IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO X DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Salmo 129
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,20-35)
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto
che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per
andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da
Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare
Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in
piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in
piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può
restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte
e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà
saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e
anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito
Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È
posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi
fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro:
«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che
erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché
chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Gli scribi, accecati nella loro opposizione al Signore,
diffondono la voce che Gesù ha potere sui demoni perché egli è
sottomesso a Beelzebul. Davanti a tali dicerie, il Signore vuole insegnare ai
suoi discepoli l'importanza della comunione: il regno che è venuto a stabilire
sulla terra non vacillerà e non perderà la sua virtù, se essi rimarranno uniti.
Approfittiamo di questo insegnamento per esaminare il nostro atteggiamento di
fronte alle azioni del prossimo, e in particolare se si tratta di membri della
Chiesa. Pensiamo per esempio che i giudizi inutili - e talvolta temerari -, i
dubbi senza motivo o i commenti negativi sulle intenzioni degli altri
infrangono l'unità e la comunione della Chiesa. Noi dobbiamo avere, al
contrario, un grande amore per l'unità, nella diversità legittima che si
riscontra nel popolo di Dio. Anche se siamo tutti molto diversi, il nostro
amore per la Chiesa saprà passare sopra questa diversità. Se ci orientiamo
veramente verso la santità, lottando nel cammino che Dio stabilisce per ognuno
di noi, perché non dovremmo essere uniti? E, se vediamo dei difetti negli
altri, il nostro atteggiamento sarà di comprensione piena di misericordia,
cercando di aiutarli a superarli. Abbiamo quindi bisogno di una grande
rettitudine e umiltà, per evitare la posizione di coloro che - come quelli che
accusano il Signore di essere posseduto da uno spirito immondo - interpretano
male l'opera degli altri e rifiutano per principio di riconoscere l'azione di
Dio nelle iniziative altrui.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,7-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate,
dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i
morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né
argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né
sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e
rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la
vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a
voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole,
uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi.
In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà
trattata meno duramente di quella città». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore Gesù rivela il suo cuore in ogni pagina del
Vangelo. In quella di oggi, che è un discorso di missione, vediamo la
magnanimità del suo cuore. La povertà del Vangelo non è da pensare come
"strettezza", ma come apertura nella fiducia e nella generosità: così
testimoniano le parole di Gesù e così l'ha vissuta san Bamaba. Gesù vuole che
siamo poveri perché ci vuole liberi e in grado di donare largamente a tutti,
per il regno di Dio. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente
date".
Nella storia di san Barnaba vediamo realizzata questa pagina. Un altro passo
degli Atti degli Apostoli racconta che egli, possedendo un campo, lo vendette
per darne il ricavato agli Apostoli, mettendo in pratica alla lettera la
richiesta di Gesù al giovane ricco: "Vendi quello che hai, dallo ai
poveri, poi vieni e seguimi". La fiducia in Dio che lo spinge a questo
gesto si accompagna in lui alla fiducia negli altri. Arrivato ad Antiochia,
invece di angustiarsi e preoccuparsi per questi "pagani" appena
convertiti al Vangelo, Barnaba ha una reazione aperta, piena di fiducia:
"Quando giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò". Non è un
uomo che spegne gli slanci altrui con preoccupazioni di osservanze minuziose, è
"virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede" e esorta tutti "a
perseverare con cuore risoluto nel Signore": importante è soprattutto
aderire a Cristo. E così "una folla considerevole fu condotta al
Signore".
E qui si rivela un altro tratto della sua larghezza di cuore. Invece di
riservare a sé il monopolio dell'apostolato in un campo così fecondo, va a
Tarso a cercare Saulo: "Trovatolo, lo condusse ad Antiochia". E
quando Paolo diventerà più importante di lui nell'apostolato fra i pagani, di
Barnaba si può ripetere quello che gli Atti dicono del suo arrivo ad Antiochia:
"Vedendo la grazia del Signore, si rallegrò".
Ma Barnaba non si ferma all'incoraggiamento degli altri. E veramente tutto a
disposizione di Cristo, per questo lo Spirito Santo può riservarlo a sé per una
missione più universale: l'evangelizzazione di tutte le nazioni.
Fiducia e generosità fondate nella vera povertà del cuore: ecco che cosa
vediamo splendere nella vita di san Barnaba.
