TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc,14,25-33)
Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere
mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e
a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le
fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono
comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato
capace di finire il lavoro".
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a
esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con
ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per
chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio
discepolo». Parola del signore.
RIFLESSIONI
Che parole dure e meravigliose!
Sì, non so se abbiamo letto bene, Gesù parla di odiare, di portare la croce, di
calcolare, di rinunciare! Parole forti ma vere. Gesù intende dirci che se non
odiamo quelle mentalità familiari o sociali che chiudono al bene o che privano
i figli delle libertà di donarsi perché i figli sono proprietà e diritto, non
potremmo mai essere discepoli di Gesù. Dovremmo avere il coraggio di dire ai
figli: "Se io ti privo di fare il bene: fare un lavoro lontano da casa,
fare un'opera di carità; andare ad aiutare i poveri, andare a combattere
l'ingiustizia, rispondere alla vocazione, perché ho paura che tu possa
allontanarti da me o rischiare la vita per il bene, devi odiare le mie parole,
perché ti portano lontano da Dio e dal realizzare la tua felicità".
I figli sono un dono, non una proprietà! Perciò Gesù ci dice che per seguirlo
ci vuole coraggio: coraggio nel prendere la croce (solo i vili camminano
schiacciando le croci degli altri, e anche se sembrano più in alto per via di
quello che mettono sotto i piedi, non sono discepoli di Gesù). Gesù
concretamente ci dice: è inutile che vai in chiesa per sederti al primo posto o
portare la statua del santo o essere il responsabile di quello o quell'altro se
poi sei disonesto a lavoro o in famiglia; è inutile che sparli degli altri per
metterli in cattiva luce o per avere i tuoi titoli: agli occhi di Dio non sei
Suo discepolo. Se non smetti di pensare ad ammassare ricchezza non sei
discepolo di Gesù! Gesù è il mistero della chiarezza dell'Amore: non possiamo
negare la chiarezza delle sue parole, perciò chiediamo la grazia della
semplicità di cuore, per poterle accogliere e metterle in pratica.
Tutti dobbiamo fare un esame di coscienza su quali sono le nostre ricchezze che
ci impediscono di avvicinare Gesù nella strada della vita. Si tratta di
ricchezze che derivano dalla nostra cultura. La prima ricchezza è il benessere.
La cultura del benessere che ci fa poco coraggiosi, ci fa pigri, ci fa anche
egoisti. A volte il benessere ci anestetizza, perché in fin dei conti stiamo
bene nel benessere. Anche di fronte alla scelta di avere un figlio, ci si
lascia spesso condizionare dal benessere.
(Il Papa ha immaginato un dialogo tra una coppia di sposi): «No, no, più di un
figlio, no! Perché non possiamo fare le vacanze, non possiamo andare qua, non
possiamo comprare la casa; no! Va bene seguire il Signore, ma fino a un certo
punto.... È questo che fa il benessere! Ma questo ci getta giù, ci spoglia di
quel coraggio forte per andare vicino a Gesù. Eppure questa è la prima
ricchezza della nostra cultura d'oggi. La cultura del benessere. (Papa
Francesco).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,16.18-21.24)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi".
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore.
Buon compleanno Mamma
8
SETTEMBRE CELEBRIAMO CON FEDE E CON
GIOIA
LA NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA:
DA LEI È SORTO IL SOLE DI GIUSTIZIA, CRISTO, NOSTRO DIO.
La sua immagine è luce per tutto il popolo cristiano.
Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell'universo ha costruito il suo tempio,
oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.
Donaci, Signore, i tesori della tua misericordia e poiché la maternità della Vergine ha segnato l'inizio della nostra salvezza, la festa della sua Natività ci faccia crescere nell'unità e nella pace.
Cantiamo e glorifichiamo Cristo Signore nella festa di Maria, la santa Madre di Dio.
RIFLESSIONI
La liturgia ci fa chiedere a Dio che la festa della natività della Madonna ci faccia crescere nella pace. Ed è effettivamente una festa che deve aumentare la pace in noi, perché ci parla dell'amore di Dio verso di noi.
La nascita di Maria è il segno che Dio ha preparato per noi la salvezza: per
questo ha preparato il corpo e l'anima della madre di Gesù, che è anche madre
nostra.
