IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XX
settimana del Tempo Ordinario Anno C
Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Osservate ciò che dicono, ma non agite secondo le loro opere.
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Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario Anno C
Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Osservate ciò che dicono, ma non agite secondo le loro opere.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e
osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché
essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare
e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure
con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro
filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei
banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide",
perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà
umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Chiaramente qui Gesù si riferisce agli scribi e ai farisei,
erano dirette a loro le sue disapprovazioni verso queste false guide morali,
sempre pronte ad accusare chi commetteva anche un piccolo errore e a
giustificare i loro crimini.
Non meritavano l'appellativo di guide o rabbì o padre. Erano lo scandalo più
forte presente nella religione ebraica e la loro instabilità fuorviava il
popolo.
Il rischio c'è, siamo onesti. È un rischio che corre ogni esperienza religiosa: quello di inaridirsi, di irrigidirsi, di scordare l'essenziale ed appiattirsi sul superfluo. Così, Gesù giudica duramente l'atteggiamento dei farisei, dei dottori della Legge, degli scribi di cui, pure, riconosce l'autorevolezza, invitando a seguirne gli insegnamenti, ma non le opere. Quanto è vero, amici! La ragione per cui molte persone non credono nel Signore non è proprio la nostra incoerenza? E noi cristiani, a volte, non smentiamo con la nostra vita le parole che professiamo? Tutti noi abbiamo incontrato dei cristiani ferventi che, nella realtà delle situazioni, si rivelano delle pessime persone! Predicano misericordia e giudicano impietosamente. Parlano di servizio e si fanno gli affari propri. Dedicano tempo a Dio e sono scortesi e avari con gli uomini. Che grande responsabilità che è data, amici! E Gesù ci illustra come vivere in coerenza: non ostentando la fede, non prendendoci per maestri e dottori, capaci di calare nel quotidiano la Parola che ci scruta e ci giudica, vivendo in un atteggiamento di servizio reciproco. Viviamo la nostra giornata all'insegna della verità del vangelo!
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Venerdì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo
Matteo (Mt 22,34-40)
Un dottore della Legge interrogò Gesù per metterlo alla prova.
Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo
udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di
loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro,
nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
In questa società confusa ognuno ha i suoi comandamenti, le
sue leggi scaturite spesso da conoscenze apprese nei luoghi più imprevedibili.
Sono i precetti che la persona cristallizza in sé e che considera come l'unico
modo per vivere bene. Illudendosi.
La gravità delle norme di vita che una persona si costruisce, porta al
fallimento inevitabile, perché non c'è Dio nella vita dissoluta e dedita
esclusivamente ai piaceri del mondo. La convinzione dei senza Dio è quella di
considerare questa come l'unica vita e si persuadono che bisogna viverla
secondo le proprie convinzioni.
Nessuno di questi è mai stato felice veramente, la vera felicità è
principalmente interiore e si espande in tutto ciò che vive la persona.
Perché Dio vuole che viviamo nella vera felicità in questa vita, e questa
comprende anche ogni normale aspetto della vita sociale, come i viaggi, la
frequenza di luoghi pubblici e di divertimento sano, insomma tutto ciò che
lecitamente una persona normale vuole compiere.
Questo è il grande e primo comandamento
I farisei vogliono la morte di Gesù. Hanno però bisogno di
un pretesto legale per poterlo accusare e toglierlo di mezzo. Per questo
cercano di farlo cadere in qualche parola pronunciata dalla sua bocca. È
sufficiente una sola frase considerata da loro blasfema per una immediata
sentenza di lapidazione. Gesù però conosce la malizia del loro cuore. Sa quali
sono le loro vere intenzioni e risponde sempre con somma sapienza e
intelligenza nello Spirito Santo. Dalla sua bocca esce sempre una parola
purissima di verità e nessun cuore, neanche il più malvagio, la potrà mai
dichiarare bestemmia. Solo dinanzi al sinedrio, sotto giuramento, Gesù è
obbligato a dichiarare la sua eterna e divina verità, la sua vera identità di
Figlio dell'uomo. È accusato di bestemmia e consegnato a Pilato, il solo a quei
tempi con potere di vita e di morte.
