IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà dinanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario.
(Sal 96,1.6)
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,12-23)
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel
territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto
per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno
dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato
Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti
pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed
essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due
fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca,
insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi
subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando
il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel
popolo. Parola del Signore.
Forma breve
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,12-17)
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel
territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto
per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno
dei cieli è vicino». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'evangelista Matteo, riprendendo un'immagine del libro di
Isaia, ci dice quello che è Gesù per noi: la luce. Nella nostra vita, vediamo
spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano
davanti a noi come un'enorme montagna, problemi con i figli, o gli amici, con
la solitudine, il lavoro non gradito...
È tra tutte queste esperienze penose che ci raggiunge la buona parola: non
vedete solo le tenebre, guardate anche la luce con cui Dio rischiara la vostra
vita. Egli ha mandato Gesù per condividere con voi le vostre pene. Voi potete
contare su di lui che è al vostro fianco, luce nell'oscurità.
Non siamo noi che diamo alla nostra vita il suo senso ultimo. È lui. Non è né
il nostro lavoro, né il nostro sapere, né il nostro successo. È lui, e la luce
che ci distribuisce. Perché il valore della nostra vita non si basa su quello
che facciamo, né sulla considerazione o l'influenza che acquistiamo. Essa
prende tutto il suo valore perché Dio ci guarda, si volta verso di noi, senza
condizioni, e qualsiasi sia il nostro merito. La sua luce penetra nelle nostre
tenebre più profonde, anche là dove ci sentiamo radicalmente rimessi in causa,
essa penetra nel nostro errore. Possiamo fidarci proprio quando sentiamo i
limiti della nostra vita, quando questa ci pesa e il suo senso sembra
sfuggirci. Il popolo immenso nelle tenebre ha visto una luce luminosa; una luce
è apparsa a coloro che erano nel buio regno della morte!
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,22-30)
In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è
posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare
Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in
piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in
piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può
restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima
non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e
anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito
Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore ci dà oggi una lezione sull'importanza
dell'unità. Il Vangelo parla della casa di Satana, però dà questo principio:
"Se un regno è diviso in se stesso quel regno non può reggersi; se una
casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi". Così è per la
Chiesa. Se non lavoriamo per l'unità, lavoriamo contro la Chiesa. Non è
necessario spendere molte parole: è evidente che la divisione dei cristiani
nuoce all'evangelizzazione. Nelle terre di missione, quando i pagani vedono che
ci sono diverse Chiese cristiane che non si intendono fra loro, dicono:
"Perché accettare questa religione, che non ha unità?".
E dobbiamo insistere, nel problema dell'ecumenismo, più su ciò che ci unisce e
meno su ciò che ci divide. Anche se sappiamo di essere fondati sull'unica
pietra che il Signore ha posto per essere fondamento della sua Chiesa, dobbiamo
sempre favorire l'unità e riconoscere ciò che è buono, ciò che viene dallo
Spirito Santo anche nelle altre Chiese.
Il Vaticano Il ha riconosciuto che ci sono tanti tesori di grazie anche in
queste Chiese. Non hanno tutta la ricchezza della grazia di Cristo, perché sono
tagliate fuori dall'unità apostolica fondata su Pietro, ma hanno la parola di
Dio, hanno i sacramenti e hanno grazie attuali che Dio, nella sua bontà, dà a
tutti gli uomini di buona volontà. Dunque anche i fratelli separati sono
guidati dallo Spirito Santo nella misura in cui sono docili alla grazia di Dio.
Lo dobbiamo riconoscere con gioia: anche così lavoriamo ad abbattere le
divisioni. Se invece vediamo solo ciò che divide, le divisioni non avranno
rimedio.
Nella lettera agli Ebrei troviamo il fondamento dell'unità: l'unico sacrificio
di Cristo. L'autore insiste nel dire che Cristo si è offerto una volta sola:
"Una volta sola, nella pienezza dei tempi, è apparso per annullare il
peccato mediante il sacrificio di se stesso". E la Messa, che è il
sacramento dell'unico sacrificio di Cristo, ècosì il fondamento dell'unità.
