Testo:-
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc 16,1-13)
Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu
accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che
cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai
più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie
l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io
che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci
sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi
al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la
tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu
quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua
ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con
scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri
dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché,
quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è
disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se
dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà
l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete
servire Dio e la ricchezza». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Vi è prima una parabola e poi una serie di ammonimenti che commentano un
elemento della parabola stessa e cioè l'uso del denaro. La parabola, come è
ovvio, non loda il fattore perché è disonesto, ma perché ha la chiarezza e la
decisione di imboccare l'unica via di salvezza che gli si prospetta. Si sa che l'arte
di cavarsela è molto applicata nelle ambigue imprese di questo mondo. Lo è
molto meno nella grande impresa della salvezza eterna. Perciò Gesù ci
rimprovera di essere più pronti a salvarci dai mali mondani che dal male
eterno, lui che da parte sua ha fatto di tutto perché fossimo salvati, fino a
salire in croce per noi. Non ci decidiamo a credere che, se non portiamo il
nostro peccato davanti a Dio, siamo perduti. Cominciamo le nostre Messe
confessando i peccati che abbiamo commessi, ma usciti di chiesa ricominciamo a
parlare di quelli altrui.
Un "test" decisivo dell'autenticità della nostra decisione cristiana è proprio
l'uso del denaro.
Non è disonesta la ricchezza in sé, né maledizione la ricchezza esteriore. Ma
lo è la ricchezza come idolo, innamoramento e progetto, come deformazione
interiore del cuore e della mente, che vogliono a tutti i costi essere
produttori di potenza e quindi di potere economico.
Occorre decidersi a scegliere: o mammona o Dio; cioè: o essere il signore per
signoreggiare o servire il Signore e godere della sua onnipotenza d'amore.
C'è un solo modo di liberarsi dalla schiavitù della ricchezza: farsi "amici"
per mezzo di ciò che si ha, cioè con l'impegno della solidale condivisione.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,16-18)
Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Oggi leggo questa frase che senz'altro piace a quelle persone che sono rimaste
vittime di persecuzioni o di false accuse: "Non c'è nulla di segreto che
non sia manifestato". Parole che dispiacciono a quanti non hanno la
coscienza serena, sono invece di grandissimo conforto e motivo di gioia a
coloro che desiderano la giustizia e chiedono nella preghiera che quanto è
nascosto sia svelato e la verità conosciuta dalle persone coinvolte.
Moltissime persone per varie ragioni sperano e pregano perché ottengano
giustizia al più presto. Anche per diatribe familiari o nell'ambiente
lavorativo attendono nella sofferenza e chiedono la realizzazione della frase
sopracitata, che si completa in questo modo
"Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato. Nulla di nascosto che
non sia conosciuto e venga in piena luce".
Luce. Parola semplice, parola meravigliosa. Per ognuno di noi è una parola
carica di ricordi... Il lampo nella notte fa paura, i primi raggi del sole
all'alba ridanno coraggio e speranza. C'è forse uno spettacolo più bello, un
momento più esaltante di quando si raggiunge la cima di una montagna mentre
spunta il sole?
Come ogni avvenimento importante anche questo è preceduto da alcune prove.
Dapprima la notte, una notte buia e fredda, a volte glaciale, resa ancora più
penosa dai venti. Il momento tanto atteso tarda a giungere, bisogna aspettare,
bisogna saper aspettare. Mentre le stelle sbiadiscono lentamente, l'orizzonte
lontano si copre dolcemente di un alone chiaro, che si fa rosa col passare del
tempo. Il momento atteso arriva, infine, quando una riga rossa sottile si
staglia nel cielo e si ingrandisce a vista d'occhio verso l'est. Si leva il
giorno.
La luce della fede, questa luce preziosa, si accende nelle nostre anime allo
stesso modo, se sappiamo aspettarla, sollecitarla con la preghiera. E la grazia
segue la luce, la luce diventa grazia. Dio è presente.
