IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc, 10,25-37)

Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il dottore della legge voleva trascinare Gesù nei dibattiti tipici dell'epoca: "Qual è il più grande dei seicentotredici precetti della legge?". "E chi è il mio prossimo?". Gesù orienta la conversazione in modo tale da precisare ciò che è più importante nella vita dei suoi discepoli: l'amore per Dio e per il prossimo, compresi i nemici. È il dottore della legge stesso che risponde alla prima domanda. Ma chiede ancora: "E chi è il mio prossimo?". Per la mentalità dell'epoca, il prossimo non poteva essere né il pagano, né il samaritano, né uno qualsiasi. Alla seconda domanda, Gesù risponde con una parabola. Il samaritano non discute di problemi complessi di teologia, non chiede chi sia mai quell'uomo mezzo morto, semplicemente gli porta soccorso. "Va' e anche tu fa' lo stesso". Ciò significa: "Il tuo prossimo è ogni uomo che ha bisogno del tuo aiuto, del tuo amore, della tua misericordia. Non chiedere chi sia il tuo prossimo, sii piuttosto vicino a chi si trova in disgrazia, fosse anche un tuo nemico!". Il samaritano sarà per me un esempio? Ecco ciò che sembrava assurdo al dottore della legge. I Giudei consideravano apostati i Samaritani. Provavano ostilità e ripugnanza nei loro confronti, come del resto i Samaritani verso i Giudei. I dottori della legge, poi, non volevano che si mostrasse loro benevolenza. Ecco che Gesù unisce nell'amore la famiglia umana dispersa e divisa dal muro di separazione (Ef 2,14).
È istruito, il dottore della Legge, sa disputare di sottigliezze teologiche con i rabbini. Nella selva degli oltre seicento precetti che ogni devoto israelita era chiamato ad osservare era difficile dipanarsi, provare a fare una graduatoria. Così lo scriba cerca di coinvolgere Gesù in una discussione da scuola rabbinica ma con scarsissimi risultati. La conclusione cui arriva Gesù è molto simile a quanto altri, il rabbino Hillel, ad esempio, avevano elaborato. Ma la differenza è palese: per lo scriba si tratta di un esercizio di intelligenza, di una riflessione teologica. Gesù, invece, lo invita a scendere dallo scranno e a riflettere: è inutile chiedersi chi si debba considerare "prossimo" ma occorre aprire il proprio cuore all'accoglienza di ogni uomo, diventando "prossimo". Il nemico giurato degli ebrei, un samaritano, si rivela l'unico "prossimo" del poveraccio malmenato dai briganti. Gesù invita il povero scriba, e noi, a smetterla di fare dei bei ragionamenti e di metterci davvero in gioco. Finché la fede resta esercizio retorico e non si cala nella realtà polverosa e sanguinolenta, sudaticcia e affaticata, non potremo certo capire la forza innovativa del messaggio di Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 10,34-11,1)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La lettura di questo passo del Vangelo, che presenta da un lato le forti esigenze e dall'altro le dolci promesse per chi segue Gesù, mi richiama alla mente una poesia di Paul Claudel, in cui il poeta si domanda come venga a noi la grazia. E risponde: la grazia viene in modo attraente, idillico, e viene anche come fuoco che incendia la casa. E una poesia che Claudel scrisse per i lebbrosi di un ospedale, con l'intenzione di confortarli: il male può essere Grazia, dura, forte, ma penetrante fino in fondo, come una spada.
E Gesù dice: "Vi porto la spada, la separazione, la croce, il "perdere la vita"": un amore a imitazione del suo amore di crocifisso. "Non sono venuto a portare pace, ma una spada... Chi ama il padre o la madre, il figlio o la figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me...".
Ma la ricompensa è infinitamente sovrabbondante: chi accoglie i suoi discepoli, chi accoglie "questi piccoli che credono" e lui, accoglie il Padre. "Verremo a lui e faremo dimora presso di lui", scrive Giovanni nel suo Vangelo. E nulla andrà perduto: anche un bicchiere di acqua dato per amor suo avrà la sua ricompensa.
Sono i due aspetti che dobbiamo accogliere per essere veri discepoli di Gesù: sofferenza e promessa di gioie che mai entrarono in cuore d'uomo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,20-24)

