IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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                     IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA                      E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Anche se vado per valle oscura, non temo alcun male, perché Tu sei con me.
Davanti a me Tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il Regno dei Cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore.

FORMA BREVI

TESTO:-

Dal Vangelo secondo Matteo (22, 1-10)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro mondo, della nostra società post-cristiana, l'incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di questo "banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati" un'umanità apparentemente senza appetito? Questo compito appassionante di tutta la Chiesa - questa nuova evangelizzazione - deve occupare tutti i figli del nuovo popolo di Dio. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Sembra che annunciare l'invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi. Ci saranno certamente quelli che rifiutano l'invito. Poco importa. C'è gente agli angoli delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l'invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate. Basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta.
L'annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo banchetto? Non c'è niente di più ripugnante di coloro le cui parole ripetono quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gesù è "più di Salomone", del quale l'Antico Testamento celebra la sapienza. Egli vuole farci penetrare in quella "sapienza di Dio" che è "follia" finché noi la vediamo dall'esterno, cioè nel mistero della sua croce.
Di fronte ai giudei che da lui reclamano un segno, Gesù proclama che nella religione che egli istituirà non saranno i segni esteriori i più importanti. Egli compirà ogni genere di miracolo, ma il grande segno, il solo segno che deve essere il sostegno estremo di tutti coloro che credono in lui, è la sua morte e la sua risurrezione. Dio ci concede generalmente molti segni del suo amore, della sua presenza. Ma quando la nostra unione con Gesù diventa più profonda, possiamo conoscere dei momenti di grande debolezza, passare attraverso ogni sorta di purificazione, attraverso delle morti, delle agonie a volte molto dolorose. Ma questi momenti sono sempre seguiti da momenti di grazia, di risurrezione del nostro cuore. Gesù ci insegna a camminare senza timore su questa stretta via che ci unisce a lui nei suoi misteri.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,37-41)
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il fariseo che invita Gesù non sa in che vespaio si è andato ad infilare... Gesù non le manda certo a dire e non capisce la ragione per cui chi ti invita a pranzo poi pretenda che tu segua le sue norme e prescrizioni. Mancanza di educazione che rivela la piccola statura morale dei farisei, convinti che l'unico modo di vivere autenticamente la fede sia il loro. Succede così anche fra noi bravi cattolici abituati a piccole tradizioni devozionali che poco hanno a che vedere con la grandezza della fede cristiana che mette sempre al centro la persona e non la norma. Sappiamo mettere ordine nelle nostre convinzioni, allora, senza confondere i piani: abbiamo accolto il Vangelo, abbiamo accolto la libertà dei figli di Dio, non facciamo l'errore di diventare schiavi di nuovi precetti e abitudini che poco hanno a che vedere con l'unica legge dell'amore voluta da Cristo! Le abluzioni dei farisei erano degli strumenti che ricordavano a tutti la necessità di prepararsi interiormente prima dell'incontro con Dio. Così tutte le devozioni che ci aiutano a incontrare Gesù sono solo degli strumenti che non vanno assolutizzati e, soprattutto, non vanno usati per giudicare la fede altrui!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,42-46)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Ascoltiamo oggi con umiltà le parole amare e severe che Cristo rivolge ai farisei e ai dottori della legge. Oggi queste parole vengono rivolte a noi. Vediamo quanta verità vi sia anche per noi? Pagare la decima significava riconoscere le proprie dipendenze nei confronti di colui a cui la si pagava, in questo caso a Dio. E Dio oggi ci dice: "Non ho bisogno dei vostri beni, perché tutto appartiene a me. Non smetto invece di richiamarvi alla giustizia e all'amore". Nelle nostre società che posto spetta alla giustizia e all'amore?
La morte interiore è molto più temibile della morte fisica, perché la morte spirituale ha conseguenze eterne. È spaventoso essere dei "sepolcri" già da vivi, perché allora bisogna cambiare ancora molto, mentre l'uomo persiste volentieri in quanto in lui è negativo. Come uscire da questa situazione? Ritornare a vivere è rispondere alla chiamata di Cristo.
È molto facile essere giudici degli altri. È facile far rimarcare agli altri i loro errori e le loro mancanze. Invece, quando si tratta di noi stessi, ci risparmiamo: troviamo per noi delle regole più elastiche, con numerose scappatoie e riserve per giustificare il nostro comportamento. Cristo ha detto che siamo tutti uguali di fronte a Dio. Bisogna imparare a misurare sia noi sia gli altri con le stesse regole: quelle di Cristo.
Guai a voi farisei; guai a voi dottori della Legge, guai anche a voi... Lc 11,42-46
Come vivere questa Parola?
