TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,24-43)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma,
mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al
grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la
zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore,
non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?". Ed
egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli dissero: "Vuoi
che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose, perché non succeda che,
raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che
l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della
mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci
per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio"».
Espose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un
granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più
piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre
piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a
fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una
donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se
non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per
dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose:
«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo e il
seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il
nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i
mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia
nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi
angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli
che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto
e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del
Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Noi vogliamo essere il grano buono che fruttifica per l'eternità
Nel Libro della Sapienza, troviamo la ragion d'essere di metterci davanti a Dio
con la consapevolezza dei nostri peccati e della necessità di un'autentica
conversione del nostro cuore e della nostra vita a Colui che è amore e
misericordia infinita.
Il Signore, infatti, comprende le nostre debolezze e dopo il peccato concede il
perdono.
Aver fiducia nella misericordia di Dio non deve costituire un alibi per
continuare a peccare e mai cambiare strada. Anzi, non dobbiamo abusare di tale
misericordia, in quanto il Demonio ci spinge ad agire in modo immorale, perché
tanto il Signore comunque perdona.
Quanti cristiani vivono in tale atteggiamento sbagliato e anche nei confronti
del sacramento della confessione non hanno un rispetto e quindi banalizzano il
momento in cui vanno a confessare la reiterazione dei propri peccati, senza
progredire minimamente nella vita etica.
E' bene ricordare che la misericordia di Dio è infinita, ma ha anche un limite
di fronte a chi non vuole cambiare vita e convertirsi.
Leggiamo, infatti, nel brano citato: Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura di
tutte le cose, perché tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto. La
tua forza infatti è il principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di
tutti, ti rende indulgente con tutti. Mostri la tua forza quando non si crede
nella pienezza del tuo potere, e rigetti l'insolenza di coloro che pur la
conoscono. Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta
indulgenza, perché, quando vuoi, tu eserciti il potere.
Chiaramente si tratta di un potere spirituale e che ha attinenza con la vita
interiore e religiosa di ogni credente.
Chi si lascia toccare da questo potere si trasforma in persona davvero
credente. Il mio potere non è di questo mondo precisava Gesù durante il
processo che lo portò alla condanna a morte, pur essendo l'unico vero innocente
tra tutti gli esseri viventi, essendo il Figlio di Dio.
E nel Salmo 85 vengono ribaditi gli attributi fondamentali di Dio che sono la
bontà, la misericordia, la disponibilità all'ascolto, ricco di amore e fedeltà.
All'opposto di questo Dio, grande e vicino all'uomo, troviamo la sua creatura
che è facile all'ira, non sa perdonare ed ascoltare ed è tutta piena di sé,
presuntuosa ed arrogante in ogni atteggiamento della sua vita. Per superare le
nostre fragilità umane e le nostre debolezze, l'Apostolo Paolo, nel sintetico
brano tratto dalla sua lettera ai Romani, ci incoraggia a guardare avanti nel
segno di un cambiamento radicale e rinnovamento vero della nostra vita: Lo
Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare
in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e
colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede
per i santi secondo i disegni di Dio.
Lo Spirito di Dio è su di noi e sa ogni cosa di noi, conosce tutto ciò di cui
abbiamo bisogno a livello interiore, e prima di tutto abbiamo bisogno della
grazia santificante che ci rigeneri continuamente nella vita spirituale, quella
che conta molto di più rispetto ad una vita solo di esteriorità e di apparenze
su cui è strutturato, in particolare, il modo di vivere di molta gente del
nostro tempo, come i farisei del tempo di Gesù. Quante falsità e menzogne nella
vita di tante persone che hanno bisogno di essere purificate dal fuoco di una
vera conversione interiore e non dalla solo risistemazione esteriore.
La parabola della zizzania che ci viene presentata oggi, nel brano del Vangelo
di Matteo, ci aiuta a fare vera pulizia spirituale personale, ma anche
ecclesiale, nei rapporti con le persone.
