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 IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B      IL VANGELO NEL 21° SECOLO

Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 7,1-8,14-15,21-23)
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
"Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini".
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". Nella discussione tra Gesù e i farisei si percepiscono forti tensioni. Oggetto del dibattito è la "religione pura" (Gc 1,27). Gesù pone al centro di essa il cuore dell'uomo e la sua liberazione dal male, mentre i farisei difendono il rituale esteriore della religione venuta da Dio.
"Il suo cuore è lontano da me". Tutti dobbiamo ammettere questa verità, che noi non controlliamo il nostro cuore. Quanti vorrebbero smettere di bere troppo e non lo possono fare? Prendiamo anche il noto esempio del grande santo della Chiesa dei primi secoli, il cui cuore fu così diviso, per molti anni, da spingerlo a pregare così: "Signore rendimi casto, ma non subito!" (Sant'Agostino).
Quanti vorrebbero disfarsi dell'invidia e dell'orgoglio e, invece, si sorprendono a fare il contrario?
"Non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto" (Rm 7,15).
Spesso ci rendiamo conto di questo per la prima volta quando cominciamo a prendere più seriamente la nostra fede e a seguire più da vicino un modo di vita cristiano. Ci stupiamo della nostra tendenza a ripetere gli stessi errori e a ricadere nello stesso peccato. Cominciamo a capire il grido di san Paolo: "Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?" (Rm 7,24).
"Il suo cuore è lontano da me". Il fine della vita cristiana è l'unione con Dio e l'unità con il prossimo. Per raggiungere questo scopo, dobbiamo innanzi tutto essere liberi dalla schiavitù delle cattive intenzioni. Dobbiamo conquistarci la libertà! Quest'impresa è interamente opera della grazia del Redentore. Così Gesù promette: "Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Gv 8,36).
La Chiesa cattolica non ha per fine quello di dare spettacolo, ma piuttosto quello di adempiere ad un dovere semplice e divino: la conversione della nostra vita grazie ad un cambiamento di cuore, ispirato dalla grazia. La Chiesa ritiene che, facendo ciò, ha fatto tutto mentre, se non fa ciò, non vale la pena di fare nient'altro. Essa prega, predica e soffre per un vero battesimo del cuore, a fine di liberarlo perché accolga Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l'anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!"». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù in quanto vero Dio è saggezza eterna. In quanto vero uomo sempre è cresciuto di sapienza in sapienza. Per questa sua crescita perfetta il Padre dal momento del Battesimo lo ha avvolto con il suo Santo Spirito, perché vivesse la sua missione sempre secondo luce purissima. Anche nelle parole da dire Lui è sapientissimo. Sa con quali parole iniziare, quali aggiungere prima e quali dopo. Oggi entra nella sinagoga di Nazaret. Prende il rotolo del profeta Isaia. Non legge il Capitolo XI nel quale chiaramente, senza alcun dubbio, si parla del Messia o del Figlio di Davide.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi (Is 11,1-5).
Di Isaia invece prende il Capitolo LXI. Lo legge. Lo dichiara compiuto nella sua persona. Il testo non parla direttamente del Messia. Può essere anche interpretato come se fosse il profeta a parlare. Gesù vuole che sia questa la comprensione e non un'altra. Infatti ricordando quanto è avvenuto con Elia e con Eliseo, è verso questa verità che Lui dirige l'attenzione di tutti. Attualmente non è il tempo che Lui si riveli nella verità piena. I tempi non sono maturi, perché i cuori camminano con altri pensieri. Il Messia atteso dal popolo non è quello secondo Dio. Loro attendo un nuovo Davide che prenda la spada, formi un esercito e tolga dalla terra dei padri il nemico che la occupa. Ma Gesù non è venuto per prendere la spada. Lui è venuto per prendere la croce. Un Messia Crocifisso non serve al popolo. Al massimo potrà fare dei crocifissi. Ma se l'uomo è già crocifisso, a che serve un Messia Crocifisso? Ad insegnare ad ogni uomo come si rimane sulla croce, senza crocifiggere nessun altro uomo.
