IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO II DOMENICA E SETTIMANA DI QUARESIMA ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
O Padre, In
Te solo
possiamo vivere pienamente la nostra dignità di uomini e realizzarla
pienamente trasfigurandoci.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,28-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul
monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste
divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano
Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per
compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono,
videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per
noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa».
Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare
nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il
Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non
riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza
dell'uomo e come l'apogeo dell'Antico Testamento. Luca parla dell'"esodo" di
Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione.
I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l'incapacità dell'uomo di
penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la
sua gloria. La nube, simbolo dell'immensità di Dio e della sua presenza, li
copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il
Figlio come l'eletto: "Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo". Non c'è
altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a
questo momento, evitare l'attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo
fardello di abitudine, di oscurità, di passione.
La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane "che Gesù solo", sola verità,
sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana.
Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso
spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall'atto di fede
al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù
saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a
capire, "che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della
risurrezione".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,36-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà
versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a
voi in cambio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non
sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una
misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché
con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Lc 6,
37-38
Con quanta bontà Gesù ci chiama ad essere misericordiosi. Molte volte lungo i
Vangeli troviamo la stessa insistenza di Gesù: "Ciò che volete che gli
uomini facciano a voi, voi fatelo a loro" (Lc 6,31; cfr. Mt 7,12).
Così oggi ci dice: Se non vuoi essere giudicato, non giudicare! Se non vuoi
essere condannato, non condannare! Se vuoi essere perdonato, perdona! Se vuoi
ricevere una buona misura, dà una buona misura agli altri! Non aspettare fino a
che l'altro prenda l'iniziativa, ma prendila tu e comincia già! E vedrai che è
così!
Questi imperativi d'amore ci schiudono porte verso la liberazione, soprattutto
il perdono ridona la pace interiore che prende posto nel nostro cuore.
Il cammino del perdono, spesso è preceduto per il rancore lecito per la offesa
che ci ha ferito l'anima, ma fermarsi nel rancore non è da cristiani. Pure se
ci sembra impossibile possiamo arrivare ad accogliere chi ci ha offeso
guardandolo cosi come Dio lo guarda. Quando riusciamo a perdonare l'amore di
Dio penetra in noi e quello che ci ha fatto piangere, quello che ci ha
distrutto, si trasforma in certezza di amore con il quale Dio perdonerà anche noi.
Dio Padre di misericordia, perdonaci, come noi perdoniamo. Insegnaci a
perdonare come te.
La voce di Papa Francesco
Gesù dice chiaramente che la vendetta, il rancore non sono cristiani: "se io ho nel cuore il rancore per qualcosa che qualcuno mi ha fatto e voglio vendicarmi, questo mi allontana dal cammino verso la santità. - ha spiegato Bergoglio - Niente vendetta. Ma, me l'hai fatta: me la pagherai!: questo è cristiano No. Me la pagherai' non entra nel linguaggio di un cristiano. Niente vendetta. Niente rancore. Ma questo mi fa la vita impossibile! Quella vicina di là sparla di me tutti i giorni! Anche io sparlerò di lei...': no. Cosa dice il Signore? Prega per lei! - Ma per quella devo pregare, io? - Sì: prega per lei!. E' il cammino del perdono, del dimenticare le offese. Il male lo si vince con il bene, il peccato lo si vince con questa generosità, con questa forza ". 21 febbraio 2017
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,16.18-21.24)
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù,
chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore. Parola del Signore.oppure
Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo.TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,41-51)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di
Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della
festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il
fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi
si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato,
tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li
ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore
per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai
fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose
loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del
Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Oggi è San Giuseppe. Il più grande fra tutti i santi. Senza
di lui, senza la sua presenza accanto alla famiglia di Nazareth, noi oggi non
saremmo qui a sperimentare la salvezza.
