TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,21-28)
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare:
«Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un
demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila,
perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non
alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!».
Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai
cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le
briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come
desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La donna è spinta verso Gesù dai suoi bisogni, non dalla fede. Quali siano i suoi bisogni e quali quelli della figlia è chiaro, tanto più che la donna li esprime a gran voce, con una violenta insistenza: implora la pietà di Gesù, grida perché egli la aiuti e, soprattutto, non desiste. La donna, tuttavia, non esprime solo e soprattutto i propri bisogni: riconosce, infatti, Gesù come Signore, come figlio di Davide. Il suo grido di disperazione si purifica così diventando preghiera. Del resto, quando a Messa diciamo o cantiamo: "Signore, abbi pietà", non ripetiamo, in un certo senso, le parole e la venerazione della donna cananea?
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Lunedì Della XX Settimana Del Tempo Ordinario Anno A
San Pio X
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste,
possedeva infatti molte ricchezze.
21 Agosto 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di
buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che
è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non
testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come
te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro
mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte
ricchezze. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo una lezione complementare ci viene data mostrando che la fedeltà
umana, quando c'è, ha bisogno di un complemento divino. Vediamo questo ragazzo
che vuol sapere qual è la via buona per ottenere la vita eterna, e interroga
Gesù. Gesù gli dice: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i
comandamenti". È la fedeltà umana, richiesta per ottenere tutte le grazie
di Dio. il ragazzo ha sempre osservato tutti i comandamenti e chiede: "Che
cosa mi manca ancora?". Se la sua fedeltà è stata completa, cosa può
mancargli?
La risposta di Gesù è paradossale, come spesso accade. "Non ti manca
niente; hai troppo. Ti manca di farti povero di beni terreni per essere
disponibile all'amore divino". "Va', vendi quello che possiedi, dallo
ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi".
"Beati i poveri" ha detto Gesù "perché di essi è il regno dei
cieli". Distaccarsi da tutto per fare spazio ai veri tesori: ecco il
segreto della vita in pienezza. Distaccarsi anche da se stessi per accogliere
la vita di Cristo: "Vivo non più io, vive in me Cristo". E un cammino
lungo, non facile, però pieno di speranza. Gesù vuole comunicarci la sua gioia,
l'ha detto più volte: "La mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia
piena".
Questo si ottiene con il distacco da tutti i beni materiali per accogliere
l'amore generoso di Cristo.
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Martedì Della XX Settimana Del Tempo Ordinario A
Beata Vergine Maria Regina
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)
Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.
22 Agosto 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)
Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco
entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può
essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma
a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Allora, chi può essere salvato?
Con i soli Comandamenti è difficile attraversare il deserto della storia. Le
tentazioni sono infinite. Satana mai si stanca di chiedere la nostra anima, il
nostro spirito, la nostra mente. Mai si arrende nella volontà di trascinarci
fuori strada. Lui vuole la nostra morte spirituale da trasformare in morte
eterna. Gesù vede questa pesante difficoltà dell'uomo e lo dice con parole
inequivocabili: "Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli".
Non perché è ricco, ma perché diviene servo della sua ricchezza.
La ricchezza è un mezzo. Quando si trasforma in fine, nel fine della propria
vita, si compie la più grande disumanizzazione della persona. Essa si svilisce.
Da signore su tutto il creato diviene servo delle cose, schiavo di esse, lavora
per esse, per esse si consuma. Alla fine dalle cose viene dilaniato, divorato,
privato di ogni dignità, perché viene privato di Dio, il suo sommo ed univo
vero, eterno bene. Per questo motivo "è più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". È difficile
entrare nel regno di Dio quando si è schiavi della ricchezza. Essa è un padrone
esigente. Per servirla bisogna vendersi Dio, la propria coscienza, i propri
fratelli. Quando si è schiavi di essa, l'uomo perde la sua umanità.
