IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,21-28)

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dio viene a noi, ma noi non sempre gli andiamo incontro. Si manifesta in molti modi diversi, ma non sempre viene riconosciuto e accolto dal suo popolo. A volte, tuttavia, viene accolto in luoghi e modi sorprendenti. Nel Vangelo di oggi, vediamo Gesù partire verso un luogo inatteso: la regione fra Tiro e Sidone, abitata da pagani. Il suo arrivo non passa inosservato: gli va incontro una donna cananea, qualcuno, dunque, che non apparteneva ad Israele.
La donna è spinta verso Gesù dai suoi bisogni, non dalla fede. Quali siano i suoi bisogni e quali quelli della figlia è chiaro, tanto più che la donna li esprime a gran voce, con una violenta insistenza: implora la pietà di Gesù, grida perché egli la aiuti e, soprattutto, non desiste. La donna, tuttavia, non esprime solo e soprattutto i propri bisogni: riconosce, infatti, Gesù come Signore, come figlio di Davide. Il suo grido di disperazione si purifica così diventando preghiera. Del resto, quando a Messa diciamo o cantiamo: "Signore, abbi pietà", non ripetiamo, in un certo senso, le parole e la venerazione della donna cananea?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nel Vangelo una lezione complementare ci viene data mostrando che la fedeltà umana, quando c'è, ha bisogno di un complemento divino. Vediamo questo ragazzo che vuol sapere qual è la via buona per ottenere la vita eterna, e interroga Gesù. Gesù gli dice: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". È la fedeltà umana, richiesta per ottenere tutte le grazie di Dio. il ragazzo ha sempre osservato tutti i comandamenti e chiede: "Che cosa mi manca ancora?". Se la sua fedeltà è stata completa, cosa può mancargli?
La risposta di Gesù è paradossale, come spesso accade. "Non ti manca niente; hai troppo. Ti manca di farti povero di beni terreni per essere disponibile all'amore divino". "Va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi".
"Beati i poveri" ha detto Gesù "perché di essi è il regno dei cieli". Distaccarsi da tutto per fare spazio ai veri tesori: ecco il segreto della vita in pienezza. Distaccarsi anche da se stessi per accogliere la vita di Cristo: "Vivo non più io, vive in me Cristo". E un cammino lungo, non facile, però pieno di speranza. Gesù vuole comunicarci la sua gioia, l'ha detto più volte: "La mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena".
Questo si ottiene con il distacco da tutti i beni materiali per accogliere l'amore generoso di Cristo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)

Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Allora, chi può essere salvato?
Con i soli Comandamenti è difficile attraversare il deserto della storia. Le tentazioni sono infinite. Satana mai si stanca di chiedere la nostra anima, il nostro spirito, la nostra mente. Mai si arrende nella volontà di trascinarci fuori strada. Lui vuole la nostra morte spirituale da trasformare in morte eterna. Gesù vede questa pesante difficoltà dell'uomo e lo dice con parole inequivocabili: "Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli". Non perché è ricco, ma perché diviene servo della sua ricchezza.
La ricchezza è un mezzo. Quando si trasforma in fine, nel fine della propria vita, si compie la più grande disumanizzazione della persona. Essa si svilisce. Da signore su tutto il creato diviene servo delle cose, schiavo di esse, lavora per esse, per esse si consuma. Alla fine dalle cose viene dilaniato, divorato, privato di ogni dignità, perché viene privato di Dio, il suo sommo ed univo vero, eterno bene. Per questo motivo "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". È difficile entrare nel regno di Dio quando si è schiavi della ricchezza. Essa è un padrone esigente. Per servirla bisogna vendersi Dio, la propria coscienza, i propri fratelli. Quando si è schiavi di essa, l'uomo perde la sua umanità.
Il regno di Dio dona all'uomo la sua vera umanità. Gli dona una umanità ancora più mirabile di quella ricevuta dal primo uomo e dalla prima donna. Gli dona una umanità resa tutta partecipe della natura divina. La nuova umanità è elevazione alla figliolanza adottiva di Dio. In questa elevazione Dio ci rende partecipi della sua divina ed eterna carità. Fa di noi un dono, il suo dono, per la redenzione del mondo. Ci offre allo stesso modo che ha offerto Cristo Gesù. Nella nuova umanità si diventa vittime di amore, carità, salvezza, giustificazione dei nostri fratelli. Perché questo avvenga è necessaria la libertà da tutte le cose di questo mondo. Possiamo essere dono se siamo liberi. Se ci siamo consegnati alle cose, le cose e non Dio sono il nostro padrone.
Nulla è impossibile a Dio e alla sua grazia, perché nulla è impossibile all'uomo che si mette in ginocchio e chiede in una preghiera accorata al Signore che pieghi il suo cuore per l'accoglienza di tutta la divina volontà. D'altronde l'esempio lo ha offerto a noi lo stesso Gesù Signore. Lui, ricco, ricchissimo della sua vita umana, dinanzi al mistero della sua passione e morte, avrebbe anche potuto rifiutare la perfezione altissima cui il Signore lo chiama alla condizione però di vendere il suo corpo, darlo ai poveri, cioè all'umanità intera, e poi seguire Lui fin sulla croce.
