Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e
figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro
nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione."
Come vivere questa Parola?
Se ancora in Pietro e negli apostoli poteva esserci l'idea che stare con Gesù
fosse un privilegio, credo che queste sue parole abbiano dissipato ogni dubbio
e aperto l'orizzonte su una sequela autentica. Gesù predica la pace, la
beatitudine, la comunione... ma porta la divisione: il Regno di Dio è connotato
da una violenza che non ha nulla a che fare con la guerra e le sopraffazioni di
cui sono pieni i libri di storia. È la violenza dello scegliere, della
radicalità delle prese di posizione. È la non accettazione di compromessi,
venissero chiesti anche da chi ci è più caro e a cui andrebbe la nostra
obbedienza. Non è esattamente una parabola quella di Gesù in questo paragrafo:
egli descrive in modo plastico, con metafore, il suo desiderio ("Sono
venuto a gettare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già
acceso!"), dopodiché usa un paio di immagini frequenti nell'antico
testamento per dare corpo al fuoco che accenna.
Tutto per dire che la sua pace, la sua beatitudine non sono da scambiare con
melense immagini che nascono più da pigrizia e superficialità. Si basano sulla
integra volontà di esprime l'immagine di Dio in noi e di rispettare, amare e
far emergere l'immagine di Dio impressa negli altri.
Signore, fa' che non abbiamo timore a dichiarare la nostra appartenenza a te.
Custodisci chi ancora oggi perde la vita per te, nelle tante persecuzioni che
oggi si realizzano nel nostro mondo.
La voce di Papa Francesco
"Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere
gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra
riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità,
Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi.
Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all'egoismo e scegliere il bene, la
verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri
interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti.
Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se
stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al
proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di
contraddizione» (Lc 2,34)."
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di
buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che
è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non
testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come
te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro
mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte
ricchezze. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Se vuoi essere perfetto
Vedere la vita dalla bontà di Dio e vederla dai desideri del proprio cuore, non
sono la stessa cosa. Vi è un abisso eterno di bene, verità, santità, giustizia,
misericordia, pietà, compassione, consolazione, speranza, realizzazione di sé.
I Comandamenti della Legge Antica sono il primo stadio per vivere la vita
secondo la bontà del nostro Dio. Essi sono stati donati in un deserto. Leggendo
questo evento in termini spirituali, allegorici, potremmo dire che essi sono
l'indispensabile, ciò di cui mai si potrà fare a meno, per attraversare indenni
il deserto della vita. Essi però non sono il sommo della bontà di Dio, della
sua verità, della sua carità, da cui è anche la bontà, la verità, la carità di
ogni uomo. Senza Comandamenti si muore nel deserto della storia. E oggi l'uomo
sta morendo nel suo deserto a motivo della sua volontà superba e arrogante con
la quale ha deciso che i Comandamenti non gli servono.
Gesù è venuto per insegnare ad ogni uomo a vedere la propria vita non
dall'indispensabile, non da ciò che gli serve soltanto per attraversare indenne
il suo proprio deserto, bensì dalla perfezione divina della carità e della
bontà di Dio. È venuto per proporre se stesso come modello inseparabile di
questa scelta. Chi è infatti Lui? È il dono totale della carità e della verità
che il Padre ha fatto all'umanità per la sua redenzione eterna. Poiché però la
sua sola vita, il suo solo dono non è sufficiente, non basta, oggi Lui fa
questa proposta, rivolge un invito forte, deciso ad una persona perché
anch'essa abbandoni il quasi niente dell'osservanza dei Comandamenti e si
consegni tutto alla carità e verità di Dio per la salvezza dei suoi fratelli.
La consegna dell'uomo alla pienezza della carità e della verità di Dio si
compie già nelle Beatitudini. Anche nelle Beatitudini vi è il minimo e il
massimo, vi è il poco e il molto, vi è l'imperfezione e la perfezione. In essi
vi è la possibilità di accudire alle cose di questo mondo, ma anche l'invito
esplicito per dedicarsi alle cose dello spirito, di Dio, per dare ad ogni uomo
la conoscenza della verità, per invitarlo a lasciarsi immergere nella divina
carità. Oggi Gesù chiede a quest'uomo che trascorre la sua vita alla
coltivazione e all'incremento delle sue ricchezze, di lasciare tutto, vendere
ogni cosa, dare il ricavato ai poveri e poi di ritornare per seguire Lui sulla
via della missione. Quest'uomo è invitato ad immergersi nella perfezione della
carità e della bontà di Dio. È invitato ad essere immagine vivente del Dono del
Padre che è Gesù Signore.
