum stare,
et me tibi sociáre
in planctu desídero.

Restarti sempre vicino
piangendo sotto la croce:
questo desidero.

Virgo vírginum præclára,
mihi iam non sis amára:
fac me tecum plángere.

O Vergine santa tra le vergini,
non respingere la mia preghiera,
e accogli il mio pianto di figlio.

Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consórtem,
et plagas recólere.

Fammi portare la morte di Cristo,
partecipare ai suoi patimenti,
adorare le sue piaghe sante.

Fac me plagis vulnerári,
fac me Cruce inebriáriet
cruóre Fílii.

Ferisci il mio cuore con le sue ferite,
stringimi alla sua croce,
inebriami del suo sangue.

Flammis ne urar succensus,
per te, Virgo,
sim defensus in die iudícii.

Nel suo ritorno glorioso
rimani, o Madre, al mio fianco,
salvami dall'eterno abbandono.

Christe, cum sit hinc exíre,
da per Matrem me veníre
ad palmam victóriæ.

O Cristo,
nell'ora del mio passaggio
fa' che, per mano a tua Madre,
io giunga alla meta gloriosa.

Quando corpus morietur,
fac ut animæ donetur
paradísi glória.

Quando la morte dissolve il mio corpo aprimi,
Signore, le porte del cielo,
accoglimi nel tuo regno di gloria. 

RIFLESSIONI
"Gesù disse al discepolo (Giovanni): Ecco tua Madre. E da quell'ora, il discepolo l'accolse con sé" Gv. 19,27
Ai piedi della croce, presso Gesù morente, sono rimasti Maria Santissima e Giovanni, il discepolo che, nell'Ultima Cena, aveva posato il capo sul Cuore di Cristo Dio.
Quel "convenire" insieme, lì accanto a Gesù, quando tutti se ne sono andati, li ha certamente uniti in quelle profondità spirituali a cui si giunge, purificati da tanto amore e altrettanto dolore.
Ecco, Gesù ha colto nel segno e, coinvolgendoli entrambi, nel "dono supremo" dell' "ora suprema" li ha resi essi stessi dono l'uno per l'altro: Maria è diventata Madre di Giovanni e l'apostolo prediletto è divenuto figlio di tale Madre.
Radicato in queste profondità, il dono si è amplificato quasi all'infinito. Generazioni e generazioni di cristiani, come Giovanni hanno ricevuto in dono Maria: Madre della loro appartenenza a Gesù. Uno sterminato numero di credenti, lungo i secoli, ha potuto, come Giovanni, introdurre nella casa del proprio cuore Maria Santissima: madre e maestra di cristianesimo vissuto.
Signore Gesù, ti ringrazio perché donando anche a me Maria per Madre proprio nell'ora più alta della Tua Passione, mi rendi consapevole che nell'ora del dolore non sarò solo. Tienimi desta in cuore la memoria di Maria tua Madre. Mi sia AIUTO prezioso a vivere con te anche quello che, a volte piangente di dolore, mi fa maturare e crescere in amore
"Confidate per ogni cosa in Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice, e vedrete cosa sono i miracoli"

