IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,11-19)

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"La tua fede ti ha salvato". Il lebbroso samaritano, il solo straniero nel gruppo che è andato incontro a Gesù per supplicarlo. Il solo, anche, a ritornare sui suoi passi per rendergli grazie. Il suo gesto religioso, prostrarsi ai piedi di Gesù, significava anche che egli sapeva di non avere nulla che non avesse ricevuto (cf. 1Cor 4,7). La fede, dono di Cristo, porta alla salvezza.
"E gli altri nove, dove sono?". Gli altri nove avevano obbedito all'ordine di Gesù e si erano presentati ai sacerdoti, dando così prova di una fede appena nata. Ma non hanno agito di conseguenza, una volta purificati, tornando verso Gesù, la sola via per arrivare al Padre (cf. Gv 14,6), mediatore indispensabile per la glorificazione di Dio.
La misericordia di Gesù verso colui che non possiede altro che la sua povertà e il suo peccato, ma che si volge verso il Signore per trovare il perdono e la riconciliazione, non è solo fonte di salvezza personale, ma anche di reintegrazione nella comunità di culto del popolo di Dio. Nella Chiesa, la fede di coloro che sono stati riscattati diventa azione di grazie al Padre per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo (cf. Col 3,16-17).

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,29-32)

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù è "più di Salomone", del quale l'Antico Testamento celebra la sapienza. Egli vuole farci penetrare in quella "sapienza di Dio" che è "follia" finché noi la vediamo dall'esterno, cioè nel mistero della sua croce.
Di fronte ai giudei che da lui reclamano un segno, Gesù proclama che nella religione che egli istituirà non saranno i segni esteriori i più importanti. Egli compirà ogni genere di miracolo, ma il grande segno, il solo segno che deve essere il sostegno estremo di tutti coloro che credono in lui, è la sua morte e la sua risurrezione. Dio ci concede generalmente molti segni del suo amore, della sua presenza. Ma quando la nostra unione con Gesù diventa più profonda, possiamo conoscere dei momenti di grande debolezza, passare attraverso ogni sorta di purificazione, attraverso delle morti, delle agonie a volte molto dolorose. Ma questi momenti sono sempre seguiti da momenti di grazia, di risurrezione del nostro cuore. Gesù ci insegna a camminare senza timore su questa stretta via che ci unisce a lui nei suoi misteri.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,37-41)

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il fariseo che invita Gesù non sa in che vespaio si è andato ad infilare... Gesù non le manda certo a dire e non capisce la ragione per cui chi ti invita a pranzo poi pretenda che tu segua le sue norme e prescrizioni. Mancanza di educazione che rivela la piccola statura morale dei farisei, convinti che l'unico modo di vivere autenticamente la fede sia il loro. Succede così anche fra noi bravi cattolici abituati a piccole tradizioni devozionali che poco hanno a che vedere con la grandezza della fede cristiana che mette sempre al centro la persona e non la norma. Sappiamo mettere ordine nelle nostre convinzioni, allora, senza confondere i piani: abbiamo accolto il Vangelo, abbiamo accolto la libertà dei figli di Dio, non facciamo l'errore di diventare schiavi di nuovi precetti e abitudini che poco hanno a che vedere con l'unica legge dell'amore voluta da Cristo! Le abluzioni dei farisei erano degli strumenti che ricordavano a tutti la necessità di prepararsi interiormente prima dell'incontro con Dio. Così tutte le devozioni che ci aiutano a incontrare Gesù sono solo degli strumenti che non vanno assolutizzati e, soprattutto, non vanno usati per giudicare la fede altrui!