I farisei studiano come far cadere Gesù. Gli pongono una domanda complessa,
difficile, a loro giudizio, inestricabile. Le scuole del tempo erano divise
sull'argomento. La risposta di Gesù senz'altro avrebbe messo fuori gioco
qualche grande maestro che di certo sarebbe insorto contro di Lui. Gesù invece
con semplicità divina riporta tutto alla Parola del Padre suo. Vi è la
rivelazione. Ad essa ci si deve rivolgere quando si vuole dare ad ogni
questione una risposta sicura. La rivelazione è manifestazione della divina
volontà e contro di essa non vi possono mai essere pensieri differenti.
Questa metodologia di Gesù va osservata sempre. Anche oggi si parla di
comandamenti più importanti, meno importanti. Si discute su norme morali
assolute, meno assolute, insignificanti, non utili, da modificare, trasformare,
rinnovare. Si fa un grande chiasso anche attorno a delle verità centrali della
nostra fede quali la misericordia di Dio, la sua giustizia, il futuro eterno
dell'uomo, ma anche il modo più idoneo per essere oggi Chiesa vera del Dio
vivente. Sarebbe sufficiente servirci del metodo di Cristo Gesù per dare
soluzione vera ad ogni nostra domanda. Invece sempre si parte dal cuore
dell'uomo, dai suoi desideri, dal suo peccato.
Il cuore dell'uomo non è principio di verità, di moralità, di rette regole da
osservare. Nel cuore dell'uomo regna il peccato e le sue norme sono sempre la
giustificazione del malessere che lo rode e corrode dentro. Urge invece partire
sempre dal cuore di Dio. È Dio la sorgente della verità, della moralità, della
giustizia, delle sane regole per la celebrazione bene ordinata e santa del
nostro culto. Il cuore del Padre è tutto nel cuore di Cristo. Il cuore di
Cristo è posto interamente nella sua Parola. Si prende la Parola in mano, la si
legge. Si invoca lo Spirito Santo perché ce ne offra la verità tutta intera. Si
dona soluzione giusta a tutte le problematiche che ci affliggono.
Il desiderio dell'uomo è utile per un solo fine: interrogare con sapienza e
intelligenza di Spirito Santo la divina Parola di Gesù Signore. È il Vangelo
che deve offrirci ogni soluzione. Il Vangelo però va letto non con il cuore di
peccato, bensì con il cuore ricolmo di Spirito Santo, pieno di saggezza e
intelligenza divina, luce eterna e purissima verità. Se ignoriamo questa
verità, possiamo dare anche delle soluzioni per noi ritenute santissime, ma
poiché esse non vengono ratificate da Dio, non saranno mai soluzioni di vita,
bensì apertura di ogni porta verso la morte. Gesù invece, divinamente saggio e
illuminato, legge secondo verità la Parola del Padre e in essa trova ogni
risposta a tutte le domande che farisei, scribi, sadducei gli pongono per farlo
cadere e così avere di che accusarlo per una immediata e pronta condanna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la metodologia di
Gesù.
IL VANGELO DEL GIORNO XX DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Givedì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
Dite
agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo.
Ma quelli non se ne curarono.
***
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo.
Ma quelli non se ne curarono.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai
farisei e disse: «Il Regno dei Cieli è simile a un re, che fece una festa di
nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle
nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con
quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei
buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle
nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai
propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e
diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è
pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e
tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei
servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle
nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse
un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei
entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai
servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e
stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del
Signore
RIFLESSIONI
Tutti siamo chiamati al banchetto nuziale, ognuno di noi in
peculiari circostanze, ma la chiamata a vivere il Vangelo riguarda proprio
tutti.
Oggi Gesù ci parla di un re che preparò un banchetto per celebrare le nozze di
suo figlio, e inviò i suoi servi a chiamare gli invitati.
