IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA DELLE PALME E SETTIMANA ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Osanna
al Figlio di Davide
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca. (Lc 22,14-23,56)
TESTO:-
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
Quando venne l'ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse
loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel
regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo
passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto
della vite, finché non verrà il regno di Dio».- Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il
mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver
cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova
alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».- Guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio
dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell'uomo dal quale
egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l'un l'altro chi di
loro avrebbe fatto questo.- Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più
grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere
su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è
più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve.
Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che
sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete
quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un
regno, come il Padre mio l'ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla
mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di
Israele.- Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io
ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta
convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te
sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io
ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di
conoscermi».- Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è
forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi
ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il
mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola
della Scrittura: "E fu annoverato tra gli empi". Infatti tutto quello che mi
riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due
spade». Ma egli disse: «Basta!».- Entrato nella lotta, pregava più intensamente
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in
tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in
ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo
dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il
suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi
dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.
E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in
tentazione».- Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell'uomo?
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava
Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli
disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell'uomo?». Allora quelli
che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore,
dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo
sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo:
«Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a
coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie
del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni.
Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma
questa è l'ora vostra e il potere delle tenebre».- Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del
sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo
al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una
giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente,
disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo
conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma
Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro
insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro
disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora
parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su
Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima
che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse
amaramente.- Fa' il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo
picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa' il profeta! Chi è che
ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.- Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi
dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli
dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo
dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d'ora in poi
il Figlio dell'uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti
dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi
dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di
testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».- Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna
Tutta l'assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo:
«Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di
pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo
interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato
disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest'uomo alcun motivo
di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo,
insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a
qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo e, saputo che stava sotto
l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch'egli
a Gerusalemme.- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava
vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto
da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla.
Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano
nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece
beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In
quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro
vi era stata inimicizia.- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi
avete portato quest'uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l'ho esaminato
davanti a voi, ma non ho trovato in quest'uomo nessuna delle colpe di cui lo
accusate; e neanche Erode: infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto
nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in
libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui!
Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta,
scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva
rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed
egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho
trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in
libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso,
e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse
eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e
omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai
campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una
grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano
lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di
Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri
figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che
non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a
dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché, se si
tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano
malfattori.- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori,
uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non
sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato
altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati
lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu
sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta:
«Costui è il re dei Giudei».- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva
te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun
timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché
riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a
metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito». Detto questo, spirò.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente
quest'uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo
spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il
petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla
Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.- Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto.
Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di
Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò
a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un
lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era
stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci
del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano
Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù,
poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato
osservarono il riposo come era prescritto. Parola del Signore.
Forma breve
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca. (Lc 23,1-49):-
Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna
In quel tempo, tutta l'assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e
cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il
nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo
re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose:
«Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in
quest'uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui
solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea,
fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo e, saputo che
stava sotto l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si
trovava anch'egli a Gerusalemme.- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava
vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto
da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla.
Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano
nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece
beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In
quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro
vi era stata inimicizia.- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi
avete portato quest'uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l'ho esaminato
davanti a voi, ma non ho trovato in quest'uomo nessuna delle colpe di cui lo
accusate; e neanche Erode: infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto
nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in
libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui!
Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una
rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché
voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo!
Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto
costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo
rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse
crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro
richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in
prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al
loro volere.- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai
campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una
grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano
lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di
Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri
figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che
non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a
dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!". Perché, se si
tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano
malfattori.- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori,
uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non
sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato
altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati
lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu
sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta:
«Costui è il re dei Giudei».- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva
te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun
timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché
riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha
fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a
metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito». Detto questo, spirò.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente
quest'uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo
spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il
petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla
Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI,
Festeggiamo oggi l'entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; in ricordo del suo trionfo, benediciamo le palme e leggiamo il racconto della sua passione e della sua morte. È il profeta Isaia con il suo terzo cantico sul servo sofferente di Iahvè che ci prepara ad ascoltare questo passo del Vangelo.
La sofferenza fa parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi.
