IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO V DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Vi do un Comandamento nuovo
che vi amiate gli uni gli
altri. Come Io ho amato voi
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 13,31-35)
Quando Giuda fu uscito dal Cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'Uomo è
stato glorificato, e Dio è stato glorificato in Lui. Se Dio è stato glorificato
in Lui, anche Dio Lo glorificherà da parte sua e Lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un Comandamento nuovo: che vi
amiate gli uni gli altri. Come Io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni
gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore
gli uni per gli altri». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Vi do un Comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri. Come Io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli
altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli
uni per gli altri".
Amiamo sempre e quando le tentazioni sono forti con maggiore intensità e
fiducia.
Il duplice comandamento dell'amore
Il Comandamento dell'amore è un insegnamento lasciato da Gesù Cristo
che costituisce il fulcro dell'etica
cristiana. Ha un ruolo centrale nel Nuovo Testamento, dove il comandamento viene
ribadito e declinato più volte e in formule diverse.
In tutti i vangeli sinottici è presente il duplice comandamento
dell'amore, che ha la particolarità di unire l'amore di Dio
e l'amore verso il prossimo. L'insegnamento, che riprende in
una sintesi originale alcuni passi dell'Antico Testamento, semplifica i numerosi precetti che
regolavano la vita religiosa del tempo indicando una linea essenziale di
condotta per i seguaci di Gesù. È noto anche come il
"massimo comandamento" o "il comandamento più
grande.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,21-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti
e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e
anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l'Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi
manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo
amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama,
non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del
Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e
vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù pone un'unica condizione per entrare in comunione con il discepolo: che questi sia disposto ad amare e a farsi amare. Fin qui tutto bene, penserete voi. È vero. Ma, troppo spesso, il sentimento dell'amore è quanto di più vago possiamo immaginare. Oggi l'amore e, in particolare, l'innamoramento, è al centro della nostra attenzione; quasi sempre, però, decliniamo l'amore solo nella sua componente emotiva. Gesù è categorico: l'amore si dimostra nell'osservanza dei precetti. Il comandamento, nel Vangelo, diventa la forma dell'amore, l'esplicitazione del sentimento. Se un amico dice di essermi molto legato e di volermi bene e mi telefona solo due volte all'anno, ho ragione di dubitare della sua amicizia! Se amiamo veramente Dio, se da lui ci sentiamo amati, allora concretizziamo questo amore coltivando la nostra vita spirituale. So per esperienza che questo compito è impegnativo e, a volte, non sappiamo bene come muoverci. Gesù stesso ci offre una soluzione: il dono dello spirito Santo che ci permette attraverso la preghiera e la meditazione di capire cosa e come fare per restare fedeli al Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,27-31)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia
pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho
detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al
Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che
avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di
me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il
Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Vi
lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» Gv.
14,27
Queste parole dette da Gesù fanno parte del discorso d'addio dell'Ultima Cena:
sono un po' il suo testamento spirituale. Gesù prepara i suoi discepoli a
vivere il futuro, quando Lui non sarà più fisicamente in mezzo a loro e verrà
un altro "Consolatore (il Paraclito, lo Spirito Santo) e porterà la pace
come grande dono.
La pace non è solo assenza di guerra, non è solo frutto di compromessi, ma è
fondamentalmente l'insieme dei beni messianici, la serenità e la gioia della
concordia e del rispetto reciproco.
Una pace che nasce dal sacrificio di Cristo sulla croce e dalla gioia della
risurrezione e che si diffonde tra le persone che incarnano il messaggio di
Cristo.
O Signore, fa' che tutti gli uomini si ritrovino uniti nella concordia e nella
pace.
«Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi Apostoli: "Vi lascio la pace,
vi do la mia pace", non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua
Chiesa, e donaci unità e pace secondo la tua volontà.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre
mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni
tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri,
a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso
se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come
il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete
e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In questo brano Gesù
scongiura i suoi amici di rimanere in lui, nel suo amore, per portare molto
frutto e per godere la gioia in pienezza. L'espressione dominante di questo
testo è "rimanere in", che ricorre sette volte.