Quando partecipiamo all'Eucaristia dobbiamo pensarci: offriamo il sacrificio di
Cristo per l'unità di tutti i credenti in lui.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 3,31-35)
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori,
mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi
fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo
sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i
miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello,
sorella e madre». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre". Mc 3, 34-35Non basta ascoltare la volontà di Dio nella sua Parola, non basta conoscerla, non basta parlarne, bisogna farla per poter sentire rivolte a se stessi le parole di Gesù.
Bisogna praticarla come e quanto ci è possibile, dopo averla cercata, compresa, abbracciata. Se questo avverrà potremo dirci non solo fratelli o sorelle di Gesù, ma addirittura madri.
Madri perché lo custodiremo in cuore, lo accoglieremo in grembo, nella nostra carne per la fede, e lo partoriremo al mondo. Sarà per noi la cosa più cara come un figlio lo è per la madre, avvertiremo un legame inscindibile che nessun peccato o situazione potrà annullare. Lo porteremo in noi nella gestazione della riflessione e della preghiera ma poi non lo terremo più per noi.
Come per Maria, Gesù cresce nel nostro "grembo" perché sia condiviso, donato. E questo avviene nella misura in cui la sua Parola diventa carne della nostra carne, come lui è divenuto carne in Maria. Diventa gesti, parole, sguardi.
La nostra parentela con Cristo è un legame che non è mai fermo o uguale a se stesso. Non si fonda sul sangue ma sull'amore e cresce nella misura in cui l'amore è praticato.
Immaginiamo lo sguardo del Signore su di noi sperando che ci veda come sorella, fratello, madre. Fatichiamo spesso a conoscere la Sua volontà o a seguirla ma sappiamo che se ci affidiamo a Lui nella nostra incapacità e lo cerchiamo con cuore sincero, dalla Sua misericordia tutto possiamo sperare.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 16,15-18)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate
il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma
chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e
questi guariranno». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel mio nome
scacceranno i demoni
Spesso sentiamo parlare alla televisione di attentati in nome di Dio, gente che
uccide delle persone in nome di una Fede.
Come si può essere tanto scellerati da compiere azioni così cattive verso il
nostro prossimo, e per di più fregiarsi del titolo di "seguaci di
Dio". Chiaramente sono indottrinamenti, ma anche da un punto di vista
logico sono stupidaggini perché è impensabile che si possa convincere qualcuno
ad abbracciare Dio utilizzando la violenza. Chi potrebbe mai avvicinarsi a un
Dio che apprezzasse l'omicidio, l'insulto della persona, la mancanza di
rispetto per la vita umana?
Dio è amore, pazienza, perdono, accettazione, attesa paziente e nulla ha a che
vedere con l'odio, la violenza, la guerra, l'omicidio, gli attentati e chi li
perpetra riesce solo ad allontanare le persone dalla Fede riuscendo soltanto a
radunare persone arrabbiate e invasate.
Gesù nel Vangelo ci dice "chi crederà potrà compiere grandi prodigi se lo
farà nel mio nome"
Alla base di tutto c'è il credere, credere in Dio, nel Suo amore incondizionato,
nell'accettare il bene ed il male, nel perdonare chiunque. Ogni persona ha un
suo percorso nella vita e ci sono traguardi che qualcuno raggiunge prima, altri
che vengono tagliati in tarda età, altri ancora che non vedono mai la luce.
Credere è per molti un traguardo al quale si guarda da lontano, talvolta con
sospetto, altre volte con tenerezza, altre ancora con disprezzo, ma tutti siamo
alla ricerca di qualcosa, di Qualcuno più grande di noi in cui credere, senza
Fede in Qualcuno, senza ideali si vive una vita da sbandati, si vive alla
giornata. Molti ragazzi sono contenti di vivere giorno per giorno delle belle
cose che incontrano sul loro cammino, ma prima o poi si stancano e con un po'
di maturità cominciano ad interrogarsi sul senso della vita, sul loro futuro,
sulla morte, sena magari accorgersi di aver iniziato un percorso verso Dio.