La proposta di Gesù di somma perfezione, somma imitazione della bontà e carità
del Padre che consegna il proprio Figlio Unigenito alla morte per manifestare
al mondo tutto il suo amore, il suo perdono, la sua misericordia, rattrista
quest'uomo. Se ne va scuro in volto. Possedeva infatti molti beni. Non
possedeva però il vero bene. Era privo della vera ricchezza. È questa la logica
perfetta di Dio: per ricevere si deve abbandonare, per accogliere bisogna
privarsi, per elevarsi urge spogliarsi di ciò che è pura zavorra. Per riempire
una brocca di acqua fresca e dissetante urge che prima venga svuotata del fango
che vi è dentro. A questo è stato chiesto da Gesù di svuotare la sua anfora di
tutte le false ricchezze per mettere in essa la vera, la sola vera. Il falso
bene, il bene effimero lo tenta, lo attrae, gli conquista il cuore. Tra la
scelta di Gesù che avrebbe voluto fare e la rinuncia ai suoi beni, sceglie i
beni e lascia Gesù. La tristezza nasce dall'impossibilità di poter conciliare
le due cose. O l'una o l'altra.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a scegliere il
bene.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 19,23-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico:
difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile
che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di
Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può
essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma
a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Allora, chi può essere salvato?
L'uomo ricco per dei miseri beni effimeri, di un istante, rifiuta il grande
bene eterno. Le parole di Gesù sono ritenute dai discepoli senz'appello: In
verità io vi dico. Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo
ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio. Anzi, essi le estendono ad ogni uomo: Allora, chi può
essere salvato? La risposta di Gesù è ancora più sorprendente: Questo è impossibile
agli uomini, ma a Dio tutto è possibile. Il discorso di Gesù è limpido. Le
ricchezze imprigionano il cuore. Se in un primo momento esso è onesto e santo,
a poco a poco inizierà a divenire disonesto e malvagio. Nella disonestà e
malvagità del cuore non c'è salvezza eterna.
Dalla malvagità e disonestà si può tornare indietro? Ci si può convertire? Ci
si può pentire e iniziare una nuova vita? Gesù attesta che si può. Non però con
le forze dell'uomo, ma con la potente grazia di Dio. Il Signore però non sempre
agisce in modo diretto. Normalmente agisce per via indiretta, attraverso i suoi
ministri. Spetta ad essi liberare i cuori dagli affanni della ricchezza, perché
si dedichino al servizio di Dio, nella verità, nella giustizia, nella grande
carità e se è richiesto, anche nella grande rinunzia. Accanto a Gesù troviamo
uomini ricchi e facoltosi. Vi sono donne che assistono il Maestro e i discepoli
con i loro beni. Gesù stesso ha convertito Levi e Zaccheo. Lazzaro e le due
sorelle, Giuseppe di Arimatea, Nicodemo erano persone non povere.
Il principio teologico che necessariamente va messo in luce esige che si dica
che la salvezza è il frutto della grazia di Cristo e della grazia del Corpo di
Cristo che è la Chiesa. Se la Chiesa, come Cristo Gesù, produce grazia, con
essa il Padre celeste potrà convertire molti cuori. Se invece essa non produce
alcuna grazia, non speri che qualcuno si possa convertire, né ricco e né
povero, perché anche la salvezza del povero è il frutto della grazia del Corpo
di Cristo che è la sua Chiesa. Allora è giusto che ognuno si chieda: Ma io,
parte del Corpo di Cristo, sua Chiesa, cammino di verità in verità, di grazia
in grazia, di sapienza in sapienza, divengo ogni giorno più grande fiume di
salvezza per i miei fratelli? Se non sono fiume di grazia, nessuno per me si
convertirà e l'uomo rimane imprigionato nella sua miseria spirituale,
indipendentemente che sia ricco o povero, dotto o non dotto, potente o debole,
facoltoso o misero.
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un
ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste
parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere
salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio
tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico:
voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono
della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici
troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o
fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome,
riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi
saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Pietro e gli altri hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Cosa riceveranno loro
in cambio? La risposta Gesù l'ha già data nell'invito fatto all'uomo ricco:
Avrai un tesoro nei cieli. Raggiungerai la più alta perfezione. Ora il Maestro
vi aggiunge altre due ricompense: Nei cieli siederanno su dodici troni a
giudicare le tribù di Israele. Saranno messi sopra tutti gli altri. Sulla terra
avranno cento volte quanto hanno lasciato". Nulla mancherà in vita sulla
terra e nulla mancherà in gloria nei cieli. Sulla terra la loro vita sarà sopra
ogni altra vita. Nei cieli la loro gloria sarà sopra ogni altra gloria. Sono
messi in alto, sopra tutti, sulla terra e nei cieli. L'uomo dona il suo niente
terreno a Dio, Dio gli dona il suo tutto eterno. Chi guadagna è l'uomo. Riceve
il tutto sulla terra e nei cieli.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dono totale a
Cristo Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del
mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro:
"Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò". Ed essi
andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro:
"Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?". Gli risposero:
"Perché nessuno ci ha presi a giornata". Ed egli disse loro: "Andate anche voi
nella vigna".