Giuseppe nella sua vita non ha mai parlato. Eppure il suo silenzio è stato così
intenso, da avere cambiato il corso della storia. Tutti noi siamo affascinati
dalla figura di Maria, la sua amata sposa, ma anche Giuseppe è stato determinante
nella storia della salvezza. Aveva un sogno e dei progetti, il giovane
falegname di Nazareth, e un giorno si è dovuto confrontare con l'inaudito: Dio
ha messo gli occhi sulla sua ragazza. Giuseppe deve fare i conti con la realtà:
Dio ha chiesto alla sua fidanzata un aiuto per salvare il mondo e Giuseppe, in
qualche modo, accetta di far parte di questo strano progetto. Anche a noi
succede così: non sempre realizziamo ciò che avremmo desiderato, non sempre la
vita ci riserva l'attenzione che avremmo voluto. Davanti agli imprevisti
possiamo ribellarci, prendercela con Dio e con la sorte, chiuderci in noi
stessi. È ciò che accade al povero Giuseppe nella più lunga notte della sua
vita. Un angelo, in sogno, lo rassicura: ciò che accade è nel cuore di Dio. Che
il Signore nei momenti di difficoltà ci mandi un sogno che ci aiuti ad
affrontare ogni situazione, a diventare, come Giuseppe, testimoni credibili.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,17-28)
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici
discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il
Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo
condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e
flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si
prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose:
«Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli
disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia
sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha
preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li
chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di
esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare
grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà
vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
È una pagina triste,
mette amarezza leggerla per l'indifferenza che mostrano gli Apostoli quando
Gesù manifesta i patimenti che subirà a Gerusalemme fino alla crocifissione.
Lui ha appena spiegato cosa Lo attende di atroce nella città santa e in modo
sconcertante alcuni pensano ai posti migliori accanto a Lui.
È molto facile concentrarci sulle nostre cose e a non fare attenzione alle cose
di Dio o anche a quanto succede attorno a noi, in famiglia.
Gesù camminando verso Gerusalemme prese in disparte i Dodici, già questo indica
la volontà di svelare qualcosa di importante, di segreto, una profezia. Infatti
è un annuncio così elevato soprannaturalmente da non essere compreso dagli
Apostoli.
"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'Uomo sarà consegnato ai capi
dei sacerdoti e agli scribi; Lo condanneranno a morte e Lo consegneranno ai
pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno
risorgerà".
Anche noi ci troviamo spesso a guardare le cose inutili del mondo, a perdere
tempo con quanto è superfluo e non ci accorgiamo delle ispirazioni di Dio che
arrivano alla mente e spingono nella direzione della santità. Siamo talmente
impegnati a curare l'esteriorità e gli istinti che comandano la vita, da non
valutare i pensieri spirituali che spingono al bene, al Vangelo.
Lo stesso può avvenire durante la Santa Messa quando si partecipa e non si fa
caso che sull'altare si compie nuovamente il Sacrificio di Gesù Crocifisso
anche se in modo incruento. Se si comprendesse un po' di più il mistero Eucaristico,
si resterebbe prostrati per terra per tutta la Santa Messa.
Non è un'esagerazione, non sono abituato ad esagerare, infatti vi mostro che la
durata della Santa Messa celebrata dai grandi Santi superava le due ore, spesso
anche le quattro ore. In molti casi non era presente il popolo e celebravano
nelle cappelle interne dei conventi, e la durata era così lunga perché i Santi percepivano
chiaramente l'infinita preghiera che è appunto il Sacrificio Eucaristico.
Ritornando all'episodio del viaggio verso Gerusalemme, risulta inopportuna la
domanda posta a Gesù sui migliori posti da occupare nel Regno dopo che Lui
aveva svelato di che morte sarebbe morto. Quante volte diciamo cose inopportune
o si parla senza riflettere bene sulle parole che si dicono? Anche Gesù si
irrita dinanzi alla proposta inutile.
Nell'episodio di oggi vediamo che Gesù una volta ascolta la madre di Giacomo e
Giovanni e non reagisce alla sua richiesta inopportuna, ma la invita a
riflettere. Anche a tutti noi Gesù ci chiede di riflettere quando chiediamo
qualcosa.
