TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono
a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena
li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi
andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si
prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove
sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio,
all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti
ha salvato!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"La tua fede ti ha salvato". Il lebbroso samaritano, il solo straniero nel
gruppo che è andato incontro a Gesù per supplicarlo. Il solo, anche, a
ritornare sui suoi passi per rendergli grazie. Il suo gesto religioso,
prostrarsi ai piedi di Gesù, significava anche che egli sapeva di non avere
nulla che non avesse ricevuto (cf. 1Cor 4,7). La fede, dono di Cristo, porta
alla salvezza.
"E gli altri nove, dove sono?". Gli altri nove avevano obbedito all'ordine di
Gesù e si erano presentati ai sacerdoti, dando così prova di una fede appena
nata. Ma non hanno agito di conseguenza, una volta purificati, tornando verso
Gesù, la sola via per arrivare al Padre (cf. Gv 14,6), mediatore indispensabile
per la glorificazione di Dio.
La misericordia di Gesù verso colui che non possiede altro che la sua povertà e
il suo peccato, ma che si volge verso il Signore per trovare il perdono e la
riconciliazione, non è solo fonte di salvezza personale, ma anche di
reintegrazione nella comunità di culto del popolo di Dio. Nella Chiesa, la fede
di coloro che sono stati riscattati diventa azione di grazie al Padre per mezzo
di nostro Signore Gesù Cristo (cf. Col 3,16-17).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le
sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno
per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa
generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di
questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini
della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più
grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa
generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si
convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù è "più di Salomone", del quale l'Antico Testamento celebra la sapienza.
Egli vuole farci penetrare in quella "sapienza di Dio" che è "follia" finché
noi la vediamo dall'esterno, cioè nel mistero della sua croce.
Di fronte ai giudei che da lui reclamano un segno, Gesù proclama che nella
religione che egli istituirà non saranno i segni esteriori i più importanti.
Egli compirà ogni genere di miracolo, ma il grande segno, il solo segno che
deve essere il sostegno estremo di tutti coloro che credono in lui, è la sua
morte e la sua risurrezione. Dio ci concede generalmente molti segni del suo
amore, della sua presenza. Ma quando la nostra unione con Gesù diventa più
profonda, possiamo conoscere dei momenti di grande debolezza, passare
attraverso ogni sorta di purificazione, attraverso delle morti, delle agonie a
volte molto dolorose. Ma questi momenti sono sempre seguiti da momenti di
grazia, di risurrezione del nostro cuore. Gesù ci insegna a camminare senza
timore su questa stretta via che ci unisce a lui nei suoi misteri.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,37-41)
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli
andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto
le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del
piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui
che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in
elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Il fariseo che invita Gesù non sa in che vespaio si è andato ad infilare... Gesù non le manda certo a dire e non capisce la ragione per cui chi ti invita a pranzo poi pretenda che tu segua le sue norme e prescrizioni. Mancanza di educazione che rivela la piccola statura morale dei farisei, convinti che l'unico modo di vivere autenticamente la fede sia il loro. Succede così anche fra noi bravi cattolici abituati a piccole tradizioni devozionali che poco hanno a che vedere con la grandezza della fede cristiana che mette sempre al centro la persona e non la norma. Sappiamo mettere ordine nelle nostre convinzioni, allora, senza confondere i piani: abbiamo accolto il Vangelo, abbiamo accolto la libertà dei figli di Dio, non facciamo l'errore di diventare schiavi di nuovi precetti e abitudini che poco hanno a che vedere con l'unica legge dell'amore voluta da Cristo! Le abluzioni dei farisei erano degli strumenti che ricordavano a tutti la necessità di prepararsi interiormente prima dell'incontro con Dio. Così tutte le devozioni che ci aiutano a incontrare Gesù sono solo degli strumenti che non vanno assolutizzati e, soprattutto, non vanno usati per giudicare la fede altrui!
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO C. 2025 IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì Della
XXVIII Settimana Del Tempo Ordinario Anno C
Santa Teresa d'Avila
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,42-46)
Guai a voi, che caricate gli altri di pesi insopportabili.
Ma voi non li toccate nemmeno con un dito!
15 Ottobre 2025
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,42-46)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima
sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e
l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.
Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle
piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la
gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo,
tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge,
che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate
nemmeno con un dito!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi» Lc 11, 45
Gesù continua la sua predicazione senza peli sulla lingua, denunciando gli
atteggiamenti e comportamenti atei, solo rivestiti di religiosità. Si rivolge
ai Farisei e mette in luce come quell'ateismo dilagante ed evidente dal loro
agire sfiori anche l'ingiustizia.