Con il battesimo noi abbiamo ricevuto questa piccola luce nel nostro cuore,
nell'intimo della nostra anima. Ma può capitare che, col passare degli anni, la
fiamma di questa piccola torcia diminuisca e tenda a spegnersi. Dobbiamo allora
fare molta attenzione, vegliare e non accettare che si spenga definitivamente.
Dobbiamo ravvivarla e conservarla sempre al centro della nostra vita in balia
di dubbi e domande. Dobbiamo proteggerla e tenerla sempre accesa affinché possa
illuminarci, guidarci nelle nostre scelte, nelle nostre decisioni o nelle
nostre azioni, ed inondi tutta la nostra vita.
Dobbiamo proteggerla e tenerla sempre accesa affinché la nostra vita sia essa
stessa una luce per tutti quelli che incontriamo e che, come noi, cercano
Cristo, fonte di ogni vera luce grazie al suo Amore infinito.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 8,19-21)
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano
avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano
vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che
ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La Sacra Scrittura parla della "casa di Dio", il Vangelo della
famiglia di Gesù, ed è facile vedere il rapporto, poiché nella Sacra Scrittura
la parola "casa" può significare sia un edificio sia una famiglia.
Per esempio, quando la Bibbia parla della "casa di Davide" può essere
la sua abitazione, ma più spesso si tratta della famiglia, della stirpe di
Davide.
Secondo le parole di Gesù, se noi ascoltiamo la parola di Dio e la mettiamo in
pratica, diventiamo suoi fratelli, anzi sua madre, formiamo cioè la sua
famiglia: siamo la "casa di Dio", cioè nello stesso tempo la sua
famiglia e il suo tempio. Si realizza così il progetto di Dio di abitare con
gli uomini, non soltanto in mezzo a loro, ma in loro e di unirli tutti in
un'alleanza che fa di essi un unico edificio, un'unica famiglia e addirittura
un unico corpo, il corpo di Cristo.
Sentiamo risuonare le parole della Sacra Scrittura: "Mia delizia è stare
coi figli degli uomini"; "Ecco verranno giorni nei quali con la casa
di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un'alleanza nuova. Porrò la mia
legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed
essi il mio popolo" (Ger 31,31.32); "E il Verbo si fece carne e venne
ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14). E ancora: "Stringendovi a lui,
pietra viva,... anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione
di un edificio spirituale" (1 Pt 2,45); "Voi non siete più stranieri
né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio... Voi insieme
con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio" (Ef 2, 19.22);
"Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua
parte" (1 Cor 12,27). Dalla profezia alla realizzazione: attraverso i
secoli Dio ha fatto intravedere il suo meraviglioso disegno fino alla sua
realizzazione nella pienezza dei tempi.
Tutte le nostre azioni devono tendere a questo scopo: formare il tempio di Dio,
la famiglia di Dio, il corpo di Cristo. Per giungere a questa meta il mezzo
essenziale è ascoltare la parola di Dio, accogliere la parola di Dio che ci
trasforma, facendo di noi pietre vive che possono entrare nella costruzione
della casa di Dio. La parola di Dio è potenza di Dio ed è capace di assimilarci
al suo progetto perché davvero possiamo "santificare il suo nome"
essendo famiglia del Signore, corpo di Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,1-6)
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i
demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a
guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane,
né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete
là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla
loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di
loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando
la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite
Dinanzi ad ogni discepolo di Gesù ci sono due forze o potenze invincibili da
qualsiasi energia o risorsa che proviene dal cuore, dalla mente, dalla scienza,
dalla dottrina, dall'intelligenza, dalla sapienza dell'uomo. Nulla che
scaturisce dall'uomo ha la potestà di eliminare, cancellare, abolire queste due
forze che sono il demonio e la malattia.
