TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte
del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù,
stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani
e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io
mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A
coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse
loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito
nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche
Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua
mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli
rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai
veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati
scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù
è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo
nome. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Partecipando al sacrificio della Messa, noi ascoltiamo ogni volta le parole di
Cristo che si rivolge agli apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace".
Inoltre, imploriamo il Signore di concederci "unità e pace secondo la sua
volontà" e di donare "la pace ai nostri giorni".
Ogni volta che apparve agli apostoli Cristo, dopo aver vinto la morte, augurò
la pace, sapendo quanto tutti loro la desiderassero. Nel conferire agli
apostoli il potere di rimettere i peccati, Cristo ha portato la pace nell'anima
inquieta dell'uomo. L'anima creata da Dio ha nostalgia di Dio. La pace con Dio
è il fondamento della pace tra gli uomini. Liberato dalla schiavitù del
peccato, l'uomo è in pace, ha l'anima in festa, in pace. La pace regna sui
cuori puri. È partendo dalla pace interiore, quella del cuore, appoggiandosi ad
essa, che si può stabilire la pace esteriore: in famiglia, fra vicini, in seno
alla Chiesa, tra i popoli. Dio chiama tutti gli uomini ad unirsi al suo popolo
unico. Il suo desiderio, che è di riunire tutti gli uomini in seno ad un'unica
comunità per salvarli, è già espresso nell'Antico Testamento.
Gli Ebrei capirono di essere un popolo unico nella lontana notte di Pasqua in
cui Dio li separò dagli Egiziani ed indicò loro la Terra promessa.
La Pasqua viene per ricordare questo avvenimento alle generazioni successive:
in questo giorno ogni ebreo ha il sentimento di essere di nuovo condotto fuori
dall'Egitto per essere salvato. Allo stesso modo, il nuovo popolo di Dio è nato
il giorno di Pasqua, quando la concordia eterna fu rinnovata e suggellata dal
sangue del Figlio di Dio. Questo popolo creato da Cristo è precisamente la
Chiesa.
Gli uomini assomigliano a piccoli universi, chiusi e segreti. Dio li ha creati
così. Ciò nonostante, il Creatore ha dato agli uomini anche il gusto di
riunirsi in gruppi, di vivere, di lavorare, di creare in comune. Dio ha voluto
allo stesso tempo assicurare loro la salvezza in quanto comunità, la salvezza
del suo popolo. Accettare la salvezza promessa da Dio significa nello stesso tempo
integrarsi al nuovo popolo riunito da Cristo, in seno al quale tutti usano i
medesimi strumenti della grazia, cioè i sacramenti, scaturiti dalla Passione di
Cristo.
In diversi momenti, il Nuovo Testamento designa Cristo come il volto visibile
di Dio, l'immagine del Padre, il suo segno (Col 1,15; Gv 1,18). Cristo è come
un sacramento che significa e trasmette l'amore del Padre. È un segno carico di
significato e di forza di salvezza; in lui si trovano riuniti il perdono del
Padre e la filiazione. In questo senso, Cristo appare come il primo sacramento
nato dall'amore di Dio, la fonte di tutti i sacramenti. I sacramenti possono
esistere solamente perché in loro Cristo stesso è presente ed agisce.
Come una madre premurosa, la Chiesa si sforza di spiritualizzare tutta la vita
dei suoi figli e delle sue figlie. Vivere la spiritualità, provare la pace
dell'anima è tentare di dare un carattere divino al quotidiano attraverso il
flusso di grazie, di sapienza, di sentimenti, di consolazione che viene da Dio.
Per ottenere la salvezza, egli ci fa pervenire, in un modo o nell'altro, a
raggiungere Cristo. Ci fa camminare la mano nella mano con i figli del popolo
di Dio, ci dirige verso un destino comune sotto l'egida di Cristo che si occupa
di noi, ci perdona, ci santifica e ci concede la pace.
TSTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,1-8)
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui
andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio
come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio
non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non
nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse
entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù:
«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può
entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è
nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere
dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove
viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nicodemo, uno dei notabili ebrei, si reca una notte da Gesù; vuole parlare con
lui della salvezza. Bisogna quindi supporre che Gesù abbia anche dei
simpatizzanti tra i farisei. In fondo, qualsiasi uomo è toccato dalla questione
della salvezza; tutti si pongono delle domande sul senso ultimo della vita.
