IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il giorno di Pentecoste Gesù comunica se stesso ai discepoli per mezzo dell'effusione dello Spirito Santo. La piena rivelazione di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo si ha nel mistero della Pasqua, quando Gesù dona la vita per amore dei suoi discepoli. Bisognava che questi sperimentassero innanzitutto il supremo dono dell'amore compiuto da Gesù per comprendere la realtà di Dio Amore che dona tutto se stesso. Egli, oltre a perdonare i peccati e a riconciliare l'uomo con sé, lo chiama ad una comunione piena di vita ("In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me ed io in voi": Gv 14,20); gli rivela la ricchezza dei suoi doni e della speranza della gloria futura (Ef 1,17-20); li chiama ad una vita di santità e di donazione nell'amore al prossimo ("Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati": Gv 15,12). Anch'essi sull'esempio del loro maestro sono chiamati a dare la vita per i fratelli ("Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici": Gv 15,13). Per ora essi sono incapaci di accogliere e accettare tali realtà. Lo Spirito Santo farà entrare nel cuore degli apostoli l'amore di Cristo crocifisso e risuscitato per loro, li consacrerà a lui in una vita di santità e d'amore, li voterà alla salvezza delle anime. Non saranno più essi a vivere, ma Gesù in loro (cf. Gal 2,20). Ogni cristiano nel corso del suo cammino è chiamato ad arrendersi all'amore e allo Spirito di Cristo crocifisso e risorto. Oggi è il giorno della decisione.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2 Cor 6, 1
Sta per iniziare l'estate e sono questi giorni di stanchezza: quella che si è accumulata dopo un anno intenso di lavoro, di relazioni che lascia davvero un po' con la sensazione di non avere più risorse. In tutti è evidente una voglia di vacanza. Ed è giusto così! Il corpo ha i suoi ritmi e le stagioni sono un atto della creazione che ci aiuta a non dimenticare tutto ciò.
C'è una sola dimensione dalla quale non si può andare in vacanza: quella della grazia di Dio. Quella non conosce stagioni: non solo è sempre accessibile ma è anche sempre efficace. Gli effetti suoi sono evidenti e spingono alla ricerca continua del bene e mettono nella condizione di generarlo. Addirittura la grazia sopperisce alla nostra debolezza, anzi trasforma la nostra debolezza in forza di Dio.
Signore, la stanchezza che potrebbe prenderci in questi giorni diventi spazio di azione della tua grazia. Fa' che nella sensazione di non farcela non ci lasciamo andare a chiusura, egoismo o irritazione. La tua grazia in noi non sia invano...
"Tre cose soprattutto l'uomo moderno deve apprendere per divenire sano e completo: l'arte del riposo, l'arte della contemplazione, l'arte del riso e del sorriso." G. Assaggioli

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il modo con il quale Paolo incomincia il discorso che la liturgia ci propone oggi è veramente degno di attenzione.
Scrive: "Vogliamo farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia". Ora, questa grazia che Dio ha dato è la loro generosità. A prima vista noi diremmo: "Non è Dio che ha dato, ma sono loro, questi cristiani che, pur essendo poveri, hanno dato generosamente per sollevare altri cristiani!". Paolo invece chiama questo grande sforzo di generosità una grazia concessa da Dio, rovesciando in un certo senso la situazione. Ed è proprio questa la lettura più profonda di questo gesto, come di ogni azione generosa, per due motivi. Il primo è che ciò che hanno dato lo hanno ricevuto da Dio: Dio ha dato loro la possibilità di essere generosi, passando ad altri in dono ciò che Dio aveva loro donato. Poter dare è una grazia di Dio; lo slancio di dare è anch'esso grazia di Dio. Il secondo motivo, più profondo, è che dando con amore disinteressato ricevono veramente il dono di Dio.
Scrive san Giovanni nella sua prima lettera: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (1 Gv 3, 17). La generosità è condizione indispensabile perché l'amore di Dio rimanga in noi, per rimanere nell'amore di Dio.
La grande grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia è proprio questa: vivere nell'amore di Dio, ricevere l'amore di Dio, partecipare attivamente al suo amore. L'amore di Dio non si può ricevere senza trasmetterlo; chi lo trasmette vive veramente in esso e lo riceve sempre di più.