Oggi Gesù sperimenta quanto è difficile parlare secondo verità agli uomini. Il peccato ha corrotto a tal punto la loro natura da far loro desiderare di essere ingannati con false promesse e menzognere profezie. Ma sperimenta anche che su di Lui veglia il Padre e nessuno potrà fargli fisicamente del male, finché non giungerà la sua ora. Fin dagli inizi Lui sa che una pesante croce di incomprensione accompagnerà la sua missione.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano annunzi la verità con grande saggezza.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,31-37)
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno?". Perché Dio è venuto ad immischiarsi nei nostri affari? La vita dell'uomo, bene o male, trova sempre un suo equilibrio. Ed ecco che Dio si immischia e sconvolge tale equilibrio: fa ciò con autorità, come se ne avesse il diritto.
Infatti, anche nel peccato, l'uomo può dare un certo equilibrio alla propria vita. Perciò la fede, l'intervento di Dio nella vita dell'uomo creano sempre un movimento di reazione, paura. All'uomo non piace essere spinto. "Sei venuto a rovinarci?". Solo la fede che si muove con fiducia può permettere di superare l'ostacolo, perché se Dio interviene, non lo fa solo per rompere l'equilibrio dell'uomo, ma per farlo partecipare alla sua pienezza. "E il demonio uscì da lui, senza fargli alcun male".

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,38-44)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò".
Gesù arriva direttamente al male che rode il cuore dell'uomo. La sua diagnosi è chiara. È il peccato e, attraverso il peccato, l'Avversario che è il male dell'uomo. È a lui che Gesù si rivolge. Egli va direttamente allo scopo. E interviene con autorità. L'Avversario non si sbaglia. Il suo regno nel cuore dell'uomo è effimero. Non resiste alla presenza di Gesù. Dio è più forte del male. Dio è al di là del male.
"Da molti uscivano demoni gridando: ''Tu sei il Figlio di Dio!''". Se l'uomo riconosce che il suo male ha un nome, che si chiama "peccato", che è il rifiuto della salvezza, se proclama: "Tu sei il Figlio di Dio", la salvezza lo raggiunge nel più profondo dell'essere.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"Ma sulla tua parola getterò le reti". E il miracolo si compì.
Che miracolo? Una pesca inattesa, certo, ma soprattutto una trasformazione, un cambiamento radicale della vita di questi rudi pescatori della Galilea. "D'ora in poi sarai pescatore di uomini". Si tratta di un gioco di parole, ma lo stesso termine ha qui un senso pregnante. Significa il passaggio da una vita a misura d'uomo a una vita a misura di Dio. Dall'orizzonte umano all'orizzonte divino. Perché Dio nutre sempre più ambizioni sull'uomo di quanto l'uomo possa nutrire sulla sua esistenza. "Sulla tua parola". Perché vivente è la parola di Dio. Se io acconsento a gettare le reti ogni giorno, ogni giorno diventerà un "d'ora in poi" e la mia vita assumerà orizzonti divini.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo (Lc 5,33-39)

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Letto così come viene presentato, dà l'idea di una certa contrarietà di Gesù verso il digiuno, una pratica di pietà osservata il lunedì e il giovedì. "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!". Un'accusa stolta e tesa ad accusare quel Dio che essi cercavano altrove e pensavano di adorare proprio facendo quel digiuno.
Non sapevano che Gesù aveva cominciato la sua missione con quaranta giorni di digiuno! Non capivano i suoi insegnamenti.
La scelta di Gesù di far mangiare gli Apostoli anche in quei giorni nasce da una esigenza fisica dovuta allo sfinimento fisico per le lunghe ore di cammino che facevano ogni giorno. Passavano di città in città per la predicazione di Gesù e i discepoli dovevano trattenere la gente che voleva toccarlo, Lo proteggevano tutto il giorno, facevano quasi ogni giorno chilometri di cammino in ogni condizione climatica, quindi, dovevano essere sempre sfiniti.
Questa la ragione della necessità del cibo per riacquistare le forze fisiche. La vita condotta da Gesù e dagli Apostoli era completamente diversa da quella dei loro accusatori, i quali vivevano sicuramente con meno affaticamento. I farisei disponevano delle loro giornate con un certo ordine: un tempo per il lavoro, un tempo per il ristoro dalle fatiche quotidiane, ma la fatica di Gesù e dei suoi non aveva sosta.