Dal racconto leggiamo che molte volte alla generosità di Dio corrispondiamo con
freddezza e indifferenza. Inviò i suoi servi a chiamare gli invitati ma questi
non risposero all'invito. Quante volte Dio chiama alla conversione con ispirazioni
e con avvenimenti che fanno riflettere, ma si rimane insensibili, aggrappati
all'unica certezza che è l'orgoglio?
Molti oggi intravedono il passaggio di Gesù nella loro vita, attraverso la
sofferenza o di prove che tutti incontriamo prima o poi, ma non fermano il
Signore e non Lo invitano a casa loro, nelle loro anime. E Gesù passa oltre...
Nel Vangelo vediamo che gli invitati al banchetto nuziale rifiutano di lasciare
i loro impegni per onorare il re, come quelli che non riconoscono la regalità
di Cristo e non Lo adorano, non Lo seguono. Però Dio continua ad invitare anche
i non credenti, fino a quando ribadiscono il definitivo rifiuto.
"Quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri
affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero".
Gesù ha raccontato questa parabola con grande dolore, considerando quante scuse
avrebbe ricevuto lungo i secoli I cibi preparati con tanta cura rimangono sulla
mensa e la sala resta vuota, perché Gesù non costringe nessuno.
Dio è però un Padre paziente e rinnova fino a un certo limite l'invito a
prendere parte alla festa nuziale di suo Figlio, invia nuovamente i suoi servi
a convocare gli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli
animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!".
Gli invitati, però, non prestarono la minima attenzione all'invito che
equivaleva la salvezza eterna e al miglioramento della loro condizione in
questa vita: se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari.
Così vivono quelli che hanno dimenticato Dio e si illudono di rimanere in
questa valle di lacrime per millenni.
Non riescono a riflettere minimamente che tutto passa, solo Dio rimane
eternamente e vuole renderci felici qui e beati in Cielo.
Gli altri invitati non si limitarono a respingere l'invito: si rivoltarono
contro il re. Risposero con la violenza e sappiamo che questa profezia
riguardava Gesù. Oggi nella Chiesa ci sono anche quelli che reagiscono alla
Parola di Dio con atteggiamenti di rifiuto, come se si trattasse di una parola
umana e cercano di stravolgerla.
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Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 20,1-16)
Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro?
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.
***
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20,1-16)
Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi".
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma
anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano
contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il
caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Quante volte abbiamo sentito dai bambini porci questo
interrogativo: "se io faccio la cosa che mi hai chiesto, tu che cosa mi dai?"
È un po' la stessa domanda che troviamo nei versetti
precedenti il brano odierno. Pietro si rivolge a Gesù e gli dice: "e noi? Noi
che abbiamo lasciato tutto per seguirti, che cosa avremo in cambio?".
È come se Pietro cercasse una ricompensa.
Gesù con la sua risposta, vuole far capire a Pietro e i suoi
compagni che, per il fatto di "stare con Lui" hanno già ricevuto il centuplo.
Essi infatti fanno già parte di quel "mondo nuovo", di quella "rigenerazione"
di tutte le cose, che con Gesù è già in atto ed avrà il suo compimento nella
sua passione morte e resurrezione.
Pietro e i suoi compagni seguendo Gesù, partecipano già ora
a questa "nuova creazione", ma ciò non li pone su un piedistallo.
Gesù non vuole che si sentano privilegiati rispetto agli
altri.
Egli spiega, a scanso di equivoci, che nel suo regno, le
gerarchie vengono facilmente rovesciate e così gli ultimi finiscono per essere
primi e i primi gli ultimi.
Per aiutare ulteriormente la loro comprensione, narra la
parabola che oggi la liturgia della Parola ci presenta, quella degli operai
della vigna.
Operai che vengono reclutati dall'alba fino a un ora prima
del tramonto.
La giornata di lavoro infatti era di 12 ore, iniziava alle
6.00 e terminava intorno alle 18.00 e il salario di un denaro di argento era
considerato il giusto compenso.
