IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Emmaus assicura tutti
che, quando ascoltiamo la Scrittura nella liturgia della Parola e
partecipiamo allo spezzare del pane nella liturgia eucaristica, siamo
realmente incontrati da Cristo e ritroviamo la fede e la speranza.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
III DOMENICA DI
PASQUA ANNO A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 24,13-35)
Stolti e lenti di cuore
a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli]
erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici
chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era
accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si
avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi
lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome
Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi
è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò
che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole,
davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre
autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno
crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele;
con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma
alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla
tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto
anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei
nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma
lui non l'hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i
profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare
nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in
tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e
il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e
lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli
sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi
il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava
le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti
gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il
Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era
accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
La scena di Emmaus è un capolavoro di catechesi liturgica e
missionaria. Vi è descritto l'itinerario di due discepoli che lasciano
Gerusalemme illusi e delusi e vi ritornano per ripartire gioiosi e fiduciosi
verso la testimonianza, perché sono stati incontrati dal Crocifisso-Risorto,
spiegazione di tutta la Scrittura e presenza perenne tra i suoi nel sacramento
del "pane spezzato".
L'inizio del cammino è un allontanarsi dal Crocifisso. La crisi della croce
sembra aver seppellito ogni speranza. Colui che l'ha fatta nascere, l'ha
portata con sé nella tomba. Non bastano voci di donne per farla rinascere. Gesù
raggiunge i due subito a questo inizio e chiede di spartire con loro domande e
scandalo.
Ecco la prima tappa, quella del problema posto ad ogni persona dall'evento
Gesù, il Crocifisso.
L'appello di Cristo ci raggiunge sulla strada della nostra fede incompiuta e
della sua domanda.
Gesù non arriva di faccia, ma da dietro, come dice il testo greco, e cammina a
fianco, da forestiero.
Il passaggio al riconoscimento ha bisogno della spiegazione delle Scritture.
Solo il Risorto ne è l'interprete adeguato.
Il cuore riscaldato e riaperto dal segno della Parola spiegata implora il
viatico di un segno più intimo, quello del pane spezzato. Gesù, però, sparisce.
La Chiesa non può trattenere Gesù nella visibilità storica di prima. Deve
sapere e credere che egli è vivo con lei e la vivifica nell'Eucaristia. I
discepoli capiscono e tornano a Gerusalemme per condividere con gli apostoli la
testimonianza.
Emmaus è un capolavoro di dialogo confortante. Emmaus assicura tutti che,
quando ascoltano la Scrittura nella liturgia della Parola e partecipano allo
spezzare del pane nella liturgia eucaristica, sono realmente incontrati da
Cristo e ritrovano fede e speranza.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della III settimana di Pasqua Anno A
San Giuseppe Lavoratore
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
Da dove gli vengono questa sapienza
e i prodigi
***
TSTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la
gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama
Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle,
non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era
per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in
casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
La reazione della gente di Nazaret a proposito della sapienza
di Gesù fa pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale
e la legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette
tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri
profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon
andamento della città.
La gente di Nazaret si domanda: "Da dove mai viene a costui questa
sapienza? Non è il figlio del carpentiere?", che non ha studiato e non può
avere cultura?
È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha insistito varie
volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto
ai sapienti ed ha criticato gli scribi "che dicono e non fanno".
D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario accogliere la
parola di Dio E soltanto se ispirato alla parola di Dio il lavoro vale.
"Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del
Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre".
"Tutto quello che fate", siano lavori materiali, siano discorsi. Il
Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per
essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto
a servire.
La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie
capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio.
Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai
pensieri di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della III settimana di Pasqua Anno A
Sant'Atanasio
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,30-35)
Io sono il pane della vita;
chi viene a me non avrà fame.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti
crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto,
come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato
il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e
chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo presenta in modo molto realistico le difficoltà
dei testimoni della fede: per questo lo si legge nella festa di sant'Atanasio,
quattro volte esiliato, costretto a fuggire e a nascondersi proprio per la sua
fede nella divinità di Gesù. Gesù Figlio di Dio non è al nostro livello, ci è
infinitamente superiore, in un modo che possiamo appena intravedere nel
racconto della trasfigurazione, e accettare nella fede. Ma nella storia della
Chiesa sorgono ogni tanto uomini che vogliono ridurre Gesù alla misura umana,
alla nostra statura di creature. Così è accaduto ai tempi di sant'Atanasio, con
l'eresia di Ario, affermante che Gesù era semplicemente un uomo, grande, santo,
adottato da Dio, ma non Figlio di Dio. E molti, anche vescovi, anche
imperatori, accettavano questa teoria, perché è più facile, non esige
l'adesione ad un mistero ineffabile, incomprensibile.
Atanasio difese questa verità di fede: è un mistero da cui dipende la nostra
salvezza, perché se Gesù non è Figlio di Dio, noi non siamo né redenti né
salvati, essendo la salvezza opera di Dio. Certo è una esistenza travagliata,
una condizione penosa quella del fedele, e in più senza nessuna evidenza di
vittoria. E difficile credere che Gesù abbia vinto il mondo quando si subiscono
persecuzioni. Ma la vittoria non ci può essere senza lotta, senza essere
passati attraverso la passione del Signore. Crediamo nel mistero
"totale" di Gesù: il mistero di una morte sfociata nella
risurrezione. Un cristiano non può meravigliarsi troppo di essere, come Gesù,
perseguitato, perché solo a queste condizioni si giunge alla vittoria della
fede.
Che cosa significa "vittoria della fede"? Significa continuare a
credere, nelle tribolazioni, che Dio ci ama e ci prova per un maggiore bene.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della III settimana di Pasqua Anno A
SANTI FILIPPO E GIACOMO
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
Da tanto tempo sono con voi
e tu non mi hai conosciuto.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me,
conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto,
Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il
Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi
dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue
opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere
che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E
qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia
glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la
farò». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'annuncio della partenza di Gesù dato durante l'ultima cena
(Gv 13,33) provoca la domanda di Pietro: "Signore dove vai?" (Gv 13,36). Dopo
aver annunciato il rinnegamento di Pietro, Gesù consola gli apostoli dicendo
loro che va a preparare un posto per loro e aggiunge: "Per andare dove vado io,
voi conoscete la strada" (Gv 14,4). Queste parole di Gesù hanno un duplice
scopo nella mente dell'evangelista. Riportano in primo luogo all'insegnamento
di Gesù, e in particolare al comandamento nuovo (Gv 13,34-35) indicando quale
sia il cammino da seguire. Ma servono anche a motivare le domande di Tommaso,
che provocherà una delle più belle dichiarazioni del Vangelo. In effetti
Tommaso chiede: "Signore, noi non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la
via?". Gesù gli risponde: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene
al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,5-6). La risposta di Gesù ci rivela
ancora una volta e con profondità il mistero della sua persona. Gesù Cristo, il
Verbo incarnato, è la via verso il Padre. Una via unica ed esclusiva ("Nessuno
va verso il Padre se non per mezzo di me"). Una via personale. Una via che si
identifica con lo scopo perché egli è la verità e la vita (san Tommaso
d'Aquino).
La dichiarazione di Gesù prosegue: "Se conoscete me, conoscerete anche il
Padre" (Gv 14,7). Conoscere Gesù significa conoscere il Padre, Dio amore. Gli
apostoli conoscono già il Padre e in qualche modo lo hanno visto nel Figlio,
nel suo dono di amore. La domanda di Filippo e la riposta di Gesù (Gv 14,8-10)
indicano unità tra il Padre e il Figlio, così stretta che sono parole e opere
di salvezza, di amore, di dono di vita. L'opera di Gesù rappresenta la prova
migliore di questa unità.
Nei tre versetti seguenti, Gesù fa due magnifiche promesse. In primo luogo
promette al credente che compirà opere più grandi ancora delle sue (Gv 14,12) e
poi promette di ascoltare sempre la preghiera di colui che la rivolgerà al
Padre nel suo nome (Gv 14,13-14).