Il regno di Dio dona all'uomo la sua vera umanità. Gli dona una umanità ancora
più mirabile di quella ricevuta dal primo uomo e dalla prima donna. Gli dona
una umanità resa tutta partecipe della natura divina. La nuova umanità è
elevazione alla figliolanza adottiva di Dio. In questa elevazione Dio ci rende
partecipi della sua divina ed eterna carità. Fa di noi un dono, il suo dono,
per la redenzione del mondo. Ci offre allo stesso modo che ha offerto Cristo
Gesù. Nella nuova umanità si diventa vittime di amore, carità, salvezza,
giustificazione dei nostri fratelli. Perché questo avvenga è necessaria la
libertà da tutte le cose di questo mondo. Possiamo essere dono se siamo liberi.
Se ci siamo consegnati alle cose, le cose e non Dio sono il nostro padrone.
Nulla è impossibile a Dio e alla sua grazia, perché nulla è impossibile
all'uomo che si mette in ginocchio e chiede in una preghiera accorata al
Signore che pieghi il suo cuore per l'accoglienza di tutta la divina volontà.
D'altronde l'esempio lo ha offerto a noi lo stesso Gesù Signore. Lui, ricco,
ricchissimo della sua vita umana, dinanzi al mistero della sua passione e
morte, avrebbe anche potuto rifiutare la perfezione altissima cui il Signore lo
chiama alla condizione però di vendere il suo corpo, darlo ai poveri, cioè
all'umanità intera, e poi seguire Lui fin sulla croce.
Gesù non ritenne un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio e con gli uomini,
Nell'Orto degli Ulivi pregò sudando sangue. Riuscì a vendere il suo corpo, a
darlo alla povera umanità per sempre dalla croce e dall'altare, seguì il Padre,
ora risplende nella più alta perfezione nei Cieli con un corpo glorioso,
spirituale, immortale, incorruttibile. Il rischio per ogni uomo è quello di
volersi appropriare della ricchezza del suo corpo e farne un uso solo
egoistico. Se invece gli dona la dimensione del dono, della carità, dell'amore,
della santità, dell'elargizione, entrerà in quella perfezione terrena e celeste
che lo renderà perfetto strumento di salvezza e di redenzione per il mondo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci perfetti per il
nostro Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi".
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma
anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano
contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il
caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Amico, io non ti faccio torto
Il nostro Dio può essere compreso nel suo immenso, divino, eterno mistero di amore
se ci lasceremo aiutare dal sole. Non appena esso si posiziona nella volta
celeste, ogni uomo di questa terra può attingere tutto il calore, tutta la
luce, tutti i raggi che vuole. Nessuno potrà dire all'altro: smetti di rubare i
miei raggi e il mio calore. Se qualcuno così pensasse, attesterebbe di non
essere in sé. Manifesterebbe stoltezza, insipienza, grande carenza di
intelligenza. Tutti attingono tutto senza perdere nessuno qualcosa.
Questa verità va portata sul piano soprannaturale. Pensiamo per un attimo alla
Santa Eucaristia. Tutti possono attingere tutto Cristo e anche due volte al
giorno, senza che nessuno tolga nulla all'altro. Cristo si dona per intero, con
tutto il suo mistero di morte e di risurrezione, di verità e di grazia, di luce
e di carità, di santità e di vita, in un modo personalissimo senza privare
alcuno di un qualcosa. È questo il grande mistero di Gesù Signore. Per tutta la
durata dei secoli Lui è di ogni anima che lo riceve, senza che nulla venga
tolto alle altre anime. Anzi ogni anima dal Cristo che si dona viene aiutata a
crescere in santità e grazia anche attraverso il Cristo donato agli altri e nei
quali produce veri frutti di vita eterna, di santità, di pace e di gioia.
Questa verità divina vale anche per ogni Presbitero della Chiesa di Dio,
chiamato ad incarnare Gesù Signore nella nostra storia. Lui è il corpo vivente
di Gesù. È quel corpo che deve essere a servizio di tutti, per amare tutti, in
modo personale, particolare, unico per ogni persona, senza togliere nulla a nessuno.
