IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.
IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXVIII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,1-14)
Molti sono chiamati,
ma pochi eletti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai
farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo
figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi
non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho
preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e
tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono
chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece
uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano
degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete,
chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti
quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di
commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava
l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?".
Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e
gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore.
Forma breve:
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (22, 1-10)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai
farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo
figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi
non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho
preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e
tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono
chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece
uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano
degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete,
chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti
quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di
commensali». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli
uomini del nostro mondo, della nostra società post-cristiana, l'incredibile
invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di
questo "banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati"
un'umanità apparentemente senza appetito? Questo compito appassionante di tutta
la Chiesa - questa nuova evangelizzazione - deve occupare tutti i figli del
nuovo popolo di Dio. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Sembra che annunciare l'invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una
nuova espressione non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono
questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi. Ci saranno
certamente quelli che rifiutano l'invito. Poco importa. C'è gente agli angoli
delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto,
che l'invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate.
Basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta.
L'annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo
banchetto? Non c'è niente di più ripugnante di coloro le cui parole ripetono
quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza.
IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XXVIII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,29-32)
Questa generazione è una generazione malvagia;
essa cerca un segno.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le
sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno
per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa
generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di
questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini
della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più
grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa
generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si
convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Continuiamo a chiedere segni, viviamo la fede come una forma di superstizione che poco ha che vedere con la sobrietà e l'equilibrio dei Vangeli. Anche noi, come i contemporanei di Gesù, corriamo il rischio di correre dietro le apparizioni e i miracoli invece di interpretare i tanti segni che il Signore ci manda nella quotidianità. La richiesta del miracolo e dell'apparizione rivela una piccola fede che ha bisogno di prodigi miracolosi senza riconoscere il grande prodigio della presenza del Figlio di Dio in mezzo a noi! In particolare Gesù chiede di prestare attenzione a due grandi segni: quello della profezia dei tanti che, come Giona, ancora ci invitano a conversione e quello della ricerca della sapienza che mise in moto la regina di Saba e la spinse a verificare la fama del re Salomone. Ascoltare la profezia e la sapienza, accogliere chi ci invita a conversione e chi parla con saggezza, dote sempre più rara nelle nostre verbose ma superficiali società. Ben più di Giona e di Salomone abbiamo qui: la Parola di Dio stessa incarnata e resa accessibile ad ogni uomo che cerca Dio. Smettiamola di chiedere segni e accorgiamoci del grande segno che è Cristo fra di noi!
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Martedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,37-41)
Mentre Gesù stava parlando,
un fariseo lo invitò a pranzo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,37-41)
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli
andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto
le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del
piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui
che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in
elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Il fariseo che invita Gesù non sa in che vespaio si è andato ad infilare... Gesù non le manda certo a dire e non capisce la ragione per cui chi ti invita a pranzo poi pretenda che tu segua le sue norme e prescrizioni. Mancanza di educazione che rivela la piccola statura morale dei farisei, convinti che l'unico modo di vivere autenticamente la fede sia il loro. Succede così anche fra noi bravi cattolici abituati a piccole tradizioni devozionali che poco hanno a che vedere con la grandezza della fede cristiana che mette sempre al centro la persona e non la norma. Sappiamo mettere ordine nelle nostre convinzioni, allora, senza confondere i piani: abbiamo accolto il Vangelo, abbiamo accolto la libertà dei figli di Dio, non facciamo l'errore di diventare schiavi di nuovi precetti e abitudini che poco hanno a che vedere con l'unica legge dell'amore voluta da Cristo! Le abluzioni dei farisei erano degli strumenti che ricordavano a tutti la necessità di prepararsi interiormente prima dell'incontro con Dio. Così tutte le devozioni che ci aiutano a incontrare Gesù sono solo degli strumenti che non vanno assolutizzati e, soprattutto, non vanno usati per giudicare la fede altrui!
IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario Anno A
San Luca
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
Chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.