Un cammino ad ostacoli nel quale siamo messi a dura prova dai problemi legati
alla nostra condizione umana e non tutti ce la fanno ad affrontare le
difficoltà, così cascano nella droga, nell'alcolismo, nella bella vita fatta di
luci, sesso e discoteche, incuranti di chi hanno intorno. Sono scelte che
porteranno solo a rimandare il tempo degli interrogativi.
Una volta raggiunta la Fede saremo talmente innamorati di Dio da essere pronti
a fare tutto nel Suo nome, ed è Lui a dirci "Andate e predicate il
Vangelo" ovvero fate conoscere ad altri i miei insegnamenti, aiutateli a
camminare verso di me. Ed aggiunge "chi crederà potrà fare grandi prodigi
nel mio nome e da questi saranno riconosciuti come credenti" e quindi
ascoltati da chi voglia intraprendere un percorso verso il Signore.
Non guerre, non violenza, non plagio o vessazioni, ma amore, esempio, rispetto,
attesa.
Chi ha Fede ha il compito di andare per il mondo a fare del bene ed il Signore
gli consentirà di farlo, da queste azioni saranno riconosciuti ed ascoltati da
chi si avvicinerà a loro.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due
davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque
il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il
regno di Dio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a
questa casa!"." Lc 10,5
Nel vangelo di Luca a Timoteo e Tito, sono raccolti tutti i
consigli che Gesù aveva lasciato ai suoi per portare la buona notizia. È un po'
il mansionario dell'evangelizzatore!
Prima regola: andare! Gesù contestualizza ogni suggerimento di come dire e
fare, dentro ad un movimento. I discepoli vanno verso le persone, entrano nelle
loro case, non aspettano di essere cercati. Perché chi ha bisogno della buona
notizia a volte non lo sa. E chi ha la buona notizia, la deve portare là dove
non è ancora arrivata.
Seconda regola: andare in sobrietà, senza pretese, né di essere attesi, amati,
riconosciuti, né di ricevere compensi per la propria presenza.
Terza regola: presentarsi in pace, portando la pace! E se la pace è rifiutata,
andarsene, neanche cominciare, né provocare o esasperare. La pace è la premessa
per accogliere la buona notizia. La pace è un inizio che ritroviamo in noi come
dono, ma che possiamo far crescere solo interagendo con gli altri. La pace si
costruisce trafficandola, vivendo e lavorando insieme. Allora diventa possibile
e si fa sinonimo di armonia, di disponibilità all'incontro con l'altro, senza
pretese o attese esagerate nei confronti degli altri e di se stessi. La pace
però è difficile, basta rifiutarla per precludere ogni suo ulteriore sviluppo.
Signore, ci sia pace nelle nostre case, nelle nostre
comunità. Pace che sia assenza di timori, di pigrizia, di invidia e gelosie,
che sia voglia di cambiare, di crescere, amando e portando vita, la tua vita,
ovunque."La pace, che sogniamo, sarà possibile il giorno in cui
ci sarà un atteggiamento di pace nei cuori".
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della III
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Il regno di Dio è come un granello di senape.
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,26-34)
Quando viene seminato sul terreno,
è il più piccolo di tutti i semi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno;
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli
stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la
spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito
egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il
regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che,
quando viene seminato sul terreno, è il
più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene
seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami
così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano
intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli
spiegava ogni cosa. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore oggi ci dà
una lezione di fede e di umiltà, facendoci vedere che la crescita spirituale
non dipende da noi, ma dalla parola di Dio che è stata seminata in noi e
che può salvare la nostra vita, come dice san Giacomo. Noi siamo preoccupati
del nostro progresso e sovente lo siamo in modo troppo naturale, come se tutto
dipendesse da noi, dalla nostra buona volontà, dai nostri sforzi, e ci
sbagliamo. Facciamo come un agricoltore che volesse far crescere le piante che
ha seminato tirandole verso l'alto: non è un buon sistema!