Gesù va oltre la domanda fatta; l'offerta di Dio è posta a tutt'altro livello
della sola aspirazione umana, che resta in definitiva nel campo dell'effimero e
del terrestre. La salvezza dell'uomo riguarda la sua partecipazione alla vita
del mondo che verrà. Bisogna per questo nascere "di nuovo".
Chiaramente, il notabile ebreo conosce anche religioni non ebree, dove si può
spesso riscontrare un'idea di rinascita. In altri scritti del Nuovo Testamento,
si qualifica chiaramente come rinascita il battesimo cristiano (per esempio nella
lettera a Tito o nella prima lettera di Pietro). Gesù mette in rilievo che
questa nascita non è più nell'ambito delle possibilità umane: nascere "di
nuovo", è nascere "dall'acqua e dallo Spirito". Lo Spirito è il dono che il
Signore resuscitato fa alla sua comunità.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate
ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Lo Spirito Santo ha ispirato questa sequenza con queste parole, dal versetto 25
in poi, che sono ardenti e appassionate rivolte al Padre, per ringraziarlo dei
"piccoli" che aveva trovato nella sua missione. Troviamo nel Vangelo
l'unione di una desolante osservazione di Gesù dinanzi alle città corrotte,
un'umanità che Lo rifiutava e disprezzava, che si dirige inesorabilmente verso
la perdizione, alla consolante realtà di tutto un popolo di
"piccoli", "affaticati e oppressi".
Oltre l'esaltazione del Padre, Gesù si rivolge all'umanità e mostra l'infinita
bontà del suo Cuore, la sua disponibilità ad aiutare tutti, nessuno escluso. I
versetti dal 25 al 30 li divido in due sezioni, come due sono le direzioni
della lode e del richiamo:
1) Ti rendo lode, Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto
queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
2) Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e Io vi darò ristoro.
La prima parte è una lode rivolta al Padre, non era comunque la prima volta che
il Figlio manifestava tutto il suo Amore a Colui che Lo aveva inviato in mezzo
a noi. Gesù godeva ininterrottamente della visione beatifica e fruiva del
gaudio del Paradiso perché vedeva Dio direttamente, non c'era e non poteva
esserci un solo istante di non comunione con il Padre.
In questo ringraziamento al Padre coinvolge i "piccoli", esprime la sua
gioia per le rivelazioni di Dio agli umili e ai buoni.
A questa lode Gesù aggancia l'invito rivolto all'umanità di ricorrere a Lui per
trovare ristoro, la pace, la forza per proseguire nella verità e non più nella
corruzione. "Venite a me Io vi darò ristoro".
Questa seconda parte è quella che dobbiamo esaminare meglio, perché solo
attuando la seconda parte si può godere delle rivelazioni enunciate da Gesù
nella prima parte. "Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le
hai rivelate ai piccoli".
Solo i buoni e i veri seguaci del Vangelo ricevono la Luce dello Spirito Santo
e con i suoi doni vivono una straordinaria spiritualità.
Quindi, dobbiamo diventare "piccoli", questa chiamata alla piccolezza
è rivolta indistintamente a tutti, inoltre più si ricoprono incarichi
ecclesiali prestigiosi, maggiormente deve evidenziarsi la piccolezza del
Vangelo. I segni dei "piccoli" come l'intende il Signore, sono
l'umiltà, la mitezza, la bontà, la verità, la giustizia, la gioia, la pazienza,
la fedeltà piena alla Parola di Dio.
Queste caratteristiche si riscontrano nei "piccoli", quindi per
riconoscere i "piccoli" del Vangelo bisogna vedere queste virtù.
Il dono massimo, insuperabile, la grandezza dell'amore di Gesù per alcune
creature umane è la sua volontà di rivelare il Padre ad esse.
Sono coloro che rispondono senza condizione alla volontà di Dio, e Gesù li farà
suoi e li trasfigurerà, diventeranno membra del suo Corpo, parte di sé. Gli
"affaticati e oppressi" devono vedere in Lui il modello di mitezza e
di umiltà di Cuore.
Veniamo adesso alla frase che non trova spiegazioni in molti casi.
"Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, Il mio giogo infatti
è dolce e il mio peso leggero".