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,42-46)

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi» Lc 11, 45
Gesù continua la sua predicazione senza peli sulla lingua, denunciando gli atteggiamenti e comportamenti atei, solo rivestiti di religiosità. Si rivolge ai Farisei e mette in luce come quell'ateismo dilagante ed evidente dal loro agire sfiori anche l'ingiustizia.
Un gruppo di farisei, anche dottori della Legge, si offende ed esprimendolo mette in risalto come Gesù stia attaccando uomini di Dio.
Gesù non si ferma e risponde alla dichiarazione di offesa mettendo in luce un altro aspetto ingiusto dei presunti uomini di Dio: interpretare la Parola di Dio in modo moralistico, traducendola in mille precetti da rispettare e svuotandola di vita e senso.
Signore, difendici dal fondamentalismo e dal moralismo che ci allontanano dalla fede e ci fanno vedere con occhi malvagi la vita e la creazione.
La voce di papa Francesco
Oggi vorrei soffermarmi a considerare questo rapporto così speciale che Gesù ha con la folla. La gente lo segue e lo ascolta perché sente che parla in un modo diverso, con l'autorità che deriva dall'essere autentici e coerenti, privi di ambiguità e secondi fini. C'è gioia e allegria quando ascolta il Maestro. La gente benedice Dio quando Gesù parla, perché il suo discorso include tutti, ne fa persone e li rende popolo di Dio. Avete notato che solo gli scribi e i farisei, che Gesù taccia di ipocrisia, chiedono sempre: A chi dici questo lo dici per noi? Dicendo questo tu offendi anche noi! La gente non fa di queste domande, anzi desidera che la Parola sia per lei. Sa che è una Parola che fa bene, che guarisce, migliora, purifica chi dice questo è per me.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,47-54)

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dopo aver rimproverato i farisei e gli scribi (Lc 11,42-46), Gesù, in questo brano del Vangelo, ammonisce i dottori della legge e fustiga la loro ipocrisia. Per esemplificare, commentiamo soltanto l'ultimo rimprovero (Lc 11,52). I dottori della legge sono accusati di proclamarsi detentori della conoscenza di Dio, confondendo la conoscenza di Dio con le proprie opinioni e i propri interessi. Bisogna, dunque, che anche noi stiamo attenti a non limitare e a non ostacolare la propagazione della parola di Dio e del suo messaggio.
Il confronto di Gesù con le autorità d'Israele ha la sua origine nell'Antica Alleanza, che si prolunga oggi nel tempo della Chiesa. L'Antica Alleanza presenta il destino di ogni profeta: essere vittima della violenza del proprio popolo.
La storia di Israele può essere riassunta in questi termini: da una parte, Dio invia i suoi profeti per insegnare agli uomini la via della salvezza; dall'altra parte, il popolo mette a morte i suoi profeti (Lc 4,24-28; 20,2-5).
Da questo punto di vista, la storia e il destino di Gesù, testimone perseguitato, costituisce il punto culminante di questa persecuzione della verità fin dall'inizio dei tempi (per esempio, Abele). Questo brano del Vangelo ci permette di costatare che i discepoli di Gesù non hanno sofferto invano il loro martirio, poiché questo ha raggiunto il suo culmine con Gesù Cristo a Pasqua. Egli invia i suoi apostoli (oggi i predicatori e i cristiani) per diffondere la sua parola e il mondo continua a perseguitarli e a respingerli.
In questo brano di Vangelo Gesù si rivolge certamente al popolo d'Israele che rifiuta il suo messaggio, ma in modo più vasto Gesù si rivolge all'umanità intera che si chiude in una verità parziale che difende con la violenza. Per questo motivo i credenti devono affrontare le sofferenze e le persecuzioni, dando così testimonianza alla verità divina che illumina la nostra vita.
Come vivere questa Parola?
Vogliamo ricordarci che il termine "giustizia" nella Bibbia ha un significato molto ampio e profondo. Significa anzitutto l'infinita santità di Dio che è una cosa sola con la sua magnanimità. Tanto nella Legge di Mosè come nei Profeti che sono l'asse portante dell'Antico Testamento, la giustizia si rivela come una luce che illumina con forza e sprona il cammino dell'uomo. San Paolo poi qui aggiunge un'affermazione molto importante: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. La giustizia di Dio è dunque questa grande luce, ma ci viene specificato che opera in noi oggi se crediamo nella persona: pensare, sentire, dire e operare di Gesù Cristo.
La salvezza viene da Lui; la Salvezza è Lui stesso per noi, ma bisogna spalancare il cuore e la vita con quella "fede operante nella carità" di cui altrove parlano S. Giacomo e S. Paolo.
Signore, io credo; aumenta però la mia fede perché diventando operativa, mi renda sempre più capace di accogliere la tua giustizia, cioè la tua divina santità operante con infinito amore.
«La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni volta con più amore."

