IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA E SETTIMANA D’AVVENTO ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Preparate la
via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri
Il Signore verrà a salvare i popoli e farà sentire la sua voce potente per la
gioia del vostro cuore. (cf. Is 30,19.30)
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,1-8)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di
Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i
loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai
fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di
me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i
lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in
Spirito Santo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In confronto all'introduzione discreta nel tempo
dell'Avvento avvenuta domenica scorsa, l'annuncio di oggi è spettacolare:
"Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te... Voce di uno che grida nel
deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri".
Giovanni Battista fa il suo ingresso spettacolare nel mondo, vestito di peli di
cammello. Le sue parole bruciano l'aria, le sue azioni frustano il vento.
Predica "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" ed immerge i
suoi discepoli nelle acque del Giordano. Il suo messaggio, pur legato a un
momento della storia, è eterno. Si rivolge anche a noi. Anche noi dobbiamo
preparare la strada del Signore, poiché un sentiero si spinge fino ai nostri
cuori. Sfortunatamente, troppo spesso, durante l'Avvento, molte distrazioni ci
ostacolano nell'accogliere, spiritualmente, il messaggio del Vangelo. Non
dovremmo, invece, cercare di dedicare un po' di tempo alla meditazione di
quanto dice san Pietro: "Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei
quali avrà stabile dimora la giustizia" (2Pt 3,13)?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,17-26)
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri
della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da
Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco,
alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di
farlo entrare e di metterlo davanti a Lui. Non trovando da quale parte farlo
entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo
calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la
loro Fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i
farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è Costui che dice bestemmie?
Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro
ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più
facile: dire "Ti sono perdonati i tuoi peccati", oppure dire "Alzati e
cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'Uomo ha il potere sulla terra
di perdonare i peccati, dico a te -disse al paralitico-: alzati, prendi il tuo
lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il
lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono
colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo
visto cose prodigiose». Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,12-14)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non
lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che
per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi
piccoli si perda». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che neanche uno di questi piccoli si perda
Nell'essenza della fede è racchiusa la sua verità primaria, vitale. Se questa
verità dovesse venire meno, per la fede è la sua morte. Questa verità la
possiamo attingere dalla stessa chiamata del nostro Padre nella fede che è
Abramo.
Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e
dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una
grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una
benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno
maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen
12,1-3). L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e
disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e
non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni
e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la
sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città
dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della
terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Gen 22,15-18).
Abramo esiste per dare vita ad ogni altro uomo. Possiamo affermare che esiste
per gli altri, per portare agli altri la benedizione del Signore. Ogni figlio
di Abramo, ogni figlio della vera fede, il cui compimento è in Cristo, il vero
Figlio della promessa, il Portatore della benedizione, esiste per essere
benedizione di grazia, verità, vera salvezza per ogni altro uomo. Se questa finalità
del nostro essere veri figli della fede dovesse venire meno, è il segno che noi
siamo morti alla fede e che la vera fede è morta in noi. I farisei al tempo di
Gesù erano persone dalla fede morta. Avevano una religione artificiale per se
stessi, ma non una fede in missione per gli altri. È come se essi non fossero
figli del Padre della fede. C'è tra essi ed Abramo una contraddizione di
essenza, anzi una negazione della loro stessa natura religiosa. Abramo è il
padre della moltitudine. Loro non sono padri neanche di se stessi. Vivono
chiusi in un sistema religioso nel quale non c'è spazio per gli altri. È questa
la vera morte della fede.
Il fariseismo non è solo religione artificiale mostruosa. È anche religione
senza fede e priva di ogni qualsiasi verità. Non solo è carente della verità
primaria, ma anche di ogni altra verità. Gesù, quando in San Matteo detta le
regole della comunità, afferma con fermezza di Spirito Santo che mai la sua
Chiesa potrà reggersi sulle chiusure mentali, spirituali, spaziali, temporali,
o di altra natura. La sua Chiesa è una comunità spigolatrice di anime, cuori,
persone da portare a Cristo Gesù. Spigolatori di anime: questa è la nostra
vocazione, la nostra natura, la nostra missione, il nostro ministero.
Spigolatrice di anime è detta la Vergine Maria. Nella tradizione mariana
francese Lei è la "Divina spigolatrice" che deve raccogliere tutti i
peccatori abbandonati perché possano ritornare nella casa del Padre. A Lei ogni
spigolatore di peccatore chiede aiuto perché possa riuscire nella missione. È
questa una vera conversione teologica necessaria ad ogni discepolo di Gesù, a
quanti confessano la vera fede in Lui.
