IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Padre, la
tentazione di dividere in due il nostro cuore tra un ambito che ti riguarda ed
uno in cui siamo indipendenti è sempre presente.
Aiutaci a capire che tu ci ami
anche nella nostra condizione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di
pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per
alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva:
"Fammi giustizia contro il mio avversario".
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio
e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le
farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non
farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?
Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia
prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla
terra?». Parola del Signore.
La giustizia operata da Dio è l'intervento per ripristinare la verità, per dare ad ognuno quanto merita. Non agisce ingiustamente.
Oggi Gesù ci parla della "necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai". Pregare sempre è impossibile, ma vuol dire che si prega anche con la propria vita, agendo onestamente e praticando le virtù.
La nostra fiducia nel chiedere si fonda sulla certezza dell'infinita bontà di Gesù.
Gesù non vuole usare la sua giustizia verso nessuno, vuole invece esercitare misericordia ma quanti rifiutano di osservare i suoi Comandamenti si pongono in una situazione di opposizione al Bene, e compiono scelte di vita che gridano vendetta davanti a Dio.
I buoni, i poveri, i giusti che patiscono ingiustizie e si rivolgono con Fede e umiltà a Dio, vengono esauditi, bisogna però avere pazienza e tanta fede ma soprattutto rispetto.
TEESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che
divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché,
anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli
possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un
raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere
i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò
altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me
stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati,
mangia, bevi e divertiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti
sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è
di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parola del
Signore.
La Parola di oggi si scontra con la mentalità egoista di questa società e solo tra i seguaci di Gesù c'è la capacità di vincere l'egoismo.
Chi prega bene e conosce il Signore Gesù si sente appagato di quanto gli permette di vivere dignitosamente.
Nel mondo ci sono miliardi di persone privi anche delle cose essenziali, anche in Italia ci sono milioni i cittadini assolutamente poveri. È un dato spiacevole e imbarazzante per chi non li aiuta.
È sempre esistito il divario tra ricchi e poveri, la disuguaglianza dei redditi, la disparità di ricchezza o differenze in ricchezza e reddito.
Si chiama disuguaglianza economica ed è imposta dai ricchi preoccupati esclusivamente dei loro ingenti beni e non si accorgono dei poveri che incontrano per strada. Sono ricchi senza cuore, incapaci di amare il prossimo perché tutta l'adorazione è rivolta ai beni materiali, alla ricchezza che posseggono.
Tutta una vita per raccogliere immensi capitali per poi lasciarli in questa terra, e vanno incontro alla morte, dispiaciuti immensamente per le ricchezze lasciate e non per la definitiva lontananza dagli affetti più cari, che dovrebbero essere i loro familiari.
Quanto hanno lottato durante la loro vita per ottenere altro denaro forse anche in modo disonesto?
Per farne cosa?
Se già possiedono smisurate ricchezze, perché vivono sempre nell'inquietudine per ricavare altro denaro?
La loro vita viaggia su questa sola preoccupazione: fare altro denaro.
Il denaro è sicuramente necessario e Gesù benedice il benessere ottenuto onestamente, con i propri sforzi o dai beni ricevuti in eredità o con il lavoro di più familiari. Gesù desidera che ognuno viva in modo dignitoso, avendo il necessario e questo è anche frutto dell'intervento della Divina Provvidenza.
Gesù ha parlato di "povertà di spirito" nelle Beatitudini, di un atteggiamento distaccato sia dai beni che si posseggono sia da quanto non si possiede e non è indispensabile. Sono molti gli oggetti non necessari che si vogliono possedere ad ogni costo, questi si chiamano bisogni che si crea la persona, ma in realtà non necessari.
Non sono solamente i ricchi a vivere con la mente fissa alle ricchezze, ci sono anche benestanti e arrampicatori che hanno già una discreta agiatezza e non si accontentano mai, vogliono sempre di più a qualsiasi costo!
Il Vangelo oggi ci parla di una ricchezza figlia della cupidigia e di una ricchezza che ci trasforma davanti a Dio ed è quella spirituale.
"Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede".
Gesù non approva quanti si arricchiscono per la bramosia del denaro e lo adorano come una divinità. L'uomo ricco del Vangelo è rappresentativo: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?".
Per avere una grande
pace interiore e poter vivere senza la schiavitù della ricerca asfissiante del
benessere, ci vuole la Grazia di Dio. Infatti, molti cristiani benestanti
compiono un buon cammino di Fede perché hanno trovato il vero tesoro che è Gesù
Cristo.