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,1-7)

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Fra i consigli e le raccomandazioni che Cristo ha dato, oggi dobbiamo soprattutto fare tesoro dell'esortazione a non avere paura. Sappiamo quanto la paura paralizzi l'attività umana. Non avere paura di quelli che uccidono il corpo e temere invece chi può condannarci alla morte eterna! È naturale che ogni uomo abbia paura della morte. Cristo attira l'attenzione sulle conseguenze della vita presente per la vita futura. Bisogna stare attenti a non perdere la Vita durante la vita: in nome di questo valore che è la Vita eterna, non bisogna temere di perdere la vita terrena. L'uomo deve fare molta attenzione e cercare di vedere questa prospettiva eterna in ogni momento della vita. Per Dio ogni uomo è un essere unico. Per salvarlo dalla morte eterna, Dio manda suo Figlio. Ecco la ragione per cui non dovremmo avere paura, ma essere sempre vigilanti, perché troppi nemici ostacolano la nostra felicità eterna.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L'evangelista Luca può esserci particolarmente caro perché è l'evangelista della Madonna. Solo da lui ci sono state tramandate l'annunciazione, la visitazione, le scene del Natale, della presentazione al tempio di Gesù. E si può anche dire l'evangelista del cuore di Gesù, perché è Luca che ci rivela meglio la sua misericordia: è l'evangelista della parabola del figlio prodigo un tesoro che troviamo soltanto nel suo Vangelo, della dramma perduta e ritrovata. E' l'evangelista della carità: lui solo ci racconta la parabola del buon samaritano, e parla dell'amore di Gesù per i poveri con accenti più teneri degli altri: ci presenta il Signore che si commuove davanti al dolore della vedova di Nain; che accoglie la peccatrice in casa di Simone il fariseo con tanta delicatezza e le assicura il perdono di Dio; che accoglie Zaccheo con tanta bontà da cambiare il suo esoso cuore di pubblicano in un cuore pentito e generoso.
San Luca è dunque l'evangelista della fiducia, della pace, della gioia; in una parola possiamo dire che è l'evangelista dello Spirito Santo. Negli Atti degli Apostoli è lui che ha trovato la formula tanto cara alle comunità cristiane: "formare un cuor solo e un'anima sola.
"Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo il mistero della tua predilezione per i poveri, fa' che i cristiani formino un cuor solo e un'anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza". E le comunità siano messaggeri della carità di Cristo. Se non sono almeno due la carità non è possibile, perché essa non si esercita verso se stessi, ma è amore per l'altro".
Ci sono dunque molti tesori nell'opera di san Luca e noi possiamo attingervi con riconoscenza, non dimenticando l'aspetto che l'evangelista sottolinea maggiormente: darci tutti al Signore, essere suoi discepoli pronti a portare la croce ogni giorno con lui. Allora il nostro amore è autentico e porta veramente i frutti dello Spirito: la pace, la gioia, la benevolenza cristiana, fondata sull'amore di Gesù e anche sull'amore alla povertà: solo persone non attaccate ai beni terreni per amore del Signore possono formare un cuor solo e un'anima sola.
Il Vangelo di san Luca lo rivela pieno di zelo. Soltanto lui riporta l'invio in missione dei settantadue discepoli (gli esegeti pensano che questo sia un numero simbolico e rappresenti le settantadue nazioni dell'universo) e alcuni particolari di questa missione: "Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi". San Gregorio Spiega: "Bisogna che i discepoli siano messaggeri della carità di Cristo. Se non sono almeno due la carità non è possibile, perché essa non si esercita verso se stessi, ma è amore per l'altro".