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il rimprovero di Gesù consta di due immagini che egli mette in parallelo. Prima le due città della Galilea, Corazin (i Vangeli non dicono nulla di preciso sul miracolo che vi si sarebbe prodotto) e Betsaida (Gesù vi guarisce il cieco: Mc 8,22-26 ed è di là che vengono gli apostoli Filippo, Andrea e Simone), sono paragonate a due città empie: Tiro e Sidone. Poi Cafarnao (che fu a lungo teatro delle attività di Gesù) è paragonata a Sodoma, città distrutta (Gen 18,16-19,29) a causa dell'immoralità dei suoi abitanti.
In queste due immagini Gesù sottolinea l'opposizione: in realtà le città che hanno una reputazione particolarmente cattiva non sono così corrotte come quelle che non accettano il suo insegnamento e rifiutano di credere in lui nonostante i molti miracoli. Gesù è deluso perché gli abitanti di queste città non vogliono riconoscere le manifestazioni della sua potenza come segni voluti da Dio, né come la conferma della sua onnipotenza e della sua missione. Essi non vogliono semplicemente credere che Gesù sia il Messia promesso, il Salvatore definitivo degli uomini. Poiché essi gli rifiutano la loro fiducia, nel giorno del giudizio saranno in una posizione ben peggiore di quella degli empi. Ciò significa che, quando si manifesterà il regno di Dio, alla fine dei tempi, la mancanza di fede di quelle persone che sono state testimoni della potenza di Gesù meriterà loro una condanna peggiore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,25-27)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

RIFLESSIONI

L'episodio della vocazione di Mosè ha una importanza fondamentale in tutta la storia della salvezza. In essa Dio rivela il suo essere in due maniere complementari.
Da un lato, Dio si rivela nel roveto ardente, o meglio attraverso la fiamma splendente in mezzo al roveto, e si manifesta come forza viva. Il fuoco fiammeggiante è infatti l'immagine più impressionante di una forza vitale. Questo modo di manifestare se stesso fa risaltare la differenza tra ciò che Dio è e la definizione che di lui hanno dato i filosofi: "Primo Motore immobile". il pensiero umano, cercando faticosamente di conoscere Dio, è giunto a questa definizione. Nella narrazione dell'Esodo Dio si fa conoscere invece attraverso una fiamma viva, una fiamma diversa da tutte le altre, perché non consuma, perché non ha bisogno di essere alimentata.
Dio si manifesta ancora come un Dio che si interessa degli uomini. Dice a Mosè: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe".
I pagani si rappresentavano Dio come il padrone delle forze naturali: il Dio della fecondità, il Dio della vegetazione, il Dio che si rivela nel tuono. Dio invece rivela se stesso come colui che intesse rapporti interpersonali, che ha avuto relazioni personali con precise persone, alle quali si è manifestato e con le quali ha fatto alleanza. il nostro Dio è un Dio che si interessa delle persone, che si fa vicino, che cerca gli uomini. Questo non esclude che egli si manifesti attraverso le forze naturali, ma la sua identità profonda è di essere presente, di farsi vicino, di interessarsi delle sue creature. Le parole di Gesù nel Vangelo di oggi corrispondono pienamente a questa attenzione divina: "Ti benedico, o Padre,... perché hai rivelato queste cose ai piccoli". Dio non è impressionato dalla grandezza, dall'intelligenza, dalla sapienza umana, ma ha una attenzione particolare per i più piccoli.
Notiamo ancora che Dio qui si rivela come relazione tra il Padre e il Figlio: "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio". "Conoscere" nel linguaggio biblico significa una conoscenza di amore intima, profonda con qualcuno: Dio si è fatto vicino a noi, si è rivelato personalmente a noi, a ciascuno di noi; è il Buon Pastore che conosce le sue pecorelle ad una ad una e chiama ciascuna per nome. E' un Dio ardente, un Dio di fuoco, un Dio di amore, che si rivela e si comunica con amore a ogni uomo che lo cerca con cuore sincero.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Noi possiamo fare molto con la preghiera personale, dobbiamo parlare molto con Gesù e la Madonna per manifestare le necessità di tutti: poveri, ammalati, moribondi, giovani, famiglie, coppie di sposi, Consacrati, cattolici tiepidi, atei, agnostici, peccatori, drogati, criminali, imprenditori, politici, governanti, forze dell'ordine, bambini, operai, disoccupati, ecc.

Gesù è mite e umile di Cuore, la sua bontà è insuperabile ma alza le mani e si volge altrove, quando proprio i cristiani sciupano molte Grazie perché attratti dalla mondanità e ritornano a vivere come in passato. "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio" (Lc 9,62).
"Imparate da me", ci dice Gesù. È l'invito a mettere Lui al centro della nostra vita, altrimenti noi non saremo al centro del suo Cuore. 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo, (Mt 12,1-8)

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: "Misericordia io voglio e non sacrifici", non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato». Parola del Signore