Penso che nella vita, ognuno di noi si è trovato di fronte a persone sagge,
sante e buone e di fronte a persone che seminano odio, rancore, divisione nelle
famiglie, nelle comunità di credenti, nella società, in qualsiasi posto dove
c'è da affermare la propria persona a danno degli altri, calunniando,
diffamando, approfittando della bontà e generosità altrui, facendo passare per
vere, autentiche menzogne e bufale di ogni genere.
Oggi soprattutto, che siamo esposti ad un mondo in perenne comunicazione
globale, si rischia di entrare in quel vortice dei buoni e cattivi, secondo il
modello di una cultura del pensiero debole, che non premia i santi e i buoni,
ma protegge i delinquenti e i cattivi.
Grano buono e zizzania stanno insieme in ogni parte della terra, di questa
terra, di questo tempo, ma alla fine arriverà il giudizio di Dio e si farà vera
e definitiva pulizia. Consideriamo quello che Gesù stesso dice, spiegando ai
discepoli, dopo aver congedato la gente, nella parabola del grano e della
zizzania: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il
mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del
Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del
mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la
si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo
manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali
e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente,
dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro.
Gesù semina il grano buono, il Diavolo, che esiste ed agisce nella vita delle
persone che fanno il male e dividono i figli dai genitori, i fratelli dai
fratelli, i cristiani da altri cristiani, gli esseri umani da altri esseri
umani, ecc... sono dipendenti dal Demonio ed agiscono per il suo conto e sono
il male assoluto per tutti.
Guardiamoci intorno e vediamo chi sono i seminatori di odio! Forse stanno in
mezzo a noi, nelle nostre famiglie divise, nelle nostre case, nelle nostre
chiese, nei luoghi di carrierismi vari, nelle comunità di credenti dove non c'è
l'amore di Dio al centro dei loro interessi, ma gli interessi di ogni genere di
chi vi fa parte e vi entra non per costruire, ma per dividere e distruggere. Il
Diavolo è tutto questo.
Gesù è amore, unione, pace e serenità in tutti gli ambienti e i luoghi di
questa terra. Chi sta dalla parte di Cristo vive felice. Chi sta dalla parte
del Maligno è un'anima persa, difficilmente recuperabile, se si è venduta
l'anima al Diavolo, cioè al male.
Sia questa la nostra preghiera oggi: Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la
pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della
Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l'umanità nuova, che il
Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno. Amen.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 12,38-42)
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da Te vogliamo
vedere un segno». Ed Egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera
pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il
profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce,
così il Figlio dell'Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del Giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa
generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si
convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del
Giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la
condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare
la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno!
Gesù non è venuto sulla terra per mostrare la sua divina onnipotenza, per sconvolgere
menti e cuori, per piegarli alla fede e alla verità così come aveva fatto Dio
con il faraone. Non è questa la sua via. Lo attesta anche la Lettera agli
Ebrei: "Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a
un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a
suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non
rivolgere più a loro la parola. Non potevano infatti sopportare quest'ordine:
Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata. Lo spettacolo, in realtà,
era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. Voi invece vi siete
accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e
a migliaia di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti i
cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei
giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue
purificatore, che è più eloquente di quello di Abele" (Eb 12,18-24). Gesù
è venuto a rivelare al mondo quanto è grande la potenza della carità di Dio,
del suo amore, della sua misericordia.
I farisei vorrebbero portare Gesù nella forma e nella sostanza dell'Antico
Testamento. Gesù non si lascia da loro tentare. Chiama questa generazione
malvagia e adultera. Essa è malvagia perché assai lontana dai pensieri di Dio.