Ma nella sofferenza risiede la vittoria. "Egli spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce". E, come il suono trionfale di una fanfara, risuonano le parole che richiamano l'antico inno cristiano sulla kenosi citato da san Paolo: "Per questo Dio l'ha esaltato al di sopra di tutto". L'intera gloria del servo di Iahvè è nello spogliarsi completamente, nell'abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. La parola essenziale è: "Per questo". L'elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati.
Poiché la divinità è l'amore. E l'amore si è manifestato con più forza proprio sulla croce, sulla croce dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel Padre.
"Dopo queste parole egli rese lo spirito", e noi ci inginocchiamo - secondo la liturgia della messa - e ci immergiamo nella preghiera o nella meditazione. Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a ciascuno di noi. Che cosa dirò al Crocifisso? A me stesso? Al Padre?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 12,1-11)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro,
che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta
serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne
cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si
riempì dell'aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:
«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati
ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era
un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della
mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete
me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e
accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva
risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche
Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Parola del Signore.
Vediamo l'assenza di stima di Giuda verso Gesù, non Lo considera Dio e addirittura Lo biasima come un povero folle, un ingenuo che non ha capito nulla della realtà di Israele. In un sol colpo Giuda spazza via tutti i miracoli di Gesù, i suoi grandi insegnamenti, le prove della sua Divinità. Spazza via dalla sua mente squilibrata a causa della potentissima presenza dei diavoli, le grandi opere del Signore.
La proposta che fa Giuda nel Vangelo di non utilizzare i profumi migliori per Gesù, mi ricorda molte Chiese di oggi con altari spogli e senza fiori accanto al Tabernacolo, senza luci come ad indicare che lì non c'è nessuno mentre in verità nel Tabernacolo dimora la Luce Divina.
Mi trovo a dover svelare, che gli altari trascurati, senza fiori, luci, né tovaglie preziose, indicano assenza di amore per Gesù.
C'è un'altra atmosfera quando l'altare è addobbato di bei fiori, illuminato, pulito, ordinato, rivestito di tovaglie pregiate. Da queste cose si comprende l'interesse verso Gesù, la certezza della sua presenza e il vivo desiderio di adorarlo, lodarlo, ringraziarlo.
Oggi inizia la Settimana Santa e siamo chiamati a fare qualcosa in più, fermiamoci a riflettere.
Meditiamo con maggiore interesse il Vangelo per elevarci da posizioni e situazioni molto umane
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 13,21-33.3638)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente
turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora
uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di
Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui
parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E,
intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta.
Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei
commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che,
poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci
occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli,
preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e
Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo
glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco
sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche
a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado,
tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore,
perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai
la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo,
prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
C'è grande mestizia
in questo discorso di Gesù, ma era arrivato il momento di preparare gli
Apostoli ai momenti tremendi che si avvicinavano e molto turbato cominciò col
dare la notizia più tragica: "In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi
tradirà". Su Dodici il traditore è stato uno, su centoventi saranno dieci, su
milleduecento circa cento. Sono calcoli indicativi per darvi la proporzione dei
tradimenti che avvengono nella Chiesa.
Molti e grandi tradimenti contro Gesù avvengono oggi nella Chiesa, da molti non
è più considerato Dio, non è più rispettato per quanto afferma nel Vangelo, non
è più adorato né si organizzano lunghe giornate di Adorazione Eucaristica.
Il tradimento di Giuda nasce dal distacco interiore da Gesù, non pensava più
secondo gli insegnamenti ascoltati da Lui, li aveva sostituiti con i propri
pensieri, che erano pieni di malizia, immaginazione, orgoglio, sicurezza di sé,
indifferenza verso Dio. Seguendo questi pensieri divenne il traditore.
Questo fu l'inizio della dannazione di Giuda, dal distacco spirituale da Gesù
arrivò addirittura al deicidio, ad impiccarsi per disperazione.
"In verità, in verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà". Oggi Gesù ripete
questa frase a molti cattolici, non si può negare che la Fede diminuisce sempre
più perché aumenta la dissipazione, quindi la sregolatezza, il vizio,
l'immoralità, la corruzione. Moltissimi cattolici rimangono convinti che la
Messa domenicale e le preghiere giornaliere sono abbastanza per vivere in modo
coerente e non fanno più caso a questi comportamenti peccaminosi.