Siamo in Grazia di Dio? È opportuno quanto chiediamo? Giova o non giova alla
nostra santità ma anche alla stessa vita?
Gesù non ci risponderà mai: "Voi non sapete quello che chiedete", quando le
nostre richieste sono umili e preziose per l'anima e la vita.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,19-31)
Gesù disse ai farisei:
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e
ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla
sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla
tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì
anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi
e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse:
"Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la
punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa
fiamma".
Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i
tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu
invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un
grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì
possono giungere fino a noi".
E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di
mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non
vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose:
"Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No,
padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno".
Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi
neanche se uno risorgesse dai morti"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Se dai morti qualcuno
andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano
Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai
morti". Lc 16, 30-31
Quante volte Gesù cerca di preparare i suoi discepoli alla resurrezione: la
preannuncia a parole, l'anticipa con la trasfigurazione e con alcuni miracoli
che restituiscono la vita, la inserisce nelle parabole. La resurrezione è uno
scoglio, Gesù lo sa. Ancora più della morte ingiusta, delle sofferenze inflitte
ad una persona buona. Gesù parla anche di queste e già questo scandalizza e
irrita i discepoli. Ma la resurrezione proprio non si accetta! Al punto che in
questa parabola Gesù mette proprio in luce questo aspetto: il ricco ormai morto
vorrebbe mettere in guardia i suoi ancora in vita e gli sembra che uno tornato
dal mondo di chi non c'è più, potrebbe essere il metodo migliore. Ma il
commento di Abramo è laconico: l'ostinazione che permette agli uomini di perseverare
in atteggiamenti negativi trasformerebbe anche l'incontro con un risorto in
qualcosa di inefficace. È di fatto quello che accadde dopo la resurrezione di
Gesù. E allora, cos'è che conta? Certo non le mediazioni in sé, ma piuttosto la
continua e dinamica sinergia interna che ognuno sceglie di creare in se stesso
tra intelligenza, volontà, capacità di confrontarsi e accettare la restituzione
che gli altri fanno di te, l'umiltà davanti a Dio e alle persone. Sono le
dimensioni fondamentali dell'attività razionale e relazionale delle persone e
che chiamiamo anche doni dello Spirito! È l'azione quotidiana dello Spirito
Santo in noi, con noi. Viversi pienamente umani, senza mortificare, né
assolutizzare o plagiare alcuna delle nostre dimensioni è permettere allo
Spirito di agire, di rendere attiva quell'inabitazione divina che ci pervade e
informa la nostra umanità. A quel punto non serve più aspettare qualcuno che
risorga dai morti. La resurrezione già accade nella nostra umanità e viviamo da
redenti, da risorti.
Signore, la tua grazia ci conduca in questa esperienza consapevole di essere
abitati da te e ci faccia vivere la resurrezione come una dimensione presente
della nostra vita.
Giovanni Paolo II,
Regina Coeli, 2 aprile 1989
La Risurrezione ha realizzato in pienezza il disegno salvifico del Redentore,
l'effusione illimitata dell'amore divino sugli uomini. Spetta ora allo Spirito
coinvolgere i singoli in tale disegno d'amore. Per questo c'è una stretta
connessione tra la missione di Cristo e il dono dello Spirito Santo, promesso agli
apostoli, poco prima della Passione, come frutto del sacrificio della Croce.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 21,33-43.45)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi
piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e
costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai
contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo
bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri
servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio
figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede.
Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori
dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la
vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
"La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi"?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che
ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di
loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo
considerava un profeta. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo:
"Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio,
dissero tra sé: Costui è l'erede, venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
E, presolo, lo cacciarono fuori dalla vigna e l'uccisero." Mt 21, 37-39
Attraverso questa Parola riusciamo ad intuire lo stato d'animo del Signore
Gesù. Ha fatto di tutto per annunciare le caratteristiche del Regno di Dio che
lui è venuto a portare; ha guarito gli infermi; ha risuscitato i morti. Eppure,
attorno a lui c'è un clima di sospetto, di violenza, di rifiuto. Il Maestro
allora ricorre alla parabola. La vigna amata dal Signore rappresenta ciascuno
di noi e il popolo di Dio in generale. Dio la ama con passione e si aspetta un
raccolto abbondante. Invece riceve insofferenza e violenza. Lo stesso capita
oggi. Quanti inviati di Dio sono stati e sono ancora maltrattati nel mondo:
pensiamo ai paesi del medio oriente, dell'Africa e dell'Asia: essere cristiani
in molti di questi paesi è pericoloso. Anche in Italia, e in occidente in
generale, il cristianesimo e i veri cristiani subiscono spesso umiliazioni e
pregiudizi. E c'è un'altra dimensione da non dimenticare: la vigna rappresenta
ciascuno di noi. E ciascuno di noi ambisce a diventare padrone assoluto della sua
vita, a conquistarsi la propria presunta "libertà" buttando fuori
dalla nostra vita ogni riferimento a Dio pensiamo di diventarne padroni e non
custodi. Eppure il nostro Dio continua a guardare la sua vigna, che siamo noi,
con gli occhi dell'amore e la circonda di cure: che cosa potevo fare per te e
non ho fatto? Canto d'amore di un Dio appassionato. E noi cosa rispondiamo?
Oggi, la nostra preghiera silenziosa sarà un canto di riconoscenza e lode.
La voce di Paola (15 anni)
"Signore, mio Dio, ogni giorno tu sei pronto ad illuminare la mia giornata
come il sole e io non sempre sono disposta ad aprire la mia finestra a te.
Rendici capaci di tingere il mondo di tanti, bellissimi colori come questo sole
sta facendo nel cielo. Ciao, Signore, buona giornata."
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i
peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi
la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio
padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio
padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si
alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse
incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho
peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato
tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più
bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato". E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa,
udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse
tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto
ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si
indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli
rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito
a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue
sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli
rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma
bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"». Parola del Signore.
Nessuno può dire di amare Dio, conoscere Dio, parlare di Dio secondo verità, se non opera, non si comporta, non agisce come Dio opera, agisce, si comporta. Nell'Antico Testamento il Signore aveva dato la sua legge: Io sono santo, voi sarete santi. Io amo tutti. Voi amerete tutti. Io non voglio che nessuno venga escluso dall'amore, voi non dovete escludere nessuno dall'amore. Anche nel Nuovo Testamento Gesù dona la stessa legge: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste. Il Padre ama tutti, voi amerete tutti. Il Padre è ricco di misericordia, voi sarete ricchi di misericordia. Il Padre è compassionevole, voi sarete compassionevoli. Il Padre perdona, voi perdonerete. Il Padre accoglie, voi accoglierete. Come si imita il Padre? Vivendo tutta la Parola di Cristo Gesù. Sempre dalla Parola, vivendo la Parola, mai senza la Parola, mai fuori dalla Parola. L'amore del Padre è nella sua Legge, mai fuori da essa. La parabola del figlio minore che abbandona la casa del padre ci insegna che la volontà di farvi ritorno è essenziale perché il Padre accolga il figlio e lo rivesta della sua dignità di figlio.
Oggi tutto si vuole trasformare in accoglienza. Trattasi però di un'accoglienza senza la Legge, contro la Legge, in disprezzo della Legge. Si vuole il perdono senza conversione, pentimento, volontà di ritornare nella casa della Parola di Cristo Gesù. Farisei e scribi escludevano dall'accoglienza per cattiva interpretazione della Legge, per sostituzione della Legge con la tradizione dei padri. Noi accogliamo, commettendo lo stesso peccato. Abbiamo sostituito la Legge con i nostri pensieri. Quella dei farisei era esclusione di non salvezza. Anche la nostra è accoglienza di non salvezza. Si inverte la storia, rimane però sempre la non salvezza. Il nostro peccato è però più grande. Con la nostra accoglienza senza Legge, contro la Legge, in disprezzo della Legge, giustifichiamo ogni peccato e trasgressione, dichiariamo buona ogni falsità.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci fratelli dei fratelli secondo il Vangelo di Cristo Gesù.