San Paolo nella lettera ai Romani scrive: "Quelli che egli da sempre ha
conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio
suo" (8,29). Questo è particolarmente vero per la Vergine santa,
predestinata ad essere conforme all'immagine del Figlio di Dio e figlio suo. E
Dio ha predisposto tutte le cose secondo questa intenzione: "Sappiamo che
tutto concorre al bene di coloro che amano Dio", troviamo poco prima nella
stessa lettera.
Dio ha preparato tutte le generazioni umane in vista della nascita di Maria, in
vista della nascita di Gesù, e insieme ha agito con mezzi soprannaturali.
E nel Vangelo di oggi si può dire che appaiono sia la parte naturale che quella
soprannaturale, l'una e l'altra necessarie per la nascita di Maria.
Questa lunga serie di generazioni, così monotone alla lettura, è in realtà come
la sintesi di una storia vivente, spesso anche di peccatori, che è stata
condotta da Dio verso la nascita di Maria e di Gesù.
Alla fine però il disegno di Dio si è realizzato con mezzi straordinari,
sconcertanti: Giuseppe non capisce ciò che succede, perché avviene per opera
dello Spirito Santo. Non bastano dunque le generazioni
umane che si succedono nel tempo per il compimento del progetto di Dio: è
necessario l'intervento dello Spirito Santo.
Tutto dunque ci parla dell'amore di Dio: amore di Dio creatore, amore di Dio
salvatore.
Oggi dobbiamo, più di sempre, dire a Dio la nostra riconoscenza, la nostra
gioia perché egli ha amato Maria e ci ha amati.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,12-19)
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando
fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede
anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro;
Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso;
Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e
Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal
litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti
dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una
forza che guariva tutti. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione". Che
cosa aveva da chiedere a Dio, lui che era il Figlio di Dio, il Figlio
dell'uomo, signore del sabato e che poteva perdonare il peccato? Temeva forse
di sbagliarsi nella scelta degli apostoli, prevista per l'indomani? Doveva
chiedere consiglio al Padre suo? In queste domande proiettiamo la debolezza
della nostra preghiera. In questo momento, capitale nella realizzazione della
sua missione (scegliere i Dodici significa infatti posare le fondamenta della
Chiesa), la preghiera di Gesù è preghiera di comunione e di contemplazione del
Padre. Gesù si ritira: Luca situa spesso quest'atteggiamento prima di un
avvenimento importante. Tale atteggiamento è testimonianza della comunione di
Gesù col Padre. La preghiera di Gesù è gratuita: è contemplazione, ammirazione
del Padre. È espressione del suo slancio d'amore in quanto Figlio.
Seguiamo allora i suoi passi e, nonostante la nostra debolezza, impariamo a
"ritirarci", per ascoltarci, per voler essere figli, con Gesù, in uno slancio
d'amore per il Padre. "Padre...": ecco la preghiera di Gesù e la nostra
preghiera.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,20-26)
Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi
insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio
dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra
ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri
con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti
agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le Beatitudini. Il culmine dell'insegnamento di Gesù, l'annuncio della Nuova
Legge... Certo, ma ancor di più la proclamazione, oserei dire, la "descrizione"
del nostro Dio. Il nostro Dio è un Dio beato perché è la pienezza, l'Amore, la
Trinità, cioè la famiglia. Ancora di più: egli è povero d'amore, ha fame e sete
d'amore: ecco perché in Gesù, suo Figlio, egli piangerà, sarà odiato, insultato
e cacciato. Eppure anche in ciò egli esulta di gioia, si rallegra perché c'era
bisogno della croce, delle lacrime e delle sofferenze di un Dio per invitare
l'uomo alla beatitudine divina.
Il nostro Dio è pienezza della beatitudine e della gioia. La nostra vocazione è
di partecipare a tale beatitudine, a tale gioia: se davanti a lui noi siamo
poveri e affamati, allora la nostra gioia sarà perfetta.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,27-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli
che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi
trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti
strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede,
e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se
amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a
voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se
prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche
i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate
invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la
vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è
benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata,
colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la
quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Che audacia quella di Gesù! Ma conosce il mondo in cui viviamo? Chi non si
difende viene ben presto schiacciato. E, inoltre, molto presto non lo si terrà
più in considerazione. Sono i forti, quelli che sanno lottare, che vengono
rispettati.
"Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro
che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano". È posta qui la
questione della potenza dell'amore. È l'odio più forte dell'amore? Sì, eccetto
che nel mondo dei figli dell'Altissimo, poiché essi hanno in se stessi l'amore
di Dio per poterne vivere e per poterne essere testimoni; è un dono che ci è
stato fatto, che ci viene da Dio, ed è la presenza stessa dell'amore di Dio nel
cuore dell'uomo, amore che dobbiamo lasciare crescere.
Amare con il cuore di Dio: ecco quanto possono realizzare coloro che, tramite
il battesimo, sono figli dell'Altissimo. Dio ama ogni uomo, Gesù ha amato anche
coloro che lo condussero a morte. Tramite il battesimo, all'uomo "giustificato"
viene dato l'amore stesso di Dio in tutta la sua potenza, la sua forza, la sua
bontà. Ciò che Cristo domanda a noi, figli dell'Altissimo, non è al di sopra
delle nostre forze: lasciare che il suo amore traspaia nella nostra vita.
Allora il nostro mondo sarà il mondo dell'amore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un
fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato,
sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi
della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello,
lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi
la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e
allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Lo considero un dramma esistenziale quello che vivono le persone presenti in
tutti gli ambienti, sempre pronti a condannare, a giudicare senza motivi, a
diffamare con malizia, senza riuscire a vedere che loro non stanno meglio degli
altri.
Ricordo la favola di Fedro, scrittore romano vissuto nel I secolo, con il suo
famoso stile poetico, che possedeva un carattere pedagogico e un fine morale. È
famosa quella delle due bisacce, dal titolo "I vizi degli uomini".
«Il grande e saggio
re degli dei, Giove, mise sulle spalle degli uomini, due grandi bisacce. Una
poggiava sul petto e una invece poggiava sulla schiena. Le bisacce erano
pesanti e ingombranti e l'uomo doveva portarsele addosso per tutta la vita. Ma
non erano bisacce reali, erano invece metaforiche. Avevano un significato
profondo e attualissimo.
La bisaccia che pendeva sul davanti, sul petto e che l'uomo poteva agilmente e
continuamente vedere era colma di tutti i vizi degli altri uomini, invece
quella posta sulla schiena era piena dei suoi vizi.
Spesso accadeva che l'uomo volesse sbirciare il contenuto delle bisacce. Ma non
riusciva a vedere il contenuto della bisaccia posta sulla schiena colma dei
suoi difetti, mentre vedeva benissimo quello all'interno della bisaccia posta
sul suo petto, piena dei difetti altrui.
Se qualcuno sbagliava se ne accorgeva subito e lo criticava severamente, mentre
non vedeva i suoi errori».
Vediamo la morale della favola di Fedro: "I vizi degli uomini" ci insegna che
l'uomo non vede i suoi difetti ed è pronto a criticare severamente gli errori
degli altri. Qui si inserisce perfettamente l'ammonizione di Gesù.
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi
della trave che è nel tuo occhio?".
È una riflessione molto importante per ognuno di noi, solo così potrà
verificarsi l'incontro con la vita interiore.
«Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è
nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?
Ipocrita!"»
Molti agiscono così in buonafede, senza capire di ergersi a giudici e di
ostentare una sapienza che non possiedono. Gesù ci indica cosa fare.
"Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la
pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".
È importante conoscerci bene interiormente.
I peccati si chiamano sempre peccati, ma lo stesso peccato Dio lo valuta
diversamente secondo l'intenzionalità o la superficialità del peccatore, la sua
cattiveria o debolezza, l'affetto al peccato o la debolezza di un momento.
Nella guida spirituale bisogna fare prendere consapevolezza al credente di
tutto, ma con pazienza, bontà, comprensione, misericordia.
Ricordate cosa disse Gesù poco prima di morire? "Padre, perdonali, perché non
sanno quello che fanno" (Lc 23,34).
Moltissimi credenti non hanno la capacità di frenarsi dinanzi ad una occasione
di peccare, ci sono molte ragioni che conosce il buon Dio, ma anche il
peccatore dovrebbe conoscersi meglio per dominare la sua volontà e non cadere
con facilità nei peccati.