Gesù non ritenne un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio e con gli uomini, Nell'Orto degli Ulivi pregò sudando sangue. Riuscì a vendere il suo corpo, a darlo alla povera umanità per sempre dalla croce e dall'altare, seguì il Padre, ora risplende nella più alta perfezione nei Cieli con un corpo glorioso, spirituale, immortale, incorruttibile. Il rischio per ogni uomo è quello di volersi appropriare della ricchezza del suo corpo e farne un uso solo egoistico. Se invece gli dona la dimensione del dono, della carità, dell'amore, della santità, dell'elargizione, entrerà in quella perfezione terrena e celeste che lo renderà perfetto strumento di salvezza e di redenzione per il mondo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci perfetti per il nostro Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: "Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero: "Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi". Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Amico, io non ti faccio torto
Il nostro Dio può essere compreso nel suo immenso, divino, eterno mistero di amore se ci lasceremo aiutare dal sole. Non appena esso si posiziona nella volta celeste, ogni uomo di questa terra può attingere tutto il calore, tutta la luce, tutti i raggi che vuole. Nessuno potrà dire all'altro: smetti di rubare i miei raggi e il mio calore. Se qualcuno così pensasse, attesterebbe di non essere in sé. Manifesterebbe stoltezza, insipienza, grande carenza di intelligenza. Tutti attingono tutto senza perdere nessuno qualcosa.
Questa verità va portata sul piano soprannaturale. Pensiamo per un attimo alla Santa Eucaristia. Tutti possono attingere tutto Cristo e anche due volte al giorno, senza che nessuno tolga nulla all'altro. Cristo si dona per intero, con tutto il suo mistero di morte e di risurrezione, di verità e di grazia, di luce e di carità, di santità e di vita, in un modo personalissimo senza privare alcuno di un qualcosa. È questo il grande mistero di Gesù Signore. Per tutta la durata dei secoli Lui è di ogni anima che lo riceve, senza che nulla venga tolto alle altre anime. Anzi ogni anima dal Cristo che si dona viene aiutata a crescere in santità e grazia anche attraverso il Cristo donato agli altri e nei quali produce veri frutti di vita eterna, di santità, di pace e di gioia.
Questa verità divina vale anche per ogni Presbitero della Chiesa di Dio, chiamato ad incarnare Gesù Signore nella nostra storia. Lui è il corpo vivente di Gesù. È quel corpo che deve essere a servizio di tutti, per amare tutti, in modo personale, particolare, unico per ogni persona, senza togliere nulla a nessuno. È questa la grandezza di un Presbitero. La sua perfetta somiglianza al sole, al Padre celeste, a Cristo Signore. Più che il sole, Lui deve illuminare, riscaldare, nutrire con l'amore di Cristo Gesù ogni altro suo discepolo. Se dovesse uscire da questa essenziale verità di amore universale per dedicarsi ad un amore individuale, egoistico, in questo istante non sarebbe più vero Presbitero. È venuto meno nella sua missione universale.
La parabola che Gesù oggi narra è carica di insegnamento. Nel regno di Dio ognuno entra secondo l'ora della sua chiamata. È grazia la chiamata della prima ora. È grazia quella dell'ultima ora. È grazia il salario per quelli della prima ora ed è grazia anche per quelli dell'ultima ora. Ogni chiamato deve essere gioioso che altri sono mandati nella vigna ad ogni ora del giorno. Devono anche saper gioire perché il Padrone dona loro un salario più che giusto. Invece l'uomo è rosicchiato dall'invidia. Non vuole che l'altro riceva un bene. Se si trattasse di un bene frutto di una privazione nei loro riguardi, in questo caso avrebbero avuto anche valide motivazioni per reclamare il proprio diritto. Nessun diritto è stato violato. Il Padrone ha voluto manifestare la sua magnanimità. Essa va rispettata. Perché sarà eternamente questa la legge del vero amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il vero amore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,45-51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Rabbì, tu sei il Figlio di Dio
Natanaele è uomo dal cuore puro, senza inganno. È un cercatore di Dio. È infatti dei cuori puri cercare e vedere il Signore. Natanaele cerca e vede il Signore nella Scrittura, è il Libro nel quale lui cerca, perché sa che è in esso che Dio si è manifestato ed è per esso che Lui oggi e sempre si rivela nella sua più pura verità. Avendogli riferito Filippo di aver trovato. Colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i profeti: Gesù, il Figlio di Giuseppe, di Nazaret?, lui giustamente risponde che la Scrittura non annunzia che il Messia sarebbe venuto da Nazaret. Il Figlio di Davide necessariamente dovrà essere di Betlemme. Poiché però è puro di cuore e di mente, essendo lui vero cercatore di Dio, non mette in dubbio le parole di Filippo e va con lui, volendo conoscere Gesù. Ecco lo spirito del vero cercatore di Dio: anche se la storia ascoltata gli attesta una qualche contraddizione con la Scrittura, è giusto verificare di persona la storia. Come ascoltare la Scrittura a nulla serve, senza la verifica personale di essa, così anche ascoltare la storia spesso non è sufficiente, occorre la verifica personale. Questa procedura sempre deve essere operata quando la nostra scienza e coscienza ci avvisa di una qualche divergenza, contrapposizione, differenza tra ciò che noi conosciamo con certezza e quanto ci viene annunziato come purissima verità. Infatti nelle parole di Filippo c'è certezza di una verità incontrata. Nelle sue parole vi è però una verità e una apparenza. Può l'apparenza annullare la verità? Urge la verifica.
