IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO: -
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,2-11)
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via".
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Subito dopo il passo in cui Gesù invia i suoi discepoli (Mt 10,5-11,1) san Matteo pone questa domanda che ci tocca tanto - come ha chiaramente toccato anche la prima comunità e colui al quale viene qui fatta pronunciare: Non vi sono numerosi argomenti contro Gesù e il suo messaggio? La risposta alla domanda che pongono i discepoli di Giovanni non è senza equivoci. Vi si dice chiaramente: non esiste una "prova" da presentare. Eppure un colpo d'occhio sui capitoli precedenti del Vangelo di san Matteo mostra bene che la lunga lista di guarigioni e miracoli non è stata redatta a caso. Quando la si paragona attentamente a ciò che Gesù fa rispondere a Giovanni, è possibile trovare, nei precedenti testi del Vangelo, almeno un esempio per ogni dichiarazione (i ciechi vedono, gli storpi camminano...). Quando Gesù dice questo, le sue parole fanno pensare alle parole di un profeta. Bisogna che diventi manifesto che in Gesù si compiono le speranze passate anche se molte cose restano ancora incompiute. Non tutti i malati sono stati guariti, non tutto è diventato buono. Ecco perché si legge in conclusione questo ammonimento: "Felice colui che non abbandonerà la fede in me (che non si scandalizza di me)".
Quanto a coloro ai quali questo non basta, Gesù domanda loro che cosa di fatto sono venuti a vedere. Poiché di persone vestite bene se ne trovano dappertutto. Ma se è un profeta che volevano vedere, l'hanno visto! Hanno avuto ragione di andare a trovare Giovanni Battista, poiché la legge e i profeti lo avevano designato. Eppure la gente lo ha seguito come farebbero dei bambini che ballano sulla piazza del mercato senza preoccuparsi di sapere chi suona il flauto. La parabola che segue, e che non fa parte del nostro testo di oggi, dà una risposta che ci illumina: di fatto gli uomini non sanno quello che vogliono. Essi corrono dietro a chiunque prometta loro del sensazionale.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 21,23-27)
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch'io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch'io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: "Dal cielo", ci risponderà: "Perché allora non gli avete creduto?". Se diciamo: "Dagli uomini", abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta» Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La situazione in cui si trova oggi Gesù è una di quelle in cui tante volte noi stessi cerchiamo di incastrarlo, quando non siamo disposti a lasciarci sorprendere dalla possibilità dell'amore, rimandando il tempo della nostra conversione. Capita sovente che di fronte alla possibilità di dire il nostro semplice sì al disegno di Dio sulla nostra vita - attraverso lo stare di fronte alle circostanze in modo semplice - noi gli poniamo invece interrogativi e domande volti soltanto a chiuderci in noi stessi e a tenerlo lontano. I dubbi che tante volte facciamo crescere nella nostra mente non sono reali. Non sono domande decisive per la nostra vita. Sono già simili a delle scuse che accampiamo per evitare di dar credito a ciò che Lui ci indica.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Il paragone che fa Gesù sui due fratelli che compiono il contrario di quanto promesso al padre, è la prova che non sempre si rispetta quanto si promette. Tutti i cristiani sono chiamati a lavorare nella Vigna del Signore, ma in pochi effettivamente sono coerenti e rispondono con le loro buone opere.
Va comunque precisato che questa Parola viene rivolta dal Signore soprattutto ai Vescovi, ai Sacerdoti, ai Religiosi. "Figlio, oggi va a lavorare nella vigna". Questa è la missione di chi ha la vocazione ed è chiamato a lasciare tutto, proprio tutto, per dedicarsi esclusivamente alle cose di Dio.
Il lavoro nella Vigna del Signore è a tempo pieno, ma sono pochi quelli che dedicano incondizionatamente la loro vita a Dio. Bravi Sacerdoti e Religiosi/e ci sono e questi sono il parafulmine di tanti complotti contro la Chiesa di Dio. Lo sono con la loro vita di penitenze, rinunce e contemplazione.