Senza questa conversione teologica, che ci spinge non solo a cercare i
peccatori, ma a dare la nostra vita per essi, come Cristo Gesù, morendo anche
noi per togliere il peccato del mondo, mai potremo dirci della vera religione.
Saremo sempre della falsa. Oggi la nostra religione, santissima nella sua
essenza di verità e di grazia, vive questa fortissima involuzione: si è andati
oltre la linea dei farisei. Si è abolito il percorso della santità. Essa è
dichiarata inutile in se stessa. Non vi sono più neanche i peccatori da
salvare. Tutti siamo già salvi per la misericordia di Dio. Tutti saremo in
Paradiso. L'inferno è dichiarato vuoto anche dalla grande teologia dei nostri
tempi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da tanta
falsità.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete
stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di
voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per
la vostra vita. Il mio giogo infatti è
dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Prendete il mio giogo sopra di voi.
Il giogo di Gesù non è la sua Parola, non è la sua Croce. Il suo giogo è il suo
amore. Come Lui ha preso sulle sue spalle tutto l'amore del Padre e lo ha
vissuto per la salvezza degli uomini, così il suo discepolo prende tutto il suo
amore e lo vive per la redenzione dei suoi fratelli. L'amore di Gesù è soave e
leggero, perché assieme al suo amore, Lui ci dona anche il suo Spirito e questi
ci trasforma in natura spirituale, natura diversa. Con la natura spirituale mai
esso diventerà pesante, aspro, amaro. Questa verità così è rivelata da San
Paolo nella Prima e nella Seconda Lettera ai Corinzi.
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce
bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti
dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio
nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo
ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio
ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla
sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in
termini spirituali. Ma l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose
dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle,
perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito.
L'uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere
giudicato da nessuno. Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in
modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. Io,
fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma
carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido,
perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete
ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete
forse carnali e non vi comportate in maniera umana? (1Cor 2,10-3,3).
Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una
spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A
causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me.
Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta
pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie
debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle
mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce
sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor
12,7-10).
L'amore di Gesù mai dovrà essere disgiunto dalla grazia, dallo Spirito Santo,
dalla trasformazione della natura ereditata da Adamo in natura spirituale.
Senza la grazia e la trasformazione della natura, sarebbe pesante per un figlio
di Adamo vivere l'amore di Gesù così come lo ha vissuto Lui, lasciandosi
inchiodare sulla croce. Con la grazia, lo Spirito Santo, la natura trasformata,
vivendo nel corpo di Cristo, come vero corpo di Cristo, tutto possiamo. Non per
le nostre forze, ma per il Signore che ci dona ogni forza. Anche questa verità
è insegnata da San Paolo nella Lettera ai Filippesi.
Ho provato grande gioia nel Signore perché finalmente avete fatto rifiorire la
vostra premura nei miei riguardi: l'avevate anche prima, ma non ne avete avuto
l'occasione. Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me
stesso in ogni occasione. So vivere nella povertà come so vivere
nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame,
all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza (Fil
4,10-13).
Il ristoro di Cristo è ogni grazia e forza nello Spirito Santo che rende
leggero, soave tutto il suo amore da noi assunto per trasformarlo in grazia di
salvezza per ogni uomo.
L'amore di Cristo è delimitato dalla sua Parola. Se si esce dalla Parola, non
si ama. Se si rimane nella Parola l'amore inizia da un minimo e prosegue il suo
cammino senza alcun limite o misura. Può raggiungere le vette più alte. Gesù lo
portò ad un'altezza oltre la quale è impossibile pervenire ad una creatura. In
Lui nell'amore non c'è l'oltre.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci ad amare come
Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,11-15)
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di
Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di
lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce
violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se
volete comprendere, è lui quell'Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il regno dei cieli subisce violenza
Il racconto della passione di Gesù Signore ci rivela quale violenza subisce il
regno dei cieli e perché i violenti se ne impadroniscono. La violenza è al
proprio cuore, mente, pensieri, spirito, corpo, anima. Violenza è quel
perfettissimo governo di sé per la cui acquisizione Gesù sudò sangue nell'Orto
degli Ulivi, quando i pensieri e la volontà avrebbero voluto trascinarlo
lontano dall'obbedienza alla più pura e santa obbedienza al Padre suo. Violenza
è il suo rimanere santissimo sulla croce, in mezzo al tumulto della folla che
lo insultava, lo derideva, si faceva beffe di Lui, dichiarandolo un non Messia,
un non Re dei Giudei, un non Salvatore. Lo dichiarava un fallito. Violenza è
quella preghiera di perdono innalzata al Padre in favore dei suoi carnefici.