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 7,36-50)
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di Lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Dì pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo Io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Paolo scrive a Timoteo: "Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri". Preghiamo oggi particolarmente per i preti e per tutti i cristiani, perché tutti siano più coscienti del carisma dell'ordinazione sacerdotale e lo stimino sempre più.
Il Vangelo è molto ricco, ma vorrei sottolineare soltanto un punto che di solito non viene messo in risalto perché non si capisce bene la parola del Signore, ed è che l'amore di Dio viene sempre prima di ogni cosa che l'uomo possa fare.
il fariseo è pieno di sé, non riconosce i doni del Signore, anzi è convinto di essere lui a dargli qualcosa: egli non ama Dio. Invece la peccatrice sa di aver ricevuto molto perché il suo debito era grande: perdonata dal Signore ha potuto amare molto. Questo è il senso della parabola raccontata da Gesù. Chi ama di più? Colui al quale il Signore ha perdonato di più. Questo non vuol dire, come si sente spesso spiegare, che la peccatrice ottiene il perdono dei suoi molti peccati per aver molto amato, ma al contrario: il suo amore è segno che ella ha ricevuto il grande dono di Dio: il "perdono". IL problema del fariseo era:
"Dovrebbe sapere, se fosse profeta, che questa donna è una peccatrice!". Ora Gesù non ha riconosciuto in lei semplicemente "una peccatrice": ha riconosciuto "una peccatrice perdonata", proprio constatando il suo grande amore. Prima c'è sempre il perdono di Dio, che ci fa capire il suo infinito amore e suscita in risposta il nostro.
"Quello a cui si perdona poco, ama poco". Questa seconda affermazione conferma la prima. Non siamo noi ad amare per primi, ma è Dio. il nostro primo dovere è riconoscere il suo amore in tutti i doni che egli ci fa, in tutti i perdoni che ci elargisce. Questa è la condizione per il nostro amore. Altrimenti siamo come il fariseo che crede di essere lui a dare a Dio, non vede il suo amore e, alla fin fine, non lo ama.
Chiediamo al Signore la grande grazia di saper riconoscere che il suo amore per noi è il primo, la sua generosità è la prima. Nell'Offertorio della Messa la Chiesa lo riconosce sempre: "Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, abbiamo ricevuto questo vino...", per questo ora te li possiamo offrire. Ci inganniamo se pensiamo orgogliosamente di poter dare qualcosa a Dio senza averlo prima ricevuto da lui; il vero amore cristiano verso Dio è sempre un amore riconoscente.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,1-3)
Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
"Gesù se ne andava per città e villaggi predicando e annunciando la buona notizia del Regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e infermità".
Com'è bella questa itineranza di Gesù! Non se ne sta dentro le mura protettive di una fissa dimora. Se ne va in cerca di quelli che è venuto a salvare. E, appunto, annuncia loro che la salvezza è il Regno di Dio: Lui stesso e il Vangelo che il Padre gli ha detto di far conoscere come vero progetto di vita e salvezza.
L'evangelista annota che erano con Lui i 12 apostoli e alcune donne. Non precisamente delle santarelline' ma persone al femminile che Gesù aveva reso libere, nuove e fervide. Gli spiriti del male e le infermità (ogni genere di rifiuto e impedimento della vita) era stato vinto da Colui che ha proclamato e dimostrato di essere, per eccellenza, Vita e Risurrezione (cfr. Gv 3,16).
E' un Gesù che, nella Fede, anch'io incontro. Oggi. Sulle strade di questa mia vita, di questa nostra storia.
Devo solo sollecitarLo a farmi attenta e consapevole della Sua Presenza, della sua volontà di guarirmi da desideri non buoni, da pensieri e sentimenti d'invidia, gelosia e da quell'acquiescenza che è distruttiva della vita: quella vera che è, invece, in modi svariati, dono di sé!
Signore Gesù, come le donne che ti seguivano sulle strade della Palestina, anch'io ti seguo, nel desiderio di essere continuamente toccata e guarita in profondità dalla tua Parola. In tal modo potrò correre, libera e lieta, cercando di vivere il tuo Regno che già qui e ora si esprime negli insegnamenti del tuo Vangelo.
"Maestro nostro, una volta ancora, mettici in cuore e sulle labbra la tua preghiera: venga il tuo Regno, sia fatta sulla terra la tua volontà".

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,4-15)
Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un'altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza.
I semi della parabola erano buoni, non stava nei semi il mancato sviluppo della pianta. I semi sono la Parola di Dio e chi accoglie in sé e protegge questa Parola, cresce non come una pianta selvatica, la sua crescita è straordinariamente bella.
Da quanto afferma Gesù è possibile anche per i credenti non raggiungere la salvezza eterna. Non è certamente una novità, il Signore questo lo spiega in molti altri discorsi e nelle parabole. Non è sufficiente credere, perché anche i diavoli credono nell'esistenza di Dio ma non Lo servono!
I veri credenti non solo credono ma vivono la loro Fede, la praticano con le buone opere.
Rileggiamo cosa ha scritto l'Apostolo San Giacomo sulle opere e sulla Fede.
"Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la Fede ma non ha le opere? Forse che quella Fede può salvarlo?" (Gc 2,14).
"Così anche la Fede: se non ha le opere, è morta in se stessa" (Gc 2,17).
"Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la Fede ed io ho le opere; mostrami la tua Fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia Fede" (Gc 2,18).
"Ma vuoi sapere, o insensato, come la Fede senza le opere è senza calore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare?" (Gc 2,20-21).
Molti cristiani eliminano quanto non conviene e contrasta la loro mentalità. Non è un'operazione corretta, la coscienza così si svuota della morale e rimane solo una parvenza di spiritualità.
Da ciò ne conseguono scelte sbagliate, spesso l'adorazione degli idoli e molte immoralità.
Molti credenti non conoscono la dottrina e si formano concetti indeterminati e una religiosità imprevedibile.
Questo spiega la parabola di oggi: pochi credenti sono terreno buono per far crescere il buon seme, ma tutti gli altri che non lo sono ancora, devono impegnarsi per diventarlo. Tutti siamo in cammino e non c'è alcuna ragione valida per chi ancora brancola nell'oscurità, di abbattersi e indietreggiare.
Gesù invita tutti ad incontrarlo, nessuno si deve considerare escluso e se adesso non riesce a lasciare i vizi perché troppo radicati, continui a pregare e a chiedere preghiere ai conoscenti. La Confessione è indispensabile ma se non riesce a farla per l'attaccamento ai peccati, preghi intensamente davanti al Tabernacolo, perché Gesù è lì per i volenterosi, quelli che riconoscono le loro colpe e vogliono iniziare una vita integra e retta.
La conversione porta alla salvezza eterna, ma come arrivare alla vera conversione?
Con il Santo Rosario, recitatelo spesso e la Madonna vi ricolmerà di Grazie particolari, vi darà la forza per vincere le battaglie.