RIFLESSIONI

Si potrebbe vedere un certo contrasto tra le minuziose prescrizioni dell'Esodo riguardanti l'agnello pasquale e le parole di Gesù nel Vangelo di oggi: "Misericordia voglio e non sacrificio".
Parlando così Gesù esprime lo spirito dell'Antico Testamento, tutto simboli. Per esempio, il sangue di un agnello non è capace di salvare, così tutte le prescrizioni del sacrificio non sono cose essenziali, ma precisano il significato del simbolo. L'agnello è precisato due volte deve essere mangiato "non crudo, nè bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco". Qui possiamo trovare qualcosa che mette in rapporto "sacrificio" e "misericordia". La morte di Gesù è totale dono di sé, supremo sacrificio, atto di misericordia. Ora, Gesù nella sua passione è trasformato dallo Spirito Santo che è il vero fuoco, fuoco di carità e di misericordia. La carne "arrostita al fuoco" suggerisce questo vero sacrificio.
La vita cristiana non è fatta di sacrifici rituali, ma è unione con Cristo. Quando partecipiamo alla Messa non siamo presenti a una funzione, ma ci uniamo a Gesù, offrendo la nostra vita nella sua, per essere consumati nel fuoco dell'amore.
"Misericordia voglio e non sacrificio". Gesù riporta questa frase della Scrittura al termine di una controversia con i farisei, scandalizzati contro i suoi discepoli che in giorno di sabato coglievano spighe per sfamarsi. I farisei erano certi di essere nel giusto e di fare la volontà di Dio accanendosi su innumerevoli prescrizioni, dettagli, minuzie. Ma questa non è saggezza evangelica. Dio si è manifestato come liberatore e vuole che il nostro slancio verso di lui sia obbedienza di figli liberi, obbedienti perché liberi, capaci di considerare le situazioni, di giudicare, di decidere per il bene. Dio vuole che viviamo nella carità e ogni precetto è subordinato ad essa: "Il sabato è fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato". Così la nostra vita renderà testimonianza a lui, Dio che crea uomini liberi

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-21)

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

A causa di una lettura veloce e non sapienziale, molto spesso il Vangelo non si legge né si ascolta, con quell'interesse che merita la persona più amata della vita di ognuno. È l'amore che suscita la dedizione, l'abnegazione, il sacrificio di sé, la generosità e l'altruismo.
La Parola di oggi ci mostra l'intenzione criminale dei farisei contro Gesù, avevano progettato di ucciderlo per un'invidia che non riuscivano a trattenere, anzi, proprio la Persona del Signore era l'argomento che li faceva incontrare come zombie nelle caverne e non riuscivano a trovare pace al solo pensare ai miracoli e alla bellissima predicazione di Gesù.
Succede l'identica persecuzione a quei cristiani che hanno scelto di rinnegarsi per lasciare vivere Cristo in essi e hanno risposto all'invito di Dio dimenticandosi e dimenticando ogni attrattiva del mondo. Uomini consacrati a Dio che hanno lasciato anche i divertimenti più innocenti per dedicarsi pienamente alla salvezza delle anime.
In questi duemila anni molti milioni di cristiani sono stati perseguitati nel Nome di Gesù Cristo, senza aver commesso un solo errore o avere arrecato danni ad alcuno. Perseguitati perché hanno imitato il Signore nei comportamenti esteriori e hanno amato intensamente anche i loro nemici nella vita interiore.
Di questi cristiani ci sono quelli canonizzati, molti altri hanno vissuto e vivono nel nascondimento proprio perché la maggiore vicinanza a Gesù comporta una grande padronanza di sé, la forza di praticare bene l'umiltà, la mitezza e la bontà.
Quante sorprese ci saranno nell'aldilà!
Non è tanto l'esteriorità che permette di avvicinarci a Gesù, è quello che siamo dentro, come l'amore, la verità, la pazienza, la mancanza di giudizi, l'amabilità, la pace, la gioia, il perdono sincero, la piena fedeltà al Vangelo, quindi e non per ultimo, l'obbedienza a Dio.
Questo brano ci ripropone la mansuetudine e la misericordia di Gesù.
Questo breve estratto cita una profezia di Isaia, vissuto circa 700 anni prima del Signore, e lo Spirito gli ha preannunciato le caratteristiche del Servo di Dio, Egli "non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia".
Isaia aveva profetizzato il Messia non come un re conquistatore, ma come Colui che serve e guarisce. La sua missione avrebbe avuto caratteristiche di mansuetudine, di fedeltà e di misericordia. Gesù ama ciascuno di noi con un Amore che non possiamo comprendere, è irraggiungibile per noi e incapaci di immaginarlo.
Gesù è il Medico che guarisce e che non dà mai irrimediabilmente per spacciati coloro che sono malati nell'anima. Non considera nessuno irrecuperabile. Il più incallito peccatore, chi più volte è caduto e nelle mancanze più gravi, il Maestro non lo abbandona mai. Ha anche per lui la medicina che guarisce.
In ogni uomo Gesù sa riconoscere la capacità di conversione che c'è sempre in un'anima. Non si deve mai perdere la speranza della conversione degli incorreggibili, ostinati nel condurre una vita priva di senso, anche se per la loro cecità è quella soddisfacente.
La pazienza del Signore e il suo Amore non danno nessuno per perduto.
Questo Amore di Gesù e la sua continua ricerca della conversione dei peccatori, vengono offuscati dal messaggio sbagliato che circola riguardo la sua misericordia. La salvezza eterna non è automatica come dicono molti cristiani, ma richiede corrispondenza e accettazione della volontà del Signore come hanno fatto i Santi come Padre Pio, Papa Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, Natuzza Evolo, Teresa Neumann e tanti altri?
Proponiamoci un comportamento nuovo nei confronti degli altri.