È questa la grandezza di un Presbitero. La sua perfetta somiglianza al sole, al
Padre celeste, a Cristo Signore. Più che il sole, Lui deve illuminare,
riscaldare, nutrire con l'amore di Cristo Gesù ogni altro suo discepolo. Se
dovesse uscire da questa essenziale verità di amore universale per dedicarsi ad
un amore individuale, egoistico, in questo istante non sarebbe più vero
Presbitero. È venuto meno nella sua missione universale.
La parabola che Gesù oggi narra è carica di insegnamento. Nel regno di Dio
ognuno entra secondo l'ora della sua chiamata. È grazia la chiamata della prima
ora. È grazia quella dell'ultima ora. È grazia il salario per quelli della
prima ora ed è grazia anche per quelli dell'ultima ora. Ogni chiamato deve
essere gioioso che altri sono mandati nella vigna ad ogni ora del giorno.
Devono anche saper gioire perché il Padrone dona loro un salario più che
giusto. Invece l'uomo è rosicchiato dall'invidia. Non vuole che l'altro riceva
un bene. Se si trattasse di un bene frutto di una privazione nei loro riguardi,
in questo caso avrebbero avuto anche valide motivazioni per reclamare il
proprio diritto. Nessun diritto è stato violato. Il Padrone ha voluto
manifestare la sua magnanimità. Essa va rispettata. Perché sarà eternamente
questa la legge del vero amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il vero
amore.
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Giovedì Della XX Settimana
Del Tempo Ordinario Anno A
San Bartolomeo
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,45-51)
Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto.
Natanaèle: Rabbì, tu sei il Figlio di Dio.
24 Agosto 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del
quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di
Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di
buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco
davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi
conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto
quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto
che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Rabbì, tu sei il Figlio di Dio
Natanaele è uomo dal cuore puro, senza inganno. È un cercatore di Dio. È
infatti dei cuori puri cercare e vedere il Signore. Natanaele cerca e vede il
Signore nella Scrittura, è il Libro nel quale lui cerca, perché sa che è in
esso che Dio si è manifestato ed è per esso che Lui oggi e sempre si rivela
nella sua più pura verità. Avendogli riferito Filippo di aver trovato. Colui
del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i profeti: Gesù, il Figlio di
Giuseppe, di Nazaret?, lui giustamente risponde che la Scrittura non annunzia
che il Messia sarebbe venuto da Nazaret. Il Figlio di Davide necessariamente
dovrà essere di Betlemme. Poiché però è puro di cuore e di mente, essendo lui
vero cercatore di Dio, non mette in dubbio le parole di Filippo e va con lui,
volendo conoscere Gesù. Ecco lo spirito del vero cercatore di Dio: anche se la
storia ascoltata gli attesta una qualche contraddizione con la Scrittura, è
giusto verificare di persona la storia. Come ascoltare la Scrittura a nulla
serve, senza la verifica personale di essa, così anche ascoltare la storia
spesso non è sufficiente, occorre la verifica personale. Questa procedura
sempre deve essere operata quando la nostra scienza e coscienza ci avvisa di
una qualche divergenza, contrapposizione, differenza tra ciò che noi conosciamo
con certezza e quanto ci viene annunziato come purissima verità. Infatti nelle
parole di Filippo c'è certezza di una verità incontrata. Nelle sue parole vi è
però una verità e una apparenza. Può l'apparenza annullare la verità? Urge la
verifica.
Natanaele ancora non ha neanche parlato con Gesù, quando giungono al suo
orecchio parole che lo colpiscono nel cuore e nell'anima: Ecco davvero un Israelita
in ci non c'è falsità. Da vero conoscitore della Scrittura, lui sa che solo un
profeta del Signore può parlare così. Esse non sono parole che nascono da un
cuore di uomo. Quando Gesù aggiunge che Lui lo aveva già visto ancor prima che
Filippo gli parlasse, allora la sua professione di fede si fa perfetta: Rabbì,
tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele. Dinanzi alla storia cadono
tutte le apparenti contraddizioni con la Scrittura. Il Messia è dinanzi ai suoi
occhi. Questo gli basta. Domani scoprirà che Gesù non è nato a Nazaret, bensì a
Betlemme. La sua origine da Nazaret era solo un falso storico. La fede sempre
cammina tra Scrittura e storia. L'autore e l'interprete dell'una e dell'altra è
solo lo Spirito Santo. Mai dovrà essere la mente dell'uomo. Natanaele ci
insegna così che dinanzi alla verità storica, necessariamente ci si deve aprire
alla sua accoglienza. Si accoglie, poi si comprenderà. Gesù è perfetto uomo che
è da Dio. Questa è purissima verità storica. Poi si troverà anche il modo di
collocarlo nella Scrittura.