Questo è il senso cristiano della generosità: unione all'amore di Dio, condizione perché questo amore ci sia donato con sempre maggiore munificenza, con quella munificenza di cui Gesù parla nel Vangelo, che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Pensando a questo amore che ci viene di continuo dal Padre celeste, apriamo il nostro cuore alla generosità verso chi si trova nel bisogno: bisogno di pane, bisogno di una parola fraterna, bisogno di essere aiutato a credere all'amore del Signore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Dopo avere affrontato alcune tematiche sensibili della tradizione orale della Torah, Gesù alza il tiro, andando a polemizzare con la manifestazione della fede di coloro che erano considerati i devoti del tempo. E ne ha per tutti, senza sconti e senza arroganza, mostrando l'insensatezza di alcuni atteggiamenti che, purtroppo, ritroviamo ancora oggi in chi si professa cristiano. Anzitutto l'elemosina ostentata, la carità che finisce sui giornali e davanti alle telecamere, le liste con i benefattori affisse in Chiesa in ordine decrescente (viste con i miei occhi!)... Tutti atteggiamenti che offendono il vangelo. La carità, che ci deve essere, è discreta, umile, mai appariscente. Gesù, poi, contesta l'abitudine della preghiera che diventa una manifestazione devozionale eccessiva, una ritualità fine a se stessa, riducendosi a pura esteriorità. Se una preghiera comune ci deve essere, a prevalere è la preghiera personale, intima, nascosta. Infine Gesù se la prende contro chi pratica l'ascesi facendola pesare agli altri, mettendo bene in evidenza che sta facendo un sacrificio. Insomma: leggere questa pagina con serietà qualche esame di coscienza ce lo provoca.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Parlandoci della preghiera e insegnandoci come bisogna pregare Gesù ci chiama ad una conversione della nostra preghiera. Ci dice dapprima di non essere come i pagani, che credono che nella preghiera le loro parole siano la cosa più importante. La cosa più importante è l'azione di Dio, molto più della nostra, e perciò è essere molto semplicemente in profondo rapporto con Dio. Non contano le parole, non contano i bei pensieri ed è un'illusione credere che, più sono le idee che abbiamo saputo mettere bene in ordine nella preghiera, più essa abbia valore. Non è quello che facciamo noi, ma quello che Dio fa in noi che conta.
Poi Gesù ci dà una preghiera che veramente converte la nostra, la cambia forse alla radice e così ci mette in condizione di "esaudire Dio". Noi chiediamo a Dio di esaudirci, ma più ancora quando preghiamo esaudiamo Dio, che desidera trasformarci se lo lasciamo agire in noi. Se preghiamo come ci ha insegnato Gesù, noi esaudiamo Dio e la nostra è una preghiera che può veramente trasformare la vita.
E certamente una profonda educazione alla preghiera quella che Gesù ci dà incominciando con domande tutte riferentisi a Dio: "Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà". E chiaro che spontaneamente, cioè nel nostro istintivo egoismo, noi non cominceremmo mai le nostre preghiere in questo modo, che è mettersi davanti a Dio, è contemplare Dio e desiderare che egli sia conosciuto, amato, che si realizzino i suoi progetti e non i nostri, così limitati e senza futuro.
Gesù ci ha dato l'esempio di una simile preghiera quando in circostanze angoscianti, la sua prima preghiera è stata: "Padre, glorifica il tuo nome!". Più esattamente dovrei dire che è stata la seconda preghiera, perché ha incominciato con una domanda: "Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora?" e ha rifiutato di pregare così, per dire invece: "Padre, glorifica il tuo nome" (Gv 12,2728).
Anche le preghiere concernenti direttamente la nostra vita sono educative per noi.
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano". E una preghiera nello stesso tempo fiduciosa e limitata. Non si chiede la ricchezza, o di essere assicurati per tutto il resto della vita: si domanda per oggi il pane di oggi. Nel testo greco c'è un aggettivo che non si sa bene come tradurre e alla fine lo si traduce abitualmente "il nostro pane quotidiano" ispirandosi all'"oggi" immediatamente precedente. Ma è probabile che Gesù, qualificando il pane che ci fa chiedere, abbia pensato sia un pane necessario per la nostra vita, ma per la nostra vita spirituale.