***
TSTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due
davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque
il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il
regno di Dio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'evangelista Luca può esserci particolarmente caro perché è
l'evangelista della Madonna. Solo da lui ci sono state tramandate
l'annunciazione, la visitazione, le scene del Natale, della presentazione al
tempio di Gesù. E si può anche dire l'evangelista del cuore di Gesù, perché è
Luca che ci rivela meglio la sua misericordia: è l'evangelista della parabola
del figlio prodigo un tesoro che troviamo soltanto nel suo Vangelo, della
dramma perduta e ritrovata. E' l'evangelista della carità: lui solo ci racconta
la parabola del buon samaritano, e parla dell'amore di Gesù per i poveri con
accenti più teneri degli altri: ci presenta il Signore che si commuove davanti
al dolore della vedova di Nain; che accoglie la peccatrice in casa di Simone il
fariseo con tanta delicatezza e le assicura il perdono di Dio; che accoglie
Zaccheo con tanta bontà da cambiare il suo esoso cuore di pubblicano in un
cuore pentito e generoso.
San Luca è dunque l'evangelista della fiducia, della pace, della gioia; in una
parola possiamo dire che è l'evangelista dello Spirito Santo. Negli Atti degli
Apostoli è lui che ha trovato la formula tanto cara alle comunità cristiane:
"formare un cuor solo e un'anima sola", che è ripresa anche
dall'orazione della Colletta di oggi:
"Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo il
mistero della tua predilezione per i poveri, fa' che i cristiani formino un
cuor solo e un'anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza". E la
comunità cristiana, fondata sull'amore di Gesù e anche sull'amore alla povertà:
solo persone non attaccate ai beni terreni per amore del Signore possono
formare un cuor solo e un'anima sola.
Il Vangelo di san Luca lo rivela pieno di zelo. Soltanto lui riporta l'invio in
missione dei settantadue discepoli (gli esegeti pensano che questo sia un
numero simbolico e rappresenti le settantadue nazioni dell'universo) e alcuni
particolari di questa missione: "Il Signore designò altri settantadue
discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava
per recarsi". San Gregorio Spiega: "Bisogna che i discepoli siano
messaggeri della carità di Cristo. Se non sono almeno due la carità non è possibile,
perché essa non si esercita verso se stessi, ma è amore per l'altro".
Ci sono dunque molti tesori nell'opera di san Luca e noi possiamo attingervi
con riconoscenza, non dimenticando l'aspetto che l'evangelista sottolinea
maggiormente: darci tutti al Signore, essere suoi discepoli pronti a portare la
croce ogni giorno con lui. Allora il nostro amore è autentico e porta veramente
i frutti dello Spirito: la pace, la gioia, la benevolenza.
IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,47-54)
Voi non siete entrati,
e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,47-54)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei
profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le
opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli ed
essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione sia chiesto
conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal
sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il
santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della
conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete
impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo
ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per
sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Scribi e Farisei si reputavano giusti e Gesù fa loro toccar
con mano che non lo sono: Dio solo è giusto. San Paolo, nel passo della lettera
ai Romani, proclama appunto la manifestazione della giustizia divina: "Ora
si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai
profeti". Oggi noi non comprendiamo la parola "giustizia" come
la intendeva san Paolo; quando sentiamo parlare di giustizia di Dio pensiamo
subito alla punizione che Dio giustamente darà ai peccatori; Paolo invece pensa
alla grazia di Dio. Dirà infatti che la giustizia di Dio si manifesta mediante
la giustificazione gratuita, "per la sua grazia".
Effettivamente quando la Bibbia parla di giustizia di Dio, di Dio giusto, si
riferisce di solito alla schiavitù degli oppressi in Egitto: gli Israeliti
oppressi attendono la giustizia di Dio, l'intervento di Dio contro gli
oppressori. E in seguito, nel corso della sua storia, il popolo di Israele ha
spesso invocato la giustizia di Dio per essere liberato, la giustizia divina
che si manifesta contro gli oppressori e dona libertà al suo popolo. Anche san
Paolo ha lo stesso pensiero: la giustizia di Dio che ci libera dalla schiavitù.