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della III
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,44-51)
Nessuno può venire a me,
se non lo attira il Padre.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,44-51)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo
attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha
ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia
visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in
verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto
e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non
muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in
eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
«Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo». Gv 6, 51
Gesù è il pane vivo, che discende dal cielo e trasmette la vita. Come la manna
nel deserto aveva nutrito il popolo d'Israele in marcia verso la Terra Santa,
così - e in modo ancora più mirabile - Gesù, che ha la vita stessa del Padre,
il Vivente per eccellenza, nutre gli uomini nel loro cammino verso il cielo: è
una manifestazione del suo amore, affinché anche noi ci trasformiamo in Lui e
ci doniamo ai fratelli e alle sorelle con la nostra gioiosa carità. In questa
vita noi ci prepariamo per l'eternità: quindi è necessario nutrirci di un cibo
che ci prepari e - in un certo senso - la anticipi e diventi (come diceva
sant'Ignazio di Antiochia, Agli Ef. 20,2) "farmaco d'immortalità antidoto
contro la morte e cibo per vivere per sempre in Gesù Cristo".
Gesù, pane vivo disceso dal cielo, nutrici.
Gesù, pane vero che il Padre ci ha dato, nutrici
Gesù, cibo dei redenti, nutrici.
Gesù, viatico di chi muore. Nutrici.
L'Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un
alimento per i deboli.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della III
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,52-59)
Chi mangia questo pane
vivrà in eterno.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può
costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e
morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Alcune volte si ha l'impressione che le Chiese non irradino più spiritualità. Che esse cerchino di rendere la fede plausibile, che la loro predicazione lasci da parte tutto quello che è strano e, a maggior ragione, tutto quello che sfida la morale corrente. Che l'amore di Dio e del prossimo sia messo sullo stesso piano dell'impegno sociale. Ora, l'uomo ha bisogno di trascendenza, del mistero dell'inconcepibile. Egli lo trova in alcune sette religiose. La Chiesa ha perso a questo punto il suo carattere sacro? Domenica dopo domenica, giorno dopo giorno questa parola è al centro della sua azione: "Prendete, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue". E nessuno che non voglia attenuarlo, trasformandolo in un puro simbolo o ricordo, saprebbe spiegare ciò. È e resta il mistero della fede. Ma questo mistero sembra esercitare sempre meno il suo fascino. Piacciono di più le guarigioni miracolose con l'imposizione delle mani. Tuttavia, il Signore critica questo desiderio di miracoli spettacolari. Non è da questi che viene la salvezza, ma "colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna"... Non può esserci, nella Chiesa, né meditazione né spiritualità se si occulta questo irritante mistero.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA DI PASQUA E SETTIMANA ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della III
settimana di Pasqua Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,60-69)
Signore, da chi andremo?
Tu hai parole di vita eterna.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero:
«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo,
disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là
dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le
parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni
che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi
era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno
può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più
con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli
rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
"Nessuno si deve aspettare da me qualcosa di cui io non sono
capace". Non si può non approvare chi parla così. Anche Dio non chiede a
nessuno l'impossibile. Ma chi decide concretamente che cosa è troppo per lui?
Ci conosciamo troppo bene: ognuno ha la tendenza a sentire come inaccettabile
qualcosa che non gli piace piuttosto che qualcosa che gli fa piacere. Che cosa
può esserci di inaccettabile, se si può perfino esigere la vita di un uomo?
I discepoli sentono il discorso di Gesù come inaccettabile. Perché, quando
qualcuno afferma: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita
eterna", ciò oltrepassa di molto il concepibile. E tuttavia: in nome dei
Dodici, Pietro esprime la sua professione di fede in colui che parla in termini
così poco comprensibili. Egli la giustifica in un modo sorprendente: "Soltanto
le tue parole (incomprensibili) sono parole di vita eterna". Nessun mortale è
capace di pronunciare queste parole, che vanno ben oltre quello che chiunque
potrebbe dire. Solo chi resta incomprensibile pur rivelandosi - con parole di
vita eterna - è capace di offrire agli uomini l'ultimo rifugio.