"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Gesù continua ad educare la nostra preghiera mostrandoci che l'amore che Dio ci dà è legato al nostro amore per il prossimo. E subito dopo insisterà: "Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe". "Non indurci in tentazione ma liberaci dal male". Le ultime domande ci mantengono sempre al livello della vita spirituale. Non chiediamo di essere liberati dalla sofferenza, ma dal male. E vero che si può considerare un male anche la sofferenza, ma non è la stessa cosa. Nella misura in cui essa è un male, domandiamo di essere liberati anche dalla sofferenza, ma accettiamo di soffrire fisicamente se questo serve al nostro bene. L'importante è che siamo liberati dal peccato, da tutto ciò che nuoce al nostro rapporto con Dio. Per questo domandiamo di essere liberati dalla tentazione e dal male, il male spirituale.
Siamo riconoscenti al Signore che ci ha così educati alla preghiera e cerchiamo di essere fedeli al suo insegnamento, per crescere nell'amore suo e dei fratelli.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,19-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
In Brasile circola un aneddoto a proposito di un certo Mataraso (un uomo ricchissimo, oltre ogni immaginazione) che arriva alle porte del cielo. Egli vuole entrare, beninteso, subito come in ogni altro luogo. San Pietro non trova obiezioni, ma gli chiede il suo biglietto d'ingresso, che costa soltanto mille lire. Mataraso scoppia a ridere: "Andiamo, san Pietro, voi scherzate! Mille lire? Ma prendete tutta la mia fortuna. Prendete le mie fabbriche, i miei alberghi, i miei castelli, i miei conti in banca, le mie azioni in borsa, i miei lingotti d'oro, le mie automobili, le mie aziende... Io non ne ho più bisogno. Prendetele e lasciatemi entrare".
San Pietro, per nulla impressionato, ribatte: "Neanch'io ne ho bisogno. Ti chiedo mille lire, non di più". Mataraso gira e rigira le sue tasche... Invano. Deve fare dietro front.
Così un proverbio dice: Mataraso non è potuto entrare in cielo, per colpa di mille lire".
Io non so se gli eredi di Mataraso lo ricordino con emozione, o se pensino di far dire una messa per il riposo della sua anima. Non sappiamo nulla di lui, a parte il fatto che era immensamente ricco.
Ma noi tutti conosciamo uomini e donne che non possedevano nulla, ma ci hanno lasciato un'eredità spirituale estremamente arricchente.
Penso a san Francesco d'Assisi, così invaghito di madonna povertà, a santa Teresa, a san Francesco di Sales, a san Louis Grignion de Montfort, a sant'Ignazio di Loyola, a san Domenico, a sant'Agostino, a sant'Antonio abate e a sant'Antonio di Padova, che trascinano tante persone a dedicarsi a Dio e al proprio prossimo.
Questi poveri hanno saputo scoprire il vero tesoro, imperituro, inestimabile, che hanno diviso e continuano a dividere con tutti coloro che ripongono la propria fiducia e la propria ricchezza in Dio. Cosa sarebbe il mondo senza questi giganti della fede?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Gesù ci invita a fare una scelta. Egli lo fa spesso con un vigore estremo. Noi abbiamo capito bene che il regno di Dio è incompatibile con il regno del denaro. In quel regno non si vende nulla. La vita è gratuita, come l'aria, come l'acqua (Is 55,1; Ap 21,6), l'acqua soprattutto, senza la quale non c'è vita. E colui che ha ricevuto gratuitamente, deve dare gratuitamente (Mt 10,8).
In questo regno, invece, tutto si compra. La prudenza raccomanda di essere previdenti e rapaci. Bisogna preparare l'avvenire, poiché è incerto. Ma l'avvenire ci sfugge. Esso appartiene a Dio. Fare la scelta del regno di Dio, scegliere di servire Dio escludendo ogni altro padrone, significa anche rimettersi a lui per l'avvenire: avere fede in Dio, al punto di non preoccuparsi per l'avvenire. È la nostra ricchezza, il nostro tesoro (Mt 13,44). È più sicuro per noi che tutto l'oro del mondo. Avere dell'oro da parte è un modo di assicurare il proprio avvenire. Ma un avvenire sulla terra, cioè a breve termine. L'avvenire di cui parliamo è grande come l'eternità. Su questo avvenire non abbiamo nessuna presa. Poco importa. Dio stesso se ne preoccupa per noi. Gesù si incarica di "prepararci un posto" (Gv 14,2). Il nostro avvenire è in buone mani. È sicuro. Perché farci tante preoccupazioni? Questo atto di fiducia, che Gesù esige, è anche una lezione di saggezza. Troppo spesso, con il pretesto di preparare l'avvenire, noi non viviamo più. Gesù è un maestro, non di noncuranza, ma di pacifica serenità.