Un gruppo di farisei, anche dottori della Legge, si offende ed esprimendolo
mette in risalto come Gesù stia attaccando uomini di Dio.
Gesù non si ferma e risponde alla dichiarazione di offesa mettendo in luce un
altro aspetto ingiusto dei presunti uomini di Dio: interpretare la Parola di
Dio in modo moralistico, traducendola in mille precetti da rispettare e
svuotandola di vita e senso.
Signore, difendici dal fondamentalismo e dal moralismo che ci allontanano dalla
fede e ci fanno vedere con occhi malvagi la vita e la creazione.
La voce di papa Francesco
Oggi vorrei soffermarmi a considerare questo rapporto così speciale che Gesù ha
con la folla. La gente lo segue e lo ascolta perché sente che parla in un modo
diverso, con l'autorità che deriva dall'essere autentici e coerenti, privi di
ambiguità e secondi fini. C'è gioia e allegria quando ascolta il Maestro. La
gente benedice Dio quando Gesù parla, perché il suo discorso include tutti, ne
fa persone e li rende popolo di Dio. Avete notato che solo gli scribi e i
farisei, che Gesù taccia di ipocrisia, chiedono sempre: A chi dici questo lo
dici per noi? Dicendo questo tu offendi anche noi! La gente non fa di queste
domande, anzi desidera che la Parola sia per lei. Sa che è una Parola che fa
bene, che guarisce, migliora, purifica chi dice questo è per me.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,47-54)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei
profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le
opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli ed
essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione sia chiesto
conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal
sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il
santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della
conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete
impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo
ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per
sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Dopo aver rimproverato i farisei e gli scribi (Lc 11,42-46), Gesù, in questo
brano del Vangelo, ammonisce i dottori della legge e fustiga la loro ipocrisia.
Per esemplificare, commentiamo soltanto l'ultimo rimprovero (Lc 11,52). I
dottori della legge sono accusati di proclamarsi detentori della conoscenza di
Dio, confondendo la conoscenza di Dio con le proprie opinioni e i propri
interessi. Bisogna, dunque, che anche noi stiamo attenti a non limitare e a non
ostacolare la propagazione della parola di Dio e del suo messaggio.
Il confronto di Gesù con le autorità d'Israele ha la sua origine nell'Antica
Alleanza, che si prolunga oggi nel tempo della Chiesa. L'Antica Alleanza
presenta il destino di ogni profeta: essere vittima della violenza del proprio
popolo.
La storia di Israele può essere riassunta in questi termini: da una parte, Dio
invia i suoi profeti per insegnare agli uomini la via della salvezza;
dall'altra parte, il popolo mette a morte i suoi profeti (Lc 4,24-28; 20,2-5).
Da questo punto di vista, la storia e il destino di Gesù, testimone
perseguitato, costituisce il punto culminante di questa persecuzione della
verità fin dall'inizio dei tempi (per esempio, Abele). Questo brano del Vangelo
ci permette di costatare che i discepoli di Gesù non hanno sofferto invano il loro
martirio, poiché questo ha raggiunto il suo culmine con Gesù Cristo a Pasqua.
Egli invia i suoi apostoli (oggi i predicatori e i cristiani) per diffondere la
sua parola e il mondo continua a perseguitarli e a respingerli.
In questo brano di Vangelo Gesù si rivolge certamente al popolo d'Israele che
rifiuta il suo messaggio, ma in modo più vasto Gesù si rivolge all'umanità
intera che si chiude in una verità parziale che difende con la violenza. Per
questo motivo i credenti devono affrontare le sofferenze e le persecuzioni,
dando così testimonianza alla verità divina che illumina la nostra vita.
Come vivere questa Parola?
Vogliamo ricordarci che il termine "giustizia" nella Bibbia ha un
significato molto ampio e profondo. Significa anzitutto l'infinita santità di
Dio che è una cosa sola con la sua magnanimità. Tanto nella Legge di Mosè come
nei Profeti che sono l'asse portante dell'Antico Testamento, la giustizia si
rivela come una luce che illumina con forza e sprona il cammino dell'uomo. San
Paolo poi qui aggiunge un'affermazione molto importante: giustizia di Dio per
mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. La giustizia di
Dio è dunque questa grande luce, ma ci viene specificato che opera in noi oggi
se crediamo nella persona: pensare, sentire, dire e operare di Gesù Cristo.