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi".
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma
anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano
contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il
caldo".
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene.
Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie
cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?".
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Amico, io non ti faccio torto
Il nostro Dio può essere compreso nel suo immenso, divino, eterno mistero di
amore se ci lasceremo aiutare dal sole. Non appena esso si posiziona nella
volta celeste, ogni uomo di questa terra può attingere tutto il calore, tutta
la luce, tutti i raggi che vuole. Nessuno potrà dire all'altro: smetti di
rubare i miei raggi e il mio calore. Se qualcuno così pensasse, attesterebbe di
non essere in sé. Manifesterebbe stoltezza, insipienza, grande carenza di
intelligenza. Tutti attingono tutto senza perdere nessuno qualcosa.
Questa verità va portata sul piano soprannaturale. Pensiamo per un attimo alla
Santa Eucaristia. Tutti possono attingere tutto Cristo e anche due volte al
giorno, senza che nessuno tolga nulla all'altro. Cristo si dona per intero, con
tutto il suo mistero di morte e di risurrezione, di verità e di grazia, di luce
e di carità, di santità e di vita, in un modo personalissimo senza privare
alcuno di un qualcosa. È questo il grande mistero di Gesù Signore. Per tutta la
durata dei secoli Lui è di ogni anima che lo riceve, senza che nulla venga
tolto alle altre anime. Anzi ogni anima dal Cristo che si dona viene aiutata a
crescere in santità e grazia anche attraverso il Cristo donato agli altri e nei
quali produce veri frutti di vita eterna, di santità, di pace e di gioia.
Questa verità divina vale anche per ogni Presbitero della Chiesa di Dio,
chiamato ad incarnare Gesù Signore nella nostra storia. Lui è il corpo vivente
di Gesù. È quel corpo che deve essere a servizio di tutti, per amare tutti, in
modo personale, particolare, unico per ogni persona, senza togliere nulla a
nessuno. È questa la grandezza di un Presbitero. La sua perfetta somiglianza al
sole, al Padre celeste, a Cristo Signore. Più che il sole, Lui deve illuminare,
riscaldare, nutrire con l'amore di Cristo Gesù ogni altro suo discepolo. Se
dovesse uscire da questa essenziale verità di amore universale per dedicarsi ad
un amore individuale, egoistico, in questo istante non sarebbe più vero
Presbitero. È venuto meno nella sua missione universale.
La parabola che Gesù oggi narra è carica di insegnamento. Nel regno di Dio
ognuno entra secondo l'ora della sua chiamata. È grazia la chiamata della prima
ora. È grazia quella dell'ultima ora. È grazia il salario per quelli della
prima ora ed è grazia anche per quelli dell'ultima ora. Ogni chiamato deve
essere gioioso che altri sono mandati nella vigna ad ogni ora del giorno.
Devono anche saper gioire perché il Padrone dona loro un salario più che
giusto. Invece l'uomo è rosicchiato dall'invidia. Non vuole che l'altro riceva
un bene. Se si trattasse di un bene frutto di una privazione nei loro riguardi,
in questo caso avrebbero avuto anche valide motivazioni per reclamare il
proprio diritto. Nessun diritto è stato violato. Il Padrone ha voluto
manifestare la sua magnanimità. Essa va rispettata. Perché sarà eternamente
questa la legge del vero amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il vero
amore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il Regno dei Cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Molti sono chiamati, ma pochi eletti
L'invito alla festa di nozze per il figlio è un dono di grazia, è anche segno
di grande stima, amore. Il re mi ha preso in considerazione. Avrebbe potuto non
pensarmi e invece mi ha pensato. Mi ha invitato a partecipare alla festa da Lui
preparata per il figlio suo. In verità Dio sempre stima l'uomo. Lo ha fatto a
sua immagine e somiglianza. Nessuna creatura è così grande nel suo universo. In
questa creatura il Figlio suo si è incarnato, divenendo con essa una cosa sola,
una sola vita. Vi è grandezza più alta di questa? Con la sua risurrezione, ha
trasformato la nostra materia in purissima luce, rivestendola di gloria,
immortalità, splendore divino. Dio ama l'uomo. Si è fatto Lui stesso uomo nel
suo Figlio Unigenito. Questo l'onore che Dio nutre per noi.
Quale la nostra risposta? Le cose della terra hanno il sopravvento sul suo
amore, sulla sua stima, sul suo onore. Un campo, dei buoi, affari vari hanno la
prevalenza. Altri fanno ancora peggio: insultano, percuotono, uccidono i servi
mandati dal re. Neanche vogliono sentire parlare di invito. Al disinteresse dei
primi rispondono con animo cattivo, malvagio, crudele. Il re non può non
indignarsi. Interviene e punisce gli assassini dei suoi servi. Essendo questa
una parabola, urge andare oltre ogni senso letterale e fermarsi a quello
spirituale. Il re si indigna. Lui è re di giustizia. Non può permettere che nel
suo regno ognuno agisca a suo piacimento. Ognuno deve sapere che a suo tempo
verrà per lui l'ora del rendimento dei conti per tutto il male operato.