Ma in questo caso egli parla della schiavitù del peccato: noi siamo oppressi
dal peccato, schiacciati sotto il peso del peccato e la giustizia di Dio ci
libera gratuitamente. Ecco il pensiero di Paolo quando parla con gioia ed
entusiasmo della manifestazione della giustizia di Dio. Dio è giusto e datore
di giustizia. La sua è una giustizia che si comunica, che rende giusti gli
altri, che mette ogni cosa al suo posto, che mette in noi la pace: pace della
coscienza, pace tra noi, pace tra noi e Dio. E tutta la vita cristiana è
fondata su questa giustizia di Dio che ci ha "giustificati", resi
giusti. Però per agire la giustizia di Dio domanda una cosa sola: la fede.
L'uomo non può liberarsi dal peccato con le sue forze, deve confessare che
soltanto Dio lo può liberare. Altrimenti si ricade nella situazione farisaica:
credersi giusti, pensare che sono le nostre opere a meritarci la
riconciliazione con Dio.
Fondamento di tutto è la fede, l'accettazione dell'intervento di Dio giusto e
buono, della giustizia liberante di Dio. Su questo fondamento noi possiamo
compiere opere buone, dobbiamo anzi compierne molte, ma senza credere che siano
esse a meritarci la giustificazione. Paolo ha lottato con tutte le sue forze
contro questa illusione. Solo perché tutti "sono giustificati gratuitamente
per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù"
noi possiamo compiere opere buone e Dio può darcene la ricompensa, dopo averle
prestabilite perché le compissimo. Se mettiamo le nostre opere quelle che Paolo
chiama "'e opere della legge" a fondamento, capovolgiamo tutto. La
fede ci fa confessare che abbiamo ricevuto tutto da Dio, che eravamo incapaci
di qualsiasi giustificazione con Dio e tra di noi, che Dio è intervenuto a
renderci giusti gratuitamente, senza alcun nostro merito. Su questo saldo
fondamento tutto si può poi costruire, per la gloria di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XXVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,1-7)
Anche i capelli del vostro capo
sono tutti contati.
***
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,1-7)
Anche i capelli del vostro capo
sono tutti contati.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,1-7)
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si
calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di
nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi
ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete
detto all'orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e
dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver
paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella
Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è
dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.
Non abbiate paura: valete più di molti passeri!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Guardatevi bene dal lievito dei fariseiQuando la religione è in mano a persone ipocrite, dal viso angelico ma dal
cuore diabolico, essa viene trasformata in uno strumento di morte,
disperazione, angoscia, terrore, mai potrà essere vera via di vita,
benedizione, gioia, pace, ricerca del vero bene. L'ipocrisia è veleno letale
per la religione, anche per la più santa. Nessuna religione potrà mai resistere
alla morte che gli ipocriti generano nel suo seno. Gesù non vuole che i suoi
discepoli cadano in questo peccato e li ammonisce. Loro devono tenersi lontano
da ogni ipocrisia. Il loro cuore dovrà essere angelico. Il loro volto dovrà
sempre brillare di luce divina come brillava il volto di Mosè quando è sceso
dal Monte.
Come fa un apostolo di Cristo Gesù a tenersi lontano da ogni ipocrisia? Prima
di ogni cosa tenendo il cuore lontano dal peccato. È la trasgressione della
Legge del Signore che corrompe il cuore. Il cuore corrotto all'istante diviene
ipocrita, perché esso deve nascondere il male che vi è in esso. Si nasconde il
male, anzi si riempie il cuore di male sempre più pesante, usando parole
apparentemente buone, mentre se si analizzano con attenzione, alla luce dello
Spirito Santo, si rivelano quali esse realmente sono: false, menzognere,
ingannevoli, bugiarde. Chi è nella luce del Signore, chi è illuminato dallo
Spirito Santo, conosce l'inganno dal suono delle parole.