Essi solamente sono buoni, pii, giusti, santi. Ora il pensiero di Dio è uno
solo: amare fino alla morte di croce. È la croce il più grande segno della
divina onnipotenza. Gesù dal legno rivela quanto grande, onnipotente, santo,
invincibile è l'amore di Dio per l'uomo. È adultera, questa generazione, perché
ha tradito il patto di alleanza con il suo Creatore e si è concessa
all'idolatria, all'empietà, al peccato. Ha abbandonato la Legge del suo Signore
e al suo posto si è costruito l'idolo dei pensieri umani. Questo è vero
tradimento, vero adulterio spirituale, che conduce ad ogni altro adulterio
morale.
La dolcezza dell'amore, la profondità della verità, della giustizia, della
sapienza bastano a tutti coloro che si vogliono convertire. Ninive non si
converti per i grandi segni. Aderì al Signore per la più semplice parola che un
uomo abbia mai potuto udire: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà
distrutta". Gesù invece non ha solo rivelato la purezza della Parola di
Dio, ha anche manifestato loro le profondità dell'amore del Padre. Quello di
Cristo Gesù era un amore che guariva, sanava, purificava, perdonava,
accoglieva, esaltava l'uomo, donandogli ogni dignità. Anche ai peccatori Lui
dava la grande speranza del perdono e della misericordia. L'amore, la carità,
la pietà vera e santa, sono il più grande segno della presenza di Dio sulla
nostra terra. Là dove vi è un uomo che ama, lì vi è sempre Dio che opera. Ecco
il segno vero della credibilità di Gesù Signore. Altri segni sono fuorvianti.
Sono per i cuori induriti che continueranno a rimanere induriti e ostili.
Questi cuori cercano il segno, ma solo per tentare il Signore e per attestare
la sua incapacità a poterli donare. Questa è pura malvagità e cattiveria.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, dateci la purezza
dell'amore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,20-28)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi
figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?».
Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che
chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo
possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia
destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il
Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li
chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di
esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare
grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà
vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Tra i protagonisti della prima comunità cristiana troviamo senz'altro san Giacomo,
fratello di Giovanni. Insieme a Pietro e a suo fratello Andrea, Giacomo fa
parte della ristretta cerchia delle persone che Gesù vuole accanto a sé nei
momenti particolari.
Giacomo, fratello di Giovanni, figlio di Zebedeo, strappato alla pesca insieme al
fratello Giovanni, già discepolo del Battista. Gesù vuole lui, Simon Pietro e
Andrea insieme con sé, nei momenti più significativi della sua missione: dalla
trasfigurazione al Tabor, alla resurrezione della figlia di Giairo, nella
dolorosa veglia al Getsemani. Giacomo fu il primo tra i dodici ad essere
ucciso, sotto Erode Antipa, ed una antica leggenda vuole che riuscì a
convertire un soldato, che venne decapitato insieme con lui. Un gigante della
fede, uno dei discepoli che ha vissuto un rapporto intimissimo col Signore
Gesù. Eppure, rileggendo la pagina che oggi la liturgia sfacciatamente ci
propone, restiamo perplessi. No, Giacomo non ha fatto una gran figura chiedendo
al Signore una "spintarella" nel futuro governo del Regno di Dio...
Grandezza e miseria convivono nel cuore degli uomini, anche in quello degli
uomini più grandi. È una splendida lezione, quella di oggi: noi che vorremmo
una santità asettica, che desideriamo una Chiesa fatta solo di santità, che ci
scandalizziamo per i limiti dei credenti (sempre e solo quelli degli altri),
impariamo che Dio non ha paura di avere accanto a sé dei peccatori, fragili
arrivisti, infantili discepoli che, pur avendo visto la gloria e il dolore di
Dio, restano ciò che egli vuole. Strumenti che egli usa per manifestare la sua
gloria e la sua misericordia.
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Mercoledì della XVI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Santi Gioacchino e Anna
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-9)
Parte del seme cadde sul terreno buono
e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno.
26 Luglio 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a
lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la
folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì
a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli
uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non
c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma
quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte
cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul
terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha
orecchi, ascolti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Facciamo l'elogio degli uomini illustri" dice il Siracide, ma
sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si verifica la legge
del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha applicato alla vita di
Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù.