La preghiera costante e, soprattutto, i Sacramenti, trasformano la persona e la
rendono giorno dopo giorno, più buona e saggia.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,43-49)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero
cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo
frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo
dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che
dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò
a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto
profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume
investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito
una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e
la distruzione di quella casa fu grande». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore". Perché
prendiamo queste e molte altre parole di Cristo come massime di buona condotta,
o come meri consigli che Gesù ci ha dato e che noi dovremmo sforzarci di
seguire? Perché diciamo: "Signore, Signore", ma non facciamo quanto ci dice
Gesù? Ora, Gesù ci dice che, in lui, con lui e tramite lui, noi siamo figli di
Dio. C'è in noi un tesoro posto da Dio stesso. Questo tesoro è la vita stessa
di figli.
La similitudine dell'albero buono che dà spontaneamente buoni frutti dovrebbe
farci capire. Gesù ci chiede di produrre buoni frutti, perché sa da che albero
proveniamo, sa di che vite noi siamo i tralci. Questo albero, questa vite è
lui. La sua vita è in noi. Le parole di Gesù non sono massime o semplici
consigli: noi siamo davvero figli di Dio. La nostra vita di uomini cristiani,
perché sia costruita solidamente, deve essere costruita su questa vita, su
questo tesoro posto in noi nel giorno del battesimo, tesoro che chiede di
essere arricchito. Gesù sa che noi possiamo produrre buoni frutti, se viviamo
la sua vita.
"Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica...". Andare verso
Gesù tramite la preghiera e i sacramenti. Andiamo verso Gesù per ascoltare la
sua parola di verità e produrremo buoni frutti. Il tesoro è in noi grazie alla
potenza dello Spirito che ci è stato donato.
Ogni albero si
riconosce dal suo frutto
Vi è una parola di Gesù detta ai farisei che ci aiuta a comprendere la divina
verità manifestata a proposito degli alberi e dei loro frutti. Essa è stata
proferita alla fine della disputa in difesa dell'accusa di essere un alleato di
Satana, un suo strumento.
In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì,
sicché il muto parlava e vedeva. Tutta la folla era sbalordita e diceva: «Che
non sia costui il figlio di Davide?». Ma i farisei, udendo questo, dissero:
«Costui non scaccia i demòni se non per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni».
Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se
stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà
restare in piedi. Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come
dunque il suo regno potrà restare in piedi? E se io scaccio i demòni per mezzo
di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno
loro i vostri giudici. Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di
Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Come può uno entrare nella casa di
un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà
saccheggiargli la casa. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie
con me disperde.
Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini,
ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il
Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non
sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro. Prendete un albero
buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo
frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. Razza di vipere,
come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime
ciò che dal cuore sovrabbonda. L'uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose
buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. Ma
io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto
nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e
in base alle tue parole sarai condannato» (Mt 12,22-37).
I farisei sono razza di vipere. La loro parola è sempre un veleno di morte.
Come dalla vipera viene fuori un veleno sempre letale, così dalla bocca dei
farisei esce una parola che semina morte, mai essa potrà dare vita. Anche se
essi volessero, non potrebbero, perché sono cattivi nella natura. La loro è
vera natura di vipera. Non sono essi ad immagine di Dio, ma di Satana. Così
grande è la trasformazione della loro natura. Questa verità vale per ogni uomo.
Non può pensare il bene chi è natura di male, natura corrotta. Non può creare
pace chi è natura di odio, rancore, astio, invidia, superbia. Non può produrre
misericordia una natura che si è fatta egoismo. La natura solo uno la può
cambiare: lo Spirito Santo, che è frutto della natura santissima di Gesù
Signore.
Il pensiero contorto dell'uomo di oggi è in verità assai strano. Si vuole la
persona umana sciolta da ogni vincolo naturale e soprannaturale con il bene in
sé, bene della sua natura. Ci si abbandona ad ogni immoralità, impudicizia,
trasgressione dei comandamenti, poi da questa natura ben corrotta si pretendono
frutti di bene. Stoltezza più grande non esiste. Si coltivano spine e poi si
vorrebbe vendemmiare uva. Si semina la zizzania nella storia e si vorrebbe
mietere del buon grano. La nostra storia è una casa fondata sul nulla morale.
Essa perisce ad ogni più piccola intemperie. A volte è sufficiente un piccolo
litigio ed è già l'omicidio. La casa crolla. Sempre crollerà.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di natura divina.