Domandiamo al Signore di aiutarci a camminare con gioia sulla stessa via, ad
essere cioè persone di benevolenza, di disponibilità, di incoraggiamento per
quelli che avviciniamo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il
sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato
via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta
sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul
candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli
uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro
che è nei cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Signore, esageri un po'! Io il sale della terra? Io la luce
del mondo? Come è possibile?
Se queste parole mi fossero state rivolte da un adulatore, non mi avrebbero
certo montato la testa come invece accade alle persone piene di sé che esultano
delle lodi. Ma, poiché esse vengono da te, non possono essere che parole vere.
Allora mi scuotono, mi obbligano a riflettere, a meditare, a cercare di capirne
fino in fondo il senso.
Mi raccolgo e sento la tua presenza in me. Tu sei in me e agisci in me e
attraverso di me. Vedi con i miei occhi, senti con le mie orecchie, parli con
la mia lingua, ami con il mio cuore. Come non essere, allora, il sale e la luce
del mondo, dal momento che sono il tuo tabernacolo?
Signore, fa' che io resti sempre fedele alla tua presenza in me, e che le
persone che incontro sul mio cammino vedano in me il tuo volto.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono
venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non
siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino
della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli
altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei
cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
È un grande privilegio per un Apostolo del Signore poter
applicare a sé il magnifico testo di Isaia che Gesù a Nazaret ha applicato a se
stesso: "Lo Spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha
consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai
poveri...".
Veramente lo Spirito era su Antonio di Padova, che ha portato il lieto
annuncio, il Vangelo, ai poveri con un successo straordinario. E ha fasciato le
piaghe dei cuori spezzati, ha annunciato la liberazione dei prigionieri, in
modo così luminoso, così straordinario, che è stato canonizzato dopo un solo
anno dalla sua morte. È una cosa che oggi sarebbe impossibile, ma che dice bene
quanto profonda fosse la venerazione del popolo cristiano.
In questo testo di Isaia, in cui vediamo chiaramente l'azione dello Spirito
consolatore che fascia le piaghe del cuore, che consola gli afflitti, vorrei
sottolineare l'annuncio di libertà, che ci fa vedere lo Spirito all'opera come
creatore, così come lo invoca l'inno di Pentecoste.
Tutti siamo prigionieri di tanti condizionamenti, provenienti dal nostro
temperamento, dalle circostanze, dallo stato di salute, dai rapporti
interpersonali che non sempre sono armoniosi... E cerchiamo la liberazione.
Ma la vera liberazione viene in modo inatteso, in modo paradossale dallo
Spirito di Dio, che non risolve i problemi, ma li supera, portandoci a vivere
più in alto.
Nella vita di sant'Antonio possiamo constatare questa liberazione operata dallo
Spirito. Antonio avrebbe potuto essere grandemente deluso, depresso, perché
tutti i suoi progetti sono stati scombussolati. Voleva essere missionario,
voleva perfino morire martire e proprio per questo si era imbarcato per andare
fra i musulmani. Ma il suo viaggio non raggiunse la meta: invece di sbarcare nei
paesi arabi fu sbarcato fra i cristiani, in Sicilia e poi rimase in Italia.
Avrebbe potuto passare il resto della sua vita a compiangere se stesso:
"Non posso realizzare la mia vocazione!". E invece fiorì dove il
Signore lo aveva inaspettatamente piantato: cominciò subito a predicare, a fare
il bene che poteva, e acquistò una fama straordinaria.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra
giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel
regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; chi avrà ucciso dovrà
essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio
fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello:
"Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà
destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo
fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti
all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire
il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui,
perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu
venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non
avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Un giovane cristiano libanese, rapito e molestato duramente
da un fanatico, non gli opponeva che un sorriso. Per quanto i colpi
continuassero, il cristiano continuava a sorridere. Esasperato, il fanatico
gridò: "Parla, di' qualcosa! Non sei che un vigliacco! Smetti di sorridere o ti
ammazzo". Il cristiano rispose: "Fratello, se il tuo dovere di fanatico è di
battermi, il mio dovere di cristiano è di perdonarti".