I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che
certamente Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno
preparato l'avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere
stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è
buono e nella storia dell'umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che
resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura
cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità,
e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell'amore misericordioso di Dio.
Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro
che hanno la beatitudine di vedere "quello che molti profeti e giusti
hanno desiderato vedere".
La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo
contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,10-17)
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro
parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei
cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà
nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per
questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non
ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
"Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!".
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò
che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non
lo ascoltarono!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Dio, che aveva
già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri,...
ultimamente ha parlato a noi per mezzo del Figlio". Sul Sinai parla
attraverso lo sconvolgimento della natura: "Ci furono tuoni, lampi, una
nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba... il monte Sinai era
tutto tremante... il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè
parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono". Nel Vangelo invece Gesù
parla con semplicità, in modo umano, a volte esplicitamente, a volte con
parabole, secondo le categorie dei suoi ascoltatori.
In qualunque forma la voce di Dio si faccia udire, è fondamentale essere
attenti, con cuore docile. Gesù esprime chiaramente la condanna per chi si
chiude alla sua parola: "A loro non è dato conoscere i misteri del regno
dei cieli", perché "il loro cuore si è indurito, son diventati duri
d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere e non sentire". E tanto
facile essere duri d'orecchio verso il Signore, quando altre voci ci lusingano
e altri rumori ci piacciono di più. E non ci accorgiamo che sono proprio solo "rumori",
aria in movimento, senza contenuto.
Chiediamogli la grazia di saper sempre udire e seguire la sua voce, per avere
la beatitudine che egli ha promesso: "Beati i vostri occhi perché vedono e
i vostri orecchi perché sentono! In verità vi dico: molti profeti e giusti
hanno desiderato ascoltare quello che voi ascoltate".
Non capiremo mai abbastanza quanto sia grande il dono che Dio ci ha fatto con
la sua parola scritta e con la sua parola vivente, Gesù, verbo del Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,18-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola
del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la
comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore:
questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul
terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma
non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o
una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato
tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la
seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello
seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi
dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Nel darci
personalmente la spiegazione della sua prima parabola Gesù ci invita a un esame
personale di coscienza sulla risposta della nostra libertà e disponibilità alla
"parola del regno", oggi seminata come non mai dal Divin Seminatore, attraverso
la missione evangelizzatrice della Chiesa.
Quale risposta? Quella dell'indifferenza e del rifiuto di chi ascolta la parola
distratto e annoiato, per cui cede facilmente ai pregiudizi del secolarismo,
del materialismo e del laicismo?
O è forse quella della superficialità e dell'incostanza di chi non sa cogliere
le sfide della vita e della storia, che diventano per lui motivo di scandalo e
lo portano gradualmente all'abbandono della fede?
Oppure quella del calcolo umano di chi alle esigenze del regno antepone le
seduzioni subdole e fallaci del consumismo, dell'edonismo, del permissivismo
libertario che soffocano la parola e le impediscono di dare frutto?
Se così fosse sarebbe ben triste il cammino della vita, arido e senza speranza.
Sia invece la nostra risposta quella della "terra buona", di chi ha scoperto il
valore insostituibile della parola di Dio nella vita, la ricerca con interesse,
l'ascolta e l'accoglie come un dono, la medita assiduamente, si confronta
quotidianamente con essa e la mette in pratica.
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Sabato Della XVI Settimana
Del Tempo Ordinario Anno A
Santi Marta, Maria e Lazzaro
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,38-42)
Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è
bisogno.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta
29 Luglio 2022
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna,
di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore,
ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi
abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le
rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa
sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore
RIFLESSIONI
Una donna, di nome Marta, lo ospitò
Oggi si parla di teologia da scrivania o tavolino, teologia da pulpito, ambone
e cattedra, teologia da confessionale, teologia da dialogo o confronto,
teologia da strada, teologia scientifica e teologia pratica, teologia pensata e
teologia applicata, teologia universale e teologia occasionale. Spesso tutte
queste teologie vengono messe le une contro le altre. Allora è giusto che ci si
chieda: qual è quella vera e quali sono quelle false? Qual è quella giusta e
quali sono quelle ingiuste? Qual è quella utile e quali quelle inutili?