Il Signore ci insegna invece il fiducioso abbandono a Dio. Noi dobbiamo
accogliere il seme, come fa la terra, accogliere cioè la parola di Dio. Poi la
parola cresce e neppure noi sappiamo come. Quando il seme è gettato subito la
terra lo copre, tanto che non lo si distingue più, ma contiene una potenza
vitale straordinaria e bisogna lasciarlo tranquillo. Esso cresce
spontaneamente, dice il Signore, e chi lo ha seminato può dormire o vegliare:
la crescita non dipende da lui, che può soltanto aspettare con fiducia di
vedere "prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella
spiga".
Anche san Paolo lo dirà: "Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che
fa crescere".
San Francesco di Sales era molto severo verso quello che chiamava
l'"empressement" la fretta febbrile di vedere i risultati in ogni
campo in cui fatichiamo, e anche nella vita spirituale. Egli lavorava molto ma
insegnava che bisogna fare tutto pacatamente: agire pacatamente, pregare
pacatamente, perfino soffrire pacatamente, lottare pacatamente. Se ci
appoggiamo sul Signore, constatiamo che davvero egli fa crescere tutto,
talvolta più lentamente di quanto noi vorremmo, ma altre volte in modo più
bello e anche più rapido di quel che ci aspettavamo. Non siamo noi che abbiamo
il metro per misurare la crescita, neppure la nostra. Noi dobbiamo avere fede,
fiducia e anche pazienza: il resto, la potenza di far crescere, è di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della III
settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Tommaso d'Aquino
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,35-41)
Maestro, non t'importa che siamo perduti?
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
***
Sabato della III
settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Tommaso d'Aquino
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,35-41)
Maestro, non t'importa che siamo perduti?
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
***
San Tommaso d'Aquino
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,35-41)
Maestro, non t'importa che siamo perduti?
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così
com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto
che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora
lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e
ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora
fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque
costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa
che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci,
càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia." Mc 4,38
Il lago di Tiberiade è così grande che ai tempi di Gesù lo chiamavano
"mare". La sua posizione è tale che, quando si scatena un temporale,
è forte tempesta in furioso accavallarsi di onde.
Così comprendiamo la preoccupazione dei discepoli che, con un malcelato senso
di rimprovero, dicono al Signore: "Non t'importa che siamo perduti?"
Il loro Maestro, infatti, sembrava insensibile alla gravità della situazione,
oppresso da un sonno pesante dopo una giornata di fatica missionaria. Ma,
immediatamente presente a sé e a quel che stava capitando, sgrida il vento e
impone al mare di quietarsi.
Immediatamente tutto intorno si placa in serena bonaccia.
Poco prima Marco aveva scritto che i suoi discepoli l'avevano preso così
com'era sulla barca. Certo doveva essere affaticato e la sua stessa tunica
bianca non era stirata e splendente... E' il Gesù pienamente uomo che camminava
con loro e condivideva tutto coi suoi: anche disagi climatici e stanchezze. Ma
proprio ora, in quel vederlo immediatamente desto minacciare il vento e imporsi
al mare sgridandolo forte, prende risalto la sua forza divina.
La violenza della natura in burrasca non è un fatto da poco. Qui è come
un'ombra gigantesca che viene immediatamente divorata dalla luce del potere di
Cristo: il potere di un uomo che è pienamente uomo, ma allo stesso tempo non
cessa di essere Dio e di manifestarlo quando le vicende della vita chiedono il
suo intervento che sempre è amore.
Signore, grazie perché tu sempre mi afferri e mi stupisci per questa Tua identità di Dio e di uomo in cui è l'Amore, solo l'Amore a dettare legge, una legge che è SALVEZZA.
"Nell'atto di fede c'è sempre un momento in cui bisogna chiudere gli occhi e buttarsi in acqua con cuore intrepido e senza garanzia apparente." Paul Claudel.