Questi cristiani vivono distaccati dai propri beni materiali, li utilizzano
liberamente e non ne sono schiavi. Hanno la consapevolezza che tutto passa e
che tutto bisognerà lasciare in questa terra. Quanti maturano queste
riflessioni sono cristiani molto vicini a Gesù e pregano con vero amore.
È Gesù che cambia i cuori e i cuori di quanti sono vicini a Lui assorbono i
suoi sentimenti. Vivono da risorti, sono persone speciali.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,35-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate
simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo
che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità
io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e
passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati
loro!». Parola del Signore.
Il mio cuore non può fare a meno di attendere qualcuno: non avrei la forza di affrontare emotivamente una sola oscura notte, se non avessi l'intima certezza che la persona che amo è alle porte, che l'indomani i miei desideri verranno appagati, che alle tenebre farà seguito la luce, all'inverno la speranza della primavera. Quante notti costellano la nostra esistenza, quante prove, quante delusioni che sembrano velare davanti a noi l'orizzonte del bene, quasi fino a farlo scomparire...! Il credente sa di muoversi nelle tenebre, non si illude, non si lascia abbagliare dai festoni colorati e luccicanti della mondanità, e viaggia verso la vera luce. Perciò è beato, perché vede oltre, tiene desti i propri sensi spirituali e non si accontenta del tutto e subito.
Mi impegno a riconoscere i barlumi di luce anche nelle giornate più buie e nebulose, per alimentare la gioia e la speranza e trasfigurare in bene persino le mie piccole pene.
Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il
padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non
immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per
tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il
padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora
che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli
infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più». Parola del Signore.
Sempre l'egoismo tenta di infiltrarsi nei nostri pensieri e sempre è necessaria la lotta per respingerlo, sempre dobbiamo, come scrive san Paolo, liberarci dalla schiavitù del peccato per metterci al servizio di Dio, diventare "servi della giustizia". E un servizio libero, ma esigente, dell'esigenza del vero amore.
L'evangelista descrive la festa dell'egoismo. Il padrone tarda a venire e il capo dei servi comincia "a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi": è il festino sognato dall'egoista. La festa della carità è tutto il contrario e riempie il cuore di una pura gioia, perché ognuno non pensa a gioire ma a dare gioia agli altri, a darsi da fare in ogni modo per rendere più facile la gioia di tutti. Così chi è posto in autorità adempie la volontà del Signore.
"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Sono parole che fanno capire il desiderio di Dio: egli ci dà molto per ricevere molto. Questo non vuol certamente dire che Dio cerca il proprio interesse, ma che vuole che portiamo frutto e che il nostro frutto rimanga.
Ringraziamo il Signore e siamogli riconoscenti per i suoi doni e chiediamogli che approfondisca in noi il senso del servizio, nella reciproca carità.
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro
nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.
Se ognuno ha uno spirito umano da gestire, non si incontrano mai gli stessi familiari, cioè non sono mai concordi.
La famiglia perfetta non può esistere perché ogni componente non può essere perfetto, la perfezione si trova solamente in Paradiso, ma di sicuro una famiglia può essere formata da persone buone e oneste che si sforzano di amare con l'Amore di Gesù e la comprensione vicendevole rende gioiosa la vita familiare.
Gesù è la nostra Pace, solo la sua presenza può portare in una famiglia quelle condizioni spirituali indispensabili per la pratica delle virtù, per accettare con amore gli altri anche quando sbagliano, per diventare comprensivi senza però scendere a compromessi sbagliati.
Il fuoco che Gesù vuole "gettare sulla terra" è il suo Spirito, desidera che ognuno sia pieno del suo Amore e il mondo cambierà.
La famiglia riunita lo è veramente quando prega insieme, l'armonia non viene da un amore umano e possessivo, o dalla libertà totale che si concede ai figli non ancora capaci di gestirsi con umiltà e verità. Non viene perché ci si preoccupa eccessivamente dell'altro ma per averne vantaggi personali, che possono essere anche di orgoglio e di presunzione.
Gesù indica se stesso come il centro su cui convergere perché una famiglia viva nell'amore autentico e nella sincerità.
Non è vero amore dei genitori se accolgono ogni richiesta dei figli per ricevere apprezzamenti; non c'è amore nei figli verso i genitori se obbediscono meccanicamente ma poi compiono di nascosto molti errori gravi.