"Guai" sulle labbra di Gesù è un rimprovero forte a tutti quanti che perpetrano ingiustizie, che cercano di apparire superiori a tutti, che si affannano per essere stimati dagli altri. Guai a chi si immischia in qualsiasi forma di corruzione o di oppressione. Forse anche noi ci troviamo un po' in fallo? Gesù non risparmia parole quando si tratta di denudare l'ipocrisia o le menzogne. Egli mira sempre alla Verità e alla conversione del cuore. Però, Gesù guarda con misericordia i farisei e tutti quanti le vittime della falsa sapienza' che porta soltanto all'ignoranza di Dio o addirittura alla negazione di Lui. Molti sono ingannati dai sapienti' di questo mondo. Cosa fare? Forse un primo passo è di entrare nel proprio cuore per un incontro onesto con Gesù, come ha fatto Zaccheo (Lc19,1-10) e altri personaggi dei Vangeli. Egli desidera questo tipo di relazione con noi più di ogni altra cosa. Certamente Egli ci darà la possibilità di conoscerlo meglio e la brama di rimediare qualche aspetto della nostra vita che impedisce questa intimità..
Signore Gesù, aiutami a vedere la tenebra che abita nel mio cuore e mi contrasta nel desiderio di conoscerti meglio. Fa' che possa incontrare amici che mi siano davvero buoni compagni di strada.
Siamo abituati a dire: "Gesù è il Signore", e applichiamo a lui le nostre idee su Dio. dovremmo imparare a dire: "Il Signore, che nessuno mai ha visto, è Gesù", colui che mi ama e dà la vita per me.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,47-54)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Scribi e Farisei si reputavano giusti e Gesù fa loro toccar con mano che non lo sono: Dio solo è giusto. San Paolo, nel passo della lettera ai Romani, proclama appunto la manifestazione della giustizia divina: "Ora si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti". Oggi noi non comprendiamo la parola "giustizia" come la intendeva san Paolo; quando sentiamo parlare di giustizia di Dio pensiamo subito alla punizione che Dio giustamente darà ai peccatori; Paolo invece pensa alla grazia di Dio. Dirà infatti che la giustizia di Dio si manifesta mediante la giustificazione gratuita, "per la sua grazia".
Effettivamente quando la Bibbia parla di giustizia di Dio, di Dio giusto, si riferisce di solito alla schiavitù degli oppressi in Egitto: gli Israeliti oppressi attendono la giustizia di Dio, l'intervento di Dio contro gli oppressori. E in seguito, nel corso della sua storia, il popolo di Israele ha spesso invocato la giustizia di Dio per essere liberato, la giustizia divina che si manifesta contro gli oppressori e dona libertà al suo popolo. Anche san Paolo ha lo stesso pensiero: la giustizia di Dio che ci libera dalla schiavitù.
Ma in questo caso egli parla della schiavitù del peccato: noi siamo oppressi dal peccato, schiacciati sotto il peso del peccato e la giustizia di Dio ci libera gratuitamente. Ecco il pensiero di Paolo quando parla con gioia ed entusiasmo della manifestazione della giustizia di Dio. Dio è giusto e datore di giustizia. La sua è una giustizia che si comunica, che rende giusti gli altri, che mette ogni cosa al suo posto, che mette in noi la pace: pace della coscienza, pace tra noi, pace tra noi e Dio. E tutta la vita cristiana è fondata su questa giustizia di Dio che ci ha "giustificati", resi giusti. Però per agire la giustizia di Dio domanda una cosa sola: la fede. L'uomo non può liberarsi dal peccato con le sue forze, deve confessare che soltanto Dio lo può liberare. Altrimenti si ricade nella situazione farisaica: credersi giusti, pensare che sono le nostre opere a meritarci la riconciliazione con Dio.
Fondamento di tutto è la fede, l'accettazione dell'intervento di Dio giusto e buono, della giustizia liberante di Dio. Su questo fondamento noi possiamo compiere opere buone, dobbiamo anzi compierne molte, ma senza credere che siano esse a meritarci la giustificazione. Paolo ha lottato con tutte le sue forze contro questa illusione. Solo perché tutti "sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù" noi possiamo compiere opere buone e Dio può darcene la ricompensa, dopo averle prestabilite perché le compissimo. Se mettiamo le nostre opere quelle che Paolo chiama "'e opere della legge" a fondamento, capovolgiamo tutto. La fede ci fa confessare che abbiamo ricevuto tutto da Dio, che eravamo incapaci di qualsiasi giustificazione con Dio e tra di noi, che Dio è intervenuto a renderci giusti gratuitamente, senza alcun nostro merito. Su questo saldo fondamento tutto si può poi costruire, per la gloria di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,1-7)
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Guardatevi bene dal lievito dei farisei
Quando la religione è in mano a persone ipocrite, dal viso angelico ma dal cuore diabolico, essa viene trasformata in uno strumento di morte, disperazione, angoscia, terrore, mai potrà essere vera via di vita, benedizione, gioia, pace, ricerca del vero bene. L'ipocrisia è veleno letale per la religione, anche per la più santa. Nessuna religione potrà mai resistere alla morte che gli ipocriti generano nel suo seno. Gesù non vuole che i suoi discepoli cadano in questo peccato e li ammonisce. Loro devono tenersi lontano da ogni ipocrisia. Il loro cuore dovrà essere angelico. Il loro volto dovrà sempre brillare di luce divina come brillava il volto di Mosè quando è sceso dal Monte.