Tre anni più tardi, il fanatico ricevette il battesimo. Il cristianesimo
condivide con le altre religioni la fede in Dio, la giustizia e la carità, ma
differisce in modo radicale per quanto riguarda la morale. Direi che è la
religione dell'impossibile. La legge del taglione sostituisce quella della
giungla (legge del più forte), mentre la legge di Cristo esige dall'uomo più di
quanto egli possa umanamente dare. È che Dio ha un tale amore e una tale fiducia
nell'uomo, che non ha potuto fare altro che deificarlo, e diventare a sua volta
uomo, per confermarlo nella sua dimensione divina.
"Siate come Dio", dice Cristo, "siate figli di Dio!". Quale magnifica risposta
alla tentazione del paradiso terrestre.
E l'uomo sarà figlio di Dio essendo più che giusto, oltrepassando i propri
limiti, amando i suoi nemici dell'amore che comprende il perdono.
Questa fiducia, questa fede di Dio in noi, dovrebbe farci piangere di
gratitudine e riempirci di forza e di fierezza. Sì, devo dirmi (e i santi lo
testimoniano), sono capace, con Dio, di agire come lui, di amare come lui e di
rifiutare ogni odio. Dio è in me, dunque con lui, per mezzo di lui, posso
l'impossibile.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,27-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Non commetterai adulterio". Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti
conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo
venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo,
tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra,
piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". Ma
io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione
illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette
adulterio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Queste parole di Cristo sono una lode, ben meritata, alla
donna. Per il cristiano, discepolo di Cristo, la donna è co-creatrice, in
quanto elevata da Cristo alla dignità di madre di Dio, poiché ha dato un corpo
a Dio.
La donna, mirabile compagna e completamento dell'uomo, porta a perfezione le
qualità di tenerezza, pazienza, ascolto, ospitalità, abnegazione, coraggio e
generosità di cui l'umanità ha tanto bisogno. La donna, ricettacolo della vita.
La donna, per prima, è salita in cielo con il suo corpo.
Che offesa alla sua dignità, che insulto considerarla come un semplice oggetto
di piacere, da gettare via deliberatamente quando se ne è stufi, o come una
serva tuttofare. Dal momento in cui Maria è diventata "un'immagine di prua"
della nostra fede, il nostro sguardo sulla donna si è riempito di rispetto, di
purezza e di gratitudine.
La donna, compagna, sposa, madre, deve essere amata e desiderata nella sua
totalità. Questo amore e questo desiderio portano allora l'espressione della
tenerezza di Dio. Si capisce allora perché una donna non possa essere
ripudiata.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto
agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi
giuramenti". Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il
trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per
Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua
testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia
invece il vostro parlare: "Sì, sì"; "No, no"; il di più viene dal Maligno».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Al tempo della guerra tra Cartagine e Roma, i
Cartaginesi mandarono a Roma un prigioniero romano, per invocare la fine dei
combattimenti. Gli fu fatto giurare di tornare a Cartagine se avesse fallito la
missione.
Arrivato in città, il prigioniero andò direttamente al Senato e pronunciò una
requisitoria contro Cartagine. Poiché in questo modo aveva fallito la sua
missione, i senatori lo supplicarono di rimanere a Roma, aggiungendo che un
giuramento strappato con le minacce non aveva nessun valore. Il prigioniero
rispose: "Il mio onore di Romano mi impedisce di mancare alla mia parola. Devo
andare fino in fondo, nei miei doveri di cittadino. Sarò ucciso, ma l'onore di
Roma sarà salvo".
Che cosa ne è dell'onore dei cristiani? Abbiamo paura di vivere la verità,
mentre abbiamo la garanzia di Cristo?
Molti giurano sul loro onore, sui loro morti, sulla loro vita, su Dio e sui
santi di dire la verità. È facile giurare. Chiunque può farlo senza sentirsi
impegnato se non a parole. Se la verità non traspare dai nostri occhi e dai
nostri atti, è inutile sminuirla al rango di semplice enunciato. Quanti
tacciono il loro impegno cristiano in un ambiente ostile, per strappare un
posto vantaggioso, o per mille altre ragioni, per amor proprio, quando basterebbe
un po' più di coraggio, un po' più di fede, un po' più di amore e di fiducia in
Gesù Cristo per non temere di restar fedeli alla sua verità.
"Tutte le cose nascoste saranno rivelate un giorno". Ci pensiamo ogni tanto?
Cristo non ci ha mai ingannati. Che garanzia per la nostra fede!