Dinanzi a queste due forze l'uomo sperimenta tutta la sua pochezza, il suo
niente. L'impossibilità non è neanche imparziale. Essa è assoluta. L'uomo
semplicemente non può. Questa la sua verità. Gesù conosce questa naturale
incapacità dell'uomo e dona ai suoi discepoli la forza e il potere su tutti i
demòni e di guarire le malattie. Conferisce loro un potere divino, una forza
celeste, una capacità soprannaturale.
Questo potere e questa forza agiscono in loro in un solo modo: se sono
finalizzati unicamente ed esclusivamente per l'edificazione del regno di Dio
tra gli uomini. Questa forza e questo potere non sono fine a se stessi. Dio non
manda i discepoli nel mondo per sanare i malati e per liberarli dal demonio,
per poi lasciarli nel mondo del peccato o dell'ignoranza di Dio, nella non fede
e nella non verità.
Gesù manda nel mondo i suoi discepoli per edificare il regno di Dio, segno di
questa loro opera è la distruzione del regno di satana e dalle sue conseguenze
che sono la morte, la malattia, la sofferenza, il vizio, il peccato, ogni altra
schiavitù materiale e spirituale dell'uomo. Se non vi è edificazione nei cuori
del regno di Dio, il potere diviene debolezza e la forza inesistente, vana. Non
agisce perché separata dal suo fine.
Gesù chiede ai suoi apostoli una grande libertà dai beni di questo mondo. Li
vuole anche liberi dalla ricerca di comodità e di agi. Si devono accontentare,
essere gioiosi per quel poco che ogni giorno il Signore darà loro, servendosi
della carità dei suoi figli. La libertà dal denaro e dalla cose di questo mondo
è la verità del discepolo di Gesù. Un discepolo di Gesù è vero se è libero
dalle cose di quaggiù. È falso se è attaccato alle cose di questo mondo. È
doppiamente falso se si serve del suo ministero per arricchirsi o fare denaro a
basso prezzo, al prezzo della sua simonia mascherata che lega la sua
prestazione del sacro e delle cose sante alle offerte.
La credibilità del discepolo del Signore è data tutta dalla sua libertà dalle
cose della terra. È questa la prima santità che lui deve mostrare al mondo. Se
è libero, è santo: se non è libero, non è santo. Se è libero è credibile. Se
non è libero, mai sarà credibile. Sarà sempre giudicato, condannato. Lo si
vedrà come un impiegato del sacro, mai come un missionario di Gesù Signore.
Il missionario di Gesù deve sempre essere rivestito di libertà, santità,
prudenza, saggezza. Deve possedere nel cuore un solo desiderio: che il Signore
lo rivesta di credibilità e lo accrediti nella verità del Vangelo. Solo così
ogni persona da lui incontrata potrà accogliere la Parola da lui seminata nel
cuore ed entrare nel Regno.
Vergine Maria, Madre di Dio, rivesti il nostro cuore e la nostra anima della
tua stessa libertà e santità. Angeli e Santi di Dio, rendeteci missionari
credibili della Parola.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,7-9)
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e
non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai
morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi
profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del
quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?
La domanda di Erode su chi fosse il nuovo Profeta che si aggirava per la
Palestina, dopo la morte di Giovanni Battista, era dettata solamente dalla
curiosità di divertirsi nel vedere qualche miracolo o, come lo intendeva lui,
un gioco quasi da prestigiatore.
Il re Erode sentiva parlare delle opere strabilianti del Cristo e non riusciva
a comprendere la sua identità per la mancanza della Fede, non era un credente
ma anche i credenti che non pregano bene hanno oggi difficoltà ad adorare
profondamente Gesù. Non riescono a riconoscerlo veramente come Dio.
I ragionamenti di Erode erano puramente umani, non aveva la Luce di Dio e
voleva spiegare tutto con la sola ragione.
È impossibile entrare nel mistero di Dio con la ragione, senza la Fede
autentica non si percepiscono le Verità Divine e tutto rimane oscuro. Questo
succede anche ai credenti, non solamente agli atei. La preoccupazione dei
credenti deve concentrarsi sulla risposta giornaliera che si deve dare
all'invito di Dio di obbedire alla sua Legge.