Si lasciano guidare dai pensieri che arrivano alla mente e che inducono a
peccare. Così non possono rimanere uniti a Gesù.
Per molti succede un dramma che distrugge la loro vita, perché quando si mangia
l'Eucaristia e non c'è stato un vero pentimento nella Confessione dei peccati
mortali commessi, satana prende maggiore possesso delle facoltà del cristiano e
lo attira sempre di più a sé. Il cristiano si ritroverà nel tempo a non
avvertire più il senso del sacro e si preoccuperà solo dei piaceri peccaminosi.
"Allora, dopo il boccone, satana entrò in Giuda".
Era già padrone dei pensieri di Giuda, dopo il sacrilegio rimase posseduto. In
Giuda entrò satana ed egli non poté resistere nel Cenacolo.
In quanti modi un cristiano riesce a tradire Gesù? Tradire significa anche
essere infedele, trasgredire, rinnegare, imbrogliare con una vita esteriormente
devota. Ed è facile cadere in questi atteggiamenti che i più deboli non
riescono a vedere, non li percepiscono come un vero tradimento che si commette
contro Gesù. Diventa più difficile ricevere Grazie, il tumulto è sempre
presente nell'anima e le scelte di vita sono sbagliate.
Rimanere uniti a Gesù è impegnativo ma Lui rende la vita felice e tutto va per
il meglio, anche nelle sofferenza dona Grazie particolari e permette di
superare i momenti di sconforto. Chi trova Gesù presente nell'Eucaristia è una
persona nuova, una grande forza spirituale entra in essa e nulla potrà
abbatterla.
È determinante fare ore di Adorazione Eucaristica settimanale, ognuno di voi
deve organizzarsi per trovare del tempo da dedicare a Colui che vi dona tutto e
vi libera da tutto il negativo che vi circonda e magari vuole distruggervi. Chi
vi potrà proteggere? Chi può spaventare i diavoli e bloccare le iniziative di
quanti non vi amano e cercano sempre di arrecarvi in qualche modo danni ed
impedimenti?
Nel Vangelo oggi troviamo anche l'annuncio del rinnegamento che attuerà Pietro,
ma in questo caso si tratta di una forte debolezza dovuta all'inquietudine
dell'arresto di Gesù. Certo Pietro con il suo rinnegare non è stato un valido
esempio, ma ha l'attenuante degli avvenimenti accaduti la notte del Giovedì
Santo, tanto che poi il Signore lo riabilitò richiedendogli per tre volte la
professione di Fede, come tre erano stati i suoi rinnegamenti.
Vediamo se i cristiani riescono a commettere lo stesso rinnegamento di Gesù. Lo
sconfessano quando non vivono il Vangelo e scelgono i piaceri peccaminosi. Lo
disconoscono quando si trovano a scegliere intenzionalmente i peccati e
ritrattano la loro Fede. È facile rinnegare Gesù in modo più tragico di Pietro.
Se vogliamo rimanere uniti a Gesù è necessario lottare contro le tentazioni e
vincere le debolezze personali che fanno scivolare in basso.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei
sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli
gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione
propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:
«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli
rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo
è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come
aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In
verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati,
cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli
rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi
tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a
quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo
se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?».
Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dove vuoi che
prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua? Mt 26, 17-18
una richiesta premurosa, ma nasconde molta ottusità. Gli apostoli pensano di
preparare loro la Pasqua e non hanno la minima idea di che Pasqua stia
preparando Gesù a loro. Pensano anche di fare un piacere, un servizio a lui: la
pasqua è sua, non è da fare insieme. Come se gli anni passati con lui, non
avessero costruito in loro senso di comunità.
Ma quella frase potrebbe rivelare anche altri significati: la Pasqua è solo di
Gesù, perché lui sarà l'agnello immolato. In questo caso gli apostoli stanno
inconsapevolmente dichiarandosi coloro che vanno a preparare il sacrificio, non
solo il rito. Stanno sistemando la vittima. Drammaticamente tutto vero.
Inconsapevolezza, incomprensione si mescolano alla delusione, alla sfiducia,
alla tristezza e preparano la morte di Gesù. Come se in quei gesti e in quelle
emozioni si condensassero i rifiuti, i tradimenti, il peccato di una intera
storia!
Tutto, comunque, si sta organizzando perché la rivelazione finale e completa di
Gesù si attui.