Gesù si presenta come la vite della verità: in questo modo afferma di essere il
Cristo, il profeta definitivo atteso dagli ebrei e la fonte della rivelazione
piena e perfetta.
Nell'Antico Testamento la vite ha simboleggiato il popolo d'Israele.
Il salmo 80 canta la storia del popolo di Dio utilizzando l'immagine della vite
che Dio ha divelto dall'Egitto per trapiantarla in Palestina, dopo averle
preparato il terreno.
La presentazione del Padre, come l'agricoltore che coltiva la vite identificata
con Gesù, richiama il canto d'amore di Isaia 5,1-7 nel quale il Signore è
descritto come il vignaiolo che cura la casa d'Israele.
La vite-Gesù produce numerosi tralci; non tutti però danno frutto. Il portare
frutto dipende dal rapporto personale del discepolo con Gesù, dall'unione
intima con il Cristo. L'opera purificatrice di Dio nei discepoli di Gesù ha
come scopo una fecondità maggiore.
Dio purifica i discepoli dal male e dal peccato per mezzo della parola di Gesù.
Per Giovanni la purificazione è legata alla parola di Cristo, cioè
all'adesione, per mezzo della fede, alla sua rivelazione.
Gesù parla della mutua immanenza tra lui e i suoi amici. Nel passo finale del
discorso di Cafarnao, egli aveva fatto dipendere questa comunione perfetta tra
lui e i suoi discepoli dal mangiare la sua carne e dal bere il suo sangue (Gv
6,56). La finalità della comunione intima con Gesù, il frutto che ogni tralcio
deve portare è la salvezza.
L'uomo separato da Cristo, che è la fonte della vita, si trova nell'incapacità
di vivere e operare nella vita divina. Senza l'azione dello Spirito Santo è
impossibile entrare nel regno di Dio (Gv 3,5); senza l'attrazione del Padre,
nessuno può andare verso il Cristo e credere in lui (Gv 6,44.65).
Come il mondo incredulo si trova nell'incapacità totale di credere (Gv 12,39) e
di ricevere la Spirito della verità (Gv 14,17), così i discepoli, se non
rimangono uniti al Cristo, non possono operare nulla
sul piano della fede e della grazia.
Chi non rimane in Cristo, vite della verità, non solo è sterile, ma subirà la
condanna del giudizio finale.
Una conseguenza benefica del rimanere in Gesù è l'esaudimento delle preghiere
dei discepoli da parte del Padre. L'unione intima e profonda con Gesù rende
molto fecondi nella vita di fede e capaci di glorificare Dio Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,9-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche
io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho
osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«La mia gioia sia in
voi e la vostra gioia sia piena». Gv 15,10
La gioia è la manifestazione del credente che nulla antepone all'amore di Dio e
vive alla presenza di Cristo. Dio ci ha amato per primo e si è manifestato nel
suo Figlio, che per noi ha sofferto ed è risorto. Per provare la gioia, il
cristiano deve restare nell'amore di Dio, cercare di fare la sua volontà, sopportare
le prove inevitabili della vita, senza cedere alla disperazione o allo
sconforto.
La gioia che ci dona il Cristo non è una manifestazione passeggera e spontanea
di un sentimento, non è una emozione momentanea, ma è una predisposizione del
cuore e dell'anima che ha la sua sorgente nello Spirito Santo. Se crediamo
veramente in Dio, dimoriamo nel suo amore, avvertiamo la tenerezza di sentirci
compresi, considerati e amati e diffondiamo gioia attorno a noi.
Attraverso la preghiera, la lettura meditata della Paola di Dio e soprattutto
attraverso la carità e il servizio concreti ai bisognosi, noi cambiamo la
nostra vita e la gioia diventerà una caratteristica fondamentale del nostro
essere cristiani. La gioia, come il bene, si diffonde da se stessa: se incontriamo
una persona gioiosa, quasi spontaneamente anche noi ci sentiamo portati a
gioire.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,12-17)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato
voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri
amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate
e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che
chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi
amiate gli uni gli altri». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Non vi chiamo più
servi
San Paolo rivela ai cristiani che l'amore di Cristo è stupendamente alto. Lui è
morto per noi, quando eravamo empi, nemici di Dio. Lui è morto giusto per gli
ingiusti.
Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso
a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza
della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che
la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù
provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli
empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno
oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di
noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A
maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira per
mezzo di lui. Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con
Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo
riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo
pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora
abbiamo ricevuto la riconciliazione (Rm 5,1-11).
Il profeta Amos ci rivela che gli amici di Dio sono i suoi profeti. Tutto Lui
rivela loro. I profeti sono i suoi confidenti.
Michea ci mette dinanzi ad un mondo corrotto nel quale l'amicizia è morta.
Non credete all'amico, non fidatevi del compagno. Custodisci le porte della tua
bocca davanti a colei che riposa sul tuo petto. Il figlio insulta suo padre, la
figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici
dell'uomo sono quelli di casa sua (Mi 7,5-6).
Il Vangelo ci rivela che Giuda non è amico di Gesù. Non è nella sua verità.
Questo ci suggerisce che se uno vuole essere amico di Gesù, deve amare la sua
Parola.
Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù
mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo
mangiare la Pasqua». Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». Ed egli rispose
loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca
d'acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: Il
Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei
discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì
preparate». Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la
Pasqua (Lc 22,7-13).
Chi vuole ricevere le confidenze o le rivelazioni di Gesù, deve divenire suo
amico. Come? Dimorando nella sua Parola. Non solo a chi vive nella Parola si
manifesta e si rivela il Figlio, anche il Padre si manifesta e si rivela. Gli
svela il suo cuore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri amici di Cristo
Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 15,18-21)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che
prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;
poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il
mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo
padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno
osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto
questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
L'aspetto che
focalizza Gesù è la mancata conoscenza da parte degli ebrei di Colui che Lo ha mandato.
Il suo ragionamento è ovviamente logico e perfetto: voi mi attaccate e mi
diffamate perché non avete capito che quel Dio che voi dite di adorare mi ha
mandato qui, in mezzo a voi a predicare Lui, a farvi conoscere il suo Amore.
"Non conoscono Colui che mi ha mandato".
Succede anche a molti non trovare accoglienza in qualche luogo perché gli altri
non conoscono la sua onestà, o la famiglia di appartenenza. Quello che è
successo a Gesù rimane scandaloso per la cecità degli ebrei, essi non hanno
voluto accettare la provenienza Divina del Signore, nonostante i miracoli e gli
insegnamenti fondati sulla misericordia e sul perdono.
Molti cristiani di oggi sono doppiamente responsabili della superficialità del
loro cammino spirituale, causato dal mancato riconoscimento di Gesù e del
Padre. Riconoscere significa accettare Gesù e il Padre, ma quanti cristiani
compiono la volontà di Dio? Riconoscere significa identificare in Dio il
Creatore e dare gloria solamente a Lui, adorare Lui, servirlo con umiltà e
dedizione.
Riconoscere Gesù e il Padre significa affermare con la vita l'adesione ad una
morale che si oppone alla corruzione del mondo.
Riconoscere è comprendere che senza Gesù la vita non vale nulla, si rimane
sballottati dalle assurde mode del tempo, dai capricci di molti personaggi vuoti
e rovinati da ogni forma di corruzione. Si perde il controllo della vita e ogni
pensiero si scambia come verità assoluta.
Nel Vangelo di oggi Gesù spiega come raggiungere la pace interiore: "Se il
mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me".
Spiega come raggiungere la gioia: "Se hanno osservato la mia parola,
osserveranno anche la vostra".
Spiega come raggiungere la fiducia totale in Lui: "Un servo non è più grande
del suo padrone".
Tutti noi credenti e seguaci di Gesù siamo stati scelti dal mondo, siamo
benedetti per il grande dono della Fede ma abbiamo maggiori responsabilità,
perché chi più conosce più deve dare. Gesù conta su ognuno di noi per fare
conoscere il Vangelo ai peccatori incalliti, ai lontani che non si sono mai
posti il problema della Fede.