Il giogo è un dispositivo, concepito fin dall'antichità per la trazione
animale, che, applicato alla parte anteriore del corpo di uno o più animali da
tiro, ne permette la sottomissione. Si tratta di un attrezzo in legno, con
accessori in metallo e in cuoio, in forma di barra trasversale sagomata
applicato al collo degli animali.
Il giogo di Gesù che dobbiamo prendere è il suo Vangelo, non ci vuole dare pesi
insopportabili da portare o da trainare a causa della stanchezza. Il Signore è
venuto per darci ristoro, sollevarci dall'affanno e dall'oppressione delle
sofferenze e di una società senza Dio.
Non viene a dirci di sovraccaricarci, invita prima ad abbandonare i pesi
insostenibili dei vizi e dei peccati, sono questi pesi brutali a deformare
l'anima e a trasformare il volto di rabbia, odio, sregolatezza.
È impossibile prendere su di noi il dolce carico del Vangelo di Gesù senza
l'abbandono della vita corrotta, solo dopo questa decisione il Signore ci dona
una forza soprannaturale superiore alle sofferenze e trasforma il dolore in
gioia.
Gesù ha preso su di sé i nostri peccati, tutto il male di uomini e donne di
tutti i tempi. L'esempio del Signore è unico.
Ma noi che Lo seguiamo, siamo in grado di alleggerire gli altri dei loro pesi?
Gesù è venuto a liberare gli uomini dai pesi più gravosi, prendendoli su di sé.
Se vogliamo imitare Gesù senza sopraccaricarci di altri pesi, quantomeno
possiamo evitare di scaricare preoccupazioni inutili sugli altri, aiutandoli
invece a portare quelle che hanno.
Se è possibile, li sosterremo nei loro impegni, nei doveri che la vita comporta,
nella stima da manifestare, portando sollievo e serenità, consapevoli però di
non fare mai abbastanza. Con la nostra vicinanza a chi soffre, alleggeriamo i
loro pesi soprattutto per mezzo della preghiera che si recita con fervore ogni
giorno.
Alleggerire gli altri sempre nella verità, senza dire menzogne e difese false.
Non si aiuta così chi sbaglia, si copre stupidamente.
Gesù sceglie nei vari periodi della storia tanti Santi come Santa Caterina da
Siena San Pio e San Giovanni Paolo, che prendono letteralmente i pesi degli
altri e li espiano con una vita eroica, con rinunce incredibili, continue
preghiere anche notturne, rinnegamenti continui, penitenze e digiuni per
ottenere miracoli dal Cuore di Gesù per intercessione della Vergine Maria.
Se incontrate nella vita qualcuno che prega e si sacrifica per voi, ringraziate
la Madonna e pregate sempre per chi vive per voi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,16-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è
condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel
nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato
più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque
infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non
vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia
chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Dio di cui parla il nostro testo di oggi non ha niente di comune con gli antichi dei. Dio ha effettivamente amato il mondo. E non solamente il mondo ebraico, ma tutto il mondo. In san Giovanni, il concetto di "mondo" ingloba l'insieme delle creature. L'amore di Dio si è quindi giustamente rivolto verso coloro che non appaiono in nulla come membri della sua comunità. Tra di loro, ci sono anche quegli uomini che resistono al bene. È il mondo nella sua completa secolarizzazione, tale quale lo si può osservare oggi. Ed è certo anche il mondo del tempo di Gesù, con le sue implicazioni morali, politiche e religiose, un mondo che allontana Gesù dalla sua sfera di influenza, perché non sopporta che Dio si impicci dei suoi affari. San Giovanni dice che Dio ha amato molto tutti coloro che facevano il male. Dio non si limita quindi a rendere migliori coloro che sono già buoni. Dio non prende le distanze nei confronti del male. Non osserva dall'alto tutte le cose così poco appetitose che sono nel mondo. Dio entra nel mondo cattivo e lo trasforma con la sua Luce!
TSTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la
gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama
Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle,
non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era
per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in
casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
La reazione della gente di Nazaret a proposito della sapienza di Gesù fa
pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale e la legge.
La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette tutta la sua
attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca
le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città.
La gente di Nazaret si domanda: "Da dove mai viene a costui questa
sapienza? Non è il figlio del carpentiere?", che non ha studiato e non può
avere cultura?