È l'errore, la falsità, la menzogna che sta distruggendo oggi il mondo. Ognuno
pensa di poter fare quello che vuole. Tutti devono però sapere che verrà l'ora
del rendimento dei conti. In quest'ora tremenda e spaventosa, ognuno sarà
trattato secondo le sue opere e la punizione è eterna. Ma anche nel tempo il
Signore viene per operare il suo giusto giudizio. Le modalità sono arcane e
misteriose. Ma lui di certo viene. Nessuno si illuda di poter fare impunemente
il male. Vi è un momento in cui il Signore domanda ragione. Il suo giudizio è
infallibile. Tutti voi che predicate la sola misericordia di Dio, sappiate che
siete falsi profeti. Non amate i vostri fratelli. Li preparate per il giorno
della strage. Della loro morte però siete responsabili a causa della vostra
falsa dottrina su Dio.
La misericordia del Signore è universale e tutti chiama alle nozze del figlio,
nessuno dovrà essere lasciato fuori. Alla misericordia di Dio deve sempre
corrispondere l'onore e la stima del chiamato verso il suo re. Mai ci si presenta
nella sala del convito indecentemente vestiti, come se si andasse al mercato.
Nella sala si deve entrare convenientemente vestiti, con l'abito da nozze.
Questo vale per ogni uomo. Nella casa di Dio si deve entrare vestiti con
l'abito della conversione, del pentimento, nello stato di grazia. Anche quando
andremo nell'eternità, o vi entreremo vestiti con l'abito della grazia e saremo
accolti nel Cielo di Dio, o altrimenti con l'abito del peccato saremo
scaraventati fuori, nel buio eterno, dove sarà pianto e stridore di denti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rivestiteci dell'abito
nuziale.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo
interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande
comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da
questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
In questa società confusa ognuno ha i suoi comandamenti, le sue leggi scaturite
spesso da conoscenze apprese nei luoghi più imprevedibili. Sono i precetti che
la persona cristallizza in sé e che considera come l'unico modo per vivere
bene. Illudendosi.
La gravità delle norme di vita che una persona si costruisce, porta al
fallimento inevitabile, perché non c'è Dio nella vita dissoluta e dedita
esclusivamente ai piaceri del mondo. La convinzione dei senza Dio è quella di
considerare questa come l'unica vita e si persuadono che bisogna viverla
secondo le proprie convinzioni.
Nessuno di questi è mai stato felice veramente, la vera felicità è
principalmente interiore e si espande in tutto ciò che vive la persona.
Perché Dio vuole che viviamo nella vera felicità in questa vita, e questa
comprende anche ogni normale aspetto della vita sociale, come i viaggi, la
frequenza di luoghi pubblici e di divertimento sano, insomma tutto ciò che
lecitamente una persona normale vuole compiere.
Questo è il grande e primo comandamento
I farisei vogliono la morte di Gesù. Hanno però bisogno di un pretesto legale
per poterlo accusare e toglierlo di mezzo. Per questo cercano di farlo cadere
in qualche parola pronunciata dalla sua bocca. È sufficiente una sola frase
considerata da loro blasfema per una immediata sentenza di lapidazione. Gesù
però conosce la malizia del loro cuore. Sa quali sono le loro vere intenzioni e
risponde sempre con somma sapienza e intelligenza nello Spirito Santo. Dalla
sua bocca esce sempre una parola purissima di verità e nessun cuore, neanche il
più malvagio, la potrà mai dichiarare bestemmia.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e
osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché
essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare
e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure
con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro
filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei
banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche
di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi
siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché
uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide",
perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà
umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che cosa significa essere cristiano?
Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua,
rispettare i comandamenti?
Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei
servendosi dell'esempio dei sacerdoti dell'Antico Testamento: "Quanto vi
dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono
e non fanno".
Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare,
bisogna dare il buon esempio. Quante volte un padre alcolizzato, una madre
negligente o degli educatori poco adatti avviano i bambini alla menzogna?
Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare
nell'insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via
di Damasco, san Paolo scoprì, per un'improvvisa folgorazione, tutto il mistero
di Cristo e capì che l'essere cristiano consiste nello spirito di apostolato.
Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri.
Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle formule
o dei precetti, ma donare Cristo agli altri, mediante una vita cristiana
onesta, perché, grazie all'apostolato della preghiera, della sofferenza e delle
opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del Vangelo di Cristo.
Questo è l'insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere
cristiano.