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in
tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio
e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non
sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo
per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore
diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla
preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E
disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione»
(Lc 22,39-46).
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori,
uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non
sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il
popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri!
Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo
deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei
il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui
è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva
te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun
timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché
riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo
regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a
metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito». Detto questo, spirò (Lc 23,33-46).
La violenza che Gesù chiede per la conquista del regno dei cieli è la consegna
della propria vita alla morte, offrendola al Padre come olocausto e sacrificio
mondo, puro, santo. Perché il Padre gradisca la nostra offerta, occorre la più
alta santità nei pensieri. Essi dovranno essere di preghiera, perdono, amore,
carità, benignità, misericordia, pace verso tutti. Anzi la vita deve essere
offerta per coloro che hanno chiesto e ottenuto la nostra morte. La beatitudine
della mitezza dovrà essere vissuta tutta.
Gesù non viene solamente per profetizzare che il regno di Dio subisce violenza,
esige il pieno governo di se stessi, la totale padronanza di sé nella stessa
santità di Dio, ci mostra concretamente dalla Croce che lui governa la violenza
della sua carne che vorrebbe vivere da carne, cioè lontana da Dio, ci dona ogni
grazia, anzi produce ogni grazia per noi dall'offerta della sua carne al Padre
per la nostra redenzione eterna. Sulla croce lui vince se stesso, vince Satana,
vince il peccato del mondo, vince la ribellione, i pensieri, i desideri. Lui è
il Vittorioso nella morte. Sappiamo ora cosa fare per impadronirci del regno
dei cieli. Nessuna tiepidezza, accidia, superficialità, profanità, mondanità
sono compatibili con l'essere discepoli di Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci discepoli veri di
Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,16-19)
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno
seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!".
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: "È indemoniato". È
venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco, è un mangione e
un beone, un amico di pubblicani e di peccatori".
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Parola del Signore.
Il profeta non deve attendersi nessun frutto al di fuori dei frutti che produce la profezia. Qual è il frutto della vera profezia? Quello di giustificare Dio di ingiustizia, di abbandono, di non aver adempiuto la sua Parola. Cristo è mandato per giustificare il Padre dinanzi ad ogni accusa di ingiustizia da parte degli uomini. Nessuno domani dovrà dire a Dio: "Mi sono perduto perché tu non hai adempiuto la tua Parola". Questa legge eterna vale anche per la Chiesa. La sua profezia deve giustificare Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri profeti per il Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 17,10-13)
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque
gli scribi dicono che prima deve venire
Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e
ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l'hanno
riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche
il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
Parola del Signore.
Non è raro il caso in cui, nell'attesa di un avvenimento importante della nostra vita, esso ci oltrepassi senza che ce ne accorgiamo. Così avviene agli scribi al tempo di Gesù. Attendevano con ansia Elia che avrebbe aperto la strada al Messia. Egli viene nella persona di Giovanni il Battista e essi non se ne accorgono. Anzi, quando Erode lo uccide nella prigione, forse ne hanno goduto: una voce di rimprovero di meno. Il Signore ammonisce i suoi discepoli a fare attenzione ai segni dei tempi. Il Regno di Dio non viene con clamore, di modo che si possa dire: Eccolo qua o eccolo là. Esso è dentro di noi e attende che nel nostro agire lo rendiamo presente nel mondo. Dio parla al cuore dell'uomo, parla attraverso il vangelo, la liturgia, il magistero, gli avvenimenti personali, familiari, sociali. Dio ci sta parlando anche mediante l'opera e la voce del papa Francesco. Ci sta avvertendo durante l'Avvento che stiamo vivendo, tempo forte dello Spirito. Tocca a noi riconoscere la sua voce e renderla attiva nella vita. Questo esige capacità di accogliere gli inviti della grazia con entusiasmo, senza sonnolenza, senza ritardi o rimandi, secondo l'esortazione di San Paolo ai Romani: E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.