Gesù rassicura Natanaele, dicendogli che Lui è infinitamente oltre la stessa
Scrittura. L'antica Rivelazione lo contiene in modo velato, quasi nascosto.
Quando Lui si manifesterà in tutta la sua verità, solo allora sarà possibile
sapere chi è veramente, realmente è il Cristo di Dio. Loro vedranno il cielo
aperto e gli Angeli di Dio salire e scende sopra il Figlio dell'uomo. Già sono
unite due profezie: quella sul Messia e l'altro sul Figlio dell'uomo. Il Figlio
dell'uomo è il Messia. Il Messia è il Figlio dell'uomo. Il Messia è anche il Mediatore
unico tra Dio e l'intera umanità, tra Cielo e terra. Per Lui Dio discende sul
mondo. Per Lui il mondo va a Dio. Purissima verità di Gesù Signore!
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la verità di
Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo
interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande
comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
In questa società confusa ognuno ha i suoi comandamenti, le sue leggi scaturite
spesso da conoscenze apprese nei luoghi più imprevedibili. Sono i precetti che
la persona cristallizza in sé e che considera come l'unico modo per vivere
bene. Illudendosi.
La gravità delle norme di vita che una persona si costruisce, porta al
fallimento inevitabile, perché non c'è Dio nella vita dissoluta e dedita
esclusivamente ai piaceri del mondo. La convinzione dei senza Dio è quella di
considerare questa come l'unica vita e si persuadono che bisogna viverla
secondo le proprie convinzioni.
Nessuno di questi è mai stato felice veramente, la vera felicità è
principalmente interiore e si espande in tutto ciò che vive la persona.
Perché Dio vuole che viviamo nella vera felicità in questa vita, e questa
comprende anche ogni normale aspetto della vita sociale, come i viaggi, la
frequenza di luoghi pubblici e di divertimento sano, insomma tutto ciò che
lecitamente una persona normale vuole compiere.
Questo è il grande e primo comandamento
I farisei vogliono la morte di Gesù. Hanno però bisogno di un pretesto legale
per poterlo accusare e toglierlo di mezzo. Per questo cercano di farlo cadere
in qualche parola pronunciata dalla sua bocca. È sufficiente una sola frase
considerata da loro blasfema per una immediata sentenza di lapidazione. Gesù
però conosce la malizia del loro cuore. Sa quali sono le loro vere intenzioni e
risponde sempre con somma sapienza e intelligenza nello Spirito Santo. Dalla
sua bocca esce sempre una parola purissima di verità e nessun cuore, neanche il
più malvagio, la potrà mai dichiarare bestemmia.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e
osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché
essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare
e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure
con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro
filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei
banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide",
perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà
umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che cosa significa essere cristiano?
Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua,
rispettare i comandamenti?
Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei
servendosi dell'esempio dei sacerdoti dell'Antico Testamento: "Quanto vi
dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono
e non fanno".
Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare,
bisogna dare il buon esempio. Quante volte un padre alcolizzato, una madre
negligente o degli educatori poco adatti avviano i bambini alla menzogna?
Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare
nell'insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via
di Damasco, san Paolo scoprì, per un'improvvisa folgorazione, tutto il mistero
di Cristo e capì che l'essere cristiano consiste nello spirito di apostolato.
Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri.
Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle
formule o dei precetti, ma donare Cristo agli altri, mediante una vita
cristiana onesta, perché, grazie all'apostolato della preghiera, della
sofferenza e delle opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del
Vangelo di Cristo.
Questo è l'insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere
cristiano.