È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha insistito varie
volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto
ai sapienti ed ha criticato gli scribi "che dicono e non fanno".
D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario accogliere la
parola di Dio E soltanto se ispirato alla parola di Dio il lavoro vale.
"Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del
Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre".
"Tutto quello che fate", siano lavori materiali, siano discorsi. Il
Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per
essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto
a servire.
La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie
capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio.
Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai
pensieri di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di
Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva
sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse
a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per
compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti
neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è
qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per
tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo.
Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano
seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono
saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla
vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei
cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è
davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano
a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Non possiamo ascoltare il Vangelo che racconta il miracolo della moltiplicazione dei pani, e non possiamo riunirci per spezzare il pane, se ci dimentichiamo della fame che opprime molte persone della terra. Avere fame è una sorta di impotenza; essere saziato, una sorta di potenza. È la fame che distingue coloro che non hanno niente da coloro che posseggono. Questa disuguaglianza è ingiusta. Né i poveri, né i ricchi che fanno parte della Chiesa devono tollerare questa ingiustizia. Non esiste una risposta materiale alla fame, perché si tratta di un problema umano più generale. La povertà e l'oppressione colpiscono coloro che hanno fame nella loro dignità umana. Non si può quindi rimediare a questa mancanza con dei doni che l'addolciscano. Gesù rifiuta la fame: quella dell'alienazione fisica, politica, quella della perdita della dignità umana. Ed è per questo che egli non rimanda gli uomini nel loro mondo di miseria, ma invita i discepoli a mettere a loro disposizione i propri viveri. È l'obbedienza dei discepoli che apre la via all'azione di Dio. Gesù non vuole agire senza i Dodici. Ma, per finire, è Gesù stesso che effettua la condivisione. Solo lui può distribuire i suoi doni.
II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA E SETTIMANA ANNO C. 2025 IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Sabato Della
II Settimana Di Pasqua Anno C
Santi Filippo E Giacomo
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
Da tanto tempo sono con voi
e tu non mi hai conosciuto.
3 Maggio 2025
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,6-14)
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me,
conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto,
Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il
Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi
dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue
opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere
che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E
qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia
glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la
farò». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'annuncio della partenza di Gesù dato durante l'ultima cena (Gv 13,33) provoca
la domanda di Pietro: "Signore dove vai?" (Gv 13,36). Dopo aver annunciato il
rinnegamento di Pietro, Gesù consola gli apostoli dicendo loro che va a preparare
un posto per loro e aggiunge: "Per andare dove vado io, voi conoscete la
strada" (Gv 14,4). Queste parole di Gesù hanno un duplice scopo nella mente
dell'evangelista. Riportano in primo luogo all'insegnamento di Gesù, e in
particolare al comandamento nuovo (Gv 13,34-35) indicando quale sia il cammino
da seguire. Ma servono anche a motivare le domande di Tommaso, che provocherà
una delle più belle dichiarazioni del Vangelo. In effetti Tommaso chiede:
"Signore, noi non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". Gesù gli
risponde: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me" (Gv 14,5-6). La risposta di Gesù ci rivela ancora una volta e
con profondità il mistero della sua persona. Gesù Cristo, il Verbo incarnato, è
la via verso il Padre. Una via unica ed esclusiva ("Nessuno va verso il Padre
se non per mezzo di me"). Una via personale. Una via che si identifica con lo
scopo perché egli è la verità e la vita (san Tommaso d'Aquino).
La dichiarazione di Gesù prosegue: "Se conoscete me, conoscerete anche il
Padre" (Gv 14,7). Conoscere Gesù significa conoscere il Padre, Dio amore. Gli
apostoli conoscono già il Padre e in qualche modo lo hanno visto nel Figlio,
nel suo dono di amore. La domanda di Filippo e la riposta di Gesù (Gv 14,8-10)
indicano unità tra il Padre e il Figlio, così stretta che sono parole e opere
di salvezza, di amore, di dono di vita. L'opera di Gesù rappresenta la prova
migliore di questa unità.
Nei tre versetti seguenti, Gesù fa due magnifiche promesse. In primo luogo
promette al credente che compirà opere più grandi ancora delle sue (Gv 14,12) e
poi promette di ascoltare sempre la preghiera di colui che la rivolgerà al
Padre nel suo nome (Gv 14,13-14).