Signore, la tua morte sembra la conseguenza del nostro rifiuto. Tu ci hai
invitato alla tua Pasqua, ti sei messo a nostro servizio, ci hai lavato i
piedi, ci hai apparecchiato la tavola. Così ti sei fatto carico del rifiuto e
lo hai trasformato in vita nuova. Una vita che passa attraverso la morte, si
lascia uccidere, ma risorge! Per sempre.
Signore Gesù Cristo, la tua luce risplenda dentro di noi.
Non lasciare che i miei dubbi e il mio buio mi parlino.
Signore Gesù Cristo, la tua luce risplenda dentro di noi.
Lascia che il mio cuore accolga sempre il tuo amore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare
da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino
alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di
Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto
nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose
le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò
dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli
con l'asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a
me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai
dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose
Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro:
«Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù:
«Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto
puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per
questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse
loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il
Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho
lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho
dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Fate questo in
memoria di me
Il Triduo pasquale inizia con la commemorazione dell'Ultima Cena. Gesù, la
vigilia della sua passione, offrì al Padre il suo corpo e il suo sangue sotto
le specie del pane e del vino e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comandò
loro di perpetuarne l'offerta in sua memoria.
Questa sera la Chiesa ci raduna attorno all'altare, come quella sera del giovedì
santo in cui gli apostoli insieme al loro Maestro si riunirono attorno alla
tavola, per celebrare e vivere il mistero della cena.
San Paolo, nella lettera che scrive alla comunità di Corinto, racconta
l'istituzione dell'Eucaristia dicendo che: «il Signore Gesù, nella notte in cui
veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo
è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo,
dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la Nuova
Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di
me» (II Lettura). Queste sono le stesse parole che si ripetono ogni volta che
si celebra la santa messa. Secondo il linguaggio biblico, il termine «corpo»
sta ad indicare tutta la persona di Gesù, tutta la sua esistenza, così come il
termine «sangue» sta ad indicare la sua morte. Ciò significa che Gesù offre
tutta la sua vita e la sua morte al Padre per la nostra salvezza.
Il racconto della lavanda dei piedi dell'evangelista Giovanni, che ci presenta
il Signore che si spoglia delle sue vesti; che si piega ai piedi dei discepoli,
compreso Giuda Iscariota, il traditore; che si cinge dell'asciugamano; sono
gesti che indicano il servizio e l'umiltà. Questo brano vuole ricordare a tutti
i cristiani che Eucaristia e amore fraterno sono inseparabili, e cioè: «Se uno
dice: Io amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il
proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4, 20).
Il gesto della lavanda dei piedi, ripetuto nella liturgia, diventa, dunque,
simbolo della fraternità cristiana e anticipa e concretizza il comandamento
dell'amore: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da
questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli
altri» (Gv 13, 34-35). Giovanni, infatti, annota scrivendo che il Signore e il
Maestro dopo aver lavato i piedi ai suoi dodici apostoli, dice loro: «anche voi
dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti,
perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Questa affermazione di Gesù
sta a significare l'amore che dobbiamo avere verso i più deboli, i malati, gli
anziani, i poveri gli indifesi. Senza amore generoso, gratuito, non ci può
essere vero servizio. La celebrazione della messa, senza fraternità vissuta,
senza amore, senza servizio, non ha senso. A cosa serve andare in Chiesa se il
nostro cuore è chiuso all'amore e alla misericordia? A cosa serve ricevere il
Corpo del Signore se non siamo capaci di perdonare?
«Fate questo in memoria di me» significa, quindi, che se vogliamo essere dei
veri cristiani dobbiamo essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni
gli altri e a riconoscere nei fratelli il Cristo servo, il Cristo umile, il
Cristo povero, il Cristo obbediente. Solo così la celebrazione eucaristica
diventa il sacramento della condivisione della vita di Cristo tra fratelli che
si amano e si servono reciprocamente.
TESTO:-
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni. (Gv 18,1-19,42)
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron,
dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il
traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i
suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e
alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne,
fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si
fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».
Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena
disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di
nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho
detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché
si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli
che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì
il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si
chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il
calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».- Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù,
lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa,
che era sommo sacerdote quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai
Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo
discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del
sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora
quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla
portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non
sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono».
Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e
si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo
insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato
nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai
detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito
ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto
questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così
rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male,
dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora
Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.- Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno
dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del
sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio,
disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e
subito un gallo cantò.- Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non
vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro
quest'uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te
l'avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo
secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito
mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto,
indicando di quale morte doveva morire.Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il
re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno
parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei
sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio
regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei
servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio
regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose
Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto
nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta
la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?».E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in
lui colpa alcuna. Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io
rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi
il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».
Barabba era un brigante.- Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata
una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di
porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli
davano schiaffi.Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché
sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la
corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo!
Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui
non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la
Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel
pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli
disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in
libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti
alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi
mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono:
«Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro
Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in
tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève
della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».
Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in
croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che
Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.- Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del
Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da
una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione
e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei
Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu
crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: "Il re
dei Giudei", ma: "Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei"». Rispose Pilato:
«Quel che ho scritto, ho scritto».- Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero
quattro parti - una per ciascun soldato -, e la tunica. Ma quella tunica era
senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra
loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la
Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica
hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.- Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre
di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il
discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi
disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse
con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò
una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla
bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla
croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero
a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati
crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non
gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua
testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato
alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo
sguardo a colui che hanno trafitto».- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di
nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù.
Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche
Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa
trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di
Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per
preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un
giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora
posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il
sepolcro era vicino, posero Gesù. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ore d'amore
Nella versione di Luca vi è un riferimento importante che si rileva nelle
parole di Gesù al momento del suo arresto notturno: Come contro un brigante
siete usciti con spade e bastoni! Tutti i giorni ero con voi nel tempio e non
avete steso le mani su di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle
tenebre. (Lc 22, 52 - 53). Anziani, sommi sacerdoti e capi delle guardie de
tempio, con la complicità di Giuda apostolo traditore intendono effettivamente
cogliere Gesù alla sprovvista e catturarlo come ai nostri giorni si bracca
nottetempo un latitante. La loro intraprendenza non dimostra alcuna competenza
o professionalità, poiché per mettere le mani addosso a Gesù non occorrerebbe
neppure avvalersi di una talpa come Giuda; come egli stesso fa notare, poi, il
suo arresto sarebbe potuto avvenire benissimo alla luce del sole, mentre
parlando nel tempio tutti i giorni era sempre stato facile preda per tutti.
Ciononostante Gesù non sta rimproverando la viltà o l'incompetenza dei suoi
aggressori, ma li mette solamente al corrente che il suo arresto si sta
realizzando non per la loro presunta abilità o per l'astuzia di chi lo ha tradito,
ma semplicemente perché è l'impero delle tenebre. Il maligno, che si era
impossessato in precedenza del cuore di Giuda, adesso ha ancora facoltà di
agire indisturbato ed è in realtà per la sua intraprendenza libera che può
perpetrarsi questo arresto. Il diavolo, a suo tempo mortificato e messo in fuga
da Gesù nell'episodio delle tentazioni nel deserto, adesso torna alla carica
perché è giunto il suo momento opportuno, la sua ora, il tempo cioè nel quale
può agire liberamente perché gli uomini possano assoggettare e asservire Gesù.
Ancora più esattamente, è l'ora in cui il Padre permette al principe delle
tenebre di avere la meglio su Gesù perché si porti a termine quando su di lui è
stato prestabilito fin dall'inizio: che il Figlio dell'Uomo debba molto
soffrire, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi,
poi venire ucciso e dopo tre giorni risuscitare (Mc 8, 31). E' giunta l'ora
insomma in cui si realizza il progetto di salvezza per il quale è
indispensabile che il Figlio di Dio affronti la ripugnanza e la croce e che
tutto si muova contro di lui per opera del maligno. L'ora in questo caso non
indica una posizione sul quadrante dell'orologio, ma il tempo propizio della
salvezza, il momento opportuno per cui sta succedendo ciò a cui assistiamo.
Secondo un brano dei Camaleonti questa è l'ora dell'amore. Per il quale si
sottomette perfino alle insidie del maligno pur di raggiungere l'uomo fino in
fondo, per procurare ogni mezzo per salvarlo e ricondurlo a Dio.