Il Signore della vigna però appare subito uno che va contro
i suoi interessi. Infatti, durante tutta la giornata, continua ad andare nella
piazza del paese a reclutare persone.
Porta operai persino verso le 17.00, appena un'ora prima del
tramonto del sole che segna la fine della giornata di lavoro.
Quando a sera retribuisce gli operai, comincia a pagare per
primi gli ultimi. Questi si ritengono davvero fortunati perché avendo lavorato
poco ricevono il salario di un intera giornata.
Ma i primi che si vedono lo stesso compenso tra le mani,
mormorano e la loro indignazione non è tanto per aver ricevuto un solo denaro,
ma perché il padrone della vigna, pagando anche gli operai dell'ultima ora con
la stessa somma li "rende uguali a loro".
Noi siamo i primi, noi abbiamo faticato di più!
È come se affermassero: "noi abbiamo diritto più di loro".
Il Padrone, ricorda agli operai che hanno ricevuto quanto
avevano pattuito, ma nello stesso tempo con il suo gesto vuole affermare la
libertà di fare dei suoi beni, e del suo denaro ciò che vuole.
D'altra parte questo "Padrone della Vigna" si mostra come
"Altro", diverso anche dagli altri padroni, non solo dagli operai.
"I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non
sono le vostre vie" leggiamo nella prima lettura del profeta Isaia. Il vero
volto del padrone è quello di Dio che cerca, e cerca senza tregua, lavoratori
per il suo regno.
Far parte degli "operai della sua vigna" è chiamata, è dono,
è privilegio, è grazia che nessuno di noi merita.
Entrare in questa luce di grazia significa per noi
abbandonare il male e i pensieri cattivi che creano divisione, separazione
perché pongono alcuni su piedistalli ed altri nella polvere.
Il Signore ci invita a "cercarlo" perché la contemplazione
di lui ci mostri anche la grandezza del suo amore che elargisce con generosità
e gratuità a noi e a tutti proprio tutti, anche a quelli che ai nostri occhi
reputiamo "ultimi".
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Martedì Della XX Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)
Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto:
è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
che un ricco entri nel regno di Dio
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,23-30)
Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco
entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi
per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li
guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il
Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del
mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù
d'Israele. Chiunque avrà lasciato case,
o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Allora, chi può
essere salvato?
Con i soli Comandamenti è difficile attraversare il deserto della storia.
Le tentazioni sono infinite. Satana mai si stanca di chiedere la nostra anima,
il nostro spirito, la nostra mente. Mai si arrende nella volontà di trascinarci
fuori strada. Lui vuole la nostra morte spirituale da trasformare in morte
eterna. Gesù vede questa pesante difficoltà dell'uomo e lo dice con parole
inequivocabili: "Difficilmente un
ricco entrerà nel regno dei cieli". Non perché è ricco, ma perché diviene
servo della sua ricchezza.
La ricchezza è un mezzo. Quando si trasforma in fine, nel fine della
propria vita, si compie la più grande disumanizzazione della persona. Essa si
svilisce. Da signore su tutto il creato diviene servo delle cose, schiavo di
esse, lavora per esse, per esse si consuma. Alla fine dalle cose viene
dilaniato, divorato, privato di ogni dignità, perché viene privato di Dio, il
suo sommo ed univo vero, eterno bene. Per questo motivo "è più facile che
un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di
Dio". È difficile entrare nel regno di Dio quando si è schiavi della
ricchezza. Essa è un padrone esigente. Per servirla bisogna vendersi Dio, la
propria coscienza, i propri fratelli. Quando
si è schiavi di essa, l'uomo perde la sua umanità.
Il regno di Dio dona all'uomo la sua vera umanità. Gli dona una umanità ancora
più mirabile di quella ricevuta dal primo uomo e dalla prima donna. Gli dona
una umanità resa tutta partecipe della natura divina. La nuova umanità è
elevazione alla figliolanza adottiva di Dio. In questa elevazione Dio ci rende
partecipi della sua divina ed eterna carità. Fa di noi un dono, il suo dono,
per la redenzione del mondo. Ci offre allo stesso modo che ha offerto Cristo
Gesù. Nella nuova umanità si diventa vittime di amore, carità, salvezza,
giustificazione dei nostri fratelli. Perché questo avvenga è necessaria la
libertà da tutte le cose di questo mondo. Possiamo essere dono se siamo liberi.