La salvezza viene da Lui; la Salvezza è Lui stesso per noi, ma bisogna
spalancare il cuore e la vita con quella "fede operante nella carità"
di cui altrove parlano S. Giacomo e S. Paolo.
Signore, io credo; aumenta però la mia fede perché diventando operativa, mi
renda sempre più capace di accogliere la tua giustizia, cioè la tua divina
santità operante con infinito amore.
«La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle
ogni volta con più amore."
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,1-7)
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si
calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di
nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi
ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete
detto all'orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e
dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver
paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella
Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è
dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.
Non abbiate paura: valete più di molti passeri!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Fra i consigli e le raccomandazioni che Cristo ha dato, oggi dobbiamo soprattutto fare tesoro dell'esortazione a non avere paura. Sappiamo quanto la paura paralizzi l'attività umana. Non avere paura di quelli che uccidono il corpo e temere invece chi può condannarci alla morte eterna! È naturale che ogni uomo abbia paura della morte. Cristo attira l'attenzione sulle conseguenze della vita presente per la vita futura. Bisogna stare attenti a non perdere la Vita durante la vita: in nome di questo valore che è la Vita eterna, non bisogna temere di perdere la vita terrena. L'uomo deve fare molta attenzione e cercare di vedere questa prospettiva eterna in ogni momento della vita. Per Dio ogni uomo è un essere unico. Per salvarlo dalla morte eterna, Dio manda suo Figlio. Ecco la ragione per cui non dovremmo avere paura, ma essere sempre vigilanti, perché troppi nemici ostacolano la nostra felicità eterna.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due
davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque
il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il
regno di Dio"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
L'evangelista Luca può esserci particolarmente caro perché è l'evangelista
della Madonna. Solo da lui ci sono state tramandate l'annunciazione, la
visitazione, le scene del Natale, della presentazione al tempio di Gesù. E si
può anche dire l'evangelista del cuore di Gesù, perché è Luca che ci rivela
meglio la sua misericordia: è l'evangelista della parabola del figlio prodigo
un tesoro che troviamo soltanto nel suo Vangelo, della dramma perduta e
ritrovata. E' l'evangelista della carità: lui solo ci racconta la parabola del
buon samaritano, e parla dell'amore di Gesù per i poveri con accenti più teneri
degli altri: ci presenta il Signore che si commuove davanti al dolore della
vedova di Nain; che accoglie la peccatrice in casa di Simone il fariseo con
tanta delicatezza e le assicura il perdono di Dio; che accoglie Zaccheo con
tanta bontà da cambiare il suo esoso cuore di pubblicano in un cuore pentito e
generoso.
San Luca è dunque l'evangelista della fiducia, della pace, della gioia; in una
parola possiamo dire che è l'evangelista dello Spirito Santo. Negli Atti degli
Apostoli è lui che ha trovato la formula tanto cara alle comunità cristiane:
"formare un cuor solo e un'anima sola.
"Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo il
mistero della tua predilezione per i poveri, fa' che i cristiani formino un
cuor solo e un'anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza". E le
comunità siano messaggeri della carità di Cristo. Se non sono almeno due la
carità non è possibile, perché essa non si esercita verso se stessi, ma è amore
per l'altro".
Ci sono dunque molti tesori nell'opera di san Luca e noi possiamo attingervi
con riconoscenza, non dimenticando l'aspetto che l'evangelista sottolinea
maggiormente: darci tutti al Signore, essere suoi discepoli pronti a portare la
croce ogni giorno con lui. Allora il nostro amore è autentico e porta veramente
i frutti dello Spirito: la pace, la gioia, la benevolenza cristiana, fondata
sull'amore di Gesù e anche sull'amore alla povertà: solo persone non attaccate
ai beni terreni per amore del Signore possono formare un cuor solo e un'anima
sola.
Il Vangelo di san Luca lo rivela pieno di zelo. Soltanto lui riporta l'invio in
missione dei settantadue discepoli (gli esegeti pensano che questo sia un
numero simbolico e rappresenti le settantadue nazioni dell'universo) e alcuni
particolari di questa missione: "Il Signore designò altri settantadue
discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava
per recarsi". San Gregorio Spiega: "Bisogna che i discepoli siano
messaggeri della carità di Cristo. Se non sono almeno due la carità non è
possibile, perché essa non si esercita verso se stessi, ma è amore per
l'altro".