Ci sono inoltre moltissimi laici che hanno compreso il valore della preghiera fatta con il cuore e si dedicano alle cose di Dio con pieno abbandono. Continuano a lavorare e a vivere nelle loro famiglie, ma la mente e il cuore sono rivolti sempre a Dio. Anche quando sono impegnati in attività tra le più svariate, compiono ogni cosa per amore di Dio e ogni opera diventa preghiera.
Non si prega solo con le preghiere tradizionali e con quelle del cuore o spontanee, la vita può diventare preghiera se si purifica la mente dai pensieri umani e dalle inclinazioni peccaminose. Questo cammino è impegnativo e meraviglioso, perché ad ogni sforzo che si compie si ricevono Grazie speciali e illuminazioni, si acquisisce lo Spirito di Dio e la vita è gioia anche nelle prove.
L'esempio portato oggi da Gesù manifesta che con le sole promesse non si va da nessuna parte. Le promesse dei buoni e degli onesti vengono mantenute perché la loro retta intenzione li spinge amorevolmente a mettere da parte tutte quelle cose non importanti ed effimere per osservare i Comandamenti.
Essi ricevono già in questa vita cento volte tanto di quello che lasciano e che si oppone alla Parola di Dio. Si ottiene da Gesù anche quanto umanamente impossibile se ci si dispone a riceverlo, rinunciando a tutti quei pensieri che spingono a peccare o a compiere azioni inutili con perdite di tempo che non si potrà mai più recuperare.
È necessaria la formazione spirituale, e il luogo per eccellenza è la Chiesa. Il catechismo non va insegnato solo ai bambini, anche i giovani e gli adulti hanno necessità di una formazione permanente, partecipando due o tre volte la settimana ad incontri di formazione teologica in parrocchia.
Evidentemente non dipende dai fedeli organizzarli, è compito del parroco avvertire interiormente l'ansia apostolica di salvare le anime di tutti i parrocchiani e non solo... e dedicare molto tempo all'istruzione religiosa dei parrocchiani.
Bisogna arrivare a questa decisione riflettere molto sulle cose di Dio.
Bisogna avere le idee chiare sull'importanza della preparazione alla Messa e alla preghiera.
"È buona cosa pregare il Rosario prima della S. Messa però... perché non lasciare almeno 10 minuti di silenzio per una preghiera personale prima del suo inizio? Finiscono le preghiere e poi subito inizia la S. Messa. Poi: il canto durante la Comunione. Non sarebbe anche qui necessario lasciare almeno TRE minuti di silenzio per un colloquio personale con Gesù? e poi fare un canto di adorazione o ringraziamento? Così come per esempio certi celebranti, durante la consacrazione fanno talmente in fretta ad alzare l'Ostia e il calice che se uno volesse dire almeno un'invocazione non riesce...
Il primo figlio alla richiesta del padre si rifiuta di lavorare nella vigna ma poi meditando cambia decisione. «Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò».
Ecco l'importanza della riflessione, della preghiera per ricevere da Dio la forza di compiere opere che ci sembrano all'inizio difficili.
Non hanno alcun valore le buone parole su Gesù e la Madonna se poi non si compie la volontà di Dio, come il secondo figlio che promette di lavorare nella vigna mentre poi fa tutt'altro. «Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò».

Il nostro cammino è impegnativo e abbiamo gratificazioni giornaliere. È sufficiente riflettere sugli aiuti misteriosi che si ricevono costantemente da Dio e la protezione materna dell'Immacolata, che non lascia mai soli i suoi figli che ogni giorno pregano.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 7,19-23)
In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?"».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
L'invio di due discepoli a chiedere a Gesù notizie sulla sua identità, non indica la mancata conoscenza che già aveva Giovanni Battista del Figlio di Dio. «... e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'Agnello di Dio!"» (Gv 1,36). Questo avvenne prima dell'invio dei suoi discepoli.
Il Battista non aveva dubbi ma i suoi discepoli avevano necessità di capire, per questo vengono mandati a chiedere: "Sei Tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Una domanda rispettosa e chiarificatrice, infatti Gesù non la prende come una sfida né lamenta il motivo della presenza dei discepoli del Battista.