Se ci siamo consegnati alle cose, le cose e non Dio sono il nostro padrone.
Nulla è impossibile a Dio e alla sua
grazia, perché nulla è impossibile all'uomo che si mette in ginocchio e chiede
in una preghiera accorata al Signore che pieghi il suo cuore per l'accoglienza
di tutta la divina volontà. D'altronde l'esempio
lo ha offerto a noi lo stesso Gesù Signore. Lui, ricco, ricchissimo della sua vita umana, dinanzi al mistero
della sua passione e morte, avrebbe anche potuto rifiutare la perfezione
altissima cui il Signore lo chiama alla condizione però di vendere il suo
corpo, darlo ai poveri, cioè all'umanità intera, e poi seguire Lui fin sulla
croce.
Gesù non ritenne un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio e con gli uomini, Nell'Orto degli Ulivi pregò sudando
sangue. Riuscì a vendere il suo corpo, a darlo alla povera umanità per sempre
dalla croce e dall'altare, seguì il Padre, ora risplende nella più alta
perfezione nei Cieli con un corpo glorioso, spirituale, immortale,
incorruttibile. Il rischio per ogni uomo è quello di volersi appropriare della
ricchezza del suo corpo e farne un uso solo egoistico. Se invece gli dona la
dimensione del dono, della carità, dell'amore, della santità, dell'elargizione,
entrerà in quella perfezione terrena e celeste che lo renderà perfetto
strumento di salvezza e di redenzione per il mondo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci perfetti per il
nostro Dio.
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Lunedì Della XX Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 1,39-56)
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.
Perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 1,39-56)
Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di
Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito
il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu
fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre
del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei
orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha
creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Di saluto in saluto,
di gioia in gioia. Maria, col suo saluto, accende la gioia di Elisabetta
che percepisce il "tocco" del Bambino; a sua volta il saluto di Maria
è partito da quello rivoltole dall'Angelo; una catena di gioia che si allunga a
tutti. Maria parte in fretta a portare il saluto. La grazia, che è il "tocco"
dell'amore di Dio, spinge a "toccare" gli altri. L'amore di Dio
produce quello per il prossimo.
L'amore cambia le persone.
Elisabetta si fa consapevole di partecipare al mistero, ma anche Maria, solo
ora, prorompe nel Magnificat. I bambini, in grembo, modificano l'identità delle
madri a motivo della relazione intima che si estende. Elisabetta per prima
chiama Maria "Madre del Signore"; un nome bellissimo che sarà per
sempre.
Dopo
lo sguardo su Dio, Maria si volge alle generazioni, a tutti gli uomini di tutti i tempi che
riconosceranno l'opera di Dio, la grandezza del suo dono. Anche Gesù allargherà
la benedizione della Madre alle folle dei suoi discepoli.
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XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra,
e quanto vorrei che fosse già acceso!
***
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro
nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Noi ci sentiamo legati a chi ci è caro e abbiamo grandi
doveri nei confronti di chi ci è vicino, e ciò è importante. Ma nessuno è più
vicino a noi di Dio, nessuno è più prezioso. In modo scioccante, spettacolare,
Gesù ci dice che tutte le nostre relazioni, per quanto strette ed intime,
devono essere purificate. Esse devono essere misurate in rapporto a Dio e ai
suoi obiettivi.
È un'affermazione davvero severa. In noi tanto forte è l'attaccamento alla
sicurezza data dall'amore "umano", che possiamo facilmente rifiutare di dare
tutto al Signore perché lo purifichi. Siamo davvero tentati di dire: "Signore,
tu puoi prenderti tutto... tranne questo e quello". Vi sono alcune cose, alcuni
affetti che vogliamo vivere a nostro modo, non secondo il modo di Dio.