In effetti l'unico motivo che spinge Gesù ad affrontare prima lo spasimo
solitario, poi il flagello unito ad insulti, quindi le percosse e lo strazio sulla
croce non può essere che l'amore spassionato e disinteressato per l'umanità,
che solo per mezzo di questo espediente è in grado di conoscere la verità
intorno a se stessa e ambire al proprio futuro. Per l'uomo Gesù non si
risparmia, fino a rifiutare ogni protezione da parte di Pietro e addirittura
fino a prestare soccorso a uno dei suoi avversari che viene da questi ferito.
L'amore per l'umanità si palesa già adesso come attenzione anche nei riguardi
dei nemici, come logica della non violenza e della serena accettazione delle
avversità. In virtù di esso occorre omettere ogni ritorsione e far valere i
propri diritti con argomenti convincenti, considerando che nessun avversario è
mai un nemico, mentre la forza porta solo ad accrescere i problemi esistenti.
Vi sono altre vie migliori per farsi ascoltare. E tuttavia in Gesù l'amore per
l'uomo è ancora più paradossale, perché addirittura misconosce o ignora perfino
il suo diritto di essere ascoltato in un processo più giusto e di evitare una
morte illegittima, anche dal punto di vista legale: non contento di subire
percosse, schernimenti, derisioni e di sottostare al terribile flagrum
(flagello a corde grosse particolarmente atroce sulla pelle), Gesù non lesina
ad accettare la morte dopo la terribile agonie di tante ore appeso sul
patibolo, inerte e senza volontà di replica o di ritorsione, ben consapevole di
essere diventato maledizione agli occhi di tutti, poiché sta scritto
"maledetto chi pende dal legno"(Gal 3, 14).
L'umanità ha bisogno di amore e Gesù in queste ore dimostra di riversarlo nel
cuore di tutti gli uomini mostrando amore dimesso, umile e generoso, che non si
risparmia e che non si sottrae ad alcuno dei patimenti previsti. Gesù pur
essendo Figlio di Dio è pur sempre vero Uomo e in quanto tale conosce benissimo
la realtà della sofferenza e della morte: la prima è sempre ostile, nemica e
perversa. Fa paura e la si vorrebbe evitare ad ogni costo e tuttavia lui vuole
farne esperienza in prima persona. La seconda, a prescindere dalla nostra fede
e dalla speranza con cui vi siamo protratti, è pur sempre un'incognita, una
realtà terrificante soprattutto quando stiamo per esserne i diretti interessati
e non si può che guardarla con ansia e trepidazione e tuttavia Gesù ad essa non
si sottrae sebbene lo strumento per andarvi incontro è fra i più cruenti che
esistano. Nell'uno e nell'altro caso l'amore è contrassegnato dall'umiltà che
lo rende più certo e più indubbio perché avvalorata e accresciuta dalle
umiliazioni accettate.
Sotto questo aspetto davvero esaltante, la croce è anche per noi un luogo
privilegiato, nel quale siamo incoraggiati a vedere nell'avversità la radice
del successo e a cercare nell'umiltà la radice dello stesso amore con cui
costruire un tessuto di relazioni pacifiche con noi stessi e con gli altri,
prendendo a modello lo stesso Signore che della croce ha fatto le sue ore
d'amore.
Oggi è il Sabato
Santo, un giorno che si differenzia notevolmente da tutti gli altri per la
drammatica vicenda che vede Gesù morto e il silenzio che riesce pure a fare
rumore. Un silenzio assordante vige in tutta Gerusalemme, Colui che era la
Parola e che aveva parlato per tre anni in tutta la Palestina, adesso tace
umanamente e rimane nel Sepolcro.
Il suo silenzio spaventa più degli insegnamenti, i suoi seguaci sono smarriti e
i suoi nemici tremolanti perché non sanno cosa potrebbe avvenire. Risorgerà
veramente come aveva promesso? Il suo Corpo si decomporrà?
Allora i furbi... del tempio, mettono delle guardie davanti al Sepolcro, perché
Gesù potrebbe svegliarsi... però troverebbe sia la grossa pietra che blocca
l'uscita sia le guardie pronte ad arrestarlo nuovamente. Allo stesso tempo
nessuno può trafugare il suo Corpo. Le comiche dei perfidi, la malizia dei
corrotti. Così agiscono i cattivi.