Come fa un apostolo di Cristo Gesù a tenersi lontano da ogni ipocrisia? Prima di ogni cosa tenendo il cuore lontano dal peccato. È la trasgressione della Legge del Signore che corrompe il cuore. Il cuore corrotto all'istante diviene ipocrita, perché esso deve nascondere il male che vi è in esso. Si nasconde il male, anzi si riempie il cuore di male sempre più pesante, usando parole apparentemente buone, mentre se si analizzano con attenzione, alla luce dello Spirito Santo, si rivelano quali esse realmente sono: false, menzognere, ingannevoli, bugiarde. Chi è nella luce del Signore, chi è illuminato dallo Spirito Santo, conosce l'inganno dal suono delle parole.
L'apostolo di Gesù Signore si tiene ben lontano dall'ipocrisia, cresce nella virtù della carità. Chi ama con il cuore del suo Maestro mai potrà divenire ipocrita. Sarà sempre persona che vuole il vero bene dell'altro. Il vero bene è fatto di pensieri, parole, opere. Chi cresce nell'amore di Cristo Gesù, neanche pecca di omissione nell'amore, perché tutto ciò che è nelle sue possibilità lo compie. Chi cresce nella carità, giunge fino a dare la vita per l'altro. Sempre ci si deve guardare da chi non cresce nella carità. Senza amore il cuore si riempie di fango, ogni sporcizia e il cuore impuro sempre diviene ipocrita. È come se fosse obbligato a ingannare per proteggere se stesso.
In fondo l'ipocrisia è la necessità del peccato di nascondere se stesso. Mentre la carità è obbligata a manifestare tutta la bellezza dell'amore e della misericordia, il peccato è costretto al nascondimento. Se si mostrasse come peccato, tutti si allontanerebbero da esso. Se Satana avesse detto ad Eva che mangiando dell'albero della conoscenza del bene e del male, sarebbe morta, Lei mai avrebbe mangiato. Invece Satana nascose il suo veleno mortale in un desiderio di vero bene per la donna e per l'uomo ed Eva cadde. A questo serve l'ipocrisia. Essa è come l'esca per l'amo. Come l'esca nasconde lo strumento di morte, così l'ipocrisia nasconde il suo veleno letale.
Come Gesù mai ha nascosto la sua origine dal Padre, così il discepolo mai deve nascondere la sua origine da Cristo Signore. L'appartenenza deve essere sempre in piena luce. Lui è di Cristo Gesù e tutti lo devono sapere. Anche perché lui è mandato nel mondo per annunziare, svelare, manifestare, predicare Cristo. Potrà mai uno che nasconde Cristo, si vergogna del suo essere, annunziare, predicare la verità del suo Maestro, se è dal suo Maestro che proviene la nuova verità del suo essere? Chi vuole divenire discepolo di Gesù deve avere anche la forza di mettere la sua vita sulla croce.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri testimoni di Gesù. 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gesù dice nel Vangelo: bisogna confessare la fede, anche davanti agli uomini, per essere ricevuti da Dio in cielo: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli Angeli di Dio". Tutta la nostra vita deve essere non uno sforzo per farsi dei meriti, ma una testimonianza di fede in Gesù e in Dio per Gesù Cristo.
Però il Vangelo ci avverte di non giudicare troppo in fretta quelli che non mostrano la loro fede, quando ci dice: "Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato". Sono i due aspetti della fede. C'è una manifestazione esteriore, ma la fede è fondata su una manifestazione interna dello Spirito Santo. Qualche volta può succedere che una persona trovi delle difficoltà a professare la fede, ad accettare le manifestazioni esteriori della fede nel Figlio dell'uomo, vale a dire la fede cristiana. Ebbene, non si può dire che è imperdonabile; imperdonabile è resistere allo Spirito Santo, cioè non accettare dentro di noi la testimonianza di Dio, che ci spinge verso il suo Figlio. La docilità a Dio prepara e sviluppa in noi la fede: quando c'è questo intimo rapporto con lo Spirito Santo si viene alla fede ("Chi è docile a Dio viene alla Luce" dice il Vangelo giovanneo) e allora nella vita, ormai fondata sulla fede, si sviluppa pienamente il frutto dello Spirito, e la fede può giungere alla eroica testimonianza che ammiriamo nei martiri, testimonianza che non è opera umana, ma proprio frutto dello Spirito, dono di Dio in chi si apre docilmente a lui.
Domandiamo al Signore una stima sempre più profonda della fede e una crescente docilità al suo Spirito, che sviluppa in noi lo spirito di fede.