Una volta lasciato al Signore il governo delle nostre relazioni e dei nostri
amori, allora riceviamo il fondamento della vera pace. La pace che dà il
Signore non è quella che dà il mondo; è fatta di perdono, di giustizia, di amore
e di amicizia. La pace non è soltanto assenza di conflitti, così come non è un
compromesso immorale. La vera pace consiste nello stare con altri davanti a
Dio, purificati e liberati dalla verità e dalla misericordia del giudizio
divino.
Il vangelo di oggi ci presenta un Gesù deciso, che vuole che
prendiamo una posizione chiara. In un'altra parte del vangelo Gesù dirà:
"Chi non è con me è contro di me" (Mt 12,30). Bisogna schierarsi: pro
o contro Gesù. Molte persone vorrebbero nella vita salvare sempre "capra e
cavolo": ma non si puo.
La vita ti chiama a scegliere e scegliere è prendere questo per lasciare
quello. Uno dei nostri sogni, invece, è quello di poter prendere tutto e tutti:
non è possibile. Bisogna schierarsi nella vita, bisogna prendere le parti e una
direzione ben chiara: o di qua o di là. E' l'uomo inconsistente, senza
struttura, senza midollo, che cerca di salvare tutto. E non schierarsi è già
uno schieramento e una posizione.La prima immagine è il fuoco: "Sono venuto a portare il fuoco sulla
terra".
Il fuoco ha un significato molto ampio: luce, calore, trasformazione,
purificazione. Il fuoco è calore (l'amore è calore; fraternità, focolare;
"essere al caldo" è essere protetti). Il fuoco è la candela: è il
segno della luce dello spirito (il candeliere è la luce divina); l'uomo è la
candela e Dio il candelabro dove le candele ardono. La fiaccola che arde è il
mistero (pensate la fiaccola, il cero del tabernacolo che sta ad indicare:
"Qui c'è il Mistero"). Il fumo del fuoco è l'elemento etereo,
evanescente, sottile: è l'incenso, segno di qualcosa di imprendibile. Il fuoco
è fulmine che distrugge, spacca, spezza, colpisce, disintegra. Il fuoco è
cenere: il fuoco brucia, trasforma, fa passare, purifica; "essere passati
per il fuoco" vuol dire aver superato una prova, un momento difficile,
pericoloso; la cenere indica il lutto, la rinuncia, la spogliazione, il perdere
qualcosa, il lasciare andare, il bruciarsi, il perdere.
Il fuoco è fiamma, energia di vita, desiderio di vita, voglia di vivere: quanto
è meraviglioso stare di fronte ad un fuoco acceso di notte! E' il fuoco che
ciascuno sente dentro. Il fuoco fuori innesca il fuoco che hai dentro; la sua
luce è la luce che devi portare dentro di te; il suo calore è l'amore che vive
dentro di te; il suo bruciare è la forza per bruciare i tuoi mostri e i tuoi
fantasmi.
Poi Gesù dice: "C'è un battesimo che devo ricevere e come sono angosciato
finché non sia compiuto". Gesù era già stato battezzato nell'acqua del
Giordano (Lc 3,21-22) ma non è quello il vero battesimo. Il vero battesimo per
lui e per tutti noi è il quello di fuoco.
Le persone dicono: "Sono un cristiano battezzato". "E
allora?". Non vuol dire assolutamente niente questa frase. E' come dire:
"So fare una casa perché mi sono iscritto ad ingegneria".
Gesù riceverà il battesimo di fronte ai suoi avversari, ai suoi nemici, quando
dovrà esporsi, schierarsi; quando si troverà da solo e quando dovrà andare fino
in fondo, anche se questo gli costerà caro, molto caro.
Il battesimo di fuoco è l'attimo in cui tu vivi, traduci in vita, in scelte, in
voce, in atteggiamenti ciò che dici con le parole e ciò che vorresti o ti
piacerebbe fare. Il battesimo di fuoco è quando la tua energia interna e
interiore, la tua passione, va per la causa di Gesù. Solo allora saprai
veramente chi è Lui.
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