Al contrario, è felice vedendoli davanti a Lui e per dare una immeditata risposta a loro, mostra dei segni che può compiere solo chi viene da Dio. Gesù era il Figlio di Dio ma non poteva rivelarlo in quella circostanza, era prematuro, sono i segni a testimoniare la sua provenienza.
"In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi".
Gesù opera meraviglie di Grazie quando la richiesta di aiuto è sincera, fatta con Fede, accompagnata da una umiltà autentica.
I discepoli di Giovanni Battista hanno queste caratteristiche anche se la Fede in Gesù era da venire, ma avevano avuto Fede nel comando di Giovanni Battista, quindi in essi è presente un grande desiderio di servire il Messia.
"Sei Tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Questa domanda oggi moltissimi cristiani non se la pongono nemmeno, pur conoscendo che Gesù è Dio e dopo duemila anni di incalcolabili segni divini che ha dato direttamente ai credenti, anche attraverso sua Madre Santissima, i Santi autentici testimoni.
Questa domanda oggi viene ignorata anche da molti che invece dovrebbero testimoniare con la vita santa la Divinità di Gesù.
Il vivo desiderio che troviamo nei discepoli di Giovanni Battista, non si trova più in moltissimi cristiani per la vita dissipata e per gli interessi materiali che prendono il sopravvento sulla spiritualità. A
Questo è il tempo di Grazia per fermarsi e domandarsi quale direzione ha intrapreso la vita che si conduce!
Anche chi non commette grandi peccati ma prega poco e trascura la vita spirituale, deve chiedersi se merita i segni miracolosi che Gesù invia a quanti vogliono restare in comunione con Lui e vogliono impegnarsi osservando i Comandamenti e il Vangelo.
La risposta che Gesù dà ai discepoli di Giovanni Battista che poi seguiranno Lui, è valida anche per noi e dobbiamo riflettere su queste parole: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia".
Questo è Gesù, solo Lui compie queste meraviglie e non i falsi veggenti e gli imbroglioni che si spacciano per apostoli di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 7,24-30)
Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
"Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via".
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto?»: è con questa domanda che oggi Gesù invita le folle, e quindi la sua Chiesa, a conoscere in verità Giovanni Battista, il messaggero che ha preparato la strada della sua venuta nella carne del mondo.
Il Battista è una persona che provoca e suscita tanto interesse in chi si mette alla sequela del Figlio di Dio, perché ricorda che ogni battezzato è chiamato con la sua vita a spianare la strada del Signore. Per crescere nella missione anche noi dobbiamo preparare i cuori di quanti vivono con noi e intorno a noi, dalla famiglia, al lavoro, alla scuola, per accogliere il Messia.
Per questo non servono grandi ed eroiche opere, ma solo essere testimoni dell'amore che ci è donato laddove la storia ci chiede di essere presenti. Come per Giovanni Battista che ha pagato la testimonianza con un prezzo altissimo, la sua stessa vita, anche noi con coraggio siamo chiamati a lasciare un'impronta in questo mondo, perché al Signore occorrono le nostre mani per costruire e spianare nuove strade.
- E, tu sei pronto a lasciare la tua impronta?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,33-36)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Nel vangelo di oggi incontriamo ancora una volta il personaggio Giovanni Battista, e la distinzione che Gesù stabilisce tra loro due.
Anche qui, è incontestabile che Gesù esprime la grandezza e il carattere unico di quest'uomo e della sua testimonianza - certo "solamente" quella di un uomo, ma per amore di Dio e soprattutto degli uomini. Poiché questa testimonianza dovrebbe aiutarli a riconoscere il "vero" (Salvatore), o la verità che appare in Gesù e nelle sue opere.
Ecco perché si propone qui il paragone tra Giovanni e una lampada.
Poiché Giovanni è incaricato di illuminare i suoi contemporanei - ma egli è "come" una lampada, cioè lui non è la luce del mondo. Egli affascina innanzi tutto gli uomini, arriva ad attirare il loro sguardo su di sé... ma l'entusiasmo che suscita non dura a lungo. Egli si consuma come un breve fuoco di paglia.