Leggendo quanto avviene in casa di Marta e di Maria, riceviamo una luce
particolare che ci permette di dare la giusta soluzione al quesito. In questa
casa vi sono due teologie: quella di Marta e l'altra di Maria. Quale delle due
è quella vera, giusta, utile e perché? Ma prima ancora qual è la differenza tra
le due teologie? La teologia di Marta parte dal suo cuore. Lei pensa, decide,
opera. Ciò che il suo cuore le dice è vero. Non ha bisogno di altro. Il suo
cuore le dice che deve imprigionarsi in cucina e occuparsi delle cose di casa e
lei si sprofonda in un lavoro soffocante.
La teologia di Maria è totalmente diversa. Lei sa che tutto deve venire dal
cuore del Padre. È Lui il Signore della sua vita. A Lui vanno consacrati minuti
ed ore, giorni e settimane, mesi ed anni. Il cuore del Padre uno solo lo
conosce: Cristo Gesù. Lei si pone ai piedi di Cristo Signore e a Lui chiede che
gli sveli i segreti del Padre suo tutti nascosti nel suo cuore. Ascoltando il
cuore di Cristo lei ascolta il cuore del Padre. Per il cuore di Cristo, per
questa via unica, lei giunge al cuore del Padre e lo sceglie come il suo cuore.
Ora lei sa cosa fare. Non pensa dal suo cuore, ma dal cuore del Padre.
Questa teologia di Maria è in tutto uguale a quella di Gesù Signore. Lui è
sempre in ascolto del Padre nello Spirito Santo. Il Padre dice e lui riferisce.
Il Padre comanda e Lui obbedisce. Il Padre lo manda e Lui vi si reca. Il Padre
gli ordina cosa dire e Lui parla. Gesù altro non fa che manifestare tutta la
bellezza di verità, grazia, misericordia, fedeltà, giustizia del pensiero del
Padre. Se Cristo non fosse sempre dal Padre, avrebbe parole di verità e
falsità, di giustizia e ingiustizia, opportune e inopportune, buone e non
buone, appropriate e inappropriate. Mentre la Parola di Gesù è sempre vera,
giusta, opportuna, buona, appropriata, di salvezza, redenzione, verità, amore.
Non è allora il luogo che fa vera la teologia. Essa è vera, se è vera Parola
attuale di Dio per il cuore che ascolta. La teologia è ricerca del pensiero di
Dio e comprensione di esso. Essa diventa strumento di salvezza, quando dallo
Spirito Santo è trasformata in Parola di vita per il cuore che si pone in
ascolto. Nello Spirito Santo si attinge dal cuore del Padre la conoscenza del
suo pensiero. Dallo Spirito Santo il pensiero di Dio è trasformato in Parola di
salvezza e di redenzione. Dallo Spirito Santo la Parola di salvezza è fatta
divenire Parola di conversione e di pentimento.
Tutto avviene nello Spirito Santo, per Lui, da Lui, con Lui. Se nel teologo è
assente lo Spirito del Signore, tutto diviene ricerca e parola vuota, perché
mai vi potrà essere Parola di Dio sulla bocca di chi parla e mai Parola di Dio
nel cuore di chi ascolta. Ecco allora la missione del teologo: prendere nello
Spirito Santo il pensiero del Padre nel cuore di Cristo. Trasformare il
pensiero preso, sempre per opera dello Spirito Santo, in Parola attuale da
annunziare all'uomo. Assieme alla Parola versare lo Spirito Santo nel cuore
perché solo lo Spirito nella Parola può operare il pentimento e la conversione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di Spirito
Santo.