L'apostolo di Gesù Signore si tiene ben lontano dall'ipocrisia, cresce nella
virtù della carità. Chi ama con il cuore del suo Maestro mai potrà divenire
ipocrita. Sarà sempre persona che vuole il vero bene dell'altro. Il vero bene è
fatto di pensieri, parole, opere. Chi cresce nell'amore di Cristo Gesù, neanche
pecca di omissione nell'amore, perché tutto ciò che è nelle sue possibilità lo
compie. Chi cresce nella carità, giunge fino a dare la vita per l'altro. Sempre
ci si deve guardare da chi non cresce nella carità. Senza amore il cuore si
riempie di fango, ogni sporcizia e il cuore impuro sempre diviene ipocrita. È
come se fosse obbligato a ingannare per proteggere se stesso.
In fondo l'ipocrisia è la necessità del peccato di nascondere se stesso. Mentre
la carità è obbligata a manifestare tutta la bellezza dell'amore e della
misericordia, il peccato è costretto al nascondimento. Se si mostrasse come
peccato, tutti si allontanerebbero da esso. Se Satana avesse detto ad Eva che
mangiando dell'albero della conoscenza del bene e del male, sarebbe morta, Lei
mai avrebbe mangiato. Invece Satana nascose il suo veleno mortale in un
desiderio di vero bene per la donna e per l'uomo ed Eva cadde. A questo serve
l'ipocrisia. Essa è come l'esca per l'amo. Come l'esca nasconde lo strumento di
morte, così l'ipocrisia nasconde il suo veleno letale.
Come Gesù mai ha nascosto la sua origine dal Padre, così il discepolo mai deve
nascondere la sua origine da Cristo Signore. L'appartenenza deve essere sempre
in piena luce. Lui è di Cristo Gesù e tutti lo devono sapere. Anche perché lui
è mandato nel mondo per annunziare, svelare, manifestare, predicare Cristo.
Potrà mai uno che nasconde Cristo, si vergogna del suo essere, annunziare,
predicare la verità del suo Maestro, se è dal suo Maestro che proviene la nuova
verità del suo essere? Chi vuole divenire discepolo di Gesù deve avere anche la
forza di mettere la sua vita sulla croce.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri testimoni di
Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XXVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XXVII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,8-12)
Chi mi riconoscerà davanti agli uomini,
lo riconoscerò davanti agli a Dio.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,8.12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio
dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà
davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato; ma a chi
bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non
preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo
Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Gesù dice nel Vangelo: bisogna confessare la fede, anche davanti agli uomini,
per essere ricevuti da Dio in cielo: "Chiunque mi riconoscerà davanti agli
uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli Angeli di
Dio". Tutta la nostra vita deve essere non uno sforzo per farsi dei
meriti, ma una testimonianza di fede in Gesù e in Dio per Gesù Cristo.
Però il Vangelo ci avverte di non giudicare troppo in fretta quelli che non
mostrano la loro fede, quando ci dice: "Chiunque parlerà contro il Figlio
dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà
perdonato". Sono i due aspetti della fede. C'è una manifestazione
esteriore, ma la fede è fondata su una manifestazione interna dello Spirito
Santo. Qualche volta può succedere che una persona trovi delle difficoltà a
professare la fede, ad accettare le manifestazioni esteriori della fede nel
Figlio dell'uomo, vale a dire la fede cristiana. Ebbene, non si può dire che è
imperdonabile; imperdonabile è resistere allo Spirito Santo, cioè non accettare
dentro di noi la testimonianza di Dio, che ci spinge verso il suo Figlio. La
docilità a Dio prepara e sviluppa in noi la fede: quando c e questo intimo
rapporto con lo Spirito Santo si viene alla fede ("Chi è docile a Dio
viene alla Luce" dice il Vangelo giovanneo> e allora nella vita, ormai
fondata sulla fede, si sviluppa pienamente il frutto dello Spirito, e la fede
può giungere alla eroica testimonianza che ammiriamo nei martiri, testimonianza
che non è opera umana, ma proprio frutto dello Spirito, dono di Dio in chi si
apre docilmente a lui.
Domandiamo al Signore una stima sempre più profonda della fede e una crescente
docilità al suo Spirito, che sviluppa in noi lo spirito di fede.