Natanaele ancora non ha neanche parlato con Gesù, quando giungono al suo orecchio parole che lo colpiscono nel cuore e nell'anima: Ecco davvero un Israelita in ci non c'è falsità. Da vero conoscitore della Scrittura, lui sa che solo un profeta del Signore può parlare così. Esse non sono parole che nascono da un cuore di uomo. Quando Gesù aggiunge che Lui lo aveva già visto ancor prima che Filippo gli parlasse, allora la sua professione di fede si fa perfetta: Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele. Dinanzi alla storia cadono tutte le apparenti contraddizioni con la Scrittura. Il Messia è dinanzi ai suoi occhi. Questo gli basta. Domani scoprirà che Gesù non è nato a Nazaret, bensì a Betlemme. La sua origine da Nazaret era solo un falso storico. La fede sempre cammina tra Scrittura e storia. L'autore e l'interprete dell'una e dell'altra è solo lo Spirito Santo. Mai dovrà essere la mente dell'uomo. Natanaele ci insegna così che dinanzi alla verità storica, necessariamente ci si deve aprire alla sua accoglienza. Si accoglie, poi si comprenderà. Gesù è perfetto uomo che è da Dio. Questa è purissima verità storica. Poi si troverà anche il modo di collocarlo nella Scrittura.
Gesù rassicura Natanaele, dicendogli che Lui è infinitamente oltre la stessa Scrittura. L'antica Rivelazione lo contiene in modo velato, quasi nascosto. Quando Lui si manifesterà in tutta la sua verità, solo allora sarà possibile sapere chi è veramente, realmente è il Cristo di Dio. Loro vedranno il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scende sopra il Figlio dell'uomo. Già sono unite due profezie: quella sul Messia e l'altro sul Figlio dell'uomo. Il Figlio dell'uomo è il Messia. Il Messia è il Figlio dell'uomo. Il Messia è anche il Mediatore unico tra Dio e l'intera umanità, tra Cielo e terra. Per Lui Dio discende sul mondo. Per Lui il mondo va a Dio. Purissima verità di Gesù Signore!
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la verità di Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

In questa società confusa ognuno ha i suoi comandamenti, le sue leggi scaturite spesso da conoscenze apprese nei luoghi più imprevedibili. Sono i precetti che la persona cristallizza in sé e che considera come l'unico modo per vivere bene. Illudendosi.
La gravità delle norme di vita che una persona si costruisce, porta al fallimento inevitabile, perché non c'è Dio nella vita dissoluta e dedita esclusivamente ai piaceri del mondo. La convinzione dei senza Dio è quella di considerare questa come l'unica vita e si persuadono che bisogna viverla secondo le proprie convinzioni.
Nessuno di questi è mai stato felice veramente, la vera felicità è principalmente interiore e si espande in tutto ciò che vive la persona.
Perché Dio vuole che viviamo nella vera felicità in questa vita, e questa comprende anche ogni normale aspetto della vita sociale, come i viaggi, la frequenza di luoghi pubblici e di divertimento sano, insomma tutto ciò che lecitamente una persona normale vuole compiere.
Questo è il grande e primo comandamento
I farisei vogliono la morte di Gesù. Hanno però bisogno di un pretesto legale per poterlo accusare e toglierlo di mezzo. Per questo cercano di farlo cadere in qualche parola pronunciata dalla sua bocca. È sufficiente una sola frase considerata da loro blasfema per una immediata sentenza di lapidazione. Gesù però conosce la malizia del loro cuore. Sa quali sono le loro vere intenzioni e risponde sempre con somma sapienza e intelligenza nello Spirito Santo. Dalla sua bocca esce sempre una parola purissima di verità e nessun cuore, neanche il più malvagio, la potrà mai dichiarare bestemmia.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Che cosa significa essere cristiano?
Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua, rispettare i comandamenti?
Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei servendosi dell'esempio dei sacerdoti dell'Antico Testamento: "Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno".
Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare, bisogna dare il buon esempio. Quante volte un padre alcolizzato, una madre negligente o degli educatori poco adatti avviano i bambini alla menzogna?
Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare nell'insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via di Damasco, san Paolo scoprì, per un'improvvisa folgorazione, tutto il mistero di Cristo e capì che l'essere cristiano consiste nello spirito di apostolato. Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri.
Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle formule o dei precetti, ma donare Cristo agli altri, mediante una vita cristiana onesta, perché, grazie all'apostolato della preghiera, della sofferenza e delle opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del Vangelo di Cristo.
Questo è l'insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere cristiano.