Ogni persona onesta, con un filo di logica, con una veduta oggettiva, avrebbe
dovuto porsi come minimo il dubbio sulla morte di Gesù, perché se Lui aveva
risuscitato persone morte anche da quattro giorni, adesso non può fare nulla
per sé? Se prima era riuscito a dominare la morte e a ridare la vita ai
defunti, oggi non può il suo Spirito agire in Lui?
Erano convinti che con la sua morte il Corpo chiuso nel Sepolcro non avrebbe
più potuto agire. E lo Spirito?
Non c'è dubbio sulla morte fisica di Gesù e sul dolore lancinante di una Madre,
così intenso e pungente come mai tutte le mamme del mondo messe insieme
potranno provare, ma è davvero la fine di Gesù deposto nel Sepolcro?
Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua
Anima nella dimora dei morti. Negli inferi.
In quel Sepolcro che il ricco Giuseppe d'Arimatea ha messo a disposizione e che
ha visto il prodigarsi delle persone innamorate del Signore, pulirlo e ungerlo,
rimarrà un Corpo Innocente e si decomporrà come quello degli uomini?
Il Sabato Santo per noi cristiani è il giorno della contemplazione e del
silenzio, non siamo veri seguaci di Gesù se lo trascorriamo come un giorno
qualsiasi, se facciamo le stesse cose di sempre. Il nostro culto celebra il
mistero della discesa agli inferi del Signore Gesù dopo la sua morte, avvenuta
il Venerdì Santo alle tre del pomeriggio.
Gesù discese dopo la sua morte agli inferi con la sua Divinità e con la sua
Anima umana, ma non con il suo Corpo, rimasto incorrotto per azione dello
Spirito Santo e che riposava nella tomba. Gesù vi è disceso come Dio per
liberare gli spiriti che vi si trovavano prigionieri aprendo loro il Paradiso.
La discesa agli inferi di Gesù può non essere compresa per la mancata
conoscenza del significato. Leggiamo dal Catechismo della Chiesa:
«La Scrittura chiama inferi, Shéol il soggiorno dei morti dove Cristo morto è
disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio.
Tale infatti è, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o
giusti; il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù
nella parabola del povero Lazzaro accolto nel "seno di Abramo".
Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate
da Gesù.
Tutti quelli che si trovavano negli inferi erano privati della visione di Dio
per l'attesa del redentore, quindi fu necessario liberare i giusti con la sua
presenza. L'attesa del Redentore era la sorte di tutti i morti, cattivi o
giusti. Ma con la discesa agli inferi Gesù ottiene la vittoria definitiva sulla
morte e sul diavolo.
Compiuta questa missione Gesù si ricongiunge con il suo Corpo nel Sepolcro, non
si può stabilire l'ora ma il dato del Vangelo ci dice che le donne recatisi di
buon mattino trovarono la pietra rotolata e il Sepolcro vuoto. La missione
Divina compiuta da Gesù costituisce il mistero della Resurrezione, è il centro
della nostra Fede, perché se Gesù Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la
nostra Fede.
In questo Sabato Santo dobbiamo rimanere come mai prima accanto alla Madre
Addolorata, consolarla con i nostri atti di amore, mostrarle che siamo suoi
figli ancora di più in queste ore in cui Ella non vede il Figlio di Sangue
perché chiuso nel Sepolcro.
In queste ore la Madre rivede nella mente le immagini che mai avrebbe voluto
vedere, ma le profezie annunciavano che avrebbero ridotto a brandelli il Messia
e Lei già conosceva la condizione ultima del Figlio diletto. Se una madre con
un piccolo cuore e corrotto, il più delle volte riesce ad amare fino allo sfinimento
il proprio figlio, quale amore avrà avuto la Madonna verso Gesù?
Un amore che sfiora l'infinito, impossibile immaginarlo perché per comprenderlo
dovremmo essere noi la Madonna!
Nella Messa di questa sera concentriamoci sulla Passione e Resurrezione del
Signore. Da queste disposizioni interiori raccoglieremo moltissima Grazia,
pochissima o nulla. Non curiamoci solo del cibo che perisce, ci sono centinaia
di giorni per mangiare quello che vogliamo, dedichiamo maggiore tempo alla
preghiera interiore e alla meditazione degli avvenimenti di Gesù.
Lo scrivo per il nostro bene, perché possiamo incontrare il Cristo Risorto che
trasforma la nostra vita.