Altrimenti si rimane nella situazione di debolezza spirituale e non si riesce
ad agire animati dalla Parola di Dio, non si praticano le virtù che richiedono
uno sforzo sulla propria persona. Non è mai facile all'inizio cominciare la
pratica di una virtù, occorre innanzitutto conoscerla bene, studiare i modi per
viverla e sforzarsi di metterla in atto nelle circostanze che si presentano.
Il salmista saggiamente esorta: "Nella tua Luce, Signore, vediamo la luce" (Sal
36,10).
La vera luce della realtà si conosce se viviamo nella Luce di Dio, Luce che si
perde quando si pecca gravemente e bisogna ricorrere subito alla Confessione,
pentirsi della debolezza perché la perfezione è solo in Cielo e proporsi una
maggiore vigilanza per il futuro.
La pratica delle virtù insieme ai Sacramenti e alla preghiera costante, eleva
la persona dalla dimensione carnale a quella spirituale.
Senza il nostro impegno quotidiano rischiamo di rimanere infruttiferi e forse
nel tempo anche spiritualmente secchi. A cosa serve un albero secco che non dà
più frutti? Ma Gesù conosce la debolezza di ognuno, conosce i limiti e la
psiche, le sofferenze affrontate nella vita, le umiliazioni e le persecuzioni
patite a causa dei cattivi e diventa infinitamente comprensivo.
Gesù dice ad ognuno "amami come sei", perché è impossibile amarlo come merita,
ma dobbiamo crescere ogni giorno nell'amore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano
con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?».
Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli
antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo
di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo –
disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei
sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
Il mistero che avvolge Gesù, che è la sua stessa vita e che racchiude tutto il
cielo e tutta la terra, il tempo e l'eternità, Dio e l'uomo, il presente, il
passato, il futuro, la vita e la morte, la vittoria sulla morte e il trionfo
sulla vita, lo si può conoscere solo per illuminazione dello Spirito Santo.
Nulla avviene istantaneamente. Ma secondo una gradualità proporzionata alla
nostra crescita in sapienza e grazia.
La gente non è illuminata dallo Spirito Santo e per questo vive nell'ignoranza
del mistero di Cristo Signore. Alcuni pensano che Lui sia Giovanni il Battista,
altri dicono che è Elia. Infine c'è chi sostiene che Lui è uno degli antichi
profeti che è risorto. Come si può constatare non solo senza lo Spirito Santo non
si conosce chi è Gesù, neanche il mistero dell'uomo si conosce secondo verità.
Lo si vive falsamente.
Oggi il mondo - ed anche molti figli della Chiesa si stanno allontanando dallo
Spirito del Signore - il risultato è uno solo. Il mistero di Dio non brilla su
di loro secondo verità pura e anche il mistero dell'uomo risulta sbiadito. Non
si conosce più chi è l'uomo. Si fa di lui una macchina come tutte le altre
macchine da vendere, comprare, alienare, rottamare, smembrare, vendere a pezzi
o per intero, trafficare. Molti lavoratori non sono trattati peggio che le
macchine? Non si offre loro solo quella "benzina" necessaria per
lavorare e poi li si abbandona a loro stessi? Anzi, le macchine spesso vengono
trattate con più cura e più attenzione. Se una macchina si ammala, per essa vi
è l'officina. Se si ammala un uomo, per lui non c'è ospedale. Deve guarire da
sé.