L'amore autentico in famiglia è verità, onestà, trasparenza, donazione.
La famiglia oggi corre grandi pericoli per la mancanza della preghiera, si corre e si compiono tantissime cose tranne pregare insieme.
Non potrà resistere alle tentazioni la famiglia senza Gesù, senza la protezione della Madonna.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,54-59)
In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia",
e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. Ipocriti!
Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non
sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca
di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e
il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.
Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo
spicciolo». Parola del Signore.
Mi soffermo sulla prima parte, è quella che suscita maggiore riflessione, soprattutto perché la società trasforma le persone in giudici pronti a inquisire, condannare e criticare. Forse capiterà a tutti giudicare, ma non tutti hanno la stessa intenzione di diffamare o danneggiare in qualche modo gli altri.
Dipende dall'intenzione e questa la conosce solo Dio, oltre l'interessato.
L'intenzione è basilare nel determinare la bontà o la malvagità di un'azione e dello stesso linguaggio che si utilizza. Quando si parla in libertà si finisce per mischiare di tutto, si perde l'autocontrollo e si tira fuori tanta miseria.
I cristiani sanno più o meno che giudicare gli altri è grave, non si posseggono tutti gli elementi indispensabili per attribuire correttamente la vera intenzione che rimane alla base di ogni azione. È inopportuno e peccaminoso giudicare senza conoscere perfettamente la verità.
Si chiama giudizio temerario quel vizio di giudicare con grande facilità le azioni altrui.
In questo modo si fa perdere al prossimo la sua buona stima e la sua reputazione. Un giudizio senza alcuna prova morale è diffamazione. Quando si dice male di qualcuno, mormorando o calunniandolo, si fa perdere a tale persona quella buona stima che godeva presso gli altri.
Il fatto stesso di giudicare male, fa crollare la buona opinione che si conservava nel proprio cuore di qualcuno. Già il pensiero negativo sminuisce le qualità degli altri, dentro di noi si minimizza l'importanza di qualsiasi conoscente, a cominciare dagli stessi familiari.
La maldicenza toglie la buona fama al prossimo, nel giudizio temerario si toglie la buona fama al prossimo soprattutto nella nostra mente.
I cristiani devoti si ritrovano anch'essi nella mente pensieri di giudizio, ma non devono mai temere se si tratta di semplici pensieri e di sospetti involontari, che vengono in mente contro qualcuno, senza accorgersene, e che in realtà si vorrebbe che non venissero.
Tra sospetto e giudizio c'è una netta distinzione. Il sospetto è presente nella mente quando c'è una naturale inclinazione a credere il male, quindi a pensare sempre male. Il giudizio si emette quando si considera qualcosa per certa e indubitata, ma senza averne alcuna prova morale.
Così, giudicare male il prossimo, senza giusto e vero motivo, è sempre peccato grave, per le accuse senza fondamento e quelle parole che fanno credere il nostro prossimo come cattivo, tanto che gli si toglie la buona stima e la riputazione.
Senza giusti motivi è sbagliato giudicare, mentre per gravi motivi supportati da prove e forti indizi, il giudizio cessa di essere temerario per la necessità di affermare la verità.
Oggi Gesù invita tutti a considerare i segni dei tempi per agire di conseguenza, ed è facile accorgersi della pericolosità crescente nel mondo fino a far presagire azioni bellicose. Dinanzi a questi scenari aggressivi e non evangelici, dobbiamo deciderci per una vita più spirituale, lasciando tutto ciò che impedisce la pratica delle virtù.
Un ottimo esercizio è l'esame di coscienza, per conoscerci meglio e saper distinguere il vero dal falso, il bene dal male.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXIX DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato Della XXIX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei.
No, io vi dico.
26 Ottobre 2019
Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei.
No, io vi dico.
26 Ottobre 2019
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei
Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro
sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei
fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle
diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che
fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma
se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella
sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al
vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma
non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello
gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno
e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo
taglierai"». Parola del Signore.
Chiediamo alla Madonna la grazia di accogliere con docilità perfetta la sua azione, che ci guida con forza e soavità verso il Padre e verso Gesù. "I desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace". Sappiamo per esperienza come fluisca in noi la pace quando corrispondiamo ai desideri che lo Spirito esprime nel nostro cuore; Maria ci doni davvero una costante adesione a lui, nella semplicità e nella gioia.