La sua vera e duratura importanza - quella che Gesù gli accorda a dispetto di tutte le distinzioni che fa tra sé e lui - non è riconosciuta dagli uomini.

O Sapienza,
che esci dalla bocca dell'Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.  

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-17)
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. Parola del Signore.

RIFLESSIONI
Perché Matteo, all'inizio di questa lunga serie di nomi che è la genealogia di Gesù, scrive che Egli è «figlio di Davide, figlio di Abramo»?
Davide fu il secondo re del popolo ebreo e visse mille anni prima di Gesù, e Abramo era stato chiamato da Dio ad essere il padre, il capostipite di quel popolo e visse molti secoli prima di Davide.
Quando Davide divenne re d'Israele (con questo nome viene spesso definito il popolo ebreo) desiderò ardentemente di costruire una «casa» per il Signore, poiché al suo tempo l'Arca santa -che conteneva le Tavole della Legge «scritte dal dito di Dio» (Es 31,18), un vaso di manna e il bastone di Aronne- era custodita ancora sotto la tenda che Mosè aveva eretto nel deserto.
Tutti gli ebrei consideravano quella tenda come il luogo della presenza di Dio sulla terra. Il Signore gradì tanto il desiderio di Davide di costruirgli una casa e in quell'occasione mandò a lui il Profeta Natan per annunciargli che il suo regno sarebbe stato reso stabile in eterno. Ciò significava che non sarebbe mai mancato, sul trono di Davide, un suo discendente.
La genealogia che leggiamo nel Vangelo ha lo scopo di dimostrare che Gesù discende dal re Davide, infatti il Messia doveva necessariamente avere questa relazione con l'antico re. Nella Bibbia troviamo numerose profezie di Profeti sul regno di Davide che non sarà mai distrutto e che durerà per sempre.
La relazione tra Davide e Gesù presentata nel Vangelo di Matteo, serviva a rivelare agli ebrei che veramente quel regno era ancora in vigore e che il nuovo e vero Re era arrivato in mezzo a loro. A Gesù comunque non occorreva questo sigillo per dimostrare che era il Figlio di Dio.
La parola greca Christòs è la traduzione della parola ebraica Messia e questa parola significa: consacrato con l'unzione, cioè Re. Dire Gesù Cristo è lo stesso che dire Gesù Messia o Gesù Re.
Ma per gli ebrei questo re doveva essere eterno e proprio questo dissero a Gesù: «Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno».
Dopo l'Ascensione di Gesù, il suo Vangelo si è diffuso ovunque e il suo Regno era già fondato, migliaia di cristiani missionari giravano per le città predicando la salvezza nel Signore e annunciando che il Messia era venuto e il suo Spirito era rimasto nel mondo, perché quel Cristo era il Figlio di Dio.
L'Avvento ci deve aiutare a focalizzare meglio il Bambino che nasce, dove nasce, perché nasce. Dio che si incarna è un evento unico e non si finisce mai di meditare i motivi della sua Incarnazione, ed è la meditazione di questo mistero a permetterci di conoscere la Persona di Gesù.
Non è mai sufficiente pregare anche ogni giorno, è indispensabile meditare sulla Persona di Gesù, per conoscerlo di più e fidarci pienamente di Lui. Quanti cristiani hanno piena fiducia in Gesù Cristo? Per piena intendo l'abbandono totale alla sua Volontà.
Il Natale è una chiamata alla purezza interiore. Molti uomini, forse, non vedono niente, quando giunge questa festività, perché sono ciechi di fronte a ciò che è davvero essenziale: hanno il cuore pieno di cose materiali o di sporcizia o di miseria.
È l'impurità di cuore che rende insensibili alle cose di Dio, come pure a molte cose umane rette, fra cui la compassione per le sventure degli uomini.
Da un cuore puro nascono la gioia, la capacità di penetrare il divino, la fiducia in Dio, il pentimento sincero, la conoscenza di se stessi e dei propri peccati, la vera umiltà e un grande amore a Gesù e agli altri.