I mali della nostra società sono mali di un ateismo che sta avanzando nei cuori
e sta creando un vero deserto del vero Dio da essi. Questa desertificazione non
risparmia nessuno. Cattolici e non cattolici, credenti in un solo Dio o
politeisti, sono tutti esposti alla perdita di Dio dal cuore. La malvagità di
molti cuori è il frutto di questo ateismo, empietà, idolatria. Si adora un Dio
personale. Che sia il denaro, il profitto, il sesso, l'ideologia, la crudeltà,
l'odio, la vendetta, il terrore, il profitto, la guerra, l'ira, la faziosità,
non fa nessuna differenza. È l'idolo che viene adorato, anche se a questo idolo
si dona un nome diverso. Che sia idolatria lo attesta la non vera scienza
sull'uomo. Chi adora il vero Dio subito si mette a servizio dell'uomo.
Pietro, per mozione e ispirazione del Padre, confessa che Gesù è il Cristo di
Dio, il suo Messia. Però non conosce la verità secondo la quale il messianismo
va vissuto secondo Dio. Lui conosce ciò che pensano gli uomini del Messia. Non
sa ancora cosa pensa Dio, cosa insegna lo Spirito Santo. Gesù, sotto la guida
potente dello Spirito del Signore, sa che è giunto il momento per rivelare le
modalità del suo essere il Cristo di Dio e le dice ai suoi discepoli con parole
semplici, inequivocabili. Il Figlio dell'uomo non ascende presso Dio attraverso
la via della gloria. Per Lui il Padre ha stabilito un'altra via: quella della
grande sofferenza, del rifiuto degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli
scribi. Costoro non solo lo rinnegheranno, lo rifiuteranno come Messia di Dio,
lo condanneranno a morte. Lui a Gerusalemme sarà ucciso. Risusciterà il terzo
giorno. Gesù ai discepoli raccomanda il silenzio assoluto su queste
rivelazioni. Sono per il loro cuore. In esse vanno custodite, sigillate come in
una tomba. Nessuno dovrà sapere che Lui è il Messia di Dio. Questo perché il
popolo nessuno lo potrà controllare e potrebbe mettere a repentaglio la riuscita
del piano di Dio. Sempre le cose del Signore vanno trattate con molta saggezza,
infinita sapienza, prudenza illimitata.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci il santo
silenzio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,43-45)
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù
disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio
dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che
non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo
argomento. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo troviamo l'aspetto della sofferenza: "Il Figlio dell'uomo sta
per esser consegnato in mano degli uomini". E un aspetto difficile da
accettare, perché è contrario ai sogni umani, nei quali la gloria è senza pena,
mentre Dio glorifica attraverso la prova che trasforma l'uomo per portarlo
all'unione con lui. L'aspetto della gloria lo troviamo nel profeta Zaccaria
che, come Aggeo, ha predicato la ricostruzione del tempio e anche quella di
Gerusalemme. Il tempio si deve ricostruire, ma bisogna anche ricostruire la
città di cui il tempio è il centro, il cuore. E Zaccaria profetizza che
Gerusalemme sarà una città molto grande, meravigliosa, la città del Signore:
"Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali
che dovrà accogliere. Io stesso dice il Signore le farò da muro di fuoco
all'intorno e sarà una gloria in mezzo ad essa". Il Signore è attorno e in
mezzo a Gerusalemme: è dovunque nella città che è sua. Questa immagine della
nuova Gerusalemme diventa realtà nel Nuovo Testamento, in molti modi.
Alla nuova Gerusalemme il profeta dice: "Gioisci, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te oracolo del Signore. Questa
profezia si compie in maniera speciale, meravigliosa in Maria santissima alla
quale l'Angelo ha portato questo annuncio: "Gioisci, piena di grazia, il
Signore è con te". La profezia di Zaccaria evoca dunque la maternità
divina di Maria e insieme la maternità umana di lei, Madre della Chiesa, Madre
dei fedeli: "Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e
diverranno suo popolo". Noi siamo queste numerose nazioni, che abitiamo la
nuova città che Cristo ha costruito con la sua risurrezione, la Chiesa, città
piena di gioia perché il Signore è in mezzo ad essa.
Chiediamo alla Madonna che ci faccia capire sempre meglio il nostro grande
privilegio.