I farisei che lavoravano non compivano gli sforzi immani di Gesù e degli Apostoli, loro sì che facevano fatiche indicibili. Ogni giorno macinavano chilometri per le contrade delle terre di Israele a predicare l'Amore, il Regno di Dio arrivato in mezzo al popolo.
Se Gesù avesse imposto loro due giorni di digiuno, li avrebbe messi nella condizione di non potergli essere di grande aiuto.
Non era quello il momento di praticare un'ascesi che infine non era costruttiva. Dio era con gli Apostoli e essi in futuro avrebbero fatto anche prolungati digiuni. I farisei che digiunavano volevano rendersi gradito a Dio, ma Dio era in mezzo a loro che gradiva immensamente la fedeltà e l'impegno a seguirlo.
Dinanzi ai farisei ostinati e bugiardi, oltre a Gesù c'erano uomini che avevano lasciato tutto per seguire la volontà di Dio, molto più impegnativa dei riti esteriori dei farisei. Gli Apostoli avevano donato tutto a Gesù, molto più del digiuno indicato rituale.
Non è sufficiente il digiuno rimanendo nella vecchia mentalità, il digiuno diventa importante se accompagnato dalla fedeltà a Dio.
Ma è sempre utile fare il digiuno in qualsiasi condizione spirituale, qualcosa di buono si ricaverà sempre.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-16.18-23)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.Forma breveTESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,18-23)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio
Dio non è prigioniero della sua Scrittura, della sua Parola di ieri, perché la Scrittura non è prigioniera di essa. Cosa è infatti la Scrittura? Una Parola sempre aggiornata di Dio. È la Parola di Dio di ieri aggiunta con la Parola di Dio di oggi. La verità di ieri, va vissuta nella Parola di Dio di oggi. È la Parola di Dio di oggi che dona vera vita alla verità di Dio di ieri. Chi si imprigiona nella sola Scrittura, è un coltivatore di una verità morta, incapace di generare qualsiasi vita. Ne è prova la Chiesa, che attinge la sua verità di oggi attraverso una quadruplice via: della Scrittura, della Tradizione, del Magistero, della Profezia. Se una sola di queste vie viene meno, anche la Chiesa si trova a coltivare verità morte incapaci di qualsiasi vita. Queste quattro vie sono state affidate, consegnate da Cristo Gesù allo Spirito Santo. È Lui che deve mantenerle costantemente vive, perché insieme possano produrre salvezza. Quando Giuseppe entra con pienezza di verità nel disegno salvifico di Dio? Quando passa dalla Scrittura, interpretata da lui con grande saggezza, alla più immediata obbedienza al suo Signore. Ascolta, obbedisce, lascia la verità di ieri, vive la verità di oggi, la Parola di oggi.
Il regno di Dio, quello vero, nasce dall'ascolto di ogni Parola che oggi viene a noi dalla bocca di Dio. La vergine Maria ascolta, obbedisce, da Lei viene al mondo il Figlio eterno del Padre come vero uomo. Giuseppe ascolta, obbedisce, per il dono della sua vita al Signore, il Figlio di Dio è fatto Figlio di Davide, Messia, Salvatore, Redentore. Se Giuseppe non avesse obbedito, sarebbe rimasto giusto, ma di una giustizia senza vita per il mondo. Nell'obbedienza la sua giustizia diviene salvezza per ogni uomo. Maria e Giuseppe sono via di bene universale per la loro fede, il loro ascolto, la loro consegna al Signore per tutti i giorni della loro vita. La verginità di Giuseppe è in tutto simile alla verginità della Madre di Gesù. Essa consiste nel dono del corpo, dello spirito, dell'anima, del cuore, dei pensieri, dei desideri. Maria e Giuseppe vivono solo per compiere i desideri di Dio. Altri pensieri non possono abitare nel loro cuore. La loro vita è un dono. Per questo dono Gesù è Figlio di Dio, Figlio di Davide, Mediatore unico di salvezza, redenzione, grazia, vita, benedizione tra Dio e l'umanità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci obbedienti in Cristo