IL VANGELO DEL GIORNO XXX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
IL VANGELO DEL GIORNO XXX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato Della
XXX Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)
Quando sei invitato da qualcuno,
non metterti al primo posto.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei
capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti:
«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché
non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui
venga a dirti: "Cèdigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare
l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto,
perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più
avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque
si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
RIFLESSIONI
"È giunto secondo": ecco quanto si dice con ironia e
commiserazione di chi non ce l'ha fatta. Lo sport e il gioco sanciscono premi
ai migliori. Chi, invece, corre al di fuori della gara, per quanto inattesa sia
la sua prestazione, non ottiene onori. E noi ci dirigiamo con ogni sforzo verso
la meta, sotto le luci del palcoscenico del potere politico, economico e
culturale. Ci facciamo largo per essere i primi tanto nella nostra vita
professionale quanto nella vita privata. E dimentichiamo facilmente o, peggio,
respingiamo coloro a cui abbiamo fatto sgambetti lungo il cammino verso la
nostra meta. Non è questa la prassi comune in una società in cui ci si fa largo
con i gomiti? È la società stessa che, praticamente, ci spinge a farlo.
Non è strano, allora, che anche nella Chiesa ci sia la lotta per occupare un
posto di responsabilità. È una lotta combattuta da individui, assemblee,
istituzioni, consigli, comitati di redazione, facoltà. Del resto, nella
comunità della Chiesa avviene anche che una parte combatta l'altra: le donne
tentano di opporsi alla predominanza degli uomini. Nessuno vuole l'ultimo
posto.
Il Vangelo di oggi si oppone a tale spirito del nostro tempo e della nostra
esperienza personale: chi mi ha mai chiesto di salire di grado? Quando mai mi
sono guadagnato con le mie forze influenza e competenza? Meglio ancora, la
parola di Gesù corregge la natura umana dalla menzogna di ogni tempo: quando
mai colui che è il re del creato - e la cui crescita segue il normale corso -
s'è volontariamente umiliato?
Eppure il nostro Signore l'ha fatto: "Facendosi obbediente fino alla morte e
alla morte di croce (Fil 2,8). E san Paolo ci presenta il cammino di Cristo
come un esempio da seguire: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in
Cristo Gesù" (Fil 2,5).
Ancora una volta, il Vangelo e il senso comune sono in contraddizione fra loro.
Ma la parola e i gesti di Gesù sono perfettamente chiari. Egli mostra come sarà
salvata l'umanità. Non ci si può sbagliare. Non possiamo minimizzare la
difficoltà di seguirlo. E se qualcuno si rifugerà nella confortevole illusione
di se stesso, nel giorno delle "nozze", il padrone di casa lo porterà alla
dolorosa conoscenza di sé. Gli negherà quel posto d'onore per cui tanto si sarà
dato da fare al banchetto della vita eterna.
Nel primo capitolo del Vangelo di Luca, Maria canta il "Magnificat". Una donna
loda Dio perché ha rovesciato l'ordine abituale di questo mondo: "Ha rovesciato
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili" (Lc 1,52). Dio non vuole tenere
l'uomo lontano dall'altezza e dagli onori. Soltanto, la creatura non deve
cercare di guadagnarseli con le sue forze, rischiando di infrangere l'ordine
stabilito dal creatore e salvatore. Deve, invece, riceverli, affinché tale dono
sia occasione di lode e di ringraziamento al Signore.
IL VANGELO DEL GIORNO XXX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì Della XXX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)
La folla cercava di toccarlo,
perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,12-19)
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte
pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse
dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche
il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo,
Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota;
Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal
litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti
dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una
forza che guariva tutti. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Chiamò a sé i suoi
discepoli e ne scelse dodici.
La Scrittura Santa ci rivela che è sempre Dio che sceglie chi deve compiere
la sua opera. Spesso sono scelte che vanno al di là di ogni logica umana.
Persone sulle quali noi ci saremmo fermati da Dio vengono scartate, persone che
mai avremmo potuto neanche immaginare come utili a Dio, dal Signore sono state
scelte. Alcuni di questi chiamati osano controbattere con il Signore, dichiarando
la loro inadeguatezza, nullità, incapacità di svolgere la missione loro
affidata. È questo il caso di Mosè ed anche di Geremia. Quest'ultimo spesso era
tentato di ritirarsi, smettere, voltarsi indietro.
Mosè disse al Signore: «Perdona, Signore, io non sono un buon parlatore; non lo
sono stato né ieri né ieri l'altro e neppure da quando tu hai cominciato a
parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua». Il Signore
replicò: «Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente
o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti
insegnerò quello che dovrai dire». Mosè disse: «Perdona, Signore, manda chi
vuoi mandare!». Allora la collera del Signore si accese contro Mosè e gli
disse: «Non vi è forse tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlare
bene. Anzi, sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. Tu gli
parlerai e porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca
e vi insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà
la tua bocca e tu farai per lui le veci di Dio. Terrai in mano questo bastone:
con esso tu compirai i segni» (Es 4,10-17).
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di' loro tutto ciò che ti
ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura
davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una
colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di
Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno
guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Oracolo del
Signore (Ger 1,17-19). Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni
giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare:
«Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa
di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. Sentivo la
calunnia di molti: «Terrore all'intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in
inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». Ma
il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei
persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non
avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile (Ger 20,7-11).
Gesù rispetta il Padre suo. Sa che solo Lui può scegliere. Solo Lui deve
scegliere. Si reca sul monte. Passa una notte in orazione. Chiede al Padre chi
Lui ha già scelto per essere tra i suoi Apostoli. Il Padre lo rivela. Gesù li
chiama. Vive di profondo rispetto, di purissima obbedienza. Nulla è da Cristo
Signore, nella sua vita tutto è dal Padre. Siamo molto distanti da Cristo
Signore. Nella Chiesa molte scelte avvengono dal cuore dell'uomo, non dal cuore
del Padre. L'autonomia da Dio è molta. L'obbedienza è scarsa. Il rispetto quasi
inesistente. Anche Pietro lasciò che fosse Dio a scegliere.
Da questo istante Gesù inizia a mostrare ai suoi Apostoli come si edifica il
regno di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a fare santo il
regno.
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Giovedì Della XXX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,31-35)
"Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore".
Un entusiasmo che non dura. Presto si trasforma in "Crocifiggilo"
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e
vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: "Ecco, io scaccio demòni e
compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta.
Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel
cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme".
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono
stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una
chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra
casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il
tempo in cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"». Parola
del Signore.
RIFLLESSIONI
Già lo stesso nome
"Gesù" ce lo assicura: Dio è salvezza. Fin dall'inizio della sua vita, i
titoli che vengono attribuiti al figlio della vergine di Nazaret sono: "Messia" e "Salvatore" (cf. Lc 1,47).
Essi indicano il senso stesso dell'essere e della missione di Gesù. "Ecco, io
scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani". Così egli parla di sé e
della sua missione nel Vangelo di oggi. Questi sono i segni che accompagnano il
profeta che reca agli uomini la Parola di Dio, che atterra e salva al tempo
stesso.
Gesù non è semplicemente un precursore che prepara la venuta di un ordine
migliore e più umano. Vuole raccogliere i figli di Gerusalemme come una gallina
la sua covata sotto le ali: cerca la comunione, rischia la propria vita pur di
attirare a sé i contemporanei. E quando piange su di loro (cf. Lc 19,41), non
si tratta di sentimentalismo: è piuttosto l'espressione di quella importante
lotta spirituale che ha intrapreso per la loro salvezza. Vorrebbe riunirli,
come la gallina riunisce attorno a sé i suoi piccoli per riscaldarli, nutrirli,
proteggerli. E ancora, vuole mettere in pratica i comandamenti dello sforzo
nella mitezza e dell'inclinazione nell'attenzione. Vuole essere tutto per loro,
perché sono indifesi e completamente dipendenti da lui. Costi quel che costi:
l'impegno della sua persona è completo. Egli rischia la propria vita.
E non soltanto per l'amore di Gerusalemme. Infatti questo passo del Vangelo non
riferisce soltanto parole datate ed effimere. Tali parole furono fedelmente
conservate dopo la risurrezione dalla prima comunità cristiana, affinché
conservassero il loro valore in eterno. Queste parole riguardano me che sto
trascrivendo tali pensieri e riguardano te che li leggi o li ascolti.
L'atteggiamento di Gesù e in particolare il suo affetto per noi sono i medesimi
da duemila anni. Seduto alla destra del Padre, ancora oggi ci rivolge un invito
ogni volta che ascoltiamo la sua parola.
Conosce la nostra incostanza che esclama felicemente: "Osanna! Benedetto colui
che viene nel nome del Signore". Un entusiasmo che non durerà. L'"Osanna" può
presto trasformarsi nel "Crocifiggilo" dei Giudei. Il piano di Erode, un
politico furbo, non fa che anticipare quanto otterrà il popolo esaltato. Il
Signore sa che ne va della sua vita. "Perché voi non avete voluto" (Lc 13,34).
Gli uomini non hanno accettato nemmeno che egli si desse loro completamente.
A volte l'amore non è riamato. Ma, se l'amore va al di là di una ricerca di
appagamento personale, anche quando viene respinto, non rinuncia all'essere che
ama. "Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1Cor 13,7). E ciò
precisamente testimonia l'amore di Gesù: l'amore di Cristo diventa tangibile. È
unito a colui che dice: "E il terzo giorno avrò finito" (Lc 13,32).
Ecco perché ci salva. Perché "morire a Gerusalemme" (cf. Lc 13,33) non è la sua
ultima azione. Dopo la croce, il
fallimento con Gesù assume un senso nuovo. E il "terzo giorno" assicura
definitivamente e indistruttibilmente la luce della risurrezione.
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Mercoledì Della XXX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,22-30)
Vi sono ultimi che saranno primi,
e vi sono primi che saranno ultimi.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in
cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che
si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi
dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori,
comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi
risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo
mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma
egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti
operatori di ingiustizia!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando
vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi
invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno
a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono
primi che saranno ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nell'antica Alleanza, gli uomini di Dio Michea (Mi 3,5ss),
Geremia (Ger 14,13) o Ezechiele (Ez 13,16) rinunciarono a servirsi di belle
immagini per parlare della felicità che ci attende. Continuarono piuttosto ad
annunciare il castigo per spingere il popolo alla conversione. I loro
avversari, gli annunciatori di una felicità a buon mercato, usavano un
linguaggio ben diverso: "Essi curano la ferita del mio popolo, ma solo alla
leggera, dicendo: ''Bene! Bene''" (Ger 6,14). Essi hanno tranquillizzato,
incoraggiato e illuso la gente. La loro razza non è ancor oggi estinta.
La vita non è forse un fardello troppo pesante per l'uomo d'oggi? Che bisogno
c'è che si aggiungano ad appesantirlo ancora di più le esigenze della Bibbia? I
principi generali dell'ordine sociale e della pace non implicano forse già da
sé doveri e obblighi? Ecco perché i pastori e i predicatori oggi pronunciano
sempre di meno il "Fate dunque opere degne della conversione!" di Giovanni
Battista. "Peccato" è una parola di cui si fa volentieri a meno nel predicare.
Alcuni giungono a chiedersi: "Dobbiamo forse allontanare gli ultimi fedeli, con
una pastorale troppo esigente?".
Gesù si serve di tutt'altro linguaggio nel predicare. La porta della salvezza
non è spalancata. Non può essere certo di entrare chi si limita vagamente a
fare la volontà di Dio e si accontenta di non praticare l'ingiustizia. Altri prenderanno
il suo posto nel regno dei cieli. Lo stesso accadrà per chi, non essendo troppo
disponibile all'ascolto, pensa di avere fatto i suoi bravi calcoli e di essersi
ben arrangiato per entrarvi: ha fatto i conti senza l'oste.
Gesù si pone senza dubbio sulla stessa linea dei profeti dell'Antico
Testamento. Ci ricorda che non dobbiamo dimenticare la santità e il mistero di
Dio. Sarebbe per noi fatale pensare di avere Dio per sempre dalla nostra parte
in virtù del suo innegabile amore per noi, forse comodo e rassicurante ogni
volta che ne abbiamo bisogno. Dio resta un mistero insondabile. E quand'anche
ci preoccupasse la questione dell'eterna salvezza di coloro che non hanno
conosciuto Gesù o che non l'hanno seguito manifestamente, una risposta a tali speculazioni
non può far sì che la Parola di Dio non abbia alcun effetto.
Nessuno può tralasciare quell'"allontanatevi da me" ripetuto anche nella nuova
Alleanza.
Contro tutte le tendenze al concetto della "grazia concessa a buon mercato" e contro tutte le tesi della
posizione confortevole del cristiano, la parola di san Paolo rimane un punto di
riferimento stabile: "Attendete alla
vostra salvezza con timore e tremore" (Fil 2,12).
IL VANGELO DEL GIORNO XXX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì Della XXX
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,18-21)
Il regno di Dio è simile a un granello di senape,
al lievito nella massa.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,18-21)
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa
lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e
gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo
vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al
lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta
lievitata». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ha proclamato la presenza del regno di Dio. Per un
ebreo del suo tempo che lo ascolta non vi è nulla di più grande della venuta
del regno di Dio, poiché rappresenta quello sconvolgimento del mondo che sarà
il compimento di tutto.
Ma allora, per coloro che ascoltavano Gesù o che l'accompagnavano, quale scarto
tra questa evocazione del regno di Dio e l'umile condizione di Gesù! Le sue
parole e i suoi gesti non sono forse senza proporzione rispetto all'intervento
di Dio che deve ricapitolare tutta la storia dell'universo? Gesù insegna a
vedere: l'uomo che getta il suo granello di senapa nella terra, la donna che
nasconde il suo lievito nella pasta, ecco ciò che tutti possono subito vedere.
Ma questi gesti non assumono significato che a partire dai loro risultati,
ancora nascosti: il grande albero, la pasta lievitata.
Così la parola di Cristo, in apparenza così povera, è già l'inizio,
l'inaugurazione del regno di Dio. Ovunque è vissuto e trasmesso il Vangelo, per
quanto poveramente lo sia, si dispiega una forza di Dio capace
dell'impossibile.
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Lunedì
Della XXX Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,10-17)
I suoi avversari si vergognavano.
Mentre la folla intera esultava.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato.
C'era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e
non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua
malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava
Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione
di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si
deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di
sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di
voi slega il suo bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E
questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto
anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre
la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
La parola di Gesù, il suo insegnamento, è forza di
vita. Essa raddrizza tutto ciò che, nell'essere umano, è storto.
Guarisce tutto ciò che si oppone alla pienezza della vita. La donna inferma,
incapace di alzarsi, e il capo della sinagoga, indignato per la misericordia di
Gesù, sono tutti e due, per ragioni diverse, chiusi nella gioia della lode. La
donna è piegata sul suo corpo, annientata da una sofferenza che le impedisce di
stare in piedi davanti a Dio. Ma per mezzo del suo sguardo e della sua parola,
Gesù le presta, a lei sola, la stessa attenzione che presta a tutta l'assemblea
del giorno di sabato, e la ristabilisce nella gioia di vivere. Il capo della
sinagoga è piegato dalla durezza del suo cuore. Se egli stesse in piedi,
davanti a Dio, a viso scoperto, non riconoscerebbe forse nella guarigione di
questa donna la bontà di Dio? "Ipocriti!". Gesù non si rivolge solo a lui. Egli
desidera sciogliere ogni resistenza alla pienezza in tutti i cuori umani. Egli
è venuto a liberare la bontà umana da ciò che la ostacola, perché nell'amore
senza limiti l'essere umano ritrovi Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO XXX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXX DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
Due uomini salirono al tempio a pregare.
Uno a differenza dell'altro, fu giustificato.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come
questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto
quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi
al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato,
perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti
ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e
neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le
decime di tutto quello che possiedo». Il pubblicano invece, fermatosi a
distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto
dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Lc 18, 11-13
Come vivere questa Parola?
L'evangelista, prima di narrare la parabola, precisa che Gesù la raccontò
"per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli
altri". In effetti, nella persona del fariseo è ritratto l'uomo per bene
di quel tempo, per di più uno che la sa lunga sulla Scrittura, è ligio ad ogni
osservanza, anzi digiuna anche al di là di quello che è prescritto; quanto a
fare elemosine non è uno che sta a lesinare. Il pubblicano è il rovescio della
medaglia. Si tratta di uno che collabora col governo dei romani occupanti e arricchisce
a causa del suo odioso mestiere che gli fa riscuotere le tasse a favore
dell'oppressore. Che cosa volete di peggio per la società di quel tempo? Gesù
li riprende nell'atteggiamento del pregare. Sa che la preghiera fa da cartina
di tornasole. È infatti davanti a Dio, è nel nostro modo di rapportarci a Lui
che emerge la verità di noi stessi. Il fariseo è per eccellenza l'uomo
egocentrato, infatuato di se stesso, chiuso agli altri. Per questo in realtà
non entra in rapporto con Dio, perché è lì solo a enumerare i suoi pregi, a
guardare se stesso. Così non percepisce la meraviglia di quel Dio-Amore
infinitamente grande e amante e non percepisce neanche il suo peccato:
incapacità di riamarlo, incapacità di amare i fratelli, di aprirsi agli altri.
Il pubblicano, invece, è vero fino in fondo ed entra nell'abbraccio di Dio che
è anche la vera preghiera. La ragione è una sola: ammette tutta la bruttezza e
miseria che è nel suo peccato, e nello stesso tempo non dubita della
misericordia di Dio
Oggi nel mio rientro al cuore, provo a mettermi alla presenza di Dio e mi
lascio investire dalla sua luce. Vedo il mio peccato: soprattutto egoismo,
orgoglio. Ma poi sposto lo sguardo da me per fissarlo su Gesù Crocifisso e
Risorto. E mi espongo ai torrenti del suo amore di misericordia e perdono.
La convinzione profonda che noi non possiamo nulla da noi stessi, che siamo
radicalmente impotenti fuori dall'azione dello Spirito Santo, ci metterà
incessantemente in una attitudine di verità che ci fa ripetere senza stancarci:
